Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

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sabato 8 giugno 2019

Dalla depressione al buco nero: il ruolo degli antipsicotici



Oggi è un giorno triste. Ha saputo che la compagna di un mio conoscente, diagnosticata bipolare I si è tolta la vita gettandosi nel vuoto. Il suicidio di un bipolare, è una tipica risoluzione da manuale di psichiatria. Sappiamo infatti che  tra le persone con tale diagnosi, circa una su 2  tenteranno il suicidio prima o poi e alcuni riusciranno nell'impresa. Questa statistica  è la prima cosa che gli psichiatri ti dicono naturalmente per farti capire a cosa vai incontro se non segui alla lettera e diligentemente i loro 'trattamenti terapeutici' che consistono come sappiamo di neurotossine preferibilmente in cocktail.  Come se fosse ormai assodato che gli psicofarmaci e in generale la presa in carico e le  cure psichiatriche impedissero una tale drastica risoluzione. Peccato però che ignorano un'altra statistica che evidenzia invece che i suicidi sono di numero inferiore per chi non fa alcuna cura, oppure ancora un'altra dalla quale si evince che la probabilità di togliersi la vita aumenta di circa 30 volte dopo la dismissione da un reparto psichiatrico. 

Si potrebbe allora obbiettare che queste statistiche sono solo numeri che non riflettono la realtà o che altri  fattori più o meno sconosciuti concorrono all'aumento dei suicidi tra i quali l'aggravamento improvviso della presunta malattia mentale. Insomma la psichiatria e gli psichiatri avranno sempre la scusa pronta per coprire i loro crimini, anche ripetiamolo nella assoluta convinzione di agire per il bene del paziente e di fare la cosa migliore. D'altra parte però i crimini restano tali e i colpevoli ne dovranno rispondere davanti al loro Karma oltre che davanti alla loro coscienza. E se è vero che la legge di causa effetto è precisa e inevitabile, non vorrei proprio trovarmi nel loro panni. 

So che questa donna aveva subìto vari ricoveri con conseguente 'trattamento' standard a base di tossici neurolettici somministrati anche con la forza senza possibilità di scampo. 
Nella mia trentennale esperienza di 'bipolare' ho attraversato diverse crisi, chiamate convenzionalmente 'episodi  maniacali'. Stranamente però la maggioranza di queste crisi si sono concentrate in un periodo di 6 anni in cui ero 'conforme' cioè quando seguivo diligentemente la 'terapia' a base di stabilizzatori dell'umore. Prima con il litio, poi con antiepilettici. Di queste 4 crisi, 3 le ho smaltite in TSO, portato a forza  le prime due volte, convinto con le buone maniere poi. 
Quindi ho avuto modo di valutare sulla mia pelle che la cosiddetta 'fase down' che segue inevitabilmente la mania, era assai più grave se prima avevo assunto neurotossine.  Come posso affermarlo con sicurezza? Semplicemente perché ho affrontato e risolto altre crisi senza ricorrere a questi veleni. 
La riprova l'ho avuta infine nell'ultimo episodio 'maniacale' dove mi sono stati somministrati neurolettici depot (quindi molto più a lungo ) rispetto al passato. 
Ricordo per chi non lo sapesse, che queste iniezioni intramuscolo di veleno a lento rilascio durano 15 giorni, un mese o anche di più, non possono essere dismesse nemmeno se si ha un effetto avverso importante grave e immediato. Sono il peggio del peggio che la perversa mente dei ricercatori psichiatrici farmaceutici (veri e propri sadici secondo me) possa essere in grado di escogitare. 

Non ce la faccio a descrivere con le sole parole cosa accadeva dentro di me durante questa ultima depressione. Posso provare a fare delle analogie, ma saranno sempre lontane dal dare un'idea precisa di come mi sentivo. Come era accaduto anche le altre volte, la fase down arrivò rapidamente dopo circa un mese dal rilascio dal reparto psichiatrico. Sapevo bene cosa mi aspettava, come mi sarei sentito, con tutta la sintomatologia classica e i pensieri di fallimento e annullamento che non sto qui a elencare. Sarebbero ricominciati i rimuginii con il consolante pensiero pressoché costante che avrei potuto togliermi la vita e finirla ma sapevo anche stringere i denti e andare avanti, in fondo non era qualcosa di veramente impossibile da sopportare a parte alcuni brevissimi attimi di smarrimento, e poi sarebbe durata solo un paio di mesi, insomma avevo le spalle larghe, ero provato da grandi delusioni e perdite nella vita, tra le quali la più grande in assoluto sicuramente l'improvvisa morte di mio padre per infarto, il mio idolo quando ero adolescente. Avevo un metro di paragone per la sensazione di vuoto e di estrema tristezza del massimo livello, non avrei mai potuto sperimentare qualcosa di ancora peggiore. Ma al peggio, sappiamo che non vi è mai fine; quella volta c'era  una cosa nuova: c'era l'inferno intero, un enorme buco nero che mi avvolse. 

Un bel giorno mi svegliai con il vuoto assoluto davanti. Magari fosse stato soltanto un vuoto opprimente, la tipica pressione al plesso solare o il buco nello stomaco che già conoscevo molto bene. Era qualcosa di veramente inedito, non riuscivo a pensare ad altro che: "cavoli, cosa mi sta succedendo?"  
Non riuscivo a stare da nessuna parte. Sia che mi distendessi a letto, che mi sedessi o che mi muovessi non riuscivo a stare nel mio corpo. Non riuscivo a sopportare la mia mente, non avevo alcun modo per distrarmi, anzi, non riuscivo proprio a distrarmi con niente, nemmeno facendo la cosa più bella al mondo. 
Riuscivo a comunicare, a parlare con la mia donna, a mangiare anche se avevo un appetito scarsissimo, quando invece normalmente apprezzo molto il buon cibo. 
L'unica cosa che riuscivo a fare, per fortuna era dormire. Il sonno era l'unico momento di vera quiete dove il malessere magicamente spariva. Peccato che non potevo dormire sempre 24 ore su 24 fino al giorno in cui mi sarei svegliato senza sofferenza. Quando durante il sonno mi svegliavo, c'èra un attimo, un brevissimo istante di incoscienza dove stavo bene (o per meglio dire non stavo male) prima di venire di nuovo risucchiato in quel buco nero. Mi aggrappavo a quell'attimo, dove ero allo stesso tempo libero dall'incoscienza totale del sonno e dalla sofferenza come l'affamato che pregusta un buon pranzo  dopo un lunghissimo digiuno forzato. O l'amante che anela al culmine dell'atto sessuale.  Momento breve ma molto intenso. 

La mia ipotesi è che questa volta si era aggiunta quella che chiamano Acatisia, una sensazione terribile di irrequietezza che spesso porta al suicidio, un effetto tipico dei farmaci neurolettici. 
Da esperto conoscitore ormai della depressione in quanto già attraversata per diverse volte, sapevo che se riuscivo a distrarmi con qualche occupazione piacevole, se stavo più al sole o nella natura se cercavo di fare esercizio fisico potevo cavarmela relativamente bene e pure con il pensiero fisso di annullamento avrei stretto i denti e aspettato che passasse da sola. Ma niente mi aveva preparato a quella cosa li.
A quel tempo non avevo un lavoro continuativo che potesse distrarmi, e comunque molto probabilmente non sarei stato in grado di svolgerlo. Era però estate e potevo stare sulla spiaggia al mare e fare il bagno. Ma quando andavo al mare, mi prendeva un irresistibile desiderio di annegare. Amo molto fare il bagno al mare e solitamente sto a lungo in acqua e mi spingo al largo, appena prima delle boe di sicurezza e a volte anche oltre se le condizioni lo permettono.  In quei giorni avevo paura di immergermi o se lo facevo, cercavo di stare vicino alla riva e per poco tempo. Il resto del tempo lo passavo sotto l'ombrellone a rimuginare pregustando le sensazioni di soffocamento, di come sarebbe stato il mio annegamento nei minimi particolari. Pensavo ad esempio al magnifico " Klein und Wagner" di Hesse al momento finale di quando fa morire il protagonista proprio di annegamento. 

Un  antico detto orientale recita: "Da un grande male può arrivare un grande bene" e in effetti, nel disperato tentativo di cercare il più piccolo appiglio per provare in qualche modo a risalire, provai a smettere di fumare per vedere l'effetto che faceva.  Quando sei in quelle condizioni non so perché, riesci ad apprezzare il più lieve miglioramento. E infatti se non fumavo stavo leggermente meglio, ne seguì che da quel preciso momento smisi completamente di fumare senza alcuno sforzo e con facilità (ma avevo anche letto il fantastico libro di Carr come ho avuto modo di scrivere in precedenza) ancora oggi a distanza di 7 anni da allora riesco a mantenermi ex fumatore. 

In conclusione, capisco molto bene come qualcuno possa compiere un gesto estremo in determinate condizioni. Io sarò forse stato più fortunato. Ricordo che quando andavo nel mio appartamento a 4° piano dove stavo per alcuni periodi, quando mi sporgevo dal balcone guardavo con bramosia il solido pavimento di piastrelle color mattone, fantasticando su quale mio organo avrebbe toccato per primo il fondo. Ma fra il pensarlo e il farlo vi era allora un abisso. 
Questa donna forse ha trovato il coraggio della disperazione, ma io conosco bene anche  come ci si sente quando sei preda dell'acatisia. 
E chissà, forse non si sarebbe mai spinta così oltre se non avesse subito la violenza degli antipsicotici depot , oggi così di gran moda e osannati dagli psichiatri tutti. Ecco dunque l'ennesima vittima della psichiatria, portatrice di disabilità e morte. Una tragedia che forse si poteva evitare.  Ma non temete; i loro medici curanti continueranno a dormire sonni tranquilli senza alcun rimorso e anzi, per loro sarà soltanto l'ennesima conferma della pericolosità della famigerata malattia mentale chiamata disturbo bipolare di tipo I.

recuperamente

martedì 5 dicembre 2017

Per gli psichiatri il cervello è un tumore maligno

E pensare che il mio medico olistico me lo disse : gli antipsicotici (più corretto chiamarli neurolettici) sono gli unici farmaci che non hanno una funzione terapeutica, ma solo quella di danneggiare le funzioni cerebrali più importanti , quelle del SNC (Sistema Nervoso Centrale).
Quindi è più corretto chamarli neurotossine e l'articolo che segue di Peter Breggin lo conferma. 
Egli si spinge perfino a dichiarare scherzosamente ma non troppo, che per gli psichiatri il cervello, l'organo più prezioso che abbiamo, equivale ad un tumore maligno quindi oggetto dei più aberranti insulti, basta leggere la storia della psichiatria per sincerarselo. 
Io auguro, questa volta veramente con tutto il cuore, che ogni psichiatra che ama prescrivere e somministrare con la forza queste neurotossine, come è stato fatto a me varie volte durante i miei ricoveri coatti, riceva la giusta retribuzione karmica, non importa se in questa vita o la prossima. Meglio sarebbe in questa vita ma il karma come si dice è insondabile.  La corretta retribuzione è quella di ricevere lo stesso trattamento cerebro-debilitante e capire una volta per tutte in prima persona cosa significa sentirsi il cervello in pappa. 



Psichiatria: il cervello è un tumore maligno!
Di Peter Breggin, MD
24 novembre 2017

Venni introdotto alla psichiatria organizzata quando, come matricola del college, mi unii a un programma di volontariato di Harvard presso l'ospedale psichiatrico statale locale. Trascorsi centinaia di ore in reparto e alla fine diressi il programma di volontariato.

Tra le stupefacenti esperienze educative che ebbi, una delle più sbalorditive fu la mia conversazione con lo psichiatra che gestiva la stanza dello shock insulinico in cui il personale iniettava overdosi di insulina ai degenti ivi detenuti fino a quando il loro cervello cominciava a morire, mandandoli in convulsioni, incoscienza e poi in coma profondo. A volte si contorcevano, a volte giacevano immobili come i morti che stavano diventando, fino a quando non venivano salvati con dosi di zucchero.

Chiesi allo psichiatra: "Come può aiutare il coma insulinico?"

Lui rispose con certezza: "Uccide le cellule cerebrali cattive".

Al secondo anno, mentre ero ancora una scettica matricola universitaria, iniziai a leggere per conto mio  sui trattamenti che  l'istituzione  psichiatrica regolarmente aveva inflitto ai suoi pazienti. C'era lo shock da insulina, che uccideva innegabilmente le cellule cerebrali. I campioni di tessuto  mostravano la cellula morta e morente. L'elettroshock distrugge il cervello e uccide i neuroni di centinaia di migliaia di persone in America oggi, così come il ricorso meno comune alla lobotomia, che consiste nel tagliare o bruciare parti del normale tessuto cerebrale. Ho faticato molto nella mia mente, come giovane studente universitario per capire cosa potesse motivare chiunque a infliggere tali dannosi assalti al cervello di altre persone.

Molto più di recente, infatti, nell'ultimo anno, sono tornato a studiare le origini del primo farmaco miracoloso: la torazina (clorpromazina). Ho già pubblicato alcuni dei documenti di ricerca originali dei primi anni '50 scritti dai pionieri Delay e Deniker sul mio Antipsychotic Resource Center gratuito ( www.123antipsychotics.com ). Dopo aver sperimentato i nuovi farmaci per circa due anni e aver visto la torazina diventare virale in tutto il mondo, i francesi si resero conto che il farmaco si stava comportando come un agente dell'encefalite epidemica. Si resero conto di aver scoperto una neurotossina !

Il lavoro promozionale di Delai e Deniker aveva già portato milioni di pazienti ad essere danneggiati dalle nuove neurotossine, con inevitabili sofferenze causate da terribili reazioni neurologiche e fisiche. Nel 1957, sapevano in dettaglio come i loro farmaci imitassero una ben nota epidemia neurotossica chiamata encefalite letargica.

Quindi cosa hanno fatto i due dottori? Hanno scritto e telefonato ai loro colleghi per dire "Aspettate! Abbiamo fatto un errore terribile. Stiamo diffondendo neurotossine sula faccia della terra " ?

No, non l'hanno fatto. Invece, contattarono la compagnia farmaceutica e chiesero: "Nei vostri studi sulle scimmie, qual è il farmaco più neurotossico di tutti, quello che causa il danno più grave al sistema nervoso?" Ricevettero rapidamente una serie di agenti mortali e iniziarono a darli ai loro pazienti. Fuori dal loro approccio arrivarono droghe come l'Haldol (aloperidolo), probabilmente tra gli agenti più tossici in medicina, forse superato solo dai più radicali trattamenti contro il cancro.

Adesso forse la mia conclusione inizia ad avere più senso, cioè che la psichiatria ha sempre considerato il cervello come un cancro. Consciamente o inconsciamente, la psichiatria vede il cervello come un cancro maligno e incurabile che può essere controllato solo da farmaci che uccidono le cellule cerebrali e accorciano le vite. E se i farmaci non funzionano, c'è la macchina dello shock per far esplodere il cervello fino alla morte. E naturalmente, come per ogni cancro, c'è sempre il bisturi o la sonda rovente, in questo caso la lobotomia e nuove forme di psicochirurgia, inclusa la radiazione. Sì, radiazioni, proprio come un trattamento contro il cancro.

Prima che dedicassi cinque anni della mia vita a fermare la rinascita della psicochirurgia in  tutto il mondo nei primi anni '70, uno dei più stimati neurochirurghi britannici, Geoffrey Knight, eseguiva la sua lobotomia impiantando sostanze radioattive nei lobi frontali dei suoi pazienti! Mi fa pensare che devo avere ragione: gli psichiatri e alcuni neurochirurghi aberranti credono davvero che il cervello sia un tumore maligno.

Sono quasi arrivato, finalmente a spiegare cosa rende gli psichiatri e alcuni neurochirurghi così irrazionali e persino pazzi. Pensano che il cervello sia un tumore maligno, che, per ragioni pratiche, non può mai essere completamente sradicato, ma che deve essere gestito e controllato per tutta la vita del paziente, per quanto il trattamento la possa accorciare.

Spiega anche perché tutti i nostri sforzi scientifici e attentamente motivati ​​per criticare gli psicofarmaci, il trattamento d'urto e la lobotomia sono caduti così in sordina. Queste persone, questi psichiatri e neurochirurghi, non pensano di trattare un cervello normale con una mente e uno spirito, una persona vivente - pensano di trattare una forma sottile e talvolta flagrante di cancro.

Ora, naturalmente, parlano di squilibri biochimici e di come i farmaci li correggono. Ma sanno che non è vero. L'evidenza è che gli unici squilibri biochimici presenti nel cervello dei loro pazienti sono quelli che essi stessi producono con le loro neurotossine e le loro scosse elettriche.

Quindi perché gli psichiatri non prestano attenzione a quelli di noi che scrivono così tanti articoli e libri scientifici su ciò che Peter Gøtzsche chiama 'Psichiatria mortale'  e ciò che ho descritto come 'Psichiatria tossica e Trattamenti disabilitanti al ​​cervello' ? Perché respingono il caos provocato dalle loro droghe, trattandolo come un mero danno collaterale in una guerra che giustifica e richiede l'uso di armi chimiche mortali?

Questi cervelli malati devono essere portati a un passo dalla morte, se necessario; e anche se molti milioni di cervelli all'anno vengono uccisi o mutilati, insieme ai loro proprietari, è lo stesso tipo di rischio che deve essere assunto con il trattamento di qualsiasi tumore mortale. Dopotutto, questi cervelli uccidono le persone che li abitano e talvolta uccidono altre persone. Peggio ancora, questi cervelli emanano gli orrori più inimmaginabili della vita: emozioni forti e talvolta travolgenti che non possono essere controllate senza ricorrere a neurotossine e scosse elettriche alla testa.

Prima che la mia intuizione ti faccia sentire sopraffatto dal risentimento o da altre brutte emozioni in agguato nel tuo cervello maligno, pensa a questo: cosa devono pensare questi psichiatri sterminatori di cervelli dell'organo all'interno della propria testa? Pensa a quanto devono sentirsi tristi e disgraziati riguardo al loro cervello e quindi a sé stessi.

Concludo con l'intuizione più importante di tutti. Abbiamo costantemente fallito nel tentativo di influenzare la psichiatria con argomenti scientifici perché consideriamo il cervello come normale mentre loro pensano che sia un cancro. Immagina quanto possa sembrare strano a loro: stiamo parlando del cervello, il tesoro più prezioso dentro le nostre teste, e lo stanno osservando nel modo in cui un chirurgo studia un neuroblastoma - o un assassino vede l'oggetto del suo odio. 

Quindi, quale nuova strategia nasce da queste intuizioni? Dobbiamo convincere gli psichiatri che il loro cervello non è cancerogeno. Dobbiamo aiutarli a capire che tutte le emozioni che combattono dentro di sé fanno parte dell'esperienza umana - che è normale, anzi che è auspicabile, che noi esseri umani siamo così pieni di emozioni e passioni, dolorose ed elettrizzanti, deprimenti ed esaltanti, alla fine è comunque amore.

fonte: madinamerica.com

giovedì 26 novembre 2015

Arriva l'e-pill: la pasticca digitale intelligente

Dopo un lungo silenzio dovuto a questioni pratiche, non di salute ci tengo a dirlo, ecco a voi  la traduzione di un'altro articolo interessante sugli ultimi sviluppi della tecnologia applicata alla farmacologia. L'anno 2016 promette un interessante incremento della stupidità psichiatrica applicata alla tecnologia medica: la pillola digitale intelligente. 
Come se non fosse sufficiente la tecnologia di somministrazione di tipo 'depot' cioè l'iniezione a lunghissimo rilascio (anche mensile)  da cui non puoi sottrarti a meno di amputarti la parte del corpo interessata, ecco l'ultimo grido della follia psichiatrica: una pillola che intelligentemente si occupa di spifferare al tuo medico  se la prendi oppure se la butti nel cesso, oltre a carpire altre informazioni sulle tue abitudini fregandosene della tua privacy. Mi mancano le parole per definire questa trovata, che sarà sicuramente salutata con favore dalle varie associazioni dei familiari di 'malati psichici'come l'americana NAMI o le nostre. Per definizione, i malati psichiatrici (poveretti) hanno un costante bisogno di prendere le loro medicine prescritte, specialmente gli antipsicotici tanto odiati da loro chissà perché quanto amati dagli psichiatri, come le mosche amano gli escrementi.
E gli psichiatri in effetti amano molto  prescrivere quei veleni chiamati eufemisticamente 'antipsicotici anziché neurolettici come in effetti sono. Di 'anti' hanno solo che sono  anti-gioia, anti-emozioni, anti-pensiero, anti-vita. Come fanno a non rendersi conto che la scarsa aderenza alla cura non è un mero capriccio bensì un reale , tangibile bisogno di libertà e salute (ebbene si salute fisica e mentale!)
A titolo di esempio lascio qui una piccola testimonianza per ricordare a questi 'dottori' cosa significa assumere neurolettici:

"Sola a casa. Tre volte al giorno conto le mie gocce di Haldol (1). Non faccio molto altro. Siedo nella mia sedia con lo sguardo diretto verso la finestra. Non ho sensibilità per quel che succede fuori. Trovo difficoltà a spostarmi.
Ciononostante sono abile ad alzarmi ogni giorno. Non mi accorgo che l'appartamento sta diventando sporco. Non è necessario che io cucini sempre.
Non mi lavo. Non mi chiedo neppure se puzzo. La mia miseria avanza - ma io non me ne accorgo.
Vegeto dentro le mie pareti neurolettiche, sono chiusa fuori dal mondo e dalla vita. Il mondo reale è altrettanto più lontano da me che Plutone dal Sole. Il mio mondo personale segreto - il mio ultimo rifugio, l'ho raggiunto, ma l'ho distrutto con l' Haldol.
Questa non è la mia vita. Questa non sono io. Starei ugualmente bene morta.
Un'idea ha incominciato a prendere forma: prima che la primavera sopraggiunga mi voglio appendere."
(testimonianza di una sopravvissuta psichiatrica 2002)



Pillole dotate di microchip per aumentare l'aderenza alla cura


di Michael Cornwall, PhD


Ho sentito un brivido passare attraverso il mio corpo quando ho letto che la FDA (ente americano per l'approvazione dei farmaci ndt) ha accettato di rivedere l'eventuale approvazione nei primi mesi del 2016 di una nuova forma del farmaco Abilify  contenente un sensore microchip in grado di inviare un messaggio che indica l'ora esatta in cui una compressa si dissolve nello stomaco. Il messaggio viene registrato da un cerotto - insieme ad altri dati come l'angolo e l'attività del corpo della persona - e, secondo un comunicato stampa di Proteus Digital Salute, lo sviluppatore del dispositivo , "queste informazioni vengono registrate e trasmesse ai pazienti su un telefono cellulare o altro dispositivo dotato di Bluetooth, e solo con il loro consenso, al loro medico e / o ai loro assistenti. "

Il gigante farmaceutico giapponese Otsuka ha collaborato con Proteus Digital Salute nel 2012 per creare questo potenzialmente redditizio nuovo "chip in una pillola", proprio quando il  brevetto di Abilify - con $ 6.9 miliardi il farmaco più redditizio negli Stati Uniti nel 2013 - è stato impostato che scade nel 2014, lasciando uno dei mercati più importanti vulnerabili ai farmaci generici. E' particolarmente inquietante per me che il nostro governo (USA ndt) stia barcollando facendo passare la legge Murphy (2) , la quale renderebbe lecito il trattamento forzato a domicilio, allo stesso tempo sta considerando di  porre tale dispositivo orwelliano nelle mani di una società farmaceutica, e delle famiglie.

Secondo il Washington Examiner:

"Il nuovo farmaco intelligente potrebbe essere particolarmente utile per garantire che i malati mentali continuino a prendere i loro farmaci, non solo dando ai medici un modo per monitorare il loro comportamento, ma anche ai tribunali così ... tutti tranne cinque stati hanno programmi ordinati dal tribunale dove un giudice può dare mandato ai  trasgressori con grave malattia mentale per un programma di trattamento come condizione per rimanere nella comunità. "

Come ha osservato un commentatore su Facebook; mettere una pillola in bocca e deglutire, sapendo che sta per trasmettere un messaggio a dimostrare che uno è sottomesso e conforme, è oltre l' orwelliano - è fascismo. Sono d'accordo. Il contratto sociale disegna una linea invisibile che deve essere protetta contro le forze in una società che, guidata da paure, fantasie di benevolenza, o  semplice avidità,  sono ciechi e sordi alle grida dei suoi cittadini, alla loro integrità fisica e  personale buttata sotto terra in polvere  in nome specioso di "salute" e "sicurezza".

L'articolo del  Washington Post cita una recente ricerca che indica che il 74% delle persone  su farmaci antipsicotici smettono di prenderli entro 18 mesi. Questa è la giustificazione offerta per uno psicofarmaco che monitora il proprio uso.

"Questi individui hanno già una storia di problemi a causa della loro mancanza di volontà o incapacità di rispettare volontariamente il trattamento ... questo potrebbe essere un importante passo avanti per loro in quanto li aiuterebbe a mantenere la conformità del trattamento."
- DJ Jaffe della malattia mentale politica Org.

Pensateci: di fronte alla schiacciante fallimento di un intervento farmaceutico del 74%, perché  la questione centrale considera l'aderenza al trattamento, piuttosto che l'efficacia, la sicurezza e la soddisfazione dei consumatori? E perché ci stiamo "attrezzando" per assicurare la conformità, in particolare, su un farmaco che anche la FDA ammette ha un meccanismo  di azione sconosciuto?

Quale altra specialità medica darebbe la colpa ai suoi pazienti per una  scelta così schiacciante di non prendere i farmaci a loro prescritti? Per un campo che ha assunto la carica di controllo e regolazione della devianza sociale, i confini etici che la FDA dovrebbe proteggere sono offuscati dalla crescente percezione che le persone  diagnosticate tramite il DSM sono potenziali rischi per la società, nonostante il travolgente rischio del contrario ; ovvero che una diagnosi DSM dovrebbe essere un segnale per cui  una persona ha bisogno e merita la nostra protezione.

Solo una visione del mondo che abbraccia il modello di malattia e la devianza di sofferenza emotiva umana ha il coraggio di suggerire di mettere un sensore in una sostanza psicoattiva per monitorare e per far rispettare la sua ingestione da parte di un cittadino altrimenti libero.

Io credo che un certo  livello di base di empatia sembra aver fallito in una società che vede la necessità di sviluppare una sostanza psicoattiva provvista di un sensore. L'enfasi  sulla priorità verso il rispetto della prescrizione, senza considerare la profonda esperienza soggettiva -  figuriamoci su una persona in crisi - di avere un corpo estraneo digitalizzato inserito nel profondo, un oggetto che a sua volta invia messaggi a una presenza  invisibile al di fuori. Questa svista equivale a un  vertiginoso fallimento della nostra società sulla capacità di radunare empatia e compassione per i suoi membri, invece di consegnarli, sotto forma di un mercato ormai letteralmente prigioniero, alle case farmaceutiche.

Ho visto clienti in terapia per oltre 35 anni, e in nessun modo posso immaginarmi seduto a pochi passi da una persona in difficoltà e suggerirgli che dovrebbe prendere in considerazione di avere un dispositivo al loro interno che mi permette di sapere ogni giorno a distanza le loro esperienze più intime - figuriamoci quando digeriscono, si sdraiano, o quando hanno preso le loro medicine. Non potrei farlo, mi sentirei macabro e perverso.

E io non voglio essere una parte di una società che lo avrebbe fatto. Anche - e forse soprattutto - se venisse fatto. "Nel mio nome"

C'è un'aura di qualcosa di vergognoso, una violazione di un diritto umano fondamentale della privacy e dei confini corporei che viene ignorato nel perseguimento di questo nuovo controllo digitale di farmaci psichiatrici. La vergogna è che, con una pillola che registra il momento del suo assorbimento nei nostri corpi, stiamo assistendo alla realizzazione di un  ideale a lungo cercato dai governi totalitari;  attraversare la barriera emato-encefalica, l'accesso alla stessa sede della nostra autonomia e della nostra anima. Con questo, Otsuka potrebbe piuttosto rinnovare la sua commercializzazione per Abilify rinominandolo "Dis-Abilify," senza nemmeno rischiare e potenzialmente aumentare la sua quota di mercato, in una società che sembra essere entusiasta di  abbracciare un ideale orwelliano.

Questo è un momento, se mai c'è n'è stato uno, per i cittadini di agire, e di agire con decisione; prima che la capacità di prendere decisioni, per non parlare di agire su sé essi, viene asportato dai nostri corpi completamente dalla prossima ondata di sviluppo farmaceutico.

Naturalmente alcuni obietteranno alla mia caratterizzazione di coloro che hanno sviluppato quest'apparente ben intenzionata svolta medica come mancanza di un bussola morale. Ma ho già sentito le grida di indignazione e paura da molti di coloro per i quali il farmaco orwelliano è destinato.

Finirò qui con una citazione, sempre più adatta da CS Lewis:

"Di tutte le tirannie, una tirannia sinceramente esercitata per il bene delle sue vittime, può essere la più opprimente."


FONTE: madinamerica.com

Note
1- Haldol: neurolettico di prima generazione molto invasivo e pure ancora molto usato nei reparti psichiatrici noto anche con il nome commerciale più accattivante di 'Serenase'
2- Legge Murphy : una proposta di legge che prende il nome dal senatore che l'ha proposta. Una legge molto restrittiva della libertà personale e punitiva verso le persone cosiddette malate psichiche, sull'onda emotiva dei fatti più cruenti di cronaca nera relativamente agli sparatori multipli, che esacerberebbero la presunta pericolosità dei malati di mente.