Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

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martedì 22 agosto 2017

Gestire la psicosi senza usare farmaci

Il pluripremiato ricercatore e psichiatra Tim Calton esamina studi che dimostrano come la psicosi può essere gestita senza farmaci. Egli sostiene che tali approcci non farmacologici non possono  più essere ignorati.



Più di duecento anni fa, la psichiatria medica ha piantato il suo standard all'interno del regno dell'esperienza umana della 'follia',  diventando rapidamente il paradigma dominante. Altri modi di comprensione del disagio mentale sono stati soffocati o ritirati ai margini. Il successo della psichiatria nel creare e diffondere la conoscenza di quelle forme di vita che vengono descritte come 'follia', 'psicosi', o 'schizofrenia', diventa subito evidente quando vennero rivelate le linee guida per il trattamento delle persone con diagnosi di schizofrenia del primo National Institute for Clinical Excellence (NICE) .

Tale documento, una sinossi della cosiddetta 'best practice' nel trattamento clinico della 'schizofrenia' all'interno del NHS (Ministero della salute britannico ndt), afferma chiaramente che i farmaci antipsicotici sono necessari nel trattamento di un episodio acuto (National Institute for Clinical Excellence, 2002), con un mandato non esteso a interventi psicosociali.

Il mese scorso abbiamo avuto le linee guida aggiornate (National Institute for Clinical Excellence, 2009). Sembrano più equilibrate (affermando che la psicoterapia cognitivo-comportamentale dovrebbe essere offerta a fianco dei farmaci), anche se importanti accentuazioni semantiche rimangono (come ad esempio il fatto che i medici devono solo 'discutere di' terapie alternative, non necessariamente offrirle). L'importanza accordata al farmaco, a scapito di altri modi di intendere e di aiutare quelli con disagio mentale, riflette la tendenza della psichiatria medica di vedere gli aspetti del vasto e complesso regno dell'esperienza umana come semplici malattie.

 Sebbene le linee guida NICE posseggono un imprimatur politico forte che riflette la profonda tradizione, estremamente ristretta della ricerca biomedica nella follia, ci hanno convinto che l'unico modo per 'stare meglio' e 'stare bene' è quello di assumere farmaci antipsicotici, per tutta la vita se necessario.

La domanda rimane, tuttavia, se sia possibile aiutare le persone in 'psicosi' senza ricorrere ai farmaci antipsicotici. Tale questione potrebbe provocare una serie di risposte immediate e urgenti a seconda del contesto socio-politico, la storia di vita ed esperienza. Un modo di mediare questa serie di risposte potrebbe essere quello di controllare 'le prove' a sostegno dell'uso di farmaci,  nessun farmaco o il farmaco al minimo per il trattamento della 'psicosi' / 'schizofrenia'.

Vi è certamente una ricchezza di testimonianze storiche a sostegno di  un approccio non medico  della follia che vanno da Geel, in Belgio, la città dove il 'folle' ha vissuto con le famiglie locali, che ricevevano un sostegno e le cure che hanno permesso di vivere bene nel mondo 'normale'  nonostante la sofferenza emotiva  ad alcuni esperti (Goldstein, 2003), per il cosiddetto trattamento morale sviluppato presso il Ritiro York da William Tuke verso la fine del XVIII secolo a (Digby, 1985), che auspicava la pace, il rispetto e dignità in tutti le relazioni, e sottolineava l'importanza di mantenere le usuali attività sociali, lavorative e l'esercizio fisico. Questi approcci, predicati come fossero impegni delicati con i capricci dell'esperienza umana ai limiti, e invocando il rispetto, la dignità, la responsabilità collettiva, e l'enfasi sulle relazioni interpersonali come principi guida, hanno molto da raccontare alla contemporanea psichiatria biomedica.

In epoca moderna, gli approcci non medici che tendono a comprendere la 'psicosi' si sono coalizzati in una tradizione contrapposta alla ortodossia biomedica. La più ricca risorsa di prove all'interno di questa tradizione è quella relativa alle Soteria House, il progetto sviluppato da Loren Mosher e colleghi a San Francisco durante i primi anni 1970 (www.moshersoteria.com ). Qui le persone con diagnosi di schizofrenia potevano vivere in una casa di periferia  con i non-professionisti che trascorrevano del tempo per 'essere' con loro nel tentativo di cercare di assicurare significati condivisi e comprensione della loro esperienza soggettiva.

I farmaci antipsicotici furono emarginati, perché  considerati un ostacolo per il progetto di comprensione dell'altro, ed è stata sempre e solo presa una posizione di scelta consapevole e volontaria. Probabilmente l'aspetto più radicale del progetto Soteria era l'enfasi data alla costruzione di un caso su molti livelli differenti, tra cui il livello scientifico / probatorio. Sottoposti ad un trial randomizzato e controllato rispetto al 'Trattamento Usuale' (TU = ricovero in ospedale e farmaci), con  valutazioni di follow-up a sei settimane e due anni, si è dimostrato almeno efficace quanto il TU con alcuni vantaggi specifici in termini di significativo maggioro miglioramento nel risultato globale psicopatologico e composito, i partecipanti significativamente potevano vivere meglio in modo indipendente, con un numero di riammissioni significativamente inferiore (Bola, 2003). Una  ripetizione in  Svizzera del metodo Soteria ha riportato risultati simili e ha suggerito che questo sistema potrebbe essere realizzato senza alcun costo fiscale maggiore del TU (Ciompi, 1992), mentre una recente revisione sistematica di tutti gli elementi di prova relativi a Soteria hanno confermato entrambe le richieste (Caltanissetta, 2008).

Ulteriori prove a sostegno dell'approccio non medico per aiutare le persone con diagnosi di 'psicosi' / 'schizofrenia' sono emerse dalla Scandinavia e Stati Uniti (Caltanissetta, 2009). Nel primo caso, il cosiddetto trattamento a 'bisogni adattati' è un approccio che pone grande enfasi sui rapporti interpersonali per cercare di afferrarne il significato, ove i farmaci  sono decentrati, considerandoli solo una piccola parte di una pluralità di interventi, è associato a persone che spendono meno tempo in ospedale, sperimentando un minor numero di sintomi 'psicotici', sono più propensi a mantenere un lavoro, e assumere molti meno farmaci antipsicotici. In quest'ultimo caso, la prova da una innovativa serie di progetti di ricerca condotti nel 1970 suggerisce non solo che le persone con diagnosi di 'schizofrenia' sono in grado di recuperare senza l'uso di farmaci antipsicotici quando vengono esposti ad un nutrimento sano e un tollerante ambiente terapeutico, ma anche che i farmaci antipsicotici possono non essere il trattamento di scelta, almeno per certe persone, se l'obiettivo è il miglioramento a lungo termine.

Per concludere, sembra opportuno, date le prove, affermare che l'esperienza umana di 'psicosi' può essere affrontata senza ricorrere all'uso di farmaci antipsicotici. La ricerca citata non sembra essere stata considerata nelle attuali linee guida NICE (presumibilmente a causa del piccolo numero di studi effettuati utilizzando approcci con farmaci minimi o senza), anche se potrebbe essere incorporata nella successiva revisione. Questo dovrebbe accadere perché la mancanza di qualsiasi idea significativa di scelta riguardo alle cure per persone con diagnosi di 'psicosi' / 'schizofrenia' in Gran Bretagna è abbondantemente evidente, uno stato di cose che potrebbero non essere poiù sostenibile dati i recenti pronunciamenti sulle scelte dei pazienti ( DoH, 2008).

Dobbiamo ricordare, onorare e ribadire queste tradizioni alternative di pensiero e di pratica, se vogliamo superare l'egemonia biomedica esistente.


* Tim Calton è uno psichiatra vincitore del premio 2005 del Royal College of Psychiatrists per la ricerca e la Medaglia di Bronzo. Lui è un ricercatore presso l'Istituto di Salute Mentale a Nottingham e docente speciale presso il dipartimento di psicologia della salute presso l'Università di Nottingham.

mercoledì 10 maggio 2017

Credenze insolite e benessere mentale

Ho avuto modo di scrivere più volte come gli psichiatri con i  'trattamenti' psichiatrici peggiorano  e avvelenano i loro 'pazienti' attraverso sostanze neurotossiche spacciate per medicine. 
Ma la psichiatria però non si limita soltanto a questo; tutti i tentativi che mette in atto e che sono stati messi in atto nel passato servono a screditare e invalidare qualunque devianza del pensiero da una presunta norma definita in modo arbitrario, senza considerare che ci possono essere precisi motivi che potrebbero spiegare certi comportamenti e pensieri insoliti. 

Io posso capire che a volte chi sperimenta certi sintomi della cosiddetta 'psicosi' possa essere in preda al terrore e desideroso di vedere tali sintomi cancellati o quanto meno attenuati per alleviare il proprio dolore, tuttavia non è sempre così. 
La psichiatria si spinge a considerare patologica qualunque devianza, anche se vi è un chiaro motivo sottostante, specialmente se le persone 'affette' sono di basso ceto sociale, povere, o fanno parte di una minoranza etnica o culturale. 
Quindi cosa succede? In tal modo il problema che sta alla base dei sentimenti / comportamenti insoliti non viene mai affrontato ma semplicemente rimosso dall'attenzione cosciente. Il problema rimane per un tempo indefinito, pronto a riemergere quando le condizioni lo permetteranno. In tal modo si forma la cronicità della presunta malattia. 

Comunque un nuovo paradigma è possibile, e questo articolo nel finale ci mostra quello che dovrebbe essere la pratica corretta in tali frangenti.



Credenze insolite e benessere mentale

Di Rev. Dr. Steven Epperson
9 Aprile, 2017

Fissò il sole con un occhio per tutto il tempo che poteva sopportare, erigeva oroscopi segreti ed eseguiva innumerevoli esperimenti nel campo delle arti alchemiche. Scrisse oltre un milione di parole nella scrittura filiforme, si sforzò ossessivamente da decifrare codici profetici che predivano la fine del mondo, che credeva fossero nascosti in antiche scritture, e utilizzava una nuova forma di matematica di sua creazione per interpretare il significato esoterico dei testi. Nella sua gioventù, a volte desiderava la morte di suo patrigno e sua madre: in uno scatto di rabbia  minacciò di bruciare la loro casa. A volte avrebbe voluto essere morto. A trent'anni aveva già i capelli grigi, di solito spettinati, che gli cadevano sulle spalle. Rimaneva chiuso nelle sue stanze per giorni interi, incurante della fame. I suoi colleghi  impararono a lasciarlo indisturbato durante i pasti e stargli alla larga.  Lo hanno descritto come silenzioso e alienato, con calze e scarpe di cencio.

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Era convinta di essere stata rapita dagli alieni e che gli avevano impiantato un chip che usavano per monitorare i suoi pensieri e le sue attività. Infastidita da questa invasione della sua privacy, aveva modellato un cappello fatto di carta stagnola che, credeva, avrebbe interrotto il collegamento tra il dispositivo di controllo e gli osservatori alieni. Questa strategia sembrava funzionare; tutto andava bene quando indossava il cappuccio a casa, ma come usciva fuori per strada, tutti la prendevano in giro e le dicevano apertamente che era una pazza. Divenne così sempre più solitaria e ritirata dal mondo.

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Si perdeva in monologhi filosofici e mistici, bizzarri e fantasiosi salti dell'immaginazione. Rozzo, corpulento, con la barba lunga, non eccessivamente pulita ... camminava con un malconcio blocco di appunti  sotto il braccio. Era miseramente povero. Alla domanda su ciò che desiderava, rispondeva quanto appena occorre per sopravvivere in modo che  potesse perseguire la sua ricerca. E il blocco note? Venne riempito con teoremi di matematica, roba mai vista prima. Egli sosteneva che erano arrivati a lui in sogno per intercessione della dea Namagiri che  scrisse le equazioni nella sua lingua.“Un'equazione,” disse, “non ha alcun significato se non esprime un pensiero di Dio.”

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Anche se dipendente da oppio e alcol, e ridotto a vagare per la strada in cerca di cibo, si vestiva come un dandy e  ideava infiniti schemi e piani bizzarri per procurarsi ricchezza e fama. Nel frattempo, anche se difficilmente letto o compreso da nessuno, dedicò energie eroiche per scrivere, sondare i fondamenti della semiotica, la cosmologia, la logica, la matematica e la filosofia generale.

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Credeva nella razionalità e l'interesse di istituti di credito sulla protezione del patrimonio netto, si opponeva fermamente alla regolamentazione dei derivati ​​della negoziazione e dei crediti swap di default , aveva totale fiducia nel potere di auto-correzione del libero mercato e del credito ipotecario.

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Intuendo che era arrivato ad un bivio cruciale nella sua vita e che stava subendo una crisi spirituale, in estate prima di uscire di casa per l'università, iniziò a leggere un libro anticonformista sulle Sacre Scritture e pregò. Più tardi,  descrisse ciò che era accaduto: era come se la parte superiore della sua testa fosse venuta fuori, riempiendosi di quella che sembrava luce calda e una sorta di intelligenza affettiva. Era convinto che il libro dicesse il vero. Sarebbe andato all'università da persona religiosa; credette che un Dio personale aveva ascoltato e risposto alle sue preghiere.


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Credenze insolite? illusioni? reazioni Paranoidi o psicotiche a paure irrazionali e infondate ai transitori, incerti, momenti pieni di stress nella vita? Sappiamo con certezza che tali credenze e azioni sono anormali, insolite, e dannose?

E se dovessimo essere di fronte a uno di questi individui e situazioni, come potremmo rispondere? E se fosse è un membro della famiglia? Imbarazzati perché  è un amico? Chiamiamo il 118? Proviamo a parlare con loro dalle loro credenze? Facciamo appello alla ragione, al buon senso, alla propria storia, portando avanti i nostri valori e le convinzioni? Chiediamo aiuto a squadre di salute mentale? E poi dopo, facciamo cenno con la testa consapevolmente, con simpatia, quando veniamo a sapere che sono stati diagnosticati con una malattia mentale, ricoverati in ospedale, medicati ed eventualmente avviati alla disabilità?

Chi era il tizio  trasandato, alchimista solitario  ossessionato dalla profezia biblica apocalittica? Isaac Newton, successivamente  esaltato  come la figura archetipica dell'avvento dell'era della ragione.

E il mistico a cui in sogno una dea indù suggeriva  equazioni fantastiche? Il suo nome era Srinivasa Ramanujan, il genio indiano i cui contributi straordinari hanno rivoluzionato la matematica del 20° e del 21° secolo.

Il dipendente da oppio, maniaco e  malinconico Dandy  che ossessivamente scrisse tomi filosofici ai fantasmi e al pubblico senza essere compreso? CS Peirce, oggi venerato come uno dei più grandi filosofi del 19 ° e 20 ° secolo.

Il credente convinto nel potere di auto-correzione del libero mercato e della concessione di mutui ipotecari che ha presieduto il crollo dell'economia americana nel 2007-8? Alan Greenspan, ex presidente della Federal Reserve americana.

Il ragazzo fissato con le Scritture strane e goffa esperienza religiosa? Io all'età di diciassette anni.

Chi sono gli illusi? Chi è posseduto dalle credenze insolite? Tali  credenze, se espresse e messe in pratica pubblicamente, effettivamente possono causare il danno maggiore? Credenze e  comportamenti anomali accompagnano sempre azioni ingiustificate e prive di significato? Chi arriva a decidere ciò che è normale o anormale, e in base a che tipo di prove?

Ho pensato molto a queste domande e le loro conseguenze. E 'difficile  per me, in ogni caso, perché quando rallento abbastanza a lungo per considerarli, per aprire realmente il mio cuore e la mente ad altre persone e le loro credenze, si può innescare qualche reale confusione e realizzare quanto spesso, culturalmente, abbiamo distolto lo sguardo, rinviato ed evitato la tragedia e l'isolamento, la perdita e la disperazione, la povertà e l'arroganza. Non c'è da meravigliarsi se non ci sentiamo abbastanza coraggiosi, abbastanza pazienti, o abbastanza sani di mente noi stessi a volte per avere a che fare con tutto questo. E così li respingiamo,   e facciamo uscire questa  domanda della nostra mente, andiamo avanti con la nostra vita, e li consegnamo ai professionisti.

Ma pensiamo a questo: consideriamo gli esempi di credenze insolite che ho condiviso con voi in precedenza. Consideriamo gli indiani Hopi del sud-ovest americano che oggi praticano la danza del Serpente Antelope. Nel loro mondo, è perfettamente accettabile e ragionevole per un individuo ballare con serpenti a sonagli in bocca a volte designati e in contesti rituali a causa di una visione del mondo, un paesaggio e credenze in cui questi serpenti sono visti come messaggeri delle divinità che vivono nelle montagne di San Francisco ad ovest dei villaggi Hopi e che detengono il potere di inviare o trattenere la pioggia.

In virtù di autorità sacerdotale, un prete cattolico romano presiede la transustanziazione degli elementi del pane e del vino nella presenza reale del corpo e del sangue di Cristo. A coloro che credono, che sono cresciuti cattolici, nelle case e nelle famiglie in cui queste attività si svolgono e sono accettate come eminentemente plausibili, tali credenze e rituali hanno un senso. Lo stesso si può dire di Ramanujan, il genio indiano della matematica nella sua casa induista strettamente osservante, non c'era nulla di inverosimile se una dea indù  appariva nei suoi sogni per scrivere teoremi matematici nella sua lingua.

Queste cose hanno un senso per coloro che credono a causa di ciò che gli studenti di religione chiamano “strutture di plausibilità.” Cioè, le credenze e le pratiche hanno senso perché sono insegnati fin dalla nascita in casa, da parte dei genitori, i vicini e le altre autorità di adulti, e sostenuti da chiese, templi, sinagoghe, scritture, la storia, l'inno che si canta, gli edifici religiosi e le burocrazie istituzionali. Le strutture di plausibilità non si limitano alla religione e fino a quelle che qualcuno potrebbe pensare siano credenze irrazionali. Visioni del mondo sono anche conferite e sostenute dalle strutture di plausibilità della formazione universitaria, titoli accademici, ideologie laiche e culture professionali. 
Il libro “Padrone dell'universo” di Alan Greenspan dal punto di vista  del proprio interesse razionale, di de-regolazione e il potere di auto-correzione dei mercati liberi ha reso un eminente senso per lui perché era circondato da persone che hanno condiviso la sua convinzione, e lo hanno salutato come un saggio in economia,  stravedevano per ogni sua parola, fino a quando l'economia è crollata. Poi ha confessato di essere “in difficoltà” e scioccato in uno “stato di incredulità.” La sua struttura di plausibilità si stava sgretolando. Peccato per noi, un  po 'troppo tardi!

Gli psichiatri sovietici, spalleggiati dalla macchina dello Stato, hanno ricoverato  in ospedale con la forza e chimicamente lobotomizzato migliaia di cittadini dissidenti sovietici negli anni '70 e '80, nonostante l'indignazione di molti in Occidente. Perché? A causa della struttura di plausibilità dell'utopia marxista-leninista  e il suo cosiddetto materialismo scientifico. Chiunque dissentiva da questo, dalla logica della storia,  compromettendo la propria felicità, la  carriera e la famiglia, doveva essere pazzo, e in tal modo sono stati diagnosticati da psichiatri compatibili con “paranoia” e qualcosa chiamato “schizofrenia lenta,”, sintomi  che comprendevano “deliri di riforma”, “perseveranza”, “progetti per il bene del genere umano”, e “la lotta per la verità.” credenze davvero inusuali! 

Viste dall'esterno, le credenze dei ballerini Hopi  l'Hindu matematico Ramanujan, Alan Greenspan, e i cattolici possono sembrare davvero insoliti. Bill Maher, il critico di fumetti e del sociale, ha detto che un cattolico “ deve essere schizofrenico per  passare la sua vita normalmente per sei giorni alla settimana, e solo il settimo andare in chiesa e credere che quando si beve il vino della comunione uno sta bevendo il sangue di un dio vecchio di  2000 anni" E  mentre i principi e le pratiche unitarie possono sembrare del tutto plausibili, i fondamentalisti cristiani possono vederci un  culto satanico neo-pagano. Martin Luther King Jr.  decise che non poteva essere un Unitario perché siamo “troppo sentimentali per quanto riguarda la natura umana” e che “si era avvicinato al falso ottimismo.”

Ad essere sinceri, vedo poca differenza essenziale tra il Mormone, il Sikh, e l'ortodossa pratica ebraica di indossare indumenti intimi religiosi, gli uomini in turbante, fez e yarmulkes, suore  in hijab, o individui che con carta stagnola si fanno un cappello per impedire i tentativi di leggere i loro pensieri privati ​​e quelli vestiti di tute Brooks Brothers, abiti firmati Boss e Gucci e biancheria intima, che guidano in giro in BMW e mercedes. Ognuno esprime bisogni profondi, valori e credenze supportati da esperienze personali, contesto sociale,  classe economica, e struttura di plausibilità. Ognuno si comporta in modi che si allineano con una visione del mondo che abbraccia ciò  che altri, in linea di principio, evitano. Ciascuno si veste con abiti tipici, al fine di ricordare a se stesso  chi è e il significato  che trova nella vita, quello che temono, quello che accolgono, al fine di affrontare le incertezze, i bisogni, le prove, gli oltraggi, e il piacere di vivere in un mondo complesso.

Posso immaginare che la fede in rapimento alieno potrebbe essere una risposta comprensibile a traumi come visioni  eccessive di Fox News, o di venire spedito in collegi, o di essere  caduti nel giro di uno straniero terrificante con una lunga barba bianca, vestito di un rosso ridicolo che continua a ridere: “ho, ho ho!” più e più volte.

Posso ben immaginare che la paranoia potrebbe essere una risposta comprensibile se fossi stato un giovane uomo, in particolare di colore, di età compresa tra 18 e 30 anni, che, quando fa un passo fuori in strade costellate di telecamere di sorveglianza , sa che può essere visto in modi inimmaginabili da altri, di particolare interesse pregiudizievole per quei poliziotti che continuano a guardarlo mentre corre spaventato.

E a proposito di correre: i neri e gli asiatici, secondo un rapporto dal Regno Unito, e le donne messicane negli Stati Uniti, hanno tutti il ​​50% in più di probabilità di essere diagnosticati come paranoici e schizofrenici di quanto lo siano i bianchi. Se ci si trova in una posizione sociale caratterizzata dalla mancanza di potere e la minaccia di ritorsioni, se sei povero e vivi da solo in un alloggio inferiore alla media, si può essere portati ad immaginare di essere seguiti e oppressi. Essere portati a credere e sperare che si disponga di una soluzione messianica per i problemi del mondo e si possa  un giorno desiderare di incontrare Alan Greenspans (ex presidente della federal reserve ndt), per imparare da lui.

Potete vedere dove cerco di arrivare. Quello che è stato  più importante per me nella storia di Ramanujan, il matematico indiano, è che GH Hardy, un professore di matematica dell'Università di Cambridge, non respinse Ramanujan come un povero demente. Hardy in realtà lesse le lettere non richieste inviate da Ramanujan dall'India piene di fantastiche, equazioni senza precedenti, e  invitò il giovane, autodidatta in costume di Madras in Inghilterra, a Cambridge.

Cioè, lui ascoltava, non ha cercato di discutere con Ramanujan delle sue convinzioni insolite; invece, ha ascoltato, imparato e si è meravigliato. Si è  pazientemente seduto con Ramanujan per giorni e mesi per decifrare e capire il significato dei suoi teoremi. Ha aiutato Ramanujan, il devoto indù, a far fronte al vivere in una città europea strana trovando ingredienti e negozi che avrebbero soddisfatto la sua insolita, dieta strettamente vegetariana, e rintracciare luoghi in cui Ramanujan poteva continuare la sua pratiche rituali e di culto.

Ma poi, forse, c'è  voluto qualcuno come Hardy, un omosessuale non dichiarato, un ateo impegnato, qualcuno che è venuto da una bassa  classe media, per apprezzare e non respingere la storia fantastica di Ramanujan. Erano entrambi outsider in un mondo di alto anglicanesimo, di privilegi aristocratici, e rispettabilità sessuale.

Lasciatemi ripetere questo: Hardy ha accettato la realtà di Ramanujan e lo ha aiutato a convivere con essa.

Un crescente corpo di ricerca e pratica sta dimostrando che il modo più efficace, umano e reciprocamente trasformativa per aiutare qualcuno che ha credenze ed esperienze insolite non è negare, istituzionalizzare o portarli fuori tramite farmaci dalla loro realtà percepita. Piuttosto, è di invitare la persona a parlare delle loro convinzioni ed esperienze, e ascoltare attivamente senza giudicarli o cercare di modificare le loro convinzioni. Scoprire la loro realtà, e poi cercare modi per aiutarli a far fronte in modo più efficace con le cose come le percepiscono.

Fonte: madinamerica.com

mercoledì 8 marzo 2017

Sopravvivere e prosperare dopo una diagnosi di schizofrenia

Ecco un'altra storia di recupero molto bella. Per quanto possibile, cerco di scegliere storie di cui si possa documentare, più che  un buon 'lieto fine' un recupero davvero duraturo. Evito per quanto possibile ad esempio storie con un epilogo  troppo recente.
Ma al di la di questo, queste storie hanno in comune la grande e meravigliosa sensazione di benessere dopo un miglioramento costante da una condizione non ulteriormente sostenibile. Si potrebbe obbiettare che queste storie  in realtà si basano su diagnosi errate, e che queste persone avrebbero recuperato comunque, ma una cosa sembra evidente: continuando il loro trattamento la loro situazione sarebbe senza ombra di dubbio peggiorata sempre di più. 
Come ho avuto modo di dire altre volte, recupero non significa semplicemente assenza di sintomi della 'malattia', quello si ottiene anche con le droghe psichiatriche, il vero recupero comporta il riappropriarsi di tutte le peculiari funzionalità in modo da ottenere una vita attiva, essere in grado come diceva il compianto Abram Hoffer, di pagare le tasse per reddito da lavoro. Mentre al contrario, normalmente chi ha una diagnosi di questo tipo ha davanti a sè una vita grama di basso profilo,  senza nessuna speranza di miglioramento. 
Queste storie invece sono capaci a mio avviso di dare quella speranza anche a quelli che si considerano oramai perduti per sempre, intrappolati in un sistema di diagnosi e trattamento che non fa altro che perpetrare e aggravare le loro condizioni.     



Sopravvivere e prosperare dopo una diagnosi di schizofrenia
Di Margaret Fong
22 gen 2017

La mia vita sembra essere divisa in 'prima' e 'dopo' il punto più cruciale:  un giorno di tarda primavera nel 1994, quando uno psichiatra mi spiegò che, come schizofrenica, probabilmente avrei dovuto assumere farmaci e stare sotto la cura di uno psichiatra per il resto della mia vita.

Ero sotto shock. Pensavo che gli schizofrenici fossero alcolisti o tossicodipendenti o persone senza fissa dimora. Non qualcuno che lavora come analista nel settore petrolifero e del gas. Non io: onorata studentessa  per la maggior parte della mia vita, e vincitrice di un premio per il miglior rendimento scolastico,  laureata in Finanza presso l'Università di Calgary nel 1980. Non ho mai preso droghe ricreative e raramente ho bevuto alcol. Ero fondamentalmente una figlia di immigrati che si sforzava di ottenere risultati oltre le aspettative.

Eppure non potevo negare di avere perso il contatto con la realtà nel corso dell'ultimo anno di scuola e l'anno precedente. Alle prese con un matrimonio in crisi ed eventuale divorzio,  avevo cercato aiuto nella psicoterapia per oltre sei anni, lottando con la mia ansia e le incessanti crisi di pianto. Ho fatto appuntamenti di consulenza privati, sessioni di terapia di gruppo e un ritiro di terapia di gruppo in alloggio residenziale. Gli psicoterapeuti mi hanno etichettata  "co-dipendente," e anche se non ho avuto problemi di alcol o di droga, hanno ossessivamente cercato di etichettarmi come avente problemi di dipendenza. Sono cresciuta sempre più frustrata con la mia resistenza ad ammettere di essere stata abusata da piccola e che il trattamento che ho ricevuto nella mia famiglia di origine fosse la fonte di tutti i miei problemi.

Nonostante i diversi antidepressivi che il mio medico mi aveva prescritto stavo sempre peggio. Infine caddi in uno stato psicotico che durò abbastanza a lungo e di tale gravità da venire diagnosticata come schizofrenica. Nel luglio dell'anno precedente avevo la consapevolezza di essere guardata. Mi convinsi subito che il mio telefono era sotto  controllo. Lo dissi a mio fratello, e il suo consiglio fu di andare a parlare con il mio psicoterapeuta. Lo accontentai. Nonostante la mia crescente ossessione per considerarlo responsabile del monitoraggio delle conversazioni sul mio cellulare, lo psicoterapeuta mi fece parlare dei dettagli della mia infanzia e di come ero  relazionata  con i miei genitori e fratelli.

Il mio comportamento diventò ancora più bizzarro. Iniziai a seguire gli uomini nel cuore della città perché credevo mi stessero spiando, iniziai a visitare gli uffici legali per vedere se avrei riconosciuto qualche cospiratore. Incominciai a dubitare delle persone vicine che viaggiavano sullo stesso bus per andare al  lavoro che potrebbero essere coinvolti. Quando condividevo le mie preoccupazioni con gli amici e la famiglia, la loro solita risposta allarmata era: "Vai ancora a farti visitare da quella bella signora?" Tuttavia, la psicoterapeuta non era interessata nei miei pensieri distorti, voleva solo portare  portare la discussione sulla mia infanzia.

Le cose raggiunsero un punto critico  quando invitai più di una mezza dozzina di manager della mai ditta (una grande compagnia petrolifera e del gas) ad un incontro privato in un bar locale perché sospettavo che vi fosse  una cospirazione per far cadere l'azienda. Anche se ero in uno stato di psicosi, apparsi convincente e coerente. tanto che i manager invitarono altri responsabili a questo incontro.

Tuttavia, mia sorella decise che la famiglia aveva bisogno di un secondo parere e organizzò un incontro con uno psicologo, che per caso era anche il direttore della gestione delle crisi di un ospedale di Calgary. Lui, a sua volta, scelse uno psichiatra per verificare la sua analisi e mi dette da assumere antipsicotici. Questo richiese un po' di tempo e pertanto fui posta in congedo medico dal lavoro e non mi fu permesso di tornare al lavoro dopo il mio ritorno. In qualche modo, attraverso la stordimento degli antipsicotici (Orap e poi Risperdal), riuscii a trovare una posizione a contratto e quindi un nuovo lavoro permanente. Lo psichiatra mise in dubbio la diagnosi originale e decise che forse ero solo incline a episodi psicotici sotto stress.

Lo psicologo non fu d'accordo per via della durata della mia psicosi, e mantenne la diagnosi iniziale di schizofrenia. Ero disperata perché volevo cercare di smettere i farmaci. Stavano consumando ogni fonte di forza di volontà necessaria per lavorare e per vivere. Ero una tale zombie che mi toccava bere grandi quantità di caffè per stare in piedi tutto il giorno, e poi non riuscivo a dormire la notte a causa della caffeina. A quel punto ero sotto la cura del mio medico regolare e decidemmo di seguire la raccomandazione dello psichiatra di provare a stare senza farmaci  dopo un periodo di graduale riduzione.

Subito dopo la sospensione del farmaco,  entrai in un negozio di alimenti biologici per avere un aiuto per gli effetti di astinenza. Il mio aspetto fisico era dimagrito in modo sostanziale, il bianco degli occhi era diventato giallo ed ebbi il peggior caso di acne della mia vita. Il commesso tirò giù una mezza dozzina di scatole di pillole dallo scaffale e non sapevo quale acquistare. Decise allora  di mandarmi dal suo medico olistico, un erborista, che mi consigliò di scoprire quale fosse la causa principale del problema, e non di concentrarmi sui sintomi evidenti che mostravo sul mio viso.

Non dissi all'erborista che avevo appena smesso gli antipsicotici o che ero schizofrenica. Gli dissi però che volevo  stare meglio. Entro sei mesi mi sentivo meglio di quanto ero mai stata in sei anni di psicoterapia e antidepressivi. Un giorno mi sono  svegliata e mi sono resa conto che le crisi di pianto apparentemente senza fine erano terminate. Per la prima volta da quando avevo iniziato a cercare  aiuto, ho sentito che avevo davvero trovato sollievo nel trattare le mie emozioni dolorose.

Il mio erborista elaborò un piano di recupero individualizzato in base a vari indicatori fisici che avrebbe ricontrollato  ad ogni visita. In principio, si concentrò sul disintossicare il fegato e migliorare la mia qualità del sonno, la mia digestione e la salute del mio sistema di eliminazione. Può apparire come un modo indiretto e tortuoso di guarire la malattia mentale, ma la nebbia nel mio cervello si diradò. O forse era dovuto alla mancanza di farmaci che non potevano più impedire il mio recupero? 
Non sono sicura, ma sono riuscita a tenermi il mio lavoro di analista di petrolio e di gas mentre lentamente e sicuramente rafforzavo la mia salute fisica a livello sottile.

Anche se non avevo più alcun segno esteriore di psicosi, dovevo ora affrontare il fatto che ero stata diagnosticata schizofrenica; la cosa che ha dimostrato essere più difficile da recuperare. Ero così solitaria e pieno di vergogna. Ogni volta che leggevo un articolo di giornale su un assassino di massa considerato schizofrenico,  potevo scoppiare in lacrime chiedendomi se sarei potuta mai diventare così pericolosa. Anche se ho sentito che avevo fatto enormi miglioramenti con il mio erborista e priva di antipsicotici, mi sentivo ancora come un essere umano danneggiato, come se ci fosse qualcosa di sbagliato in me.

Pensavo di aver raggiunto un equilibrio con l'erborista, intervallata a lavorare con un agopuntore, ripulendo i blocchi energetici per un tempo prolungato. Ho anche sperimentato  la terapia di massaggio, Qi Gong, e un medico omeopatico. Tutto questo ha avuto un effetto positivo e sembrava meno costoso rispetto ai tradizionali trattamenti per la malattia mentale che avevo provato. Sono arrivata ad apprezzare veramente e rispettare la saggezza che tutti questi guaritori olistici possedevano per quanto riguarda gli effetti dello stress e delle emozioni sul corpo. Tutti avevano il loro modo di aiutare i processi di guarigione naturali del corpo di guarire se stesso. Con il loro calore, l'immediatezza e la praticità hanno anche fatto appello alla mia personalità. Tuttavia, ero ancora ossessionata dalla diagnosi di schizofrenia.

Nel 2003 lasciai il mio lavoro  per giocare in borsa - una cosa che non consiglierei a chiunque. Tuttavia, mi ha dato l'opportunità di concentrarmi sulla meditazione. Quando iniziai una seria pratica di meditazione con sessioni di gruppo quasi quotidianamente con il mio maestro, finalmente sentii di guarire dal trauma di essere diagnosticata schizofrenica. Smisi di vedere tutti gli altri operatori olistici. La meditazione è qualcosa che potevo fare da sola per aiutare me stessa tanto quanto avrei voluto, senza il costo aggiunto di uno specialista esterno. Ho amato la sensazione di controllo.

I benefici della meditazione sono così sottili che ci sono state molte volte che ho messo in discussione perché passavo così tanto tempo a farla. Tuttavia, negli anni successivi ho continuato a notare che il Natale stava diventando un periodo più felice, più calmo e più pacifico. Nel corso degli anni mi sono meravigliata di quanto me la cavassi meglio in situazioni avverse rispetto al passato. Prima della diagnosi, avevo trovato così difficile cambiare la mia personalità attraverso la lettura di libri di auto-aiuto, frequentando corsi di auto-sviluppo e  parteciparee a sedute di psicoterapia, ed ora tutto era diventato naturale con la meditazione.

Sono rimasta sconvolta e impreparata di quanta incredulità, opposizione, e gelosia  ho incontrato con la mia storia di recupero. Ho ingenuamente pensato che tutti sarebbero stati felici per me di sapere che avevo recuperato senza farmaci. Tuttavia, non solo avevo lo stigma di una diagnosi di schizofrenia, ma anche quello  supplementare di non prendere farmaci. Ci è stato insegnato dalle case farmaceutiche che qualsiasi  schizofrenico senza farmaci è pericoloso. Beh, credo che qualsiasi schizofrenico sul farmaco è una bomba ambulante, perché ogni volta che possono smettere di prendere le loro medicine - in segreto, per disperazione -  tutte quelle emozioni e pensieri repressi sarebbero  esplosi in una rabbia incontrollabile con tempismo imprevedibile. Io non sono un medico, ma il rilascio di emozioni profondamente sepolte è stato un obiettivo comune da realizzare con i miei guaritori olistici.

Ho sempre voluto rendere pubblica la mia storia da quando ho iniziato a ricevere aiuto in modo così drammatico per via olistica, ma mi sono sempre tirata indietro. Non è stato fino a quando sono salita su un aereo a Boston per incontrare altri sopravvissuti psichiatrici presso il Mad in America Film Festival nel 2014, dove  ho trovato la comunità e il forum. Dopo il mio ritorno, ho chiesto l'aiuto di un guaritore olistico, qualcuno che aveva fatto l'apprendistato con il mio erborista originale, per aiutarmi a raccogliere il coraggio di cui avevo bisogno. La pubblicazione di questa storia pone fine alla vergogna e il segreto di quella parte della mia vita.

Sì, nel corso degli anni, ho sofferto un sacco di dolore emotivo, ma sono cresciuta in compassione e saggezza. Sono più fiduciosa, più felice e ho più amici di quanto avessi mai pensato che si possa immaginare. C'è una forza interiore in me che non ho mai avuto quando ero più giovane, e la ciliegina sulla torta è che sto godendo di una relazione con un uomo molto piacevole da oltre un anno.

Quando prendevo antipsicotici, mi sentivo scollegata, emotivamente stordita e travolta rispetto a quando ero in uno stato psicotico. In un certo senso, li ho lasciati con facilità come se non li avessi presi  per molto tempo. Si sente di persone che soffrono problemi di astinenza prolungata che realmente guadagnano la nostra compassione, o quelli con cervello permanentemente danneggiato dal prolungato consumo di droghe psichiatriche e ECT, che non si rendono nemmeno conto del danno. Anche loro sono fortunati rispetto a quelle povere anime che hanno commesso violenza verso se stessi o gli altri. Non a causa della loro storia di malattia mentale, ma a causa della loro storia di uso di droghe psichiatriche.

Fonte: madinamerica.com

mercoledì 8 febbraio 2017

Soteria in Ungheria

E mentre qui da noi migliaia di persone pendono letteralmente dalle labbra dei vari esimii Prof. delle scuole ortodosse di psichiatria, comprese associazioni che sulla carta dovrebbero almeno essere dalla parte dei 'pazienti', da altre parti del mondo c'è chi si impegna a far funzionare qualcosa di nettamente diverso, sicuramente migliore e infinitamente meno traumatico dell'approccio ufficiale per affrontare i problemi di tipo mentale. 
Questi 'ragazzi' si sono guardati intorno chiedendosi se si poteva fare diversamente, magari dopo avere sperimentato da parte di alcuni di loro cosa significa essere trattati per problemi mentali oggi dalle istituzioni preposte. 
Si sono informati tramite internet e sono venuti a conoscenza di metodi già sperimentati con successo nel mondo. Uno di questi , forse il primo che è stato ideato è il progetto Soteria. Rimando al mio articolo precedente per conoscere più informazioni al riguardo, qui mi preme invece mostrare come questa idea è stata ripresa per venire applicata con successo in un altro paese da delle persone comuni che hanno creduto nell'efficacia del metodo. Purtroppo come già era successo a Mosher, lo psichiatra inventore di Soteria, i soldi delle sovvenzioni finiscono inesorabilmente e i contributi statali continuano invece a foraggiare l'industria farmaceutica e tutti i vari addetti professionisti della salute mentale. Un costo che per la collettività risulterà più oneroso della soluzione più semplice ideata da Mosher. 

Sono stato un poco ingiusto all'inizio; in realtà qui da noi, terra dei vari Basaglia, Antonucci, Fava ecc. gente di levatura non indifferente, esiste qualcuno che ha provato ad andare contro corrente ma sempre tra i professionisti. Mi riferisco allo psichiatra pugliese Mariano Lo Iacono che ha sviluppato un metodo chiamato "metodo alla salute" che pare abbia risultati eccellenti senza usare quei veleni chimici chiamati psicofarmaci. 
Quello che voglio dire, è che niente è mai venuto fuori dagli utenti, da quelli che dovrebbero avere maggiore voce in capitolo. Non sto parlando qui dei gruppi antipsichiatrici organizzati, né di quelli dei sopravvissuti. Parlo di persone comuni come quegli ungheresi che si sono costruiti il loro 'ricovero' perché erano probabilmente stanchi di subire le umiliazioni e le prepotenze dalle istituzioni. 

Durante la mia frequentazione in passato di gruppi virtuali per utenti psichiatrici e poi come organizzatore di gruppi di utenti si è prospettata più volte questa necessità da parte di alcuni. Ma con grande rammarico ho potuto appurare che il problema più grande, il maggiore ostacolo non sono le istituzioni ma noi stessi, la nostra divisione interna tra i 'ribelli' e gli utenti 'soddisfatti' del loro trattamento perché gli è stato fatto un tale lavaggio del cervello che considerano giusto e sacrosanto essere trattati da sub-umani. Questi purtroppo sono la maggioranza, come la maggioranza delle persone comuni è convinta della bontà e la correttezza dell'operato della psichiatria... finché qualcosa non gli accade personalmente. 

Ecco qui cosa hanno combinato i colleghi Ungheresi. Spero che possa essere di ispirazione per qualcuno che abbia voglia di riproporre qualcosa del genere anche qui da noi. A questo proposito io sono disponibile per aiutare (tranne economicamente :-) chi abbia il desiderio di realizzare una cosa del genere.


Un reparto chiuso visto da dentro



Shelter Soteria

La natura innovativa di questo programma sta nel dare l'idea che la vita potrebbe essere migliore se ci trattiamo l'un l'altro in un modo migliore.

L'obiettivo del Programma Shelter Soteria è quello di mantenere una casa temporanea in cui le persone in stati estremi possono vivere indisturbati, con la possibilità di smaltire la loro crisi senza farmaci. Il nostro programma è unico in Ungheria non è né un ospedale, né un istituto medico, ma una casa amorevole e amichevole. Il nostro obiettivo è quello di offrire un'alternativa al sistema di assistenza psichiatrica statale, fornendo riparo fisico ed emotivo per coloro che sono alle prese con una crisi esistenziale.

Ho scoperto che la malattia mentale è una cattiva metafora: o abbiamo una malattia del cervello o abbiamo problemi nella vita. Tutte le varie diagnosi nel DSM cercano di descrivere modi in cui reagire ai nostri traumi. Ma ognuno è immensamente diverso e unico, quindi non c'è alcuna utilità nel diagnosticare qualcuno - è dannoso, alienante, traumatizzante e degradante. Mi sono reso conto che non c'è 'noi e loro', c'è solo 'noi', in modo che nessuno deve guardare dall'alto in basso qualcuno. E se non sappiamo cosa fare è meglio non fare nulla.

Informazioni sul programma Shelter Soteria 

Consideriamo la crisi come una condizione da cui non bisogna fuggire ma piuttosto come una possibilità di rinascita: un cambiamento straziante e ineludibile. Noi crediamo che se non facciamo nulla di male, nella crisi non c'è solo pericolo, ma un'opportunità. Coloro che hanno perso il contatto con la realtà di consenso - a coloro che soffrono di dolore, paura e disperazione, degli orrori e la stanchezza dei propri traumi - viene offerta la possibilità di vivere e riposare in un luogo sicuro con il proprio ritmo, con autonomia, senza pressione o coercizione.

I residenti sono assistiti e aiutati dai volontari, dal capo della casa di accoglienza e dai supervisori. Noi non "trattiamo" qualcuno o costringiamo nessuno a fare nulla. Stiamo insieme, al fine di aiutare le persone in crisi attraverso la nostra presenza. Il nostro motto è etico: ". Può succedere anche a te" Questo cambiamento di aspetto pone il nostro pensiero in una nuova luce: se dovessimo finire nei guai? Come ci sentiremmo? Chi o che cosa sarebbe un bene per noi? Alcuni volontari già hanno avuto a che fare con problemi di salute mentale in passato e potrebbero averne in futuro. Come chiunque altro, perché siamo esseri umani.
Il metodo Soteria è stato testato in conformitā delle norme e dei principi di severi esami clinici ( Mosher, Menn, Matthews, 1975 ; Mosher, Menn, 1978 ; paglia, 1982 ; Kiesler, 1982 ; Mosher, Vallone, 1992 ; Ciompi, Dauwalder , Maier, Aebi, Trütsch, Kupper, Rutishauser 1992 ; Mosher, Vallone, Menn, 1995 ; Mosher 1996 ; Mosher 1999 ; Mosher 2001 ; Bola, Mosher 2002 ; Bola, Mosher 2003 ; Ciompi, Hoffmann 2004 , Calton, Ferriter, Huband e Spandler 2008 , etc.) e si è rivelato essere più economico e più efficace del trattamento tradizionale psichiatrico. E per coronare il tutto, è più umano.
[...]
Dopo la raccolta di fondi per il primo anno, all'inizio del 2012 abbiamo trovato una casa con i giusti parametri in una zona periferica nei pressi di Budapest. The Shelter ( ' Menedék ' come lo chiamiamo in ungherese) era una casa temporanea per un massimo di cinque persone contemporaneamente. Ogni residente aveva la propria camera, e c'era una grande sala per la vita comunitaria. Durante il periodo di due anni, che è stata aperta ha fornito rifugio a un totale di nove persone. Ci sono stati i residenti che hanno vissuto nel rifugio per due settimane, e altri che hanno soggiornato per un anno e mezzo. Il modello di business è il seguente: tutti i residenti hanno dovuto pagare un canone mensile di noleggio, precedentemente concordato che potrebbe essere una quantità molto piccola, a seconda delle circostanze. Anche l'importo massimo era di circa un terzo del prezzo effettivo di mercato di affittare una stanza. Il cibo e le altre spese sono state finanziate dal programma.

Durante il periodo di funzionamento abbiamo avuto circa 25 volontari attivi. Abbiamo avuto incontri settimanali presso la casa con tutti i residenti e i volontari. Gli incontri sono stati condotti dal capo casa e i verbali sono stati inviati alla nostra mailing list, a disposizione di tutti nella nostra comunità.
Quando qualcuno era in crisi, abbiamo organizzato una presenza di 24 ore alla Camera. Abbiamo organizzato escursioni, feste per Natale e Capodanno, grigliate, vendite, laboratori artigianali, feste di compleanno, ecc. E'stata ' una comunità vivente' per definizione. Noi, i volontari, abbiamo dovuto imparare che non siamo li per servire, né per dettare; non siamo né inferiori né superiori. Siamo nella casa solo per essere presenti. Essere là. Essere disponibili. La mentalità più desiderabile è stata quella di nessun desiderio: abbiamo fatto uno sforzo cosciente di "non volere" qualcosa dai nostri residenti - nemmeno per loro per farli stare meglio. L'obiettivo era quello di fornire un ambiente completamente privo di tutte le richieste esterne .

Il successo è stato che i residenti potevano vivere per la prima volta liberi dallo stigma delle malattie psichiatriche. I volontari li hanno trattati come persone, in modo da poter togliere le maschere della malattia.

Il programma Soteria Shelter è un'iniziativa civile senza alcun finanziamento governativo. Essa intende essere autosufficiente, in modo tale da mantenere se stessa con il sostegno di organizzazioni non governative con quote di partecipazione, come avviene da programmi simili in tutto il mondo. Nel progetto noi siamo coinvolti come volontari. Anche se tutti noi siamo uniti alla comunità e trascorriamo del tempo con le persone che sono nel bisogno, abbiamo anche a che fare con la raccolta di fondi e la comunicazione. Abbiamo organizzato e co-organizziamo eventi diversi, seminari, workshop e conferenze, e siamo sempre alla ricerca di borse di studio per il progetto.
[...]
Fino a quando siamo in grado di aprire una nuova casa, ci sono in corso servizi mobili gratuiti per le persone o le famiglie in crisi. Questo è il cosiddetto "Minishelter" ( "Minimenedék"), istituito nel 2015. I volontari visitano le persone nelle loro case. Se qualcuno ha paura o non vuole essere solo, offriamo la nostra assistenza per la persona che ha bisogno, una o due volte alla settimana; regolarmente o occasionalmente. I volontari di Minishelter partecipano a conversazioni preparatorie e gruppi, e sono monitorati una volta ogni due settimane da un professionista. 

Fonte: madinamerica.com

lunedì 6 febbraio 2017

Soteria: una valida alternativa alla psichiatria



Anche tra gli psichiatri esistono delle 'mosche bianche', uomini che hanno capito il danno che infliggono se seguono il paradigma corrente sul corretto 'trattamento' dei cosiddetti malati di mente a base di sostanze tossiche chiamate in modo improprio 'medicinali'.  Uno di questi è stato lo psichiatra Loren Mosher (1933-2004). Famosa è la sua lettera di dimissioni dall'APA (Associazione degli psichiatri americana) in cui si rammaricava della brutta china che aveva preso la psichiatria, collusa e in combutta con le aziende farmaceutiche. 
Uomini di tale levatura morale ne esistono sempre meno oggi, specialmente chi ha scelto una professione che ha una certa responsabilità e un impatto non indifferente sulla vita delle persone. 
Mosher organizzò un sistema di cura rivoluzionario per le persone in crisi emotiva, basato unicamente sull'accoglienza, il rispetto e il dialogo in luoghi diametralmente opposti agli ospedali che al contrario opprimono e violentano le persone ivi ricoverate anche con la forza. 
Erano normali case abitative plurifamiliari chiamate Soteria, dove non vi lavoravano  'addetti' professionisti della salute mentale, psichiatri, psicologi e infermieri  ma solo persone 'esperte loro malgrado' per via del loro vissuto di ex utenti della salute mentale. Gli 'utenti' venivano accolti come in un una sorta di nuova famiglia e cosa fondamentale non si davano psicofarmaci, solo in casi di reale necessità (es. per  evitare crisi di astinenza). 
Per farla breve, Mosher ottenne in tal modo, come d'altronde era prevedibile,  un risultato assai migliore di quello dei ricoveri tradizionali, con un numero ridotto di 'recidivi' e soprattutto una spesa molto più contenuta, basti pensare che per esempio per l'ultimo mio ricovero lo stato avrebbe risparmiato il 50% mandandomi a soggiornare in un resort a 4 stelle!

Tali risultati positivi  stavano mettendo in pericolo soprattutto il commercio dei miracolosi farmaci psichiatrici, tanto che alla fine trovarono il modo di bloccargli i finanziamenti, con conseguente chiusura delle case.   
Questo articolo è tratto da un sito che promuove l'idea di Mosher e che sta avendo repliche in più parti del mondo. 
 Grazie a queste e altre idee alternative, auspico che si arrivi presto ad una trasformazione radicale del 'trattamento' dei cosiddetti malati di mente e che l'attuale paradigma faccia la fine che merita: riposto definitivamente tra gli orrori della storia.  

Un reparto chiuso  visto da fuori


Due punti di vista alternativi: psicofarmaci e crisi


I. Uso di psicofarmaci:

I materiali presenti su questo sito chiariscono alcuni dei nostri punti di vista sull'uso eccessivo e improprio dei farmaci psicotropi, in particolare i cosiddetti "neurolettici" o "anti-psicotici". Questi farmaci, anche i nuovi cosiddetti "atipici", hanno gravi effetti collaterali e tossicità associati al loro uso. Alcuni dei loro effetti tossici rendono in pericolo di vita (sindrome neurolettica maligna), mentre altri, come la discinesia tardiva e la demenza tardiva di solito sono esteticamente deturpanti, irreversibili e danno luogo ad una grave diminuzione del funzionamento complessivo. Numerose altre forme di tossicità, sia fisiche che cognitive, sono associate al loro uso a breve e lungo termine. Quindi, se possibile, sembra prudente evitare o minimizzare (a breve termine, a basso dosaggio) il loro uso.

Dall'esperienza  accumulata con i recenti antidepressivi (il Prozac è il più conosciuto, ma ce ne sono un certo numero di altri) sono emersi alcuni fatti importanti:

Sono solo un po 'più efficaci del placebo ("pillole di zucchero").
Provocano, in una certa percentuale di casi, una forma molto inquietante di agitazione chiamata "acatisia", che può sfociare in comportamenti violenti (suicidalità o omicidialità), soprattutto se associati ad un altro dei loro effetti, "disinibizione", o indifferenza emotiva.
Questi farmaci possono anche causare psicosi e / o manie abbastanza gravi da provocare l'ospedalizzazione psichiatrica.
Sono tutti associati ai problemi di sospensione (vedi sotto) che sono molto più comuni e gravi di quanto non sia generalmente riconosciuto.
Così, le grandi aspettative iniziali su questi "meravigliosi" anti-depressivi (come ampiamente annunciato dai loro creatori) sono esagerate. Questi problemi con gli anti-depressivi dovrebbero essere presi nel contesto del fatto che ci sono numerosi studi che indicano che diversi tipi di psicoterapia sono, più efficaci, e con un minor numero di recidive.

Purtroppo, molti psichiatri ritengono che i farmaci sono l'unica reale terapia per le "maggiori malattie mentali" e che hanno migliorato i risultati a lungo termine dei pazienti trattati con loro. Molti studi dimostrano invece che queste due convinzioni sono davvero miti. In effetti, gli esiti a lungo termine, sociali, professionali e i sintomi di persone etichettate come aventi "schizofrenia" sono probabilmente peggiori di prima dell'avvento dei  farmaci anti-psicotici. Tuttavia, poiché non rientra nel sistema di credenze attualmente di moda,  a questa ricerca è dato poco credito ed è scoraggiata dalle fonti di finanziamento e dagli editori di giornali. Inoltre, il 70-80% delle persone che assumono farmaci anti-depressivi riportano di stare vivendo una vita insoddisfacente. Il tasso dei suicidi non è diminuito dopo l'avvento di questi farmaci (anzi è aumentato ndt).

Inoltre, è oggi pratica comune (e, a mio parere, discutibile) dare a molti pazienti un "cocktail" di una combinazione di diversi tipi di farmaci per cercare di trattare i vari tipi di sintomi che un singolo paziente può presentare indipendente dal suo problema reale. Quindi, in psichiatra tendono a "coprire tutte le basi" con i loro regimi di farmaci. Questa pratica non è mai stata sottoposta a studi clinici e non esiste alcuna  prova scientifica che i cocktail di farmaci producono risultati migliori nel trattamento dei sintomi psicotici. Ogni farmaco aggiuntivo ha una propria serie di effetti avversi, tossicità e interazioni con altri farmaci che provocano il ricorso ad un numero sempre maggiore di farmaci con tutti i possibili problemi correlati.

Oltre ai loro effetti indesiderati a breve e a lungo termine,  tutti i farmaci psichiatrici hanno reazioni da sospensione a causa dei cambiamenti che provocano nel cervello. Queste reazioni variano come  tempo di insorgenza, gravità e tipo di sintomi riscontrati. C'è anche grande variabilità inter-individuale, secondo quando e come viene vissuto il ritiro. Come regola, più a lungo un farmaco è stata preso e maggiore è la dose più gravi sarà la reazione  da sospensione.

Non bisogna sospendere il farmaco/i improvvisamente o ridurre la dose in fretta, perché questo di solito aumenta la probabilità di sviluppare gravi reazioni da sospensione. La riduzione della dose e la sospensione dovrebbe sempre essere fatte lentamente, mentre si è in contatto con un medico premuroso e competente, non necessariamente uno psichiatra. Si deve essere consapevoli che è generalmente considerato abusivo per un medico fare prescrizioni (questo include anche un piano di sospensione) per i pazienti che non sono di sua 'competenza'. Quindi, siccome io non sono il vostro medico non sono in grado di dare consigli specifici su cosa fare   se si vuole dismettere i farmaci  o vi viene chiesto di prendere in considerazione questa eventualità.

Io consiglio di trovare un medico che vi piace, di fiducia e con cui si possa formare una relazione collaborativa per discutere le vostre preoccupazioni e desideri. E' responsabilità del medico  fornire le informazioni necessarie per prendere una decisione informata ed essere molto attenti alle informazioni derivanti dalle case farmaceutiche, in particolare sul loro ultimo prodotto "innovativo".

Un elenco abbastanza completo di reazioni da sospensione potenziale da neurolettici, così come un programma di ritiro prudente da realizzare in collaborazione con il medico, sono discussi in "Il tuo farmaco può essere il tuo problema: come e perché smettere di prendere psicofarmaci," di Peter Breggin e David Cohen (Perseo Libri, 2000).

Il mio pensiero sugli psicofarmaci (in particolare i cosiddetti "anti-psicotici") è che dovrebbero essere evitati, se possibile. Il mio approccio vuol essere il primo a sviluppare i rapporti con le persone interessate e stabilire un sicuro e protettivo contesto sociale, preferibilmente in un residence. Poi vorrei adottare un approccio terapeutico edificante  con la famiglia se possibile - sulla base di sviluppare una comprensione comune, e trovare significato nelle varie situazioni. Questo è facile da dire ma difficile da fare nel contesto di gestione delle cure, e i professionisti della salute mentale spesso mancano di formazione di base e capacità di ascolto.

Inoltre, la mancanza di squadre mobili non coercitive per le crisi, le comunità prive di sicuri posti residenziali (come Soteria House) e reti di sostegno coinvolte - ognuna delle quali può sdrammatizzare una crisi - rende il processo ancora più difficile. Se per qualche ragione gli psicofarmaci sono necessari e concordati da tutte le parti, vi consiglio di iniziare con il dosaggio più basso possibile e usare il farmaco meno tossico per il più breve periodo di tempo necessario per affrontare uno specifico comportamento.

La ragione più comune che ho trovato necessaria per usare farmaci è stato quando non è stato possibile mettere insieme personale a sufficienza per garantire la sicurezza di tutti. Purtroppo, le mie opinioni non sono ampiamente condivise dai miei colleghi psichiatri o le società farmaceutiche.
Vi è un ampio dibattito sul perché i farmaci dovrebbero essere evitati, se possibile, e come dovrebbero essere dati in caso di necessità nel capitolo 5 di "la dipendenza da farmaci psicotropi è davvero necessaria?" di Mosher e Burti in " la salute mentale: Una Guida Pratica" NY. Norton, 1994.



II. Affrontare le crisi senza medicalizzare

Ricordate, quanto segue sono generiche linee guida cliniche su cosa fare in caso di gravi personali / familiari crisi emotive (comunque definite). Non posso prescrivere cosa fare perché non sono né il vostro medico né conosco  voi, le risorse e le opzioni disponibili nella propria zona. Inoltre, tali piani dovrebbero essere sviluppati in collaborazione con tutti i soggetti coinvolti. La prescrizione, per definizione, non è solitamente un processo di collaborazione. Ci sono alcuni principi generici che potrebbero essere utili nel processo decisionale:

1. Cercate di rimanere in un ambiente i più possibile normale - quello che comprende i vostri rapporti consueti - a casa, a casa di un amico, o in un ambiente residenziale che vi ospita, anche se composto da badanti a pagamento. Cercare di coinvolgere le risorse naturali come la famiglia, gli amici, i chierici ecc per aiutare, fornendo supporto, comprensione e consigli di buon senso nel contesto delle loro relazioni con le persone coinvolte.

Se l'intervento professionale è necessario  dovrebbero venire loro nel posto dove ci si trova. Se possibile non coinvolgere psichiatri o  professionisti della salute mentale, in quanto sono con più probabilità portati ad affrontare la situazione da una prospettiva medica.

Le crisi emotive / psicologiche possono lasciare molto perplessi, spaventati e angosciati. Ma il non provare, a tutti i costi, ad evitare la medicalizzazione di qualsiasi "problema" è altrettanto brutto. Ricordate che le crisi non mettono in pericolo di vita i pazienti - la gente di solito non muore a causa di questo.

Se la violenza fa parte della crisi, di solito può essere gestita con la sola forza del numero di persone presenti. Inoltre, anche se non si può sapere esattamente cosa fare - non lasciate che i professionisti della salute mentale tolgano la capacità di controllare la propria vita con l'uso della coercizione. L'uso della coercizione di solito significa che i professionisti non vogliono prendere il tempo per capire il problema e il suo contesto. Poi forniscono un pseudosoluzione con l'uso della forza che produce gravi conseguenze a lungo termine: l'istituzionalizzazione, l' etichettatura, la discriminazione e l'emarginazione.

Una volta che qualcuno è stato diagnosticato, sarà impossibile rimuovere la diagnosi dalla sua cartella clinica, a prescindere dalla fretta con cui è stato applicata, o indipendentemente dal fatto che la diagnosi può essere anche lontanamente considerata "corretta".


Quindi direi di cercare di stare lontano dal pronto soccorso e gli ospedali, verificare che il problema non abbia una causa fisica. Dovrebbe essere possibile determinare questo da una chiamata al medico di assistenza primaria.

Organizzarsi bene, con la famiglia assertiva e una rete di supporto in grado di controllare il coinvolgimento professionale - sia nei tempi e nella quantità - se rimane nel proprio contesto residenziale. Questo dovrebbe essere l'obiettivo.

2. La maggior parte delle crisi nascono in famiglia e nel suo contesto storico. Quindi, il focus dell'intervento relazionale dovrebbe essere orientato verso la famiglia.

Detto ciò, diventa molto difficile decidere chi, ammesso che qualcuno debba prendere psicofarmaci. Non mi opporrei personalmente se un farmaco sedativo venisse dato a tutti coloro che sono stati privati ​​del sonno a causa della crisi. Il farmaco di scelta per tali situazioni è Benadryl, disponibile senza prescrizione medica. Altri sedativi dovrebbero essere prescritti dal medico. I sedativi (tranquillanti minori ndt) hanno dimostrato di essere più utili dei farmaci anti-psicotici nella de-escalation da gravi crisi ("psicotiche") e hanno meno  effetti negativi a breve termine.

Il ripristino del ciclo sonno-veglia e il "chiarimento del tempo" (con il passare del tempo un punto di vista molto più chiaro spesso emerge e quello che sembrava essere un problema molto difficile, è suscettibile di auto-guarigione o non così difficile dopo tutto). Si tratta di due concetti clinici importanti che sono troppo spesso trascurati. Purtroppo, la psichiatria e gli ospedali sono sotto troppa pressione economica per consentire di operare sfruttando  il potenziale curativo naturale del tempo. Queste pressioni non sono presenti se il "trattamento" si svolge in una residenza con un sacco di persone interessate e coinvolte presenti.

3. Nel contesto di un rapporto gli interventi dovrebbero concentrarsi sugli eventi della vita che sono temporalmente legati all'inizio della crisi - per esempio la perdita di un lavoro, la rottura di un rapporto, una morte, il fallimento a scuola, uscire di casa, ecc, ecc

Ogni situazione è unica quindi non c'è una sola risposta a cosa è andato storto e come potrebbe essere meglio gestito. Tuttavia, è bene ricordare che più le persone  vengono trattate normalmente e più normalmente si comporteranno. Inoltre, le crisi offrono opportunità di crescita e cambiamento in una direzione positiva e di solito sono auto-limitanti, se non vengono trattatate in modo da impedire la loro risoluzione.

Un'obiezione importante sull'uso di farmaci anti-psicotici in situazioni di crisi acuta è che  sono così potenti soppressori del sistema nervoso centrale che possono anche avere l'effetto di impedire la risoluzione delle crisi. Essi sono abbastanza potenti per interrompere un processo psicologico, che se supportato e capito, si risolverebbe nel contesto di una relazione.

Potrebbe non essere facile  seguire i principi generali sopra delineati. Devono essere considerate come linee guida probabilmente suscettibili di compromessi. Ma ricordate - è la vostra (o di una persona cara) vita psicologica - che ha bisogno di un approccio molto premuroso, attento, senza fretta ed empatico.

Occorre stare in guardia contro l'accettazione acritica di autorità - soprattutto dalla medicina - anche quando si è nervosi, perplessi e la situazione sembra caotica e fuori controllo. La capacità della psichiatria nel fornire risposte non nocive alle gravi crisi psicologiche non è mai stata ammirevole. Le conseguenze negative dell' istituzionalizzazione - ovvero la sua risposta consueta - sono state dettagliate altrove.

Fonte: Soteria Associates
Loren R. Mosher MD-Psichiatra, Direttore

Il Dr. Mosher è morto il 10 luglio 2004.

mercoledì 14 dicembre 2016

Guarire dal disturbo bipolare

Dato che un mio precedente articolo (bipolar story) ha riscosso un discreto successo di visite, vorrei qui tradurre un'altra storia di recupero dal cosiddetto disturbo bipolare. Questa volta ci avviciniamo ad un approccio di tipo psicologico del tutto inusuale  concepito dall'ex-paziente Sean Blackwell basato su tecniche di respirazione e sedute di meditazione opportunamente guidate. 
Le tecniche qui usate ricordano il lavoro di  Stanislav Grof e la sua respirazione olotropica. A questo proposito consiglio vivamente a tutti di leggere il libro di Grof "La tempestosa ricerca di sé stessi" essenziale per comprendere come la condizione della 'follia' può avere precise cause e significati, e di conseguenza epiloghi molto diversi da quello di avere una malattia cronica vita natural durante come ci viene propinato.  
Anche Sean ha scritto un libro intitolato "Bipolari o risvegliati?" che racconta della sua esperienza e ciò che lui ha capito  su questa particolare condizione. Pure questo varrebbe la pena di leggerlo, sempre molto meglio delle decine di libri inutili scritti dai 'malati' allineati o dagli pseudo esperti che ripetono tutti la stessa solfa rifritta.  
Quanto alla diagnosi specifica della protagonista di questa storia, non ha molto senso per me, preferisco di gran lunga soffermarmi su quello che 'sente' e sperimenta. 

Infine un 'disclaimer': io non sono in alcun modo collegato a Sean il quale pare chiedere un bel po di soldi per i suoi training, o ritiri di 'guarigione' e neppure posso garantire l'efficacia del suo metodo. Questo dovrà essere valutato da chi vorrà approfondire la questione. 



Come sono guarita dal 'disturbo bipolare'

Di Moni Kettler


Quando mia sorella mi portò al pronto soccorso dell'ospedale psichiatrico, nel gennaio del 2013, ero semplicemente un disastro. Per settimane avevo dormito appena, perché avevo delle visioni melefiche di un'ombra nera in bilico su di me che mi diceva di suicidarmi. Tutto questo mi fece diventare così paranoica che iniziai a scivolare sempre più nella ideazione suicidaria, spaventando tutti intorno a me.

Gli ultimi tre anni era stato un periodo molto duro per me. Avevo attraversato una separazione da mio marito, che mi lasciò da sola a prendermi cura dei miei due bambini piccoli. Un infortunio alla mano aveva messo in grave pericolo la mia carriera come ritrattista. Inoltre, avevo subito anche lo stress di cambiare città con la famiglia. Fu come combattere una battaglia da tutti i fronti, senza una pausa, con la costante repressione dei miei bisogni.  Così, ero talmente esaurita mentalmente e fisicamente che persi il mio equilibrio.

Da un giorno all'altro Iniziai ad avere sbalzi d'umore che mi facevano sentire una persona diversa . Certi giorni mi sentivo come se fossi in cima al mondo, invincibile, senza la necessità di sonno. Gli altri giorni ero un completo fallimento senza energia o motivazione e sperimentavo una paralizzante mancanza di speranza. Le oscillazioni improvvise dall'euforia alla disforia e viceversa sono state dure per me e la mia famiglia. Come artista, le fasi ipomaniacali di solito mi sembravano grandi in un primo momento perché avevo un sacco di progetti da realizzare e lavoravo per tutta la notte. Tuttavia, una volta completato i lavori, mi sentivo incenerita, come se fossi 'bruciata'.

Essendo una 'perfezionista' altamente responsabile, sono riuscita a svolgere bene il ruolo di madre ea  prendermi cura della casa e dei bambini. Ma era diventato sempre più una lotta, quando  ho scoperto che avrei potuto far fronte alla vita soltanto  utilizzando il mio lato collerico e aggressivo, che era enorme. Mi sono trovata trasformata in una persona molto tesa, costantemente in agitazione, camminavo intorno alla casa e perdevo la calma per un nonnulla. L'unico breve periodo di relax che ho trovato è stato per bere vino. Alla fine, non riuscivo nemmeno a riconoscermi.

In ospedale mi hanno dato la diagnosi di 'disturbo bipolare II, a cicli rapidi. Ero lì, impotente ed etichettata come una persona malata di mente. Ero distrutta.

Il mio ricovero in ospedale è stato l'inizio di una vera e propria odissea per cercare il farmaco giusto per stabilizzarmi, in quanto avevo forti reazioni ai farmaci che provavano. La maggior parte dei farmaci  causava gravi effetti collaterali (che sono stati in due occasioni pericolosi per la mia vita), o mi facevano sentire apatica; non potevo accettarlo perché mi piace essere una persona attiva. Quindi andavo dentro e fuori l'ospedale e la clinica ogni giorno per nove mesi consecutivi. I farmaci semplicemente non potevano proteggermi dai miei cicli rapidi in modo tale che avrei potuto conviverci.

Le depressioni erano forti, ma una volta ripreso il mio modello di sonno, la mia determinazione per guarire da questo 'disturbo' è diventata più forte. Essendo una  sportiva nata ed ex campione del mondo di karate, non ho mai avuto intenzione di rinunciare a questa lotta. Ero disperata, volevo  smettere i farmaci. Volevo avere il controllo di me stessa; indipendente e capace. L'etichetta di disturbo bipolare mi faceva sentire come se fossi vista come una pazza che non si adatta alla società. Volevo la mia dignità di nuovo!

In gemania, il sistema sanitario è abbastanza buono, sono stata perciò in grado di sperimentare una varietà di differenti terapie come la CBT (terapia cognitivo comportamentale ndt) , l'arte e la terapia occupazionale, così come diverse terapie fisiche. Ho trovato qualcosa che mi ispirava in ogni terapia: le terapie creative mi hanno aiutato a esprimere la mia vera natura al meglio, e le terapie educative di gruppo  mi hanno aiutato a migliorare la consapevolezza verso i miei problemi. E 'stata anche la prima volta in vita mia che sono stata in grado di concentrarmi solo sulla mia parte interiore, senza dover pensare delle mie responsabilità familiari. Tutto questo mi ha permesso di avere una pausa, alla fine.

Dopo il mio rilascio dall'ospedale nel dicembre del 2013, un mio caro amico venne a trovarmi portandomi il libro di Sean Blackwell "Bipolari o risvegliati?", suggerendomi di leggerlo. Questo libro certamente indica che ci potrebbe essere  di più nel 'disturbo bipolare' di quanto semplicemente sappiamo essere una malattia mentale causata da uno squilibrio chimico.

Era impossibile per me mettere giù quel libro; l'ho letto tutto in una notte e sono andata subito in ipomania. Avevo finalmente trovato una spiegazione plausibile per la causa della mia rottura! Sembrava che l'impatto dei grandi cambiamenti nella vita aveva causato un 'emergenza spirituale' che ha notevolmente contribuito al disordine in cui ero.

Ero così entusiasta che sono andata sul canale YouTube di Sean e ho guardato tutti i suoi video. Per la prima volta, ho visto la luce alla fine del tunnel, una speranza che io potessi essere un giorno libera dai farmaci e sana.

Dal momento che Sean era alla ricerca di traduttori per i suoi video, ho cominciato a tradurli in tedesco. Poco dopo, sono entrata in contatto con Sean che mi ha detto di un ritiro di guarigione che lui e sua moglie avevano organizzato per le persone con diagnosi di disturbo bipolare. Dal momento che sarebbe stato presto in Europa, era l'occasione giusta per me. Volevo guarire, in un disperato tentativo di mostrare che avrei potuto smentire tutti quelli che dubitavano che sarei mai guarita! Ero convinta che questo programma era il pezzo mancante del puzzle per la mia guarigione. Le terapie che avevo provato fino ad allora mi avevano aiutato a sentirmi meglio di nuovo, ma nessuna di loro avrebbe potuto cancellare la causa della mia 'malattia', che era prevalentemente radicata nei traumi infantili.

Nel novembre del 2014, ho fatto due settimane di 'rifugio privato' con Sean Blackwell in una casa  affittata per l'occasione nella campagna tedesca. Il mio più caro amico dagli Stati Uniti è venuto ad aiutarmi e sostenermi attraverso il suo programma. Il ritiro ha cambiato la mia vita, consiste per lo più in tecniche spirituali che sono note per allentare i traumi, come la meditazione Vipassana e la 'respirazione bipolare'  (un ramo della Respirazione Olotropica del Dr. Stanislav Grof ). La respirazione Bipolare è una forma di respirazione volontaria accompagnata da musica speciale, in cui la persona respira profondamente e rapidamente per entrare in uno stato non ordinario di coscienza: questo permette al materiale inconscio in precedenza non trasformato di diventare consapevole e integrarsi. Attraverso queste tecniche sono stata in grado di allentare molte delle mie tensioni interne,i blocchi energetici e i traumi.

La svolta più significativa è stata durante la quarta sessione della respirazione. Dopo tre sessioni dolorose che sembravano portare alla luce il materiale più traumatico, tutto è venuto al culmine durante una sessione potente in cui ho avuto accesso a  pensieri repressi e sensazioni legate alla mia storia di abusi da piccola. Emersero così ricordi orribili che avevo seppellito da qualche parte in profondità dentro di me da decenni. Non solo i ricordi e il dolore emotivo straziante, l'enorme rilascio di energia fisica era anche abbastanza difficile da sopportare. Spesso mi sono ritrovata tremolante con sensazioni alterne di forte calore e freddo attraverso tutto il mio corpo.

Ma il giorno dopo mi sentivo già molto meglio. Mi sentivo come se un peso venisse sollevato all'interno; Ero tranquilla, fiduciosa e pronta a continuare con il lavoro. Tutti potevano vedere un nuovo bagliore lucido sul mio viso.

Nel corso della sessione successiva, ho sentito che un altro grande cambiamento stava accadendo dentro di me: ho avuto la mia prima esperienza illuminante, in cui ho potuto sentire l'unità cosmica, nonché una profonda riconciliazione con il mio passato. Potevo perdonare mio padre abusivo, che era morto 19 anni prima, per tutto il dolore che mi aveva provocato da bambina. Era come se una tenda pesante venisse sollevata dalla finestra della mia anima, dove potevo vedere il mio vero sé sotto la luce per la prima volta.

Subito dopo il ritiro, sono stata in grado di scalare il mio farmaco antipsicotico senza avere effetti collaterali, il che sembrava un miracolo considerando  precedenti tentativi dove  avevo sperimentato gravi effetti collaterali con anche il minimo cambiamento del dosaggio. Con l'antipsicotico fuori di mezzo, ho diminuito gradualmente lo stabilizzatore dell'umore più lentamente, solo per essere più sicura. Tuttavia, in verità, entro la fine del ritiro ho sentito che il farmaco non era più necessario in quanto tutte le tensioni e i traumi erano stati 'lavati'  fuori dal mio corpo.

Per la prima volta nella mia vita mi sono sentita stabilmente calma e pacifica. Il ritiro mi ha aiutato a scoprire la 'vera me.' Ho trovato i miei veri valori e punti di forza. La voglia di essere 'giù' scomparve completamente, questo mi aiuta a tornare il mio equilibrio interiore ogni volta che viene sfidato dalle  circostanze della vita. La vita non è diventata meno esigente, ma non mi può danneggiare più di tanto, e questo fa la differenza.

Dopo un anno di pausa dai farmaci, tutte le persone coinvolte nel mio processo di guarigione sono sicure che resterò senza episodi nel futuro. Eppure, proprio per essere sicura, ho avuto un altro ritiro con Sean l'anno scorso. In questa occasione, altro materiale inconscio è stato rilasciato, in gran parte relativo al trauma della nascita. Questa ultima esperienza mi ha portato un senso ancora più profondo di pace e relax di quello che ho avuto in percedenza.

Il tutto è stata un'esperienza così incredibile che ho deciso di condividere la mia storia. Voglio dare speranza e coraggio che ci possa essere  un modo per guarire noi stessi, non ci resta che trovare il giusto accesso al nostro guaritore interiore.

Come artista, ho creato una serie di film delle mie esperienze di respirazione che possono essere guardati su YouTube. Spero che con l'aggiunta di un elemento visivo, posso dare un quadro più chiaro di quello che è un importante processo interiore che non può essere visto da osservatori esterni. Vorrei incoraggiare le persone con diagnosi di 'disturbo bipolare' a superare le loro paure e dubbi e credere in se stessi. So che la guarigione è possibile. Dobbiamo solo essere disposti a fare il duro lavoro per arrivarci.

Fonte: madinamerica.com

venerdì 21 novembre 2014

La follia di Girolamo

Premessa:

R.D. Laing
Fondata negli anni 70 a Londra, Portland Road era una casa di accoglienza gestita da colleghi e discepoli dello psichiatra R.D. Laing, che fu anche uno dei principali ispiratori del movimento antipsichiatrico. 
Laing fu uno dei primi medici a descrivere la cosiddetta malattia mentale come un'esperienza esistenziale o punto di vista che in linea di principio è perfettamente comprensibile agli altri e dotata di senso. Laing tuttavia come psichiatra sosteneva l’esistenza della malattia mentale, intesa come sofferenza psichica, di cui è necessario ricercare la cura attraverso l'intervento esterno del medico.
Negli anni settanta insieme ad altri suoi colleghi e seguaci fondò una serie di luoghi di accoglienza, alternativi all'ospedale psichiatrico, dove mettere in pratica le sue idee non ortodosse sul 'non-trattamento' della schizofrenia e di episodi psicotici in genere. 
Il narratore era un praticante della casa di Porland Road che come Laing aveva sperimentato la depressione. In quella casa di accoglienza non si usavano farmaci e si praticava la psicoanalisi.  
La regola fondamentale di analisi presuppone una capacità di sincerità. Allo stesso modo, a Portland Road la gente si aspettava di essere sincera con le persone a cui offrivano il loro aiuto, per contattare la parte della loro personalità che era ancora sana di mente, non importava quanto pazze potevano apparire.
L'episodio di Girolamo, lungi da essere un esempio significativo per spiegare la 'follia' o la cosiddetta psicosi, fu un caso molto particolare ma tuttavia interessante per capire la filosofia che stava alla base di questi non-trattamenti. 


La follia di Girolamo

Girolamo era un giovane uomo piuttosto magro, una persona dai capelli scuri ed estremamente timido. Negli ultimi due o tre anni  aveva sviluppato una sorta di ritiro dalla sua famiglia composta da  madre, padre, e una sorella minore. Si ritirava nella sua stanza e  vi si rinchiudeva finché i suoi genitori cercavano di convincerlo a uscire fuori da li, e quando questo non funzionava  si arrabbiavano  minacciando di punirlo se non avesse aperto la porta. Girolamo si rifiutava di muoversi. Alla fine, esasperati i suoi genitori contattarono l'ospedale psichiatrico locale per chiedere aiuto. Girolamo fu alla fine prelevato con la forza dalla sua stanza, legato in ambulanza e portato in ospedale. Una volta lì, continuava col suo comportamento schivo rifiutandosi di parlare con chiunque. Per tutto il giorno, non riusciva a dire perché si stava comportando in questo modo o che cosa sperava di ottenere così. 

Fu allora  diagnosticato  affetto da schizofrenia catatonica con caratteristiche depressive. Gli vennero somministrate una serie di sedute di Elettroshock (ECT) e in poco tempo Girolamo fu restituito alla  famiglia, apparentemente risanato e di nuovo cooperativo. Sei mesi dopo o giù di lì si ripeteva lo stesso scenario: il ritiro in camera sua, la rimozione in ospedale, ECT, il recupero. Non fu mai formulata alcuna ipotesi del perché Girolamo si ostinava a comportarsi così. Ma ogni volta che il ciclo si ripeteva, era necessario un trattamento più lungo che fosse in grado di riportarlo "in sé." Lui e la sua famiglia  sopportarono questa routine in tre diverse occasioni nel corso di un periodo di due anni.

Fu così che lo psichiatra che lo aveva in cura contattò Laing confessandogli che lui e i suoi colleghi presso l'ospedale avevano gettato la spugna con Girolamo e disse che se fosse stato ricoverato in ospedale ancora una volta non sarebbe più tornato a casa. Questo, adesso era il quarto episodio del genere. In questa occasione, quando i suoi genitori implorarono Girolamo di uscire dalla sua stanza gli rispose che lo avrebbe fatto a una condizione: che venisse visitato da Laing. Girolamo aveva letto il libro di Laing "L'io diviso" e concluse che Laing era l'unico psichiatra di cui poteva fidarsi perché non lo avrebbe "trattato"  per una malattia mentale come invece avevano fatto gli altri.

Quando infine Girolamo venne a Portland Road, disse  quello che desiderava. Voleva una stanza personale dove poter rimanere fino a quando era pronto a venire fuori. Ci chiese di onorare la sua richiesta e, con un po' di trepidazione, decidemmo di accettare le sue condizioni. Girolamo era diverso da tutte le altre persone che ho conosciuto a Portland Road, perché lui ci ha presentato la sfida più grave che abbiamo mai dovuto affrontare. A causa della natura delle sue richieste , Girolamo privava Portland Road della sua più efficace fonte di guarigione: la comunione condivisa dalle persone che vi abitavano. Il piano di Girolamo minava la filosofia che Laing e Hugh Crawford avevano formulato, tuttavia  sentivamo che Girolamo aveva il diritto di perseguire l'esperienza, anche se il comportamento verso l'esterno fu problematico. Anche se l'esperienza di una persona è un affare privato, il comportamento con cui si impegna con altri non lo è, perché i due soggetti sono sempre legati. La filosofia a Portland Road era quella di tollerare un comportamento non convenzionale in misura straordinaria, al fine di facilitare la lotta di fondo in cui persona era impegnata.

Il setting psicoanalitico tradizionale, ad esempio, pone enormi vincoli sul comportamento di una persona, compreso l'uso di un divano per facilitare la sincerità. A Portland Road, convivevano  tutti insieme esposti ad ogni sorta di comportamenti  imprevedibili, e talvolta violenti. In altre parole, vi era  un elemento di rischio a vivere in queste condizioni perché nessuno sapeva fino che punto qualcuno poteva  credere fino in fondo a quello che stava vivendo.

Fedele alla sua parola, Girolamo andò nella sua stanza e ci rimase. Lui aveva la sua stanza, nessuno lo vedeva entrare o uscire. Anche se non era raro che con la sua famiglia rinunciasse occasionalmente a un pasto, il modo in cui Girolamo si era ritirato dagli altri era estremo. Nessuno ancora lo aveva visto sgattaiolare al piano di sotto per mangiare nel bel mezzo della notte, o per usare il bagno. Il nostro senso di preoccupazione si trasformò ben presto in allarme. Girolamo a quanto pare non mangiava nulla e divenne sempre più chiaro che era anche incontinente. Provammo a parlare con lui. Gli dicemmo che questo non faceva parte del nostro accordo; trasformarci in un ospedale dove avremmo dovuto prenderci cura di lui. "Oh, invece sì!", insistette Girolamo. Eppure, Girolamo apparentemente non soffriva di alcun dolore. Non sembrava particolarmente depresso, ansioso, o catatonico. Era solo molto testardo! Insisteva a voler fare così, anche se non poteva o non voleva spiegarci il perché.

Ricordammo a Girolamo che noi stessi ci eravamo esposti per lui, tenendo i suoi genitori all'oscuro mentre stava giocando con  la sua salute. Dov'era la gratitudine, un gesto di buona volontà, in cambio? Girolamo si  rifiutava di discutere del suo comportamento o esplorare le sue motivazioni di fondo. Né avrebbe  riconosciuto il suo ritiro come un sintomo di una crisi. Egli semplicemente era eccessivamente protettivo della sua esperienza privata, i cui dettagli si rifiutava di condividere. Girolamo alla fine accettò di mangiare alcuni alimenti al fine di scongiurare la morte per fame, finché glieli portavamo. Il fetore della sua incontinenza diventava oneroso, anche se Girolamo era apparentemente ignaro di ciò. Non sorprende che, ben presto divenne l'argomento di conversazione di ogni sera intorno al tavolo da pranzo.

"Che cosa stiamo facendo con lui," ci siamo chiesti. Ironia della sorte, Portland Road si era trasformata  in un ospedale psichiatrico. Eravamo costantemente preoccupati per la sua salute fisica, la sua dieta, e il crescente potenziale di piaghe da decubito, che cominciò a sviluppare. Continuava a perdere peso a causa della quantità esigua di cibo che stava mangiando. Potevamo dirgli che doveva lasciare o che abbiamo dovuto capitolare di fronte alle condizioni straordinarie che ci aveva presentato. Quando trapelò la notizia del nostro dilemma, Laing diventava sempre più nervoso. Una volta Girolamo sviluppò delle piaghe da decubito tali da rischiare di essere portato in un ospedale per le cure mediche. Ad aggravare tutto il resto, Girolamo non riusciva a trattenere le quantità scarse di cibo che stava mangiando vomitando frequentemente. Se questo vomito fu auto-generato o involontario non ci fu dato saperlo.

Nessuno di noi possedeva la competenza o la voglia di operare come il personale ospedaliero. Chi  andava a pulirlo, fargli  il bagno, e tutte le altre cose che erano essenziali per la sua sopravvivenza? Alcuni di noi alla fine accettarono di essere la sua balia, per mantenere la sua condizione di stabilità. Almeno lui era vivo. Ma per quanto tempo ancora avremmo dovuto aspettare prima che Girolamo finalmente avesse abbandonato il suo isolamento?

Altri quattro mesi passarono. Ormai la famiglia di Girolamo insisteva per visitarlo e minacciava azioni legali se non lo  permettevamo. Non eravamo, tuttavia, sul punto di lasciare che accadesse. Crawford ci implorò di rimanere pazienti e lasciare che le cose seguissero il loro corso. Laing, tuttavia, era particolarmente preoccupato, ma data la nostra determinazione a vedere come andava a finire, accettò di sostenerci e mantenere a bada la  famiglia di Girolamo, che ormai si lamentava  con lui.
Nel frattempo, Girolamo continuava a perdere peso e le sue condizioni di salute peggioravano. Ora, dopo sei mesi, avevamo di fronte a noi una vera e propria crisi. Girolamo aveva sviluppato piaghe da decubito, ma continuava a resistere, a non voler parlare con noi o cedere nel suo comportamento. Al contrario, protestò aspramente sui nostri sforzi per fargli il bagno e anche per prevenire la fame.

Finalmente decidemmo che un cambiamento di qualche tipo era  essenziale se speravamo di giungere a una conclusione soddisfacente. Decidemmo allora che Girolamo doveva essere in stretta vicinanza con la gente con cui condivideva la casa, anche se non voleva. La minaccia alla sua salute fisica e la mancanza di contatto, nei termini umani più elementari, era allarmante. Se lui non poteva, o non voleva unirsi a noi, forse avremmo potuto unirci noi a lui. Così decidemmo di spostarlo nella mia camera da letto. In ossequio al sacrificio della mia stanza privata, altri decisero di fare il bagno a Girolamo e dargli da mangiare su un programma normale, cambiare le sue lenzuola, passare del tempo e sforzarsi di parlare con lui, anche se si rifiutava di ricambiare. Gli facemmo massaggi terapeutici per alleviare la perdita di tono muscolare e per qualche contatto fisico. Ci rassegnammo al fatto che abbiamo dovuto, che ci piacesse o no, diventare un "ospedale". Ci siamo sentiti sicuri, tuttavia, che la sua condizione era destinata a migliorare.

In realtà, la sua condizione si era stabilizzata, ma questo era tutto. Mi sono abituato alla puzza, al silenzio. Ma non ha aiutato la mia depressione, condividere la camera con un fantasma che perseguitava lo spazio, ma non poteva occuparlo. Avevo bisogno di qualcosa per alleviare il torpore che ormai permeava il nostro spazio comune, quindi invitai la più florida persona "schizofrenica" di Portland Road, un altro giovane uomo che credeva di essere Mick Jagger, a trasferirsi nella nostra stanza con noi, tutti e tre a condividere la stessa camera. Questa nuova persona, che chiamerò Mick, 'allietava' Girolamo mattina e sera con la sua chitarra - che fra l'altro non aveva idea di come suonare! - E probabilmente fece sentire Girolamo ancora più pazzo di prima. Ma hey, almeno era un vivace diversivo,anche se più folle, a disposizione, e con tutta la commozione e le lamentele di Girolamo  ho subito recuperato dalla mia  depressione. Sia che a Girolamo piacesse o no, il nostro ospite "rock star" venne qui per rimanere, e ammetto il  colpevole piacere che ho sentito nel comfort che Girolamo non era in completo controllo della nostra vita.

In poco tempo un anno era passato, ma ancora nessun cambiamento visibile di Girolamo. Nel frattempo, si era verificato un certo numero di crisi tra la famiglia di Girolamo e Laing, una crescente impazienza di Laing con noi, la nostra impazienza con Girolamo, e, infine, tra noi e Hugh Crawford per non sostenere i nostri numerosi sforzi per dimettere Girolamo. Eravamo pronti, - desiderosi! - Di ammettere la sconfitta e rassegnarci ad un guasto irreparabile. Le condizioni di Girolamo erano apparentemente interminabili. Il suo "asilo" con noi era diventato per lui semplicemente un modo di vivere. Adesso sembrava ovvio per noi che questo era tutto quello che aveva veramente voluto da noi, vivere nello squallore che aveva generato intorno a sé.

L'urgenza della situazione di Girolamo divenne gradualmente un luogo comune, e in qualche modo meno urgente da risolvere. La vita a Portland Road continuiava indipendente della situazione di Girolamo. Altri avevano i loro problemi, che venivano affrontati nel modo consueto come era nostra usanza. Un altro mese era scivolato via, e poi un altro, fino a quando ho finalmente perso la cognizione del tempo e smesso di contare i giorni. Girolamo aveva da tempo cessato di essere l'argomento serale di conversazione e la sua presenza era diventata un appuntamento fisso, come i mobili della casa. Nessuno notò nemmeno l'anniversario di un anno e mezzo che Girolamo era arrivato a Portland Road. Eravamo così abituati alla sua strana definizione di convivenza: i bagni, i cambiamenti di lenzuola, le serenate, che quasi non notammo quella sera accanto al fuoco quando Girolamo con nonchalance sgusciò al piano di sotto per usare il bagno. Quando ebbe finito tirò lo scarico, sbirciò con la testa per dire ciao, e tranquillamente tornò al piano di sopra. Per usare un eufemismo, eravamo in uno stato di shock, ci pizzicavamo a vicenda per assicurarsi che non stavamo sognando.

Un'ora più tardi, Girolamo tornò, sommariamente annunciò che aveva  fame, ed effettivamente aveva terminato il digiuno che l'aveva ridotto a 90 libbre di peso (41 Kg ndt). Questo era un Girolamo che non avevamo mai incontrato: loquace, anche se timido, ma all'improvviso sociale comunque. Non potevamo credere ai nostri occhi e le orecchie. Fino a quando, ci siamo subito preoccupati, forse un ultimo guizzo, prima di tornare al suo solito isolamento? Il giorno successivo, Girolamo aveva evidentemente preso una nuova svolta. Alla fine, inspiegabilmente aveva concluso quello che stava facendo, impegnato in Dio-sa-che sorta di bizzarra meditazione silenziosa. Naturalmente, abbiamo voluto sapere. "Che diavolo sei stato a fare, Girolamo, tutto quel tempo da solo?" Gli chiesi. 
Io non credo che nessuno di noi ci aspettavamo una risposta. Non abbiamo pensato che Girolamo ne potesse avere una, ma si è scoperto che ce l'aveva.Ci disse che la ragione per cui si era isolato tutto quel tempo, per un anno e mezzo, era perché aveva dovuto contare fino a un milione, e poi di nuovo a zero, senza interruzioni, al fine di ottenere finalmente la sua libertà. Questo era tutto ciò che aveva sempre voluto fare, nel corso degli ultimi quattro anni, fin dal suo primo impulso di ritirarsi nella sua camera da letto a casa. Nessuno lo aveva mai lasciarlo fare.

Ma perché, gli abbiamo chiesto, ti ci è voluto così tanto tempo? Un anno e mezzo! Noi gli avevamo dato la possibilità di portare a termine il compito.  Secondo Girolamo, sì e no. Dopo tutto, non l'abbiamo lasciato stare. Abbiamo interferito, parlato con lui, suonato musica, dato massaggi e generalmente lo abbiamo distratto dal compito a portata di mano, dal suo conteggio. Disse che ogni volta che era a poche migliaia, anche alcune centinaia di migliaia, qualcuno ha rotto la sua concentrazione con una canzone, un massaggio, o qualsiasi altra cosa, tale da costringerlo a iniziare il conteggio da capo, dal principio. La cosa peggiore, ha detto, è stata quando abbiamo aggiunto il chitarrista! "Ma perché non ce l'hai detto subito?" abbiamo chiesto, "Ti avremmo aiutato con entusiasmo, se solo avessimo potuto sapere quello che stavi facendo." "Questo non avrebbe contato", rispose Girolamo. "Era essenziale permettermi di seguire la mia strada, senza spiegare il perché."

A quanto pare, è stato solo quando la nostra ansia collettiva sul comportamento di Girolamo si fu placata, dopo l'anniversario quando finalmente abbiamo rinunciato e fatto marcia indietro, che fu in grado di completare il compito che si era prefisso di realizzare. Alla fine, senza apprezzare del tutto il suo significato, ci ha sottoposti alle sue condizioni, permettendogli di andare avanti con la sua missione auto-imposta di questa pazza  ispirazione che lo aveva costretto a contare fino a un milione e viceversa, senza interruzioni, senza scuse o spiegazioni.

La natura non ortodossa del "trattamento" che Girolamo ha ricevuto a Portland Road è impossibile da confrontare con le modalità di trattamento convenzionali. Tuttavia, la domanda che ci siamo posti è : ha veramente "funzionato?" E se sì, come? Quasi quarant'anni dopo, Girolamo non ha mai vissuto di nuovo un altro episodio psicotico. Lasciò presto Portland Road, riprese la sua vita, dimostrò di essere una persona, in realtà ordinaria. Naturalmente, ci siamo chiesti il motivo per cui Girolamo aveva sentito il bisogno di ritirarsi la prima volta. Quali sono state le dinamiche, la motivazione inconscia che lo avevano spinto a una soluzione così radicale dei suoi problemi? Queste erano le domande a cui Girolamo non riusciva a rispondere. È significativo, e doppiamente ironico, che Girolamo non aveva bisogno di quelle domande a cui rispondere.  Nella sua condizione in frantumi, non poteva capire se stesso.

Questa storia non ha molto senso per qualcuno che cerca di cogliere una filosofia di trattamento identificabile, a meno che non si tenga conto dell'importanza centrale che Laing ha dato al problema intrinseco della libertà in ogni esperienza di terapia. Questa è stata una preoccupazione che aveva preoccupato anche Freud nello sviluppo della sua tecnica clinica, proprio come aveva fatto con i filosofi esistenzialisti, come Kierkegaard, Nietzsche, Heidegger, Sartre, con cui Laing si era principalmente identificato. Come si fa ad "aiutare" coloro che sono in qualche misura in pericolo personale senza interferire con il loro diritto alla libertà?

La soluzione di Freud a questo problema è stata la neutralità analitica, la pietra angolare della sua tecnica clinica. Seguita dall'antico detto: "non fare del male"; quello che Laing ha riconosciuto come una forma di negligenza benigna. In molti modi, l'esperienza di Girolamo a Portland Road era un esempio perfetto di negligenza benigna da mettere in pratica. Il rispetto che abbiamo cercato di dare a questo giovane era tutto ciò che nessuno di noi sentiva qualificato da offrire. Non abbiamo capito quale fosse la questione con lui, non potevamo nemmeno fingere. Non eravamo sicuri di cosa lo avrebbe aiutato né quello che avrebbe potuto peggiorare le cose, così abbiamo fatto il meno possibile. Seguendo il principio di neutralità, abbiamo impiegato la negligenza benigna discretamente come abbiamo potuto. Né Laing, né Crawford hanno diretto il trattamento, perché non c'era nessun "trattamento" da impostare.

Il modo in cui abbiamo lottato e risposto al vicolo cieco di Girolamo potrà senza dubbio essere considerato imprudente, indulgente, pericoloso, anche bizzarro da parte del personale di praticamente ogni ospedale psichiatrico nel mondo. Il suo comportamento - intransigente, tenace, resistente - sarebbe senza dubbio  stato trattato con ancora più forza di volontà, determinazione, potenza della sua. Chi pensate che, date le forze in gioco, in ultima analisi, possa "vincere" in un tale duello? Naturalmente, verrebbero usati farmaci e scosse elettriche, così come tutto ciò che si ritiene necessario sotto forma di incarcerazione.

Pochi psicoanalisti credono che sia possibile trattare una tale situazione di stallo con l'analisi. Eppure, il nostro trattamento di Girolamo è stato probabilmente una forma di analisi, tesa forse oltre il suo limite. Poiché Girolamo si  rifiutava di parlare, siamo stati costretti a far "parlare" il suo comportamento. DW Winnicott, Harry Stack Sullivan, Frieda Fromm-Reichmann, Clara Thompson, e Otto Will Allen, Jr., sono solo alcuni degli psicoanalisti di spicco che hanno aiutato le persone in questo tipo di crisi. Alcuni hanno raccontato le molte ore che trascorrevano con i pazienti che stavano in silenzio, lasciando che il tempo facesse il suo corso fino a quando qualcosa si rompeva  attraverso l'impasse. Chi potrebbe negare che Girolamo ha  resistito al trattamento? Ma che tipo di trattamento può avere una persona quando la si costringe su di una strada, senza invito o compassione? E cerchiamo di essere sinceri su questo, senza amore? Mi sembra, a pensarci bene, che era il nostro amore per Girolamo che finalmente ha avuto la sua parte quando abbiamo fatto marcia indietro da tutti i nostri sforzi per "aiutare" lui, quando siamo stati in grado di lasciare che sia lui, come ci aveva chiesto, a permettergli di aderire alla nostra comunità, ma alle sue condizioni, non le nostre.

Laing ha visto il suo ruolo  di aiutare le persone che sono venute a vedere "sciogliersi" quei nodi in cui inavvertitamente si sono legati. Egli ritiene che questo ha comportato una straordinaria cura per non ripetere gli stessi tipi di sotterfugi e di coercizione che aveva portato il formarsi di quei nodi in primo luogo. Girolamo era legato in un nodo, ed era venuto qui con la propria soluzione per quello che doveva fare per scioglierli, tra cui la sua insistenza a fare questo in silenzio. Quello che siamo stati in grado di ottenere dal suo percorso e facilitare il suo compito è stato a dir poco un miracolo.

Questo grado di non-intrusione nel contesto della psicoterapia è una rarità. Quei terapeuti che mantengono la loro autorità sui loro pazienti a tutti i costi, e che riducono l'esperienza di terapia in un insieme di tecniche che possono essere apprese non sono suscettibili di abbracciare una metodo di "trattamento" che sia il più modesto nelle sue pretese, prudente con i suoi interventi. Girolamo mi ha insegnato che le tecniche non sono di alcuna utilità quando tutto quello che una persona chiede è di essere accettato per quello che è, incondizionatamente.

Fonte : madinamerica.com