Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

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sabato 8 giugno 2019

Dalla depressione al buco nero: il ruolo degli antipsicotici



Oggi è un giorno triste. Ha saputo che la compagna di un mio conoscente, diagnosticata bipolare I si è tolta la vita gettandosi nel vuoto. Il suicidio di un bipolare, è una tipica risoluzione da manuale di psichiatria. Sappiamo infatti che  tra le persone con tale diagnosi, circa una su 2  tenteranno il suicidio prima o poi e alcuni riusciranno nell'impresa. Questa statistica  è la prima cosa che gli psichiatri ti dicono naturalmente per farti capire a cosa vai incontro se non segui alla lettera e diligentemente i loro 'trattamenti terapeutici' che consistono come sappiamo di neurotossine preferibilmente in cocktail.  Come se fosse ormai assodato che gli psicofarmaci e in generale la presa in carico e le  cure psichiatriche impedissero una tale drastica risoluzione. Peccato però che ignorano un'altra statistica che evidenzia invece che i suicidi sono di numero inferiore per chi non fa alcuna cura, oppure ancora un'altra dalla quale si evince che la probabilità di togliersi la vita aumenta di circa 30 volte dopo la dismissione da un reparto psichiatrico. 

Si potrebbe allora obbiettare che queste statistiche sono solo numeri che non riflettono la realtà o che altri  fattori più o meno sconosciuti concorrono all'aumento dei suicidi tra i quali l'aggravamento improvviso della presunta malattia mentale. Insomma la psichiatria e gli psichiatri avranno sempre la scusa pronta per coprire i loro crimini, anche ripetiamolo nella assoluta convinzione di agire per il bene del paziente e di fare la cosa migliore. D'altra parte però i crimini restano tali e i colpevoli ne dovranno rispondere davanti al loro Karma oltre che davanti alla loro coscienza. E se è vero che la legge di causa effetto è precisa e inevitabile, non vorrei proprio trovarmi nel loro panni. 

So che questa donna aveva subìto vari ricoveri con conseguente 'trattamento' standard a base di tossici neurolettici somministrati anche con la forza senza possibilità di scampo. 
Nella mia trentennale esperienza di 'bipolare' ho attraversato diverse crisi, chiamate convenzionalmente 'episodi  maniacali'. Stranamente però la maggioranza di queste crisi si sono concentrate in un periodo di 6 anni in cui ero 'conforme' cioè quando seguivo diligentemente la 'terapia' a base di stabilizzatori dell'umore. Prima con il litio, poi con antiepilettici. Di queste 4 crisi, 3 le ho smaltite in TSO, portato a forza  le prime due volte, convinto con le buone maniere poi. 
Quindi ho avuto modo di valutare sulla mia pelle che la cosiddetta 'fase down' che segue inevitabilmente la mania, era assai più grave se prima avevo assunto neurotossine.  Come posso affermarlo con sicurezza? Semplicemente perché ho affrontato e risolto altre crisi senza ricorrere a questi veleni. 
La riprova l'ho avuta infine nell'ultimo episodio 'maniacale' dove mi sono stati somministrati neurolettici depot (quindi molto più a lungo ) rispetto al passato. 
Ricordo per chi non lo sapesse, che queste iniezioni intramuscolo di veleno a lento rilascio durano 15 giorni, un mese o anche di più, non possono essere dismesse nemmeno se si ha un effetto avverso importante grave e immediato. Sono il peggio del peggio che la perversa mente dei ricercatori psichiatrici farmaceutici (veri e propri sadici secondo me) possa essere in grado di escogitare. 

Non ce la faccio a descrivere con le sole parole cosa accadeva dentro di me durante questa ultima depressione. Posso provare a fare delle analogie, ma saranno sempre lontane dal dare un'idea precisa di come mi sentivo. Come era accaduto anche le altre volte, la fase down arrivò rapidamente dopo circa un mese dal rilascio dal reparto psichiatrico. Sapevo bene cosa mi aspettava, come mi sarei sentito, con tutta la sintomatologia classica e i pensieri di fallimento e annullamento che non sto qui a elencare. Sarebbero ricominciati i rimuginii con il consolante pensiero pressoché costante che avrei potuto togliermi la vita e finirla ma sapevo anche stringere i denti e andare avanti, in fondo non era qualcosa di veramente impossibile da sopportare a parte alcuni brevissimi attimi di smarrimento, e poi sarebbe durata solo un paio di mesi, insomma avevo le spalle larghe, ero provato da grandi delusioni e perdite nella vita, tra le quali la più grande in assoluto sicuramente l'improvvisa morte di mio padre per infarto, il mio idolo quando ero adolescente. Avevo un metro di paragone per la sensazione di vuoto e di estrema tristezza del massimo livello, non avrei mai potuto sperimentare qualcosa di ancora peggiore. Ma al peggio, sappiamo che non vi è mai fine; quella volta c'era  una cosa nuova: c'era l'inferno intero, un enorme buco nero che mi avvolse. 

Un bel giorno mi svegliai con il vuoto assoluto davanti. Magari fosse stato soltanto un vuoto opprimente, la tipica pressione al plesso solare o il buco nello stomaco che già conoscevo molto bene. Era qualcosa di veramente inedito, non riuscivo a pensare ad altro che: "cavoli, cosa mi sta succedendo?"  
Non riuscivo a stare da nessuna parte. Sia che mi distendessi a letto, che mi sedessi o che mi muovessi non riuscivo a stare nel mio corpo. Non riuscivo a sopportare la mia mente, non avevo alcun modo per distrarmi, anzi, non riuscivo proprio a distrarmi con niente, nemmeno facendo la cosa più bella al mondo. 
Riuscivo a comunicare, a parlare con la mia donna, a mangiare anche se avevo un appetito scarsissimo, quando invece normalmente apprezzo molto il buon cibo. 
L'unica cosa che riuscivo a fare, per fortuna era dormire. Il sonno era l'unico momento di vera quiete dove il malessere magicamente spariva. Peccato che non potevo dormire sempre 24 ore su 24 fino al giorno in cui mi sarei svegliato senza sofferenza. Quando durante il sonno mi svegliavo, c'èra un attimo, un brevissimo istante di incoscienza dove stavo bene (o per meglio dire non stavo male) prima di venire di nuovo risucchiato in quel buco nero. Mi aggrappavo a quell'attimo, dove ero allo stesso tempo libero dall'incoscienza totale del sonno e dalla sofferenza come l'affamato che pregusta un buon pranzo  dopo un lunghissimo digiuno forzato. O l'amante che anela al culmine dell'atto sessuale.  Momento breve ma molto intenso. 

La mia ipotesi è che questa volta si era aggiunta quella che chiamano Acatisia, una sensazione terribile di irrequietezza che spesso porta al suicidio, un effetto tipico dei farmaci neurolettici. 
Da esperto conoscitore ormai della depressione in quanto già attraversata per diverse volte, sapevo che se riuscivo a distrarmi con qualche occupazione piacevole, se stavo più al sole o nella natura se cercavo di fare esercizio fisico potevo cavarmela relativamente bene e pure con il pensiero fisso di annullamento avrei stretto i denti e aspettato che passasse da sola. Ma niente mi aveva preparato a quella cosa li.
A quel tempo non avevo un lavoro continuativo che potesse distrarmi, e comunque molto probabilmente non sarei stato in grado di svolgerlo. Era però estate e potevo stare sulla spiaggia al mare e fare il bagno. Ma quando andavo al mare, mi prendeva un irresistibile desiderio di annegare. Amo molto fare il bagno al mare e solitamente sto a lungo in acqua e mi spingo al largo, appena prima delle boe di sicurezza e a volte anche oltre se le condizioni lo permettono.  In quei giorni avevo paura di immergermi o se lo facevo, cercavo di stare vicino alla riva e per poco tempo. Il resto del tempo lo passavo sotto l'ombrellone a rimuginare pregustando le sensazioni di soffocamento, di come sarebbe stato il mio annegamento nei minimi particolari. Pensavo ad esempio al magnifico " Klein und Wagner" di Hesse al momento finale di quando fa morire il protagonista proprio di annegamento. 

Un  antico detto orientale recita: "Da un grande male può arrivare un grande bene" e in effetti, nel disperato tentativo di cercare il più piccolo appiglio per provare in qualche modo a risalire, provai a smettere di fumare per vedere l'effetto che faceva.  Quando sei in quelle condizioni non so perché, riesci ad apprezzare il più lieve miglioramento. E infatti se non fumavo stavo leggermente meglio, ne seguì che da quel preciso momento smisi completamente di fumare senza alcuno sforzo e con facilità (ma avevo anche letto il fantastico libro di Carr come ho avuto modo di scrivere in precedenza) ancora oggi a distanza di 7 anni da allora riesco a mantenermi ex fumatore. 

In conclusione, capisco molto bene come qualcuno possa compiere un gesto estremo in determinate condizioni. Io sarò forse stato più fortunato. Ricordo che quando andavo nel mio appartamento a 4° piano dove stavo per alcuni periodi, quando mi sporgevo dal balcone guardavo con bramosia il solido pavimento di piastrelle color mattone, fantasticando su quale mio organo avrebbe toccato per primo il fondo. Ma fra il pensarlo e il farlo vi era allora un abisso. 
Questa donna forse ha trovato il coraggio della disperazione, ma io conosco bene anche  come ci si sente quando sei preda dell'acatisia. 
E chissà, forse non si sarebbe mai spinta così oltre se non avesse subito la violenza degli antipsicotici depot , oggi così di gran moda e osannati dagli psichiatri tutti. Ecco dunque l'ennesima vittima della psichiatria, portatrice di disabilità e morte. Una tragedia che forse si poteva evitare.  Ma non temete; i loro medici curanti continueranno a dormire sonni tranquilli senza alcun rimorso e anzi, per loro sarà soltanto l'ennesima conferma della pericolosità della famigerata malattia mentale chiamata disturbo bipolare di tipo I.

recuperamente

martedì 22 agosto 2017

Gestire la psicosi senza usare farmaci

Il pluripremiato ricercatore e psichiatra Tim Calton esamina studi che dimostrano come la psicosi può essere gestita senza farmaci. Egli sostiene che tali approcci non farmacologici non possono  più essere ignorati.



Più di duecento anni fa, la psichiatria medica ha piantato il suo standard all'interno del regno dell'esperienza umana della 'follia',  diventando rapidamente il paradigma dominante. Altri modi di comprensione del disagio mentale sono stati soffocati o ritirati ai margini. Il successo della psichiatria nel creare e diffondere la conoscenza di quelle forme di vita che vengono descritte come 'follia', 'psicosi', o 'schizofrenia', diventa subito evidente quando vennero rivelate le linee guida per il trattamento delle persone con diagnosi di schizofrenia del primo National Institute for Clinical Excellence (NICE) .

Tale documento, una sinossi della cosiddetta 'best practice' nel trattamento clinico della 'schizofrenia' all'interno del NHS (Ministero della salute britannico ndt), afferma chiaramente che i farmaci antipsicotici sono necessari nel trattamento di un episodio acuto (National Institute for Clinical Excellence, 2002), con un mandato non esteso a interventi psicosociali.

Il mese scorso abbiamo avuto le linee guida aggiornate (National Institute for Clinical Excellence, 2009). Sembrano più equilibrate (affermando che la psicoterapia cognitivo-comportamentale dovrebbe essere offerta a fianco dei farmaci), anche se importanti accentuazioni semantiche rimangono (come ad esempio il fatto che i medici devono solo 'discutere di' terapie alternative, non necessariamente offrirle). L'importanza accordata al farmaco, a scapito di altri modi di intendere e di aiutare quelli con disagio mentale, riflette la tendenza della psichiatria medica di vedere gli aspetti del vasto e complesso regno dell'esperienza umana come semplici malattie.

 Sebbene le linee guida NICE posseggono un imprimatur politico forte che riflette la profonda tradizione, estremamente ristretta della ricerca biomedica nella follia, ci hanno convinto che l'unico modo per 'stare meglio' e 'stare bene' è quello di assumere farmaci antipsicotici, per tutta la vita se necessario.

La domanda rimane, tuttavia, se sia possibile aiutare le persone in 'psicosi' senza ricorrere ai farmaci antipsicotici. Tale questione potrebbe provocare una serie di risposte immediate e urgenti a seconda del contesto socio-politico, la storia di vita ed esperienza. Un modo di mediare questa serie di risposte potrebbe essere quello di controllare 'le prove' a sostegno dell'uso di farmaci,  nessun farmaco o il farmaco al minimo per il trattamento della 'psicosi' / 'schizofrenia'.

Vi è certamente una ricchezza di testimonianze storiche a sostegno di  un approccio non medico  della follia che vanno da Geel, in Belgio, la città dove il 'folle' ha vissuto con le famiglie locali, che ricevevano un sostegno e le cure che hanno permesso di vivere bene nel mondo 'normale'  nonostante la sofferenza emotiva  ad alcuni esperti (Goldstein, 2003), per il cosiddetto trattamento morale sviluppato presso il Ritiro York da William Tuke verso la fine del XVIII secolo a (Digby, 1985), che auspicava la pace, il rispetto e dignità in tutti le relazioni, e sottolineava l'importanza di mantenere le usuali attività sociali, lavorative e l'esercizio fisico. Questi approcci, predicati come fossero impegni delicati con i capricci dell'esperienza umana ai limiti, e invocando il rispetto, la dignità, la responsabilità collettiva, e l'enfasi sulle relazioni interpersonali come principi guida, hanno molto da raccontare alla contemporanea psichiatria biomedica.

In epoca moderna, gli approcci non medici che tendono a comprendere la 'psicosi' si sono coalizzati in una tradizione contrapposta alla ortodossia biomedica. La più ricca risorsa di prove all'interno di questa tradizione è quella relativa alle Soteria House, il progetto sviluppato da Loren Mosher e colleghi a San Francisco durante i primi anni 1970 (www.moshersoteria.com ). Qui le persone con diagnosi di schizofrenia potevano vivere in una casa di periferia  con i non-professionisti che trascorrevano del tempo per 'essere' con loro nel tentativo di cercare di assicurare significati condivisi e comprensione della loro esperienza soggettiva.

I farmaci antipsicotici furono emarginati, perché  considerati un ostacolo per il progetto di comprensione dell'altro, ed è stata sempre e solo presa una posizione di scelta consapevole e volontaria. Probabilmente l'aspetto più radicale del progetto Soteria era l'enfasi data alla costruzione di un caso su molti livelli differenti, tra cui il livello scientifico / probatorio. Sottoposti ad un trial randomizzato e controllato rispetto al 'Trattamento Usuale' (TU = ricovero in ospedale e farmaci), con  valutazioni di follow-up a sei settimane e due anni, si è dimostrato almeno efficace quanto il TU con alcuni vantaggi specifici in termini di significativo maggioro miglioramento nel risultato globale psicopatologico e composito, i partecipanti significativamente potevano vivere meglio in modo indipendente, con un numero di riammissioni significativamente inferiore (Bola, 2003). Una  ripetizione in  Svizzera del metodo Soteria ha riportato risultati simili e ha suggerito che questo sistema potrebbe essere realizzato senza alcun costo fiscale maggiore del TU (Ciompi, 1992), mentre una recente revisione sistematica di tutti gli elementi di prova relativi a Soteria hanno confermato entrambe le richieste (Caltanissetta, 2008).

Ulteriori prove a sostegno dell'approccio non medico per aiutare le persone con diagnosi di 'psicosi' / 'schizofrenia' sono emerse dalla Scandinavia e Stati Uniti (Caltanissetta, 2009). Nel primo caso, il cosiddetto trattamento a 'bisogni adattati' è un approccio che pone grande enfasi sui rapporti interpersonali per cercare di afferrarne il significato, ove i farmaci  sono decentrati, considerandoli solo una piccola parte di una pluralità di interventi, è associato a persone che spendono meno tempo in ospedale, sperimentando un minor numero di sintomi 'psicotici', sono più propensi a mantenere un lavoro, e assumere molti meno farmaci antipsicotici. In quest'ultimo caso, la prova da una innovativa serie di progetti di ricerca condotti nel 1970 suggerisce non solo che le persone con diagnosi di 'schizofrenia' sono in grado di recuperare senza l'uso di farmaci antipsicotici quando vengono esposti ad un nutrimento sano e un tollerante ambiente terapeutico, ma anche che i farmaci antipsicotici possono non essere il trattamento di scelta, almeno per certe persone, se l'obiettivo è il miglioramento a lungo termine.

Per concludere, sembra opportuno, date le prove, affermare che l'esperienza umana di 'psicosi' può essere affrontata senza ricorrere all'uso di farmaci antipsicotici. La ricerca citata non sembra essere stata considerata nelle attuali linee guida NICE (presumibilmente a causa del piccolo numero di studi effettuati utilizzando approcci con farmaci minimi o senza), anche se potrebbe essere incorporata nella successiva revisione. Questo dovrebbe accadere perché la mancanza di qualsiasi idea significativa di scelta riguardo alle cure per persone con diagnosi di 'psicosi' / 'schizofrenia' in Gran Bretagna è abbondantemente evidente, uno stato di cose che potrebbero non essere poiù sostenibile dati i recenti pronunciamenti sulle scelte dei pazienti ( DoH, 2008).

Dobbiamo ricordare, onorare e ribadire queste tradizioni alternative di pensiero e di pratica, se vogliamo superare l'egemonia biomedica esistente.


* Tim Calton è uno psichiatra vincitore del premio 2005 del Royal College of Psychiatrists per la ricerca e la Medaglia di Bronzo. Lui è un ricercatore presso l'Istituto di Salute Mentale a Nottingham e docente speciale presso il dipartimento di psicologia della salute presso l'Università di Nottingham.

sabato 7 gennaio 2017

Guarire dalla schizofrenia

Introduzione

La Schizofrenia è sempre stata considerata la malattia simbolo, il baluardo della psichiatria. Per gli psichiatri è una malattia del cervello a tutti gli effetti, cronica e gravemente invalidante, si ipotizza che sia causata da un insieme di fattori tra cui una indiscussa predisposizione genetica e un fattore organico come ad esempio l'eccesso di dopamina, un neurotrasmettitore del cervello. Vi sarebbe quindi uno squilibrio chimico all'origine di detta patologia. La terapia di elezione naturalmente è farmacologica basata essenzialmente su farmaci neurolettici chiamati (impropriamente) antipsicotici. 
Purtroppo data la gravità dei sintomi che possono comprendere deliri, terrore, allucinazioni e ansia ai massimi livelli il solo modo conosciuto per tenerli a bada è tramite questi farmaci,  potenti sedativi che hanno un effetto immediato sul SNC (Sistema Nervoso Centrale) al pari di una randellata in testa o un bagno ghiacciato.
Benedetti fin dalla loro introduzione, i neurolettici sono diventati la cura per eccellenza della cosiddetta schizofrenia non solo per sedare i sintomi psicotici acuti ma soprattutto come trattamento a lungo termine di questa 'malattia' e altre condizioni psichiatriche. 

Sarebbe tutto perfetto se non vi fosse da considerare che: 

1 - Questi farmaci non guariscono nulla, sopprimono soltanto i sintomi facendo recedere ma non scomparire la psicosi o la predisposizione per la suddetta condizione. Anzi ci sono prove che addirittura favorirebbero l'insorgere della psicosi a chi non l'ha mai avuta.

2 - Hanno tutti gravissimi effetti collaterali che incidono sul lato fisico e cognitivo tra cui una condizione altamente invalidante chiamata Discinesia tardiva. Oltre al grave rischio di morte per un'altra condizione chiamata Sindrome neurolettica maligna. 

3 - Le versioni depot, ovvero le iniezioni intramuscolo mensili  o quindicinali a rilascio prolungato sono una condanna in caso di forte intolleranza al farmaco in quanto non è possibile far cessare la loro azione.

4 - Il trattamento a lungo termine provoca invariabilmente grandi scompensi tra cui aumento ponderale con tutti i rischi annessi, problemi al cuore, alla circolazione, al fegato, ecc ecc tale che è stato calcolato una riduzione di circa 25 anni dell'aspettativa di vita nelle persone così 'trattate'. 

5 - Le persone trattate con antipsicotici recuperano molto di meno rispetto a quelle non trattate. Questo diventa evidente se si osservano ad esempio i risultati di trattamenti alternativi quali Soteria o Dialogo aperto. Di fatto la 'cura' chimica impedisce alle persone coinvolte di lavorare su sè stesse in modo efficace a causa di deficit cognitivi prodotti dal trattamento stesso. 

6 - Invariabilmente le persone sotto neurolettici sono nella quasi totalità incapaci di mantenere buoni propositi salutistici come l'attenzione alla dieta, alle sostanze di abuso ad es. tabacco, all'igiene e al regolare esercizio fisico. Di fatto questi farmaci spesso minano la volontà di riuscire nei buoni propositi,  nel senso che a volte anche lavarsi o prendersi cura del proprio aspetto può risultare difficile o faticoso.

7 - I neurolettici possono provocare Acatisia, una forma di agitazione interiore difficile da individuare ma altamente pericolosa per chi la subisce. Acatisia grave può portare a psicosi e a commettere suicidio o atti violenti contro sé stessi o terzi.  

Dunque nonostante tutti questi problemi e anche oltre, la lista può essere aggiornata praticamente all'infinito,  gli psichiatri tutti sono assolutamente convinti della necessità di prescrivere questi veleni tossici (non medicine) così come una volta erano convinti che distruggere parti del cervello con un rompighiaccio fosse una cosa talmente buona e corretta,  da assegnare il premio nobel all'inventore di questa tecnica. Ecco, i neurolettici sono da considerarsi parenti prossimi della lobotomia, che realizzano ma in forma più blanda e meno traumatica, infatti provocano un'atrofia del cervello riducendone le dimensioni a lungo andare. In sostanza tale cura viene chiamata dai suoi critici anche 'lobotomia chimica'. 

Tutto perché per la cosiddetta Schizofrenia non esiste cura risolutiva, da tale presunta malattia non si guarisce mai, ci si porta dietro tutta la vita e può essere messa a bada solo e soltanto con questi farmaci miracolosi. 

Questo è vero ? 

Da molte esperienze di sopravvissuti si intuisce che tutto quello che si senti dire e si legge sulla Schizofrenia è per la maggior parte una falsità. Questa condizione aveva storicamente un indice di remissione spontanea del 50% vale a dire che senza alcun intervento medico la metà dei pazienti recuperavano alla vita normale.
Oggi la percentuale di 'recupero' si attesta a valori assai inferiori,e comunque recupero si intende solamente la mancanza di sintomi non viene presa affatto in considerazione la pessima qualità della vita delle persone così trattate. 

Secondo lo psichiatra canadese Abram Hoffer, pioniere del trattamento ortomolecolare della condizione chiamata Schizofrenia si poteva ottenere un recupero del 90 % grazie all'attenzione alla dieta e all'utilizzo di micronutrienti in particolare alti dosaggi di vitamine (C e B3)  e  opportuni minerali. 

Secondo altri studi, vi sarebbe una componente importante psicologica (per circa l'80% dovuta a traumi infantili) che può causare questa condizione e tale ipotesi sarà oggetto di questo articolo. 

Prima di introdurre lo specialista che cura la schizofrenia grave tramite la parola vorrei fare qualche domanda agli psichiatri. 

C'è ancora bisogno di utilizzare questi veleni quando esistono opzioni di trattamento migliori anche per condizioni così gravi?
Gli psichiatri sono sempre tutti in buona fede convinti di lavorare per il bene dei loro pazienti quando prescrivono questi farmaci? 
Possibile che non riescono a vedere il danno che stanno facendo? 

Gli psichiatri moderni hanno ormai accettato l'idea mai dimostrata che la cosiddetta Schizofrenia sia una malattia prettamente di origine organica perciò la natura del contenuto dei deliri è del tutto insignificante ai fini della cura. Non è di questo avviso lo psichiatra Ira Steinman il quale da ben 40 anni cura con discreto successo la  Schizofrenia grave, tramite sessioni intensive di psicoterapia. 

Questa che segue è una storia emblematica di un caso di guarigione completa e verificata da una condizione così grave e invalidante.  
Questa paziente non è stata la sola trattata con successo dal dott. Steinman il che dimostra che vi è sempre una possibilità di recupero e questo può essere da una parte fonte di speranza per tante persone ormai intrappolate dentro un sistema di cura sbagliato, dall'altra fonte di preoccupazione e indignazione per l'operato dei nostri moderni medici. Non sarebbe ora di cambiare sistema?

Una storia di guarigione 


Citazione: 
"Dal mio punto di vista, con oltre 45 anni di pratica psichiatrica ambulatoriale,  penso che la maggior parte dei fenomeni psicotici sono comprensibili all'interno della storia della persona. Il nostro compito terapeutico è quello di coinvolgere i nostri pazienti al fine di cercare di chiarire le loro preoccupazioni interne e impegnarsi in una psicoterapia dinamica finalizzata alla guarigione e una possibile cura della schizofrenia. "
"... proprio come c'è un senso ai sogni, esiste un  significato simbolico per il paziente  per le sue allucinazioni e i suoi deliri, come se fossero fantasie auto-indotte e fiabe; il nostro lavoro consiste nell'aiutare il paziente a capire la propria metafora e il simbolismo che hanno assunto la forma concretizzata dei deliri psicotici e delle allucinazioni..."



Tre Ratti e l'Extraterrestre

Lois era una donna di circa 35 anniche appariva  depressa e ritirata quando si consultò con me la prima volta. Aveva una precedente diagnosi di schizofrenia paranoide cronica, era stata ricoverata più volte, e gli ultimi sette anni era stata trattata  con alte dosi di farmaci "antipsicotici". Aveva vissuto in una casa di accoglienza per quasi un anno, aveva avuto vari ricoveri diurni e altre terapie ausiliarie di supporto. Ora viveva da sola in una pensione. Incolta, spettinata, chiaramente preoccupata e in preda ad allucinazioni.

Era stata sposata, ma poi si era divorziata dal marito. Aveva abbandonato la custodia dei suoi figli, e aveva da anni una  fissazione persistente di tre topi che la stavano rosicchiando. Aveva avuto pochi contatti tranne una sua vecchia amica la quale l'ha mandata da me. Per tutti gli altri - i sui amici, la sua famiglia, gli psichiatri e il personale ausiliario - lei era ormai bruciata, un caso senza speranza.

La diagnosi di schizofrenia paranoide cronica era stata fatta durante una delle sue prime ospedalizzazioni, quando disse a uno psichiatra dei tre ratti che la stavano rosicchiando. Evitando  di aiutarla a cercare di capire il significato di tre ratti, si perse l'opportunità di aprire un percorso per una comprensione dell'immaginazione proiettata di Lois.

Le persone con deliri sono gravate da immagini e una concatenazione di sensazioni impossibili per loro da sopportare - almeno a tenere a loro testa di continuo. Da qui la delusione; all'esterno proiettano su di sé problemi che non possono gestire. Come il concetto di Freud del ritorno del rimosso, hanno a che fare con problemi che riaffiorano  alla coscienza, che tornano a tormentarli, forse a causa di una maggiore qualità fantasiosa, forse una capacità più povera di sintesi, forse maggiore dolore e trauma per problemi di progetto di vita al di fuori di sé stessi.

I problemi proiettati, però, sono proprio questo. Come una palla di gomma legata su una pagaia, continuano a tornare al punto in cui hanno iniziato. La paura, l'isolamento, la solitudine paranoica favoriscono l'interesse e il coinvolgimento, ma in misura molto più accentuata e intensa di quanto si possa mai desiderare. Nel deliri o nelle allucinazioni, però, potrebbe trovarsi la chiave per il codice del pensiero della persona. A volte, possono occorrere anni per decifrare il significato di delusioni; in questo caso specifico però  era molto più semplice e si risolse abbastanza velocemente.

Lois si presentò ritirata, apatica e abbastanza non comunicativa. Per fortuna, la sua amica aveva portato con sé i suoi registri ospedalieri. Cercando di farla parlare, sfogliavo l'inizio della sua abbondante cartella clinica quando mi sono imbattuto nella sua strana affernmazione al primo ricovero in ospedale: "tre ratti che mi rodono il cuore". Questa è stata l'apertura di cui avevo bisogno, così chiesi a Lois: "Questi tre ratti che rodono significano qualcosa?" Inutile dire, che non le era mai stata fatta in precedenza questa domanda dagli psichiatri o anche solo riflettuto un po sul significato di tale potente immagine. Come al solito, dal momento che questo succedeva  nei miei primi anni di lavoro nel trattare le persone, ero sbalordito che non gli era mai stato chiesto il significato della sua immagine. Purtroppo, però, stavo cominciando ad aspettarmi una risposta a questa mia perplessità, che riguarda la nostra professione e il modo in cui la maggior parte di noi trattano i cosiddetti schizofrenici e le persone deliranti. Stavo solo iniziando a sospettare.

Ho sempre trovato strano che una persona può essere completamente immersa in una serie terrificante o comunque molto sconvolgente di pensieri o deliri, e nessuno si chiede nulla sul perché stanno avendo tali pensieri o viene chiesto dal loro psichiatra quale sia il loro significato. Come si può ottenere il controllo sul materiale psicotico se non si può fare un passo indietro e capire? Come può un paziente o uno psichiatra dare un senso ai deliri bizzarri se non ne hanno mai discusso il contenuto e l'eventuale significato?

Se si chiede a un laico quello che dovrebbe fare un terapeuta psicologo, dirà qualcosa del tipo: "aiutare le persone a dare un senso ai loro sogni, la loro vita e le fantasie; forse, potrà aiutare la persona a dare un significato ai simboli delle sue creazioni". Ma non è così con la psicosi. Qui siamo portati a credere che la malattia del cervello trionfi su tutto e che sia impossibile scovare il significato dei fenomeni psicotici e quindi aiutare un paziente a calmarsi e guarire quando il materiale interno verrà compreso.

Così, sette anni e mezzo dopo, Lois era rimasta al punto dove era quando venne  ricoverata per la prima volta, in gran parte perché i suoi psichiatri e gli altri terapisti non l'avevano impegnata facendogli le giuste domande che avrebbero potuto sollevarla dalla sua schiavitù delirante.

Che cosa significavano i tre ratti? Non lo sapeva. Ho avuto un certo collegamento nell'immediato, perché aveva tre figli. Quando è cominciata questa immagine? E' stato prima del lungo ricovero in ospedale (sei mesi), dopo la nascita del suo figlio più piccolo, quando lei non poteva sopportare di vedere i suoi figli, si sentiva terribilmente in colpa di essere lontano da loro, ma non era in grado di gestire qualsiasi interazione con loro. Frustrato per la mancanza di qualsiasi trattamento psicologico precedente per Lois ed essendo un giovanissimo medico-ho subito chiesto: "Può il numero tre riferisi ai suoi tre figli? Scavare a fondo dentro ai suoi  sentimenti di perdita e di colpa per non essere coinvolta con i suoi tre bambini?" Non aveva mai pensato a questa possibilità.

Questo non averci pensato è una parte importante della difficoltà di una persona delirante. Se la facessero pensare a questo proposito, il significato molto probabilmente diventerebbe chiaro, così come il significato dei tre ratti. Ma le questioni in gioco sono, per qualsiasi motivo troppo  idiosincratiche (vi è troppa avversione ndt). Una tale persona ha bisogno di aiuto per comprendere il significato delle sue produzioni, i meccanismi psicologici coinvolti e, soprattutto, avere a che fare con i sentimenti di fondo che hanno portato alla formazione dei deliri. Questo è il motivo per cui è essenziale che il trattamento tenti di  contribuire a chiarire le conseguenze di illusioni, delusioni e allucinazioni. Non facendolo,  diagnosticare e curare solamente, lascia spesso un paziente senza un canale per la  comprensione dei suoi problemi.

Lois accettò che i ratti potessero rappresentare i suoi tre figli che rosicchiavano i suoi sentimenti. Sembrava confortata da questa possibilità, e molto più disposta a far emergere la sua storia. A poco a poco, in un periodo di diversi mesi di psicoterapia due volte a settimana, emerse il materiale intra-psichico ed emotivo che aveva resistito per molti anni. Lois era figlia unica di una madre critica e negativa e un amorevole, padre indulgente. Suo padre l'amava incondizionatamente e servì come un cuscinetto contro le strambate costanti e i commenti denigratori della madre. Sua madre la martoriava; suo padre la esaltava.

Quando aveva sette anni, a lei e suo padre fu detto dal suo vecchio, intimidatorio ed estremamente impressionante insegnante di balletto russo, che: "balla come se venisse da un altro pianeta." Ciò è servito come un seme di una forte fantasia di credere di essere venuta dallo spazio. Se lei è venuta dallo spazio esterno, questo poteva spiegare le critiche di sua madre e i suoi commenti caustici. E 'stata protetta e innamorata di suo padre, perché anche lui doveva venire dallo spazio; la madre invece doveva essere una terrestre, gelosa della sua origine extraterrestre. Una tale convinzione la confortò, sembrava abbastanza innocua, ma carica di difficoltà impreviste.

Quando aveva tredici anni, suo padre morì improvvisamente. Lois venne colpita così dolorosamente che dovette essere ricoverata in ospedale per un certo numero di mesi. Durante questi mesi lei si creò l'aspettativa per rompere i confini della realtà. Non creò una fantasia, ma un delirio, quello di avere suo padre sempre con lei. Non aveva mai parlato di questo a nessuno prima, né quando venne ricoverata da adolescente né durante i ricoveri successivi e altri periodi di psicoterapia. Si sentiva abbastanza sicura di dirmi questo, forse perché era stata così spaventata dai tre ratti che avevamo decifrato, forse perché sentiva che entrambi potevamo parlare la stessa lingua: la lingua di comprendere il significato del suo immaginario delirante.

Dopo la  morte di suo padre, più di venti anni prima, lui era stato al suo fianco per tutta la vita di veglia. Quando passava a qualcuno una tazza di caffè, lei ne passava una di troppo. Quando andava in bicicletta, lui era  davanti a lei per conto suo in bicicletta. Qualunque cosa facesse veniva  accompagnata dal padre tanto amato. Nella sua realtà delirante il padre è stato  tenuto in buona salute, rimase vibrante e vivo, non fatiscente e decadente nel terreno.

I lunghi giorni e le notti, quando era a quanto pare da sola, sono stati spesi immergendosi e deliziandosi in conversazioni con il padre perduto e protettivo. Ha mantenuto il suo segreto, probabilmente perché una parte di lei sapeva che suo padre era morto e lei non voleva interrompere il suo mondo interno con la dura realtà che consistreva nel sopportare gli atteggiamenti taglienti di una madre depressa, e il fatto che suo padre era morto . Appariva  al mondo come avesse recuperato il grave scompenso che aveva portato al suo ricovero in ospedale da adolescente, ma internamente mantenne una ricca e  vivace vita delirante e una costante attività con il padre. 

Esternamente, Lois appariva tranquilla, tanto che si sposò nella sua tarda adolescenza. Poco più che ventenne, entrando ulteriormente nei suoi deliri confortanti con il padre, quando il suo primo marito si  impiccò, senza alcuna ragione apparente. Un'altra morte improvvisa e inaspettata rinforzò il suo ritiro nella realtà delirante. 

Diversi anni dopo si sposò con un uomo solido, molto comprensivo, che si occupò di lei fino a quando divenne scompensata nel periodo post-partum dopo la nascita del loro terzo figlio.

Una realtà delirante è allo stesso tempo fragile e rigida. I pazienti si aggrappano alle delusioni con tenacia e una volta che le hanno create, hanno una propensione a diventare deliranti in ogni caso. Lois aveva avuto due perdite molto importanti che ha tentato di affrontare creando la realtà delirante del padre confortante. Ora, con la sua ripartizione sulla trentina, aveva sviluppato deliri paranoici che la terrorizzavano, oltre alla delusione dei ratti che stavano rosicchiando il suo cuore. Che male c'è nel delirio di protezione del padre per aiutare un adolescente a far fronte alla sua morte? Le bugie danno crescente impulso alla propensione a sviluppare tutti i tipi di deliri, essi vanno da quelli di protezione al gioco a quelli  distruttivi e quelli terrorizzanti. Il processo del sé reale viene sepolto sotto uno strato di fenomeni di auto-offuscamento contenuti nel delirio.

Nel racconto dei suoi deliri e la sua storia, con un po' di sollecitazione da parte mia su quanto fosse difficile accettare la morte del padre, la negligenza di sua madre, l'abusivismo, e gli altri dolori della vita, incominciò  a lavorare sulle sue delusioni. Ha riconosciuto che la credenza che fosse un extraterrestre era un modo di sembrare importante e speciale, come lei era sembrata speciale per il suo maestro di ballo, e sicuramente era speciale per suo padre. E 'stato un modo per proteggerla da sua madre, e dare importanza alla sua esistenza. Il delirio di essere costantemente con suo padre è evaporato in un periodo di circa tre mesi, in modo graduale con qualche ricovero per impedirle di danneggiare sé stessa. 
Questo è stato un momento pericoloso, così ho mantenuto una frequenza molto stretta su di lei, per vederla più spesso per alcune settimane, cercando di essere attenti a qualsiasi potenziale suicida; da qui i brevi ricoveri durante questo periodo critico.

Rinunciare a questo delirio era rischioso. Non solo era confortante, ma non aveva mai pianto la morte del padre vent'anni prima. Inoltre, l'intensità delirante era tale  che lei teneva più a suo padre come una figura delirante che non come una persona reale e amorevole. La mia esperienza con le persone  deliranti è che sono molto creative. Di conseguenza, non sono rimasto sorpreso quando Lois ha trovato il modo di rinunciare al suo delirio di lunga data col padre. Ciò è stato realizzato con lo sviluppo di una transizione, un'illusione di breve termine dei suoi tre figli costantemente al suo fianco. In breve, ha sostituito il padre con i suoi figli nel regno dell'illusione. (Una volta aperti all'illusione, non c'è fine per essa fino a quando ci si rende conto di ciò che si sta facendo.)

Piuttosto che essere un ostacolo, però, questo nuovo delirio fu un lampo di ispirazione e un aiuto terapeutico. Siamo stati in grado di parlare del suo desiderio di rivedere coloro che amava, suo padre o i bambini allontanati da lei. Ha usato i deliri come un modo di credere che era in contatto con i propri cari per tutto il tempo senza sentirsi impotente di non essere effettivamente in contatto con loro. I deliri sono stati visti come il suo desiderio di stare con le persone che amava. 

Gli suggerii di cercare di entrare in contatto con il suo ex-marito e diventare una parte della vita dei suoi figli. Con questo cambiamento di attenzione verso il mondo, e l'accento sui mezzi di conciliazione con i suoi figli, una possibilità concreta,  contrariamente all'essere in contatto con padre defunto, la paziente ha mollato tutte le delusioni e messo a fuoco la sua notevole energia sui suoi bambini. Senza illusioni interne e con la sua amorevole energia vitale, è stata in grado di relazionarsi con il suo ex marito e ristabilire un rapporto molto buono e continuativo con i suoi figli. Inoltre, ha avuto un discreto successo in due diverse carriere, nessuna dei quali però era il balletto.

Il suo ventennale orientamento delirante si sciolse nel corso di un periodo di sei - otto mesi. Avevamo parlato il suo linguaggio in modo tale che la sua energia psichica poteva viaggiare verso l'esterno, verso la vita, invece di andare in bicicletta incessantemente all'interno dentro le illusioni, il blocco e la morte. Ha finito la terapia, nel corso dei successivi due anni - ha mollato tutti i  farmaci "antipsicotici" - e conseguito guadagni che non aveva mai osato sperare. 

Nel corso di alcuni anni, ci siamo tenuti in contatto via e-mail, e a quanto pare dopo aver mantenuto i guadagni di una psicoterapia esplorativa dei deliri, non aveva più dovuto ricorrere a rappresentazioni drammatiche e deliranti di stati emotivi.

Più di trent'anni dopo l'ultimo incontro con Lois, stavo partecipando a un talk show alla radio, discutevamo di come "Trattare il 'non accessibile con coadiuvanti'." Il personale mi inoltrò una email di una ex paziente, dicendo che il nostro lavoro gli aveva salvato la vita. Era Lois, ritrovata dopo tutti questi anni. Abbiamo parlato. Era stata molto bene nella vita, aveva ristabilito il contatto con i suoi figli ed ora era diventata una nonna felice. Si era risposata e aveva avuto una vita piena con il suo terzo marito. Da più di venti anni era sopravvissuta alla sua morte senza ritirarsi nella psicosi. Aveva avuto una carriera di grande successo nel suo campo. Ancora più importante, non c'erano stati ulteriori allucinazioni o deliri e niente  più farmaci "antipsicotici". Aveva imparato bene che la comprensione suoi fenomeni interni e fantasie potevano prendere il posto di una realtà psicotica delirante. La sua vita le è stata restituita grazie a una psicoterapia psicodinamica intensiva.

Dal mio punto di vista, essendo stata priva di deliri e allucinazioni e fuori farmaci antipsicotici per più di trenta anni, lei è una illustrazione principale che la  Psicoterapia intensiva può guarire la schizofrenia. Quindi che cosa abbiamo imparato qui? Possiamo vedere come una psicoterapia dinamica ha prodotto non solo la comprensione, ma la guarigione - la rinuncia a sistemi di credenze di lunga durata - e la Cura dei fenomeni che appaiono psicotici in precedenza intrattabili. Abbiamo visto che l'esplorazione del significato che il paziente da delle sue allucinazioni, deliri e strani pensieri conduce ad una comprensione dell'origine di queste distorsioni psicotiche della realtà. Con tale approccio, Lois e molti altri sono tornati ad una vita normale di relazioni e funzioni.


Cinque cose importanti.

In primo luogo è sbagliato dire al paziente che non c'è significato psicologico  dei suoi deliri o allucinazioni; abbiamo bisogno di  esplorarli in  modo che possa permettere al paziente di integrare le informazioni e sviluppare una efficace osservazione di Sé.

In secondo luogo, altrettanto importante, è la necessità di arrivare a quello che Harry Guntrip chiama "il cuore perduto del sé." Stare seduti lì con una persona in questo stato vulnerabile permette a sentimenti rudimentali di salire in superficie. La fiducia si sviluppa gradualmente, e presto le basi di un orientamento psicotica delirante, allucinatorio, o altro diventato chiare.

In terzo luogo, è fondamentale che il terapeuta capisca che è possibile 'sbucciare la cipolla' e raggiungere l'origine dei fenomeni psicotici più bizzarri ed estremi. Certamente aiuta se uno ha già avuto esperienza con i pazienti a guarirli da deliri schizoidi e paranoie, tramite l'uso di una psicoterapia psicodinamica.

In quarto luogo, noi, come terapeuti di pazienti in preda a stati psicotici dobbiamo raccogliere una storia completa sia del paziente che delle sue produzioni psicotiche. Nell'esplorazione, di una storia psicologica su come questi strani avvenimenti hanno avuto inizio, cominciamo a stabilire una testa di ponte da cui il paziente può cominciare a osservare e capire le proprie distorsioni e le bizzarre preoccupazioni.

Infine, non dobbiamo rifuggire da quelli più disturbati che offrono poco. Dobbiamo coinvolgere il paziente nel punto dove si trova la loro attenzione, nel mondo del pensiero psicotico. Ancora più importante, dobbiamo imparare a parlare schizofrenese; per capire e lavorare con le  metafore e il simbolismo del paziente, ovunque ci porta. Non solo la comprensione dello sviluppo, ma l'isolamento e alienazione dorebbero soccombere ai nostri sforzi terapeutici per raggiungere la persona che utilizza il proprio linguaggio e significato. 

Invece di essere un allucinato, isolato, terrorizzato schizofrenica, lui o lei si sentirà capito e curato, non sarà più solo. Come ci impegniamo con la psicoterapia muovendoci verso il nucleo della persona e l'isolato sé ritirato, le barriere difensive schizofreniche si fondono e una nuova persona emerge. Una persona  perfettamente in grado di grande  comprensione e possibilità di cambiamento.

Spesso, i medici cercano di curare i pazienti come Lois con l'uso a lungo termine di farmaci "antipsicotici", con il loro ottundimento non permettono al paziente di esplorare pienamente le basi emotive e psicologiche delle distorsioni psicotiche. Il campo della psichiatria si rivolge verso i pazienti psicotici come affetti da malattie cerebrali, prescrive quindi dei farmaci in un modo troppo facile come una ricetta da  libro di cucina.

Io preferisco la possibilità di una psicoterapia psicodinamica, con l'uso giudizioso di farmaci, nel tentativo di aiutare i pazienti a capire l'origine dei loro sintomi psicotici e dere un  significato alle loro allucinazioni e deliri. Un tale approccio spesso conduce alla cessazione totale dei farmaci "antipsicotici", la cura e la guarigione da un'insondabile dilemmae psicotico. Tale era stato il caso di Lois.

Conclusioni mie

Nonostante l'evidenza di successi e tutte le storie di recupero da tali gravi condizioni, l'estabilsment psichiatrico considera questi accadimenti delle rare eccezioni, dovute a errate diagnosi o remissioni spontanee di condizioni temporanee generate da fattori estranei alla 'vera e genuina' condizione diagnosticata come Schizofrenia. Insomma possono rigirare la frittata a loro piacimento per giustificare le loro false credenze, molto dure a morire e continuare così con il loro trattamento fallimentare. Quanti anni ci vorranno ancora prima di considerare primitive e obsolete tutte queste assurde teorie psichiatriche?  

Il dibattito sulla reale possibilità di cura verte su più fronti. C'è chi dice che la psicoterapia può essere dannosa al pari della farmacoterapia quando chi la pratica non è bravissimo. 
C'è chi dice che il problema è essenzialmente organico e con la dieta igienista si può risolvere in modo definitivo (si veda ad es.  il blog antipsichiatrico di Pietro Bisanti) oppure seguire il trattamento proposto dal dott. Hoffer basato sulla medicina ortomolecolare. 
C'è ancora chi è riuscito a risolvere frequentando gruppi come gli uditori di voci o metodi come il dialogo aperto o altri modi di recupero olistico.

Io sono propenso a credere, che anche se la cosiddetta Schizofrenia non esiste come malattia a sé stante, la sofferenza è comunque reale e vale la pena fare un tentativo senza disdegnare alcun approccio olistico anche per i casi più gravi sempre che non siano ormai altamente compromessi a causa del trattamento convenzionale. 
Consiglierei ai familiari e pazienti che hanno questo tipo di problema di valutare, guardarsi in giro, leggere molto e studiare l'enorme contributo della guarigione olistica senza tuttavia perdersi e scegliere la soluzione più in sintonia con il proprio vissuto e le proprie esperienze.  

Fonte dell'esperienza: madinamerica.com

lunedì 21 novembre 2016

Discinesia tardiva: un'epidemia nascosta

Come ho già avuto modo di scrivere su questo blog, il senso comune suggerisce, come anche l'opinione di qualche psichiatra poco informato, che i problemi motori, involontari che affliggono molti psichiatrizzati, in special modo quelli che assumono quei veleni chiamati impropriamente antipsicotici, sono i sintomi evidenti della loro 'malattia' mentale, mentre in realtà sono la diretta conseguenza delle 'amorevoli cure' psichiatriche.
Peter Breggin è uno psichiatra che lotta da anni contro la biopsichiatria organicista, molto prolifico ha scritto libri e articoli che varrebbe la pena di leggere come anche farsi un giro sul suo sito www.breggin.com

In questo articolo intende mettere in guardia i pazienti che prendono psicofarmaci sul rischio reale di sviluppare la Discinesia Tardiva, una malattia troppo spesso celata e minimizzata da qualunque psichiatra. E qui mi ripeterò ancora, dicendo che oggi gli psichiatri amano i neurolettici (specialmente depot) esattamente come le mosche amano gli escrementi. Auspico che la verità su questi veleni venga fuori quanto prima anche grazie a 'lottatori' come Peter e queste mosche facciano la fine che meritano, schiacciate dal loro stesso karma.  



L'epidemia nascosta rilevata: il nuovo  Centro di risorse per la discinesia tardiva (TD) 

Di Peter Breggin, MD 28 Ottobre 2016


La discinesia tardiva è un disturbo terribile causato da tutti i farmaci antipsicotici. Nella maggior parte dei casi, provoca movimenti involontari bizzarri deturpanti e talvolta totalmente invalidanti che affliggono qualunque muscolo del corpo che normalmente sono parzialmente o totalmente sotto il controllo volontario. Questi includono gli occhi, la bocca, la lingua, il viso, braccia e gambe, mani e piedi, collo,  spalle, schiena e torso. Si può mettere in pericolo il diaframma e la respirazione, le corde vocali e la  parola, o l'esofago e la deglutizione. Può causare spasmi dolorosi e deformanti, spesso del collo e delle spalle (distonia tardiva). La TD può causare  agitazione interna tipo tortura (acatisia tardiva), che spinge le persone in psicosi, atti di violenza e suicidio. Soprattutto quando è grave, la TD è spesso associata a disturbi cognitivi, demenza e psicosi. Le persone che ne soffrono tendono a isolarsi dalla società e molti diventano portatori di handicap.

Ecco l'elenco dei nuovi farmaci antipsicotici tra i quali figurano: Risperdal (risperidone), Abilify (aripiprazolo), Geodon (ziprasidone), Invega (paliperidone), Latuda (lurasidone), Rexulti (brexpiprazole), Saphris (asenapina), Seroquel (Quetiapina ), e Zyprexa (olanzapina). Gli antipsicotici più vecchi includono Haldol (aloperidolo) e Torazina (clorpromazina). Tutti possono causare Discinesia Tardiva.

Tutto quello che ho qui descritto è supportato da articoli scientifici facilmente recuperabili sul mio nuovo Centro risorse sulla discinesia tardiva (TD)  su www.Breggin.com.  

Quando un individuo soffre di TD per più di pochi mesi, la probabilità di recupero diventa molto piccola. Non esistono trattamenti efficaci e sicuri.

Quando smettono di prendere neurolettici, alcune persone con TD migliorano nel tempo, ma di solito senza il pieno recupero. Altri sviluppano nuovi sintomi e diventano ancora più compromessi.

La TD può manifestarsi come uno o più sintomi, varia di giorno in giorno, e tende a scomparire nel sonno. La tensione, l'ansia e la stanchezza possono peggiorare temporaneamente i sintomi, ma non giocano alcun ruolo nel causare la TD.

I Tassi di TD per le persone che assumono farmaci antipsicotici sono astronomici. Nei giovani adulti sani che prendono questi farmaci,il tasso cumulativo è del 5% -8% l'anno, che si attesta fino a un 15% - 24% in 3 anni. Il tasso aumenta costantemente con l'età, pari o superiore a un tasso cumulativo del 25% al 30% per ogni anno nei pazienti di 65 anni. Se facciamo prendere questi farmaci ai bambini, con tassi simili ai giovani adulti possiamo  rovinare la loro vita prima di iniziarla.

Peggio ancora, i tassi reali sono ancora più alti perché i pazienti che vengono studiati di solito prendono i farmaci antipsicotici al momento dello studio, e questi farmaci mascherano i sintomi di TD, mentre si stanno sviluppando.

Quante vittime ci sono? Negli ultimi decenni, le aziende farmaceutiche hanno soppresso qualsiasi stima. Tuttavia, siamo informati che nel 2011, sono stati somministrati farmaci antipsicotici a più di 3 milioni di pazienti  negli Stati Uniti. Con tali tassi di TD, siamo in grado di fare una stima modesta che circa il 10% (o 300.000)  nuovi  pazienti sviluppano discinesia tardiva ogni anno. (Dal momento che molti dei pazienti sono in case di cura, molti avrebbero tassi di TD fino al 30% l'anno.)
Quelli che prendono questi farmaci in modo continuativo, e sono molti che lo fanno, si troveranno ad affrontare crescenti rischi in futuro. Se consideriamo le molte persone che vivono già con la TD che hanno sviluppato anni prima, insieme a quelli che ora si avvicinano al rischio di ammalarsi che sono dal 25% al 30% l'anno, è certo che molti milioni di americani hanno questo problema. Probabilmente decine di milioni sono stati colpiti in quanto i primi farmaci sono usciti nel 1954.

Le prime relazioni scientifiche hanno identificato la discinesia tardiva alla fine degli anni '50. Dobbiamo rinunciare a sperare che la Food and Drug Administration (FDA ente di controllo farmaci ndt), le case farmaceutiche, o la professione medica faccia qualcosa di concreto per questa pandemia in crescita. Il mio lavoro, come quello di Bob Whitaker e altri, ha dimostrato che queste neurotossine producono un danno diffuso e che il loro valore dimostrabile si  avvicina a zero. A lungo termine, le persone che assumono  farmaci antipsicotici tendono a peggiorare fisicamente e mentalmente. Dobbiamo continuare a educare il pubblico fino a quando la gente comincia a rifiutarsi di sottomettersi all'epidemia.

Il centro risorse sulla discinesia tardiva (TD)  è un ulteriore passo nella direzione di educare il pubblico, così come anche i professionisti. Il Centro offre un'introduzione approfondita ma semplice al disturbo indotto da tali farmaci, un elenco di farmaci a rischio e video illustrativi. Abbiamo PDF con circa 150 articoli scientifici organizzati per argomento, tassi per adulti, bambini e anziani; la prova che i nuovi farmaci sono pericolosi così come i più vecchi; studi che mostrano danni cerebrali e disfunzione cognitiva, e una dozzina di altri soggetti.

Si prega di aiutare a diffondere l'esistenza questo nuovo e del tutto gratuito centro di risorse sulla Discinesia Tardiva.

Fonte: madinamerica.com

lunedì 11 novembre 2013

Trattamento in 7 passi

Anche se questo articolo appare chiaramente dal taglio umoristico, sembrerebbe assai improbabile che faccia parte dello standard di 'cura' di quella condizione di disagio mentale chiamata 'schizofrenia'. Invece come affermano gli autori, ma anche senza che ce lo dicano loro, basta ascoltare quello che hanno da dire le vittime di questo tipo di 'trattamento' per capire che non siamo molto lontani dalla realtà, a parte forse la facilità con cui qui verrebbe proposto l'elettroshock, solitamente usato come estrema risorsa .




Trattamento della schizofrenia in sette semplici passi


Se sei un medico curante di un paziente affetto da schizofrenia , il Manuale di procedura Medica ti aiuterà a guidare la pratica clinica e rendere le cose molto più semplici.

Ad ogni passo del cammino, ricordate sempre le tre opzioni: continuare il farmaco a regime attuale, regolare la dose, o passare a un altro farmaco. Non pensate neppure di togliere il farmaco al paziente. Il manuale spiega chiaramente che "L'algoritmo schizofrenia non contiene linee guida per la sospensione del farmaco antipsicotico, questo è un evento raro nei pazienti con problemi mentali tipici in una clinica di salute mentale".

Il vostro compito principale di medico è quello di prescrivere farmaci. Come regola empirica, è sempre meglio prescrivere un nuovo farmaco prima della scadenza del brevetto. Per questo motivo, i nuovi farmaci chiamati antipsicotici atipici sono una scelta eccellente come prima linea di trattamento.

Gli antipsicotici atipici costano venti volte di più rispetto ai vecchi farmaci, ma il costo è solo uno dei fattori da considerare quando si effettua una valutazione clinica. Un altro fattore è l'utilità . Con questo in mente, la schizofrenia può essere trattata in sette fasi distinte, riportate qui di seguito.

Fase 1: Prescrivere un antipsicotico atipico come Zyprexa , Risperdal , o Seroquel . Alcuni medici selezioneranno un farmaco in base ai consigli del rappresentante farmaceutico che vi ha fatto visita, ma questo non è raccomandato. Qualunque sia la marca, se  dopo 4 settimane, il paziente mostra poco o nessun miglioramento, passare alla fase successiva.

Fase 2: Passare a un diverso antipsicotico atipico. È possibile selezionare un particolare farmaco basato sulla qualità delle penne a sfera gratuite fornite dal produttore, ma questo non è raccomandato. Se dopo poche settimane, i risultati non sono soddisfacenti, passare alla fase successiva.

Fase 3: Passare a un altro antipsicotico atipico, oppure un antipsicotico convenzionale come l'Haldol in ricordo dei bei vecchi tempi . Se dopo qualche settimana il progresso resta insoddisfacente  vai alla fase successiva.

Fase 4: Prescrivere Clozaril. Poiché c'è un 50% di pazienti che rispondono negativamente al Clozaril, si può saltare questa fase e passare direttamente alla fase successiva.

Fase 5: Prescrivere Clozaril in combinazione con un altro antipsicotico, o Clozaril in combinazione con l'elettroshock . Il manuale dice: "Quasi tutti gli studi hanno mostrato effetti benefici con l' ECT per persistenti stati psicotici". Il'manuale dice anche: "Non ci sono studi controllati con ECT per la schizofrenia in cui il numero di trattamenti, la durata dei trattamenti, e di posizionamento degli elettrodi sono stati sistematicamente valutati". Pertanto, se avete intenzione di usare la terapia elettroconvulsivante sul paziente, assicuratevi di utilizzarlo almeno dieci volte, su entrambi i lati del cervello. Se questo non avesse esito, passare alla fase successiva.

Fase 6: Provare uno dei pochi antipsicotici atipici rimasti che non avete ancora provato. Se i risultati sono soddisfacenti, il che sarebbe bello, ma è molto probabile che non lo sia in questa fase, andare alla fase successiva.

Fase 7: Prescrivere qualsiasi combinazione di due antipsicotici o due antipsicotici più elettroshock o due antipsicotici più uno stabilizzatore dell'umore come Depakin . Mantenere questo regime per almeno 12 settimane, ammesso che il paziente viva così a lungo .

Suggerimenti utili per il clinico

Oltre alla prescrizione dei farmaci per la schizofrenia, può essere necessario prescrivere farmaci per diversi "sintomi co-esistenti" nella schizofrenia, come sedativi per l'agitazione, stabilizzatori dell'umore per l'ostilità, ipnotici per l'insonnia, antidepressivi per la depressione, e così via.

Potrebbe anche essere necessario  prescrivere farmaci per il trattamento degli effetti collaterali dei farmaci prescritti per la schizofrenia, come ad esempio il diabete causato da Zyprexa o tremori causati da Risperdal, per non parlare degli effetti collaterali dei farmaci prescritti per sintomi co-esistenti, come l'ostilità causata da antidepressivi prescritti per depressione e / o la depressione causata da stabilizzatori dell'umore prescritti per l'ostilità, e così via.

In poco tempo, prescriverete dei farmaci per gestire gli effetti collaterali dei farmaci prescritti per gestire gli effetti collaterali , come un cane che si morde la coda. Il manuale spiega: "L'uso di un farmaco per il trattamento di un effetto collaterale può provocare ulteriori effetti negativi." Questo è il motivo per cui gli "algoritmi per gli effetti collaterali" sono inclusi nel manuale. Non vi preoccupate. Basta seguire il manuale.

Ricordatevi sempre di controllare i progressi del paziente. Si tratta di un compito di routine che può essere eseguito in 5 minuti o meno durante le visite d'ufficio. Utilizzare la scala di valutazione di 8 punti di seguito riassunti:
  1.  Il paziente crede che altri hanno agito intenzionalmente o con intento discriminatorio? 
  2.  Il paziente ha avuto pensieri strani, strani o bizzarri negli ultimi 7 giorni? 
  3.  Il paziente ha avuto visioni o visto cose che gli altri non vedono? 
  4.  I discorsi del paziente sono confusi, vaghi, o disorganizzati? 
  5. Quando gli abbiamo fatto una domanda, il paziente ha fatto un lunga pausa prima di rispondere? 
  6. Il viso del paziente rimane vuoto o senza espressione? (il manuale consiglia di "Ignorare i cambiamenti nell'espressione del viso a causa di movimenti involontari anomali, come il tic e discinesia tardiva ", ) 
  7. Il paziente sembra asociale o scontroso? 
  8. Il vestito paziente veste a casaccio, o viene nel vostro ufficio con i capelli mal curati? (il manuale consiglia: "Ignorare lo stato sociale ed economico se si tratta semplicemente di quello che si potrebbe considerare di cattivo gusto".)

Se la risposta a tutte le otto domande è no, il paziente probabilmente non prende i farmaci prescritti. Quando non collabora è un problema, il paziente deve essere contenuto e se necessario, occorre iniettare forzatamente antipsicotici a lento rilascio. Mantenere questo regime fino a che il paziente capisce la necessità del trattamento.

Questo articolo è originariamente apparso sul Ragged Edge Magazine.

venerdì 28 giugno 2013

Noi la chiamiamo Tortura

Tina Minkowitz, è un avvocato ed ex utente psichiatrico, sopravvissuta. Da tempo si occupa delle  nuove prospettive in materia di diritti umani che sono emerse nel lavoro da parte degli utenti e sopravvissuti alla psichiatria sulla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Il 26 Giugno è stata indetta la giornata mondiale contro la tortura. Dunque secondo questa convenzione, anche contro la coercizione psichiatrica e il trattamento forzato con psicofarmaci.



Noi la chiamiamo Tortura

di Tina Minkowitz , 26 Giugno 2013

[..]
Noi siamo quelli che chiedono il divieto assoluto della psichiatria forzata. Noi siamo quelli che dicono: è tortura se avviene senza il consenso libero e pienamente informato della persona. 'Forzata' non è soltanto premere una siringa  e iniettare una sostanza, ma anche ciò che il neurolettico fa  all'interno del vostro cervello e la mente, anche se l'avete preso in mano e messo in  bocca, perché sapevate che cosa sarebbe successo se non l'avreste fatto.

Noi la chiamiamo tortura. Abbiamo scritto le definizioni che sono state adottate dalle Nazioni Unite nella Convenzione sui diritti delle persone con disabilità;  che sono state adottate dal Comitato sui diritti delle persone con disabilità che ha l'autorità di interpretare questo trattato, che sono state adottate da due relatori speciali delle Nazioni Unite sulla tortura e dall'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.

La psichiatria forzata è tortura perché:

Essa soddisfa i criteri per la definizione di tortura, di cui all'articolo 1 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura.   Cioè: si tratta di un atto che infligge intenzionalmente un grave dolore fisico o mentale o sofferenza, compiuto da o con la compiacenza di funzionari statali, per esempio ai fini di  coercizione , intimidazione, punizione, o per qualsiasi altro motivo fondato su qualsiasi forma di discriminazione.

Infliggere intenzionalmente: 

"intenzionale" qui non implica che l'autore ha necessariamente un desiderio soggettivo di causare danni, anche se sappiamo per esperienza che quando non ci sono testimoni che contano per loro, psichiatri, infermieri e altri operatori del sistema esprimono direttamente  sadismo e crudeltà in relazione a infliggere interventi forzati su di noi. Esempi: 

a) Dalla mia esperienza, il mio primo giorno  che fui ricoverata, 18-enne  spaventata e ingenua, un grande infermiere spazzolò via il mio timido e stentato rifiuto di assumere aloperidolo, dicendo con una risata: "Vedremo quello che dirai domani". 
Questo mi ha spaventato abbastanza ma non avrei mai immaginato che il giorno dopo fossi ridotta come uno zombie in grado di subire docilmente tutto ciò che mi poteva essere richiesto. 

b) Qualcosa a cui ho assistito, durante la visita ad Ellen Glick Haley (che poi morì di complicazioni in un'operazione per districare le sue viscere, resa necessaria dagli effetti della clozapina, che fu stata costretta a prendere sotto impegno ambulatoriale): Ellen era in TSO e la sua psichiatra aveva ottenuto un ordine del tribunale per costringendola a prendere ziprasidone, che la faceva vomitare e sentire generalmente infelice. Chiesi alla psichiatra perché stava facendo questo per Ellen, e lei mi rispose: "Per poter arrivare a fargli prendere risperidone".« Qui non c'era nemmeno la pretesa che il farmaco costretto su di lei fosse destinato a migliorare la salute di Ellen o il suo benessere. Invece era previsto che la sofferenza inflitta sarebbe servita a rompere la resistenza di Ellen per costringerla ad accettare un altro farmaco che lei conosceva e l'avrebbe danneggiata in altri modi. 

c) La prima letteratura sui farmaci neurolettici e sull'elettroshock dimostrano che gli psichiatri erano a conoscenza, e hanno cercato, gli effetti 'zombizzanti' dei farmaci neurolettici  e l'impatto punitivo dello shock. In particolare, la scossa era ritenuta opportuna per punire le donne come un mezzo per mantenere il predominio maschile, indicata come un "sculacciata mentale".

Il relatore speciale sulla tortura Manfred Nowak, ha detto nel 2008 che la discriminazione basata sulla disabilità soddisfa sia l'intenzione e lo scopo richiesto in questa definizione. Quando gli psichiatri liquidano i nostri sentimenti soggettivi di reazioni, rifiuto, desideri, violano la nostra personalità ed esibiscono la discriminazione più profonda. Le giustificazioni degli autori che il fatto dannoso è in qualche modo per il bene della vittima  non può rimuovere questi atti dalla categoria di tortura. Come ha detto Nowak, gravi atti di discriminazione non possono essere giustificati dalle "buone intenzioni" di medici e professionisti. L'attuale  relatore speciale sulla tortura Juan E. Méndez ha elaborato questo, dicendo che la dottrina della "necessità medica" non può giustificare  interventi psichiatrici forzati, e che questo richiede un riesame della giurisprudenza  in sede di Corte europea dei diritti dell'uomo.

Grave dolore mentale, fisico o sofferenza:   

Il trattamento forzato provoca sofferenza sia fisica che mentale. La sofferenza fisica comprende il danno causato ai sistemi corporei (come disturbi metabolici ed endocrini) e al cervello (tra cui disturbi del movimento come la discinesia tardiva, cambiamenti nella struttura del cervello e le funzioni che influenzano il pensiero, il sentimento, l'individualità e l'iniziativa). La Sofferenza mentale include il trauma di avere questi cambiamenti forzati sulla propria mente e il corpo contro la propria volontà. La consapevolezza della propria mente, il centro del sé, viene sovvertito da un'agente esterno fuori dal  proprio controllo. Data la natura della psichiatria forzata di essere progettata per colpire la mente attraverso il cervello, vi è una interazione tra sofferenza fisica e mentale che è di per sé infliggere sofferenza.

I neurolettici e altri farmaci psichiatrici sono stati riconosciuti come una forma di tortura, già nel 1986 con il primo relatore speciale sulla tortura, P. Kooijmans, perché rendono una persona apatica e noiosa danneggiando l'intelligenza.   La Convenzione inter-americana per prevenire e punire la tortura comprende nella sua definizione una parte destinata agli psicofarmaci, in particolare, che la tortura comprende anche l'uso di metodi destinati a cancellare la personalità della vittima o di diminuire le capacità fisiche o mentali, anche se non causano dolore fisico o angoscia mentale.   Ciò indica la natura intrinseca del danno causato da tali metodi, che violano direttamente la personalità umana.

Da parte o con l'approvazione di funzionari dello stato:  

La colpevolezza dello Stato (governo) può essere dimostrata in tre modi. I funzionari dello Stato possono essere coinvolti direttamente, ad esempio, se la tortura viene effettuata da dipendenti di un ente pubblico, o se un giudice ha approvato la somministrazione di psicofarmaci o elettroshock forzato. L'approvazione dello stato vi è  anche quando i dipendenti di un istituto privato agiscono in forza di poteri loro conferiti per legge, di fatto si comportano come un organo dello Stato nella realizzazione di interventi forzati per i quali lo Stato ha dato la sua approvazione generale. Meccanismi dei diritti umani hanno anche scoperto che il fallimento per uno stato di esercitare la dovuta vigilanza per la protezione contro l'inflizione di gravi sofferenze da parte di attori privati, incorre nella responsabilità per torture e maltrattamenti da parte dello Stato. Gli stati membri non devono soltanto ritirare la loro approvazione per l'impegno psichiatrico e gli interventi forzati abrogando le leggi che li autorizzano, devono anche adottare e far rispettare le leggi che criminalizzano questi atti di violenza.

Scopi: 

 Lo scopo più evidente è la discriminazione basata sulla disabilità percepita, che è sempre presente. Altri scopi sono le discriminazioni fondate sul sesso, la razza, l'orientamento sessuale, la disabilità fisica o sensoriale, circostanze economiche, convinzioni politiche o religiose, ecc, così come gli interrogatori (somministrare droga, ovvero farmaci psicoattivi come parte di una campagna per convincervi a credere di essere malati di mente e "bisognosi" di essere schiavi del sistema per la vita), la coercizione o intimidazione, e la punizione. Lo scopo di annientare la personalità e la diminuzione delle capacità mentali e fisiche (ad esempio, l'uso di droghe o di shock in modo esplicito per il controllo del comportamento, per disabilitare la persona da atti di resistenza e di auto-difesa) è rilevante, anche al di là della giurisdizione della Convenzione Inter-Americana, come uno scopo simile a quelli citati nella definizione CAT.

Il diritto internazionale dei diritti umani sta cominciando a sostenerci:

Vi è un crescente corpo di giurisprudenza in diritto internazionale dei diritti umani che è d'accordo con noi che la psichiatria forzata è una tortura, non solo quando è fatto contro i prigionieri politici che sono stati certificati come "sani di mente" da uno psichiatra che non è parte del regime repressivo,  ma nella sua manifestazione ordinaria nella quotidianità che conosciamo così bene. Manfred Nowak è stato il primo esperto di diritti umani al di fuori del nostro movimento a prendere questa posizione, seppur timidamente, dicendo che tali interventi "possono costituire tortura o maltrattamenti" e che sono forme di tortura e maltrattamenti praticati nei confronti di persone con disabilità .

Juan E. Méndez, l'attuale relatore speciale sulla tortura, riconosce che gli interventi medici non consensuali contro le persone con disabilità (contenimento o isolamento per un periodo di tempo, così come l'amministrazione non consensuale di elettroshock, psicochirurgia e psicofarmaci come neurolettici) sempre inumani e degradanti, senza dubbio soddisfano i criteri per la tortura, e sono sempre vietati dal diritto internazionale.   Egli chiede un divieto assoluto degli interventi psichiatrici forzati, dicendo che è un obbligo immediato che non può essere rinviato a causa di scarse risorse finanziarie.  In una dichiarazione al Consiglio dei diritti umani, Méndez ha detto che la detenzione per motivi di salute mentale non è mai giustificata e, in particolare,  non è giustificata sulla base di una motivazione per proteggere la sicurezza della persona o di altri .    Nel dire questo ha invertito una dichiarazione in conflitto nella relazione, portando la sua posizione in linea con la Convenzione ONU e con le proprie raccomandazioni, che richiedono l'abrogazione di disposizioni di legge che sono in contrasto con il consenso libero e informato, come quelle che autorizzano il  confinamento e il trattamento obbligatorio in contesti di salute mentale.   Méndez afferma anche che delle riparazioni sono dovute ai sopravvissuti, e che il quadro risarcimenti "apre nuove possibilità per i processi sociali olistici che promuovono la valorizzazione delle esperienze vissute delle persone, comprese le misure di soddisfazione e garanzie di non ripetizione, e l'abrogazione di disposizioni di legge incompatibili ".

Il Comitato sui diritti delle persone con disabilità ha raccomandato costantemente che i paesi cambino la loro legislazione e le pratiche in modo da garantire che tutti i servizi di salute mentale siano basati sul consenso libero e informato della persona interessata.    Questo significa rispetto della capacità giuridica di ogni persona a prendere le proprie decisioni in merito all'assistenza sanitaria;  una persona potrebbe chiedere ai suoi stessi sostenitori scelti per aiutarla con il processo decisionale, ma l'individuo rimane sotto il proprio controllo e lo Stato non può esercitare alcuna costrizione sulle sue decisioni di trattamento o  consentire a chiunque altro di farlo. La capacità giuridica per molti versi  comprende  risarcimenti dovuti alle vittime della psichiatria forzata a livello collettivo: ciò è necessario, al di là dell'abrogazione delle leggi pro-costrizione, al fine di garantire che non succederà di nuovo. Questo ci dà il diritto di difenderci e la sicurezza di aspettarsi che lo Stato farà valere il nostro diritto di essere liberi dalla violenza, piuttosto che infliggere la violenza contro di noi o colludere con essa e guardare dall'altra parte.

Fonte: madinamerica.com

venerdì 7 giugno 2013

La somministrazione forzata di farmaci equivale a tortura

Un punto importante per il quale  organizzazioni di sopravvissuti psichiatrici si battono è l'eliminazione della  cosiddetta contenzione chimica, ovvero la somministrazione forzata di farmaci psicoattivi.
Eppure vi sono molte persone, utenti psichiatrici che conosco le quali giustificano questa consuetudine in psichiatria, lesiva dei più elementari diritti umani, tra cui l'inviolabilità del proprio corpo. 
Se non si subiscono (e a volte neanche questo basta) certe cose non è possibile rendersi conto della loro atrocità. Qui non si parla di sostanze che hanno effetti 'terapeutici' ma veri e propri veleni tossici che hanno effetti devastanti e talvolta irreversibili, che vanno a toccare l'integrità mentale, la coscienza umana, che mettono spesso in serio rischio la salute fisica e mentale. 
Questo articolo scritto da una persona anonima e da me tradotto ha tutta la mia comprensione ed esprime con parole forti e ripetute come se non fosse mai abbastanza doveroso condannare con forza questa odiosa pratica. 



Innumerevoli individui, negli ultimi decenni sono stati forzatamente drogati per convenienza, 'sedati', tranquillizzati in una "contenzione chimica". L'uso invasivo e forzato di farmaci che costringe il cervello  ad alterarsi, fino ad arrivare ad una forzata incoscienza totale, è esponenzialmente più invasivo di qualsiasi altra forma di contenimento, e non dovrebbe in nessun caso essere considerato piu' umano della contenzione fisica o meccanica. 
Ho un ulteriore problema con la parola "calmante",  una spiegazione razionale per giustificare la somministrazione forzata di farmaci, si dice che siano in grado di "calmare" l'individuo in crisi.

Un corpo privo di sensi appare 'calmo', un animale dello zoo  'tranquillizzato' appare 'calmo', ma  dire obiettivamente che ciò che si vede a seguito di una iniezione forzata è un  essere umano 'calmo' significa non vedere la realtà. Una iniezione forzata crea una capacità fisiologicamente compromessa di coscienza di ordine superiore o anche di coscienza stessa, 'calma' potrebbe essere la chiara e spumosa interpretazione degli autori di questa atrocità morale,  i quali scelgono di risolvere una situazione di conflitto  * immettendo * un veleno all'interno del corpo della persona, piuttosto che immobilizzare o toccare dall'esterno, l'opzione più straordinariamente, profondamente invasiva e disumanizzante.

E 'un dato di fatto che le situazioni più conflittuali all'interno di strutture psichiatriche si verificano quando le persone si rendono conto di essere  detenute, che gli sono negati assistenza legale e giusto processo, e che  devono offrire i loro corpi e cervelli alla somministrazione forzata di droghe. 

Qualcosa è successo negli ultimi 60 anni, trattenere le braccia e le gambe di qualcuno, legare a letto, benchè sia ampiamente praticato è a volte visto come una cosa  vile, disgustosa e disumanizzante. Trattenere la neurotrasmissione, attraversare la barriera sanguigna del cervello con la forza, mostrando disprezzo per il diritto umano all'integrità fisica, la  coscienza e la ragione di esistere, è adesso visto come un 'trattamento medico' in buona fede. Questa interpretazione è falsa, fuorviante, egregiamente sbagliata, e spregevole perché non riesce fondamentalmente ad affrontare la straordinaria profondità della invasività di cui stiamo parlando qui.

Alterare l' ambiente esterno di qualcuno è un passo drastico da prendere. Chiuderlo al mondo, bloccarlo in una struttura psichiatrica  è un enorme passo, travolgere fisicamente una persona violenta e pericolosa non è una violazione dei diritti umani, a mio parere. Alterare la coscienza di qualcuno con la forza, con la somministrazione forzata di farmaci o di elettroshock, alterando il loro mondo interiore, questo è  un lampante  abuso dei diritti umani, niente di meno che violenza molecolare, una delle cose più disumanizzanti che un essere umano o un gruppo di esseri umani possono fare a un loro simile. E deve essere abolita, senza eccezioni. Come ho detto, l'applicazione della legge, le società tribali, qualunque fossero, attraverso la storia documentata, hanno trovato il modo di frenare le persone senza bisogno di  violentare il loro cervello / coscienza. Se la persona combattiva è disarmata, ed è in inferiorità numerica, (come è il caso nelle situazioni in questione), c'è sempre un modo meno invasivo per disinnescare una situazione di pericolo. 

- La somministrazione forzata di farmaci produce sempre una escalation di violenza.

- La somministrazione forzata di farmaci è la cosa più invasiva che la polizia permette di fare ai propri cittadini dopo le pallottole o la pena di morte.

- La somministrazione forzata di farmaci a volte uccide.

- La somministrazione forzata di farmaci viene applicata  potenzialmente ad ogni cittadino nella società. Traumatizziamo e decimiamo la vita di un grande gruppo di persone sottoposte ad essa a fronte di un esiguo gruppo di pazienti "grati". Al costo macabro di altre persone che hanno le loro vite distrutte, quindi inevitabilmente, per continuare ad esistere questa pratica produce morti, traumatizzati, persone distrutte e danni collaterali, al fine di creare una ristretta coorte di pazienti 'grati'.

- La somministrazione forzata di farmaci è un trattamento crudele, inumano e degradante secondo il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla tortura. (Non ha detto che i combattimenti, la resistenza, gli arresti  che le forze di polizia svolgono decine di migliaia di volte al giorno in tutto il mondo sono violazioni dei diritti umani).

-Il blocco israeliano di Gaza, è una seria e grave azione militare sul popolo e il governo di Gaza. La guerra  all'interno di Gaza, gli attacchi aerei, per esempio, è di ordini di grandezza più seria.

-Il blocco consapevole della neurotrasmissione  di un essere umano, l'azione di dorgare con la forza, ritengo che sia ordini di grandezza più violenta /  invasiva della mera contenzione fisica, o la privazione della libertà di circolare nella Comunità.

Nessun medico al mondo è in grado di dimostrare che c'è qualcosa di sbagliato nella funzionalità del cervello di persone prese di mira dal trattamento psichiatrico  forzato. Si tratta di una credenza basata sulla fede nella psichiatria organicista, che ha convinto anche i poteri dello stato  su cui si fonda la loro autorizzazione ad entrare nel corpo di chiunque essi scelgono di indirizzare le loro mire. In effetti, questo è fanatismo violento, è l'uso della forza per imporre la propria fede agli altri contro la loro volontà. Questo è ciò che rende la psichiatria forzata così terrificante. I  terroristi Jihadisti metteranno i chiodi di una Nailbomb nel vostro corpo a causa della loro interpretazione di un libro. Gli psichiatri usano il loro libro sacro, il DSM, per giustificare la somministrazione di droga nei corpi di sconosciuti con la forza. Ci sono parallelismi terrificanti qui.

Il  violento rimodellamento delle funzioni cerebrali di un cittadino, dovrebbe essere visto per l'atto di immensa e profonda violenza e  violazione che è. Ogni mese sulla stampa leggo di un passeggero  fastidioso a bordo di un aereo di linea, e anche in un ambiente così precario come a 10.000 metri di quota, questi individui sono sopraffatti, in inferiorità numerica, sobri e controllati senza ricorrere a queste tattiche invasive. Non mi viene in mente nessuna situazione in cui un detenuto inerme di una struttura psichiatrica, nei loro ambienti controllati  dove è sempre stato disponibile un rapporto di forza fortemente sbilanciato verso il paziente , che il 'contenimento chimico' sia l'unica opzione praticabile. 

In effetti, ogni volta che un ago affilato di acciaio di  una siringa  viene inflitto nella pelle nuda di un detenuto, per definizione, quella persona è già stata sottomessa, in inferiorità numerica, e immobilizzata, perché non fermarsi qui? Perché  estendere, perché degenerare, questo controllo, a livello molecolare? Si tratta di una oscenità morale, nei casi estremi, e di un grave abuso dei diritti umani e non deve essere tollerato in una società libera.

In Occidente, noi mettiamo le manette ai ladri. In Arabia Saudita, usano acciaio affilato, taglia le mani, e il loro sangue scorre.

In Occidente, vediamo la contenzione fisica dei detenuti delle strutture psichiatriche  come disumana. In Occidente, vediamo l'accoltellamento con acciaio affilato, l'aggiunta di farmaci invalidanti come i tranquillanti al flusso di sangue del cervello, per qualche ragione, umano. Non è umano. Non è giustificato. E 'un brutto, disgustoso, abuso schiacciante osceno e violento, e non può essere tollerato in una società libera.

In nessun luogo all'interno di ogni angolo buio di una struttura psichiatrica, in qualsiasi parte del mondo libero,  le persone che sono già  sbattute a terra, in inferiorità numerica, disarmate, che stanno urlando 'NO!', Supplicando con i loro aggressori, 'NO! non mi iniettare! ',' NO! Non autorizzo ', in nessun posto ... Da nessuna parte, mai, deve essere tollerata questa situazione.  E' un mondo malato che è arrivato a credere che bloccare le cellule all'interno del corpo di una persona è intercambiabile e alla pari con contenzione fisica. Come quasi tutte le credenze in psichiatria, è una credenza falsa, ingiustificata dalla logica, un prodotto della psichiatria che ha avuto 200 anni di potere senza ostacoli per dominare sui suoi prigionieri. Un prodotto di persone che non essendo sopravvissuti psichiatrici considerano normale che, mentre l'interno del loro corpo è sacrosanto, l'interno di qualcuno etichettato come 'malato mentale' è un pezzo di proprietà del governo. Il mio cervello non è un pezzo di proprietà del governo. Dove esiste un potere 'discrezionale' per consentire  ad agenti dello Stato di entrare e violare il mio corpo per il controllo sociale , non c'è uguaglianza. 
Perché io  considero i poliziotti che arrestano le persone e li vedo  come forze dell'ordine investiti di potere e di responsabilità come un braccio di controllo necessario dello stato? Perchè guardo invece  coloro che maneggiano le siringhe negli ospedali psichiatrici come meritevoli di  disprezzo? come criminali dei diritti umani che meritano la prigione? Come persone che hanno causato un profondo disagio umano e traumi nella vita di sconosciuti innocenti? Questa equazione si riduce a invasività.

Coloro che desiderano dedicare i loro  sforzi per conseguire la parità e rendere sicure le persone con etichette psichiatriche e problemi mentali ed emotivi della vita,  che cercano di creare un mondo in cui queste persone hanno la loro umanità di base rispettata, non possono lasciare la porta aperta , anche solo un po'socchiusa , alla terapia forzata. La somministrazione forzata di farmaci, è una minaccia per i nostri diritti umani, lasciare questo uso estremamente invasivo a 'discrezione' dei  custodi dei moderni manicomi , non può essere accettato. La minaccia di iniezione forzata è la carta vincente, l'arma nucleare di controllo sociale che attraversa il tessuto istituzionale di tutte le strutture psichiatriche. Si tratta di un male così profondo, un distruttore di fiducia, una profonda deformazione del progetto terapeutico, un  profondo abuso di potere psichiatrico, che non ha diritto di esistere.

Esistono siringhe dentro le strutture psichiatriche per una cosa e una cosa sola. Per immettere prodotti chimici liquidi nei corpi dei non consenzienti. Sono strumenti di terrore, strumenti di tortura in questo contesto, gli strumenti di una medica (solo di nome), forma violenta di controllo sociale, diabolicamente invasiva in natura, anatema di tutto ciò la medicina dovrebbe rappresentare.

La somministrazione forzata di  farmaci non è umana, non può essere ritenua umana, e deve essere abolita. La costrizione psichiatrica  esistente, implica che i pensieri e la coscienza di alcune persone non hanno il diritto di esistere, perché è con la somministrazione forzata di farmaci che questa coscienza viene rasa al suolo, eliminata e cancellata. Piuttosto, io dico che è questa costrizione a non avere diritto di esistere.

Spero solo che un giorno potremo vivere in pace. Non ci sarà pace nella 'salute mentale' fino a quando la psichiatria non smetterà questa violenza degradante e profonda sui loro "pazienti". E' una tragedia umana che questa professione profondamente sbagliata ha fatto congetture sul nostro cervello, anche se non può dimostrare niente, e la società ci ha tradito, consegnando il nostro cervello  a questi ciarlatani, permettendogli di manipolarlo a piacimento . 

E 'davvero un fatto terrificante della storia moderna, che questi ciarlatani abbiano infestato il mondo con il faso mantra della 'malattia del cervello', e anche i nostri governi apparentemente democratici hanno dato loro la licenza di entrare nel cervello vivente di ogni cittadino nella società con la forza, con la scusa di  'individuare la malattia del cervello' di quella persona, senza mai nemmeno averlo esaminato una sola volta. Qualcuno, qualche psichiatra o assistente ha detto  che quando vedono i loro pazienti contorcersi sotto le loro mani, gridare e implorare di non essere violentati con le siringhe non è l'essere umano cha sta parlando ma la sua 'malattia'. E questa è una  tragedia. 
Gli addetti in psichiatria  con violenza tirano giù i jeans alle femmine adolescenti per ottenere l'accesso alla pelle nuda, dove una iniezione forzata sta per essere 'amministrata'. Ci sono  poche  persone nei reparti psichiatrici che danno problemi  la notte, il giorno è pieno di ricordi recenti di rumori di  vestiti strappati di dosso agli estranei e urla di terrore che implorano loro di smettere. La contenzione chimica non è una procedura medica. E' una  violenza. Essa non può essere riformata, deve essere abolita.