Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

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mercoledì 1 maggio 2019

L'eterno dilemma del corpo e della mente

Lungi da dare una risposta esaustiva sulla questione, naturalmente ho le mie idee, ma vorrei qui esporre alcune considerazioni e suggerimenti con la speranza (o forse l'ardire) di riuscire a fare un po di chiarezza.
Io non capisco perché gran parte degli studiosi, operatori o esperti di salute mentale,  tendono ad arroccarsi ciascuno sulle proprie posizioni relativamente al dilemma delle cause dei disturbi mentali. 
Perchè non siamo capaci di vedere il problema nella sua globalità? Gli organicisti, che sono la maggioranza, vedono malattie di origine genetica che producono nel cervello degli scompensi chimici. Vere e proprie malattie organiche che colpiscono il cervello, anche se nessuno ha mai dimostrato la loro esistenza, proprio come altre vere malattie del cervello, che invece sono appannaggio dei neurologi. Da oltre mezzo secolo gli psichiatri continuano a ripetere come un disco rotto  che siamo ad una svolta e che le prove delle loro teorie che poggiano sul nulla si stanno per rivelare grazie alle nuove scoperte, alle innovative tecniche di neuroimaging ecc. Tuttavia nonostante si brancoli ancora il buio assoluto sulla questione, non si risparmiano di inventare nuove neurotossine  che sono solo capaci di attutire i sintomi senza  intaccare minimamente le cause della sofferenza. Non solo, si limitassero a questo andrebbe ancora bene, purtroppo oltre ad avere (ricordiamolo solo quando va bene) l'effetto terapeutico sperato, hanno anche una miriade di effetti indesiderati che messi insieme provocano un aggravamento ulteriore delle condizioni generali psicofisiche e perfino della presunta malattia che vorrebbero curare, rendendola cronica e inguaribile. Questo è un semplice fatto, che non mi stancherò mai di denunciare. A chi mi chiede dove siano le prove, basta guardarsi intorno facendosi le giuste domande o leggere per esempio i libri di Robert Whitaker, noto giornalista investigativo statunitense il quale sta mettendo in crisi  a piccoli passi il colosso psichiatrico-farmaceutico.

Su una cosa, credo che siamo tutti d'accordo: i sintomi dei disturbi mentali sono una reazione a qualcosa. Quello che è più difficile da capire comunque è che questa reazione spesso potrebbe essere l'unico modo che l'insieme mente-corpo ha per raggiungere un suo equilibrio. 
L'assunto corrente che i disturbi mentali siano vere e proprie malattie organiche hai indubbiamente dei limiti. Per cominciare, penso che  dovrebbe essere possibile che qualsiasi disturbo mentale possa accadere a chiunque nelle opportune condizioni, senza per questo dichiarare di avere una malattia cronica e inguaribile sottostante. L'esempio che mi viene in mente per spiegarmi meglio è quello della febbre. La febbre è un sintomo dovuto ad una reazione del corpo ben precisa ed ha anche una sua funzione quando la causa è ad esempio l'influenza. L'influenza è per questo motivo una malattia cronica e inguaribile? Cioè siamo tutti malati cronicamente di influenza?  No, l'influenza è un disturbo prevalentemente stagionale, solitamente di origine virale che ha il suo decorso senza complicazioni se ci teniamo opportunamente a riposo, coperti bene  e mangiamo poco cibo. Medicinali sono solitamente sconsigliati a meno che la febbre non sia troppo alta o duri troppo a lungo. In altre parole, il sistema immunitario se funziona bene farà il suo lavoro di pulizia se lo lasciamo in pace. Curiosamente sappiamo anche che quando la temperatura sale parecchio in alcuni casi si può manifestare delirio, tuttavia questa 'psicosi' la riteniamo innocua proprio perché associata al malessere temporaneo. 
Ora la variabile che implica una diagnosi psichiatrica di malattia mentale sarà semplicemente la sua durata. Si parla di malattia mentale quando il sintomo ha una durata superiore ad un certo limite, proprio come si parla ad esempio di altra condizione più grave quando la febbre dura più di tot giorni. Cioè quando la reazione naturale del corpo non è capace di ristabilire un equilibrio in tempi brevi.  Questo ragionamento implica che qualsiasi condizione anomala non può protrarsi per più di un certo tempo, ed è secondo il mio modesto parere assai limitante quando siamo nel campo dei disturbi mentali. E' limitato dalle convenzioni sociali, perché il nostro stile di vita ci impone di essere efficienti con continuità , perciò ogni eccezione a tale standard comunemente accettato diventa un segno di malattia, senza poter accettare che talune reazioni hanno bisogno di molto  tempo per essere elaborate ed avere la loro funzione 'terapeutica' riparatrice.  
Relativamente alle cosiddette malattie mentali come si può dimostrare ciò? 
La validità di questo assunto è a mio parere dimostrata dall'approccio finlandese chiamato 'Open dialogue' dove i casi di primo episodio psicotico vengono trattati in modo non convenzionale,   senza usare pericolose neurotossine o lasciandole ridotte al minimo, e spostando l'attenzione verso l'ascolto, la compartecipazione attiva di tutte le figure intorno al 'paziente' evitando diagnosi, giudizi  e terminologia medica. Si è visto in questo modo un tremendo risultato positivo di persone completamente recuperate  e asintomatiche , si parla di oltre l'80 % di successi. Quale sia la causa, alle persone viene dato il tempo e la possibilità di elaborare quello che è accaduto a loro, soprattutto, non viene detto  loro che hanno una malattia cronica con la quale dovranno necessariamente convivere per tutta la vita. Io sono propenso a credere che questo metodo funziona non grazie a qualche azione terapeutica specifica, ma soprattutto grazie alla  mancanza di un approccio convenzionale con tutto il suo carico di stigma, false profezie e neurotossine.  Ciò resta in accordo con quello che accadeva prima dell'era farmacologica, cioè che una fetta consistente delle persone si sarebbe ripresa senza manifestare sintomi o manteneva un intervallo di tempo molto lungo tra l'insorgenza delle crisi.

Quindi un aspetto importante sempre più trascurato che invece dovrebbe essere considerato è la natura temporanea delle crisi. 
Riassumendo possiamo elencare alcuni  concetti chiave: 

 1 - I disturbi mentali possono colpire chiunque dato un appropriato insieme di circostanze

 2 - I disturbi mentali, se si escludono vere anomalie o condizioni mediche riconosciute sarebbero per loro natura fenomeni temporanei e rari.

 3 - Le persone recuperano pienamente anche dai problemi mentali più estremi e gravi. 

 4 - le esperienze umane di stati estremi detengono senso e saggezza per essere comprese ed elaborate dalla persona che le vive. 

Questo ultimo punto è anche quello più disatteso, chiaramente perché si deve intervenire tempestivamente per fermare ad ogni costo il delirio, la psicosi. Questi interventi però, non fanno altro che rimandare all'infinito una 'risoluzione' autonoma e duratura del problema. 
Lo psichiatra ceco Stanislav Grof lo spiega chiaramente nei sui scritti  ma egli però fa anche una doverosa distinzione tra le crisi che sono di tipo 'evolutivo' (emergenze spirituali)  o di tipo prettamente organico, cioè dovute a vere malattie neurologiche.  
A mio parere questa distinzione è un po' più sfumata anche specialmente alla luce dei risultati che si sono ottenuti in Finlandia, dove l'elaborazione della crisi rappresenta il fulcro del 'trattamento'. 
Ricordo che la mia prima e più profonda crisi di 'vetta' del 1987 non venne prontamente abbattuta con potenti antipsicotici in regime d TSO come invece accadde nelle successive. Anche se con indubbia dose di preoccupazione, in special modo da parte delle persone a me vicino che non capivano cosa mi stava succedendo, l'esperienza  andò avanti fino alla sua naturale estinzione. Arrivai alla diagnosi e ad assumere solo del litio consigliatomi da un neurologo che tuttavia presi in dosaggio minimo rispetto a quello chiamato con eufemismo 'terapeutico' e per una durata di un paio di mesi.  Dopo questo minimo 'trattamento' del primo episodio psicotico non ho più avuto simili crisi per i successivi 13 anni. Dopo la successiva crisi che da una parte avevo ricercato con fervore, mi convinsero che avrei dovuto assumere farmaci stabilizzatori per tutta la vita. In seguito a questa convinzione, passai i 6 peggiori anni della mia vita con crisi ricorrenti e conseguenti ricoveri dove venivo prontamente riempito di neurotossine. Alla fine di questi cicli ricorrenti mi convinsi che forse la 'cura' era da considerarsi la prima responsabile delle mie ricadute. 

Ma dopo questa introduzione vorrei arrivare al punto centrale di questo mio contributo. 
Quello che io sostengo da un po di tempo a questa parte è che può avere un senso agire in un modo piuttosto che in un altro indipendentemente dalle vere cause, in quanto una cosa può influenzare l'altra. E' perfettamente plausibile per esempio che la mente possa cambiare, tramite la volontà delle abitudini alimentari nocive, oppure  interferire sulla biochimica generale per favorire o bloccare l'assorbimento di determinate sostanze, oppure ancora, la mente potrebbe modificare il metabolismo, il sistema immunitario, il sistema linfatico ecc.  Tutto questo ha una senso per me. Ha poco senso invece intossicare intenzionalmente il corpo per modificare la mente, o assumere delle droghe per alterare il nostro hardware e ingannare così la mente. Sarebbe come ostinarsi a modificare l'hardware di un computer quando il problema è nel software.  A volte potrebbe essere possibile, altre volte no.
Comunque ha poco senso negare a priori l'efficacia di un trattamento della mente rispetto a quello del corpo e viceversa; come si spiegherebbe altrimenti il successo di approcci non 'convenzionali'?
E' stato dimostrato che i traumi, le emozioni possono influire sulla biochimica, quindi è sensato intervenire anche sulla biochimica per rimediare purché venga fatto nel modo corretto, senza ricorrere a veleni. 
Ho ammirato molto e sono un fan del grande neurologo purtroppo scomparso Oliver Sacks. Ho divorato diversi suoi libri e compreso come lui quanto sia affascinante la capacità adattativa del cervello in seguito a gravi traumi,lesioni, o malattie neurologiche. Se prendiamo per buono l'assunto che la natura non va mai contro sé stessa, il corpo non va mai contro sé stesso, i sintomi della cosiddetta malattia mentale potrebbero essere una forma di adattamento che il corpo adotta per proteggersi. Questo è un concetto un po' forte , duro da digerire. Immagino per esempio che un problema grosso come il cancro sia difficile da considerare in questi termini. Nonostante ciò, c'è chi afferma che anche il cancro sia una forma di adattamento e la sua proliferazione non è il risultato dell'inevitabile decorso di tale malattia, ma piuttosto della cure tradizionali per questa terribile condizione. Dicesi che dalle autopsie fatte risulta che vengono trovati molti tumori in stato latente innocui e perciò mai diagnosticati. 
E' difficile per me digerire questo, come è difficile essere concordi con chi afferma per esempio che il virus dell'HIV non esiste, che tramite gli aerei avveleniamo intenzionalmente i cieli per diffondere malattie, che i tumori siano soltanto dei traumi irrisolti, che si possono curare con il bicarbonato o con diete appropriate, che tutti i vaccini siano nocivi e inutili ecc ecc.  
Ma anche se difficile da credere, penso che sia possibile  guarire da una situazione grave o difficile grazie esclusivamente alla convinzione che ciò sia possibile. In altre parole, anche i ciarlatani e i venditori di olio di serpente hanno la loro fetta di 'miracolati' altrimenti non si spiegherebbe il fatto che tanta gente si affida a loro piuttosto che alla medicina ufficiale. Le persone possono credere a qualunque cosa anche se non esistono spiegazioni razionali, davanti a fatti concreti e prove aneddotiche.
Quindi mi fanno sbellicare quelli fissati con le prove empiriche , con gli studi a doppio cieco randomizzati, quelli che non credono a niente che non sia perfettamente replicabile e scientificamente dimostrabile al 100%. Questo non perché ritengo inutile provare scientificamente un qualunque rimedio ma piuttosto perché in un campo così complesso, aleatorio e poco conosciuto come il cervello, occorre avere la mente aperta a tutte le possibilità. Così ritengo un abominio  ignorare o denigrare  per esempio il grande e immenso lavoro di Abram Hoffer, considerarlo perfettamente inutile anche davanti all'evidenza di avere salvato la vita di migliaia di suoi pazienti , ricordiamolo, tutti debitamente diagnosticati inguaribili e cronici della peggiore etichetta psichiatrica. Erano tutti falsi malati? Era tutto merito del suo carisma e il semplice fatto che un medico psichiatra dicesse ai sui pazienti che sarebbero comunque guariti? 
Grazie a lui sono diventato anche io un fan della B3 o Niacina. Ogni tanto mi faccio un ciclo di trattamento con grande giovamento almeno del mio colesterolo ma in particolare lo faccio perché mio padre morì di infarto a appena mezzo secolo di età. La RDA (fabbisogno giornaliero) della B3 è di 18 milligrammi, il minimo per non sviluppare la pellagra. Tale vitamina è implicata  in circa 400 reazioni biochimiche corporee; una mole enorme di funzioni vitali. Il flush (razione di arrossamento) che da è molto piacevole quando è leggero, abbastanza fastidioso quando è forte, ma così si può misurare il proprio fabbisogno. Così scopro che la dose assunta raggiunge anche 10 volte quella raccomandata. Provate ad assumere 10 volte la dose raccomandata di un qualsiasi farmaco; un modo rapido ed efficace per togliere il disturbo per sempre dal mondo. 

Ma sto di nuovo divagando. Per tornare al punto, penso ad esempio come mai nei paesi dove vigono situazioni intollerabili di miseria, conflitti etnici, guerre di potere , perciò gente sottoposta a massicce dosi di traumi, non vi siano nel contempo picchi enormi di malattie mentali. Ancora, perché ad esempio due individui diversi , sottoposti agli stessi traumi non sviluppano entrambi la stessa malattia mentale ma solo uno di questi viene colpito? La risposta potrebbe  essere che lo sviluppo dei disturbi mentali dipende essenzialmente dalla reazione individuale, che a sua volta dipende da altri fattori tra i quali anche la predisposizione. Ma la predisposizione cos'è?  Può essere un condizione organica o può non esserlo? 
Ci sono domande che temo non avranno mai una risposta definitiva. E' nato prima l'uovo o la gallina? Si possono solo fare delle ipotesi e in base a queste cercare delle verifiche. 
Io qui mi fermerei, e rileggendomi ho come l'impressione di avere aumentato la confusione piuttosto che avere fatto chiarezza. Ma questo è normale quando si entra in un tale ginepraio. Buona vita. 
Recuperamente

mercoledì 19 febbraio 2014

E la chiamano terapia

E' incredibile quanto agli psichiatri piaccia difendere le loro idee malsane anche contro ogni evidenza. 
Un caso eclatante è la cosiddetta terapia elettro-convulsiva o TEC che suona meglio rispetto al suo vero nome che aveva in origine : elettroshock. 
E' ormai evidente che la classe medica psichiatrica ignora e viola sistematicamente il primo principio Ippocratico di 'non nuocere al paziente'. Nessun 'trattamento' psichiatrico che si voglia chiamare così, che sia chimico o fisico fa eccezione alla regola generale di produrre danni a chi lo riceve, ma questo in particolare,  è l'ultimo baluardo rimasto di una serie di trattamenti inumani che hanno caratterizzato la  storia della psichiatria: vere e proprie torture inflitte a persone che disgraziatamente cadevano sotto le grinfie di questi aguzzini, che sarebbe un'eresia chiamarli medici nonostante si fregiassero di questo titolo. 

Fu verso la fine degli anni 30 che lo psichiatra Ugo Cerletti, osservando i maiali in un mattatoio che venivano resi docili da forti scosse elettriche alla testa pensò bene di usare lo stesso sistema per rendere calmi i pazienti psichiatrici troppo agitati. Il 15 aprile 1938 Cerletti provò la sua invenzione sul primo essere umano, un paziente maniaco-depressivo. Dopo la prima scossa questi rimase talmente 'shoccato' che scongiurò il Cerletti di non ripetere l'applicazione pensando che sarebbe sicuramente morto. Naturalmente lo psichiatra, per il bene della scienza ripetè più volte le applicazioni e ancora oggi si parla di 'cicli' di applicazioni di TEC.  

Elettroshock sui bambini

Lauretta Bender era una psichiatra americana negli anni 50 che durante la sua brillante carriera ha somministrato la TEC a circa 500 bambini ed è stata uno degli psichiatri più onorati del suo tempo. Nel 1955 racconta di avere somministrato 20 trattamenti di TEC ad un bambino sotto i 3 anni, ricoverato nell'ospedale di Bellevue a New York. Ecco cosa scriveva:

E 'il parere di tutti gli osservatori in ospedale, nelle aule scolastiche, dei genitori e degli altri tutori che i bambini sono stati sempre un po' migliorati dal trattamento di shock, in quanto erano meno disturbati, meno eccitabili, meno ritirati e meno ansiosi. Erano meglio controllati, sembravano meglio integrati e più maturi ed erano maggiormente in grado di soddisfare le situazioni sociali in modo realistico. Erano più composti, più felici, e sono stati più in grado di accettare l'insegnamento o la psicoterapia di gruppo o individualmente.

Ok ma sentiamo cosa ne pensano invece le vittime di questo meraviglioso trattamento: 

Avevo sei anni [nel 1944]. Mia madre era stata rinchiusa in un ospedale psichiatrico poco prima che io nascessi. Una psichiatra al Bellevue Hospital di New York, il Dr. Lauretta Bender, aveva appena iniziato la sua serie infame di esperimenti con il trattamento TEC sui bambini, e aveva bisogno di più soggetti. Così fui diagnosticato come "schizofrenico infantile," strappato dai miei genitori adottivi, e mi furono somministrati 20 trattamenti d'urto ....in 18 dei quali venni trascinato lungo il corridoio gridando, con un fazzoletto farcito in bocca in modo da non mordermi la lingua. Mi sono svegliato [dopo il trattamento d'urto] senza sapere dove ero, o chi ero, ma la sensazione era come se avessi subito l'esperienza della morte. Dopo quattro mesi di questo calvario tornai finalmente alla mia casa adottiva. Il trattamento di shock mi aveva cambiato: da  ragazzino timido che amava sedersi in un angolo e leggere ero diventato un bambino terrorizzato che voleva aggrapparsi solo alla sua madre adottiva e piangere. Non riuscivo a ricordare i miei insegnanti. Non riuscivo a ricordare il ragazzino che mi era stato detto fosse il mio migliore amico. Non riuscivo nemmeno a trovare la mia strada intorno al mio quartiere. L'assistente sociale che mi visitava ogni mese disse ai miei genitori adottivi che la mia perdita di memoria era un sintomo della mia malattia mentale. Pochi mesi dopo, fui spedito in un ospedale statale a trascorrere i successivi 10 anni della mia vita.
Questa cosidetta terapia è appannaggio di alcuni sadici isolati, qualche scienziato pazzo che ama praticarla di nascosto? No, la psichiatra che mi ha fatto questo a me e diverse centinaia di altri bambini è ancora una leader nel suo campo, con molti articoli pubblicati su riviste psichiatriche prestigiose, lei riceve ancora uno stipendio dal Dipartimento di Igiene Mentale dello Stato di New York. E non una sola voce è mai stata sollevata all'interno dell'intera professione psichiatrica per protestare contro quello che aveva fatto. (Ted)

Ted non è stato il solo che si è lamentato del trattamento ricevuto. Nonostante che la zelante psichiatra Bender pubblicasse articoli entusiasti, una analisi più approfndita su diversi bambini 'shoccati' ha rivelato che questo trattamento li rendeva sicuramente peggiori di quanto già non fossero. Uno di loro a 9 anni finì pure per tentare il suicidio, disse che "aveva paura di morire e voleva farla finita in fretta". La maggioranza diventarono violenti e furiosi cronici. 

Ma vediamo più da vicino come funziona questa meravigliosa elettro-terapia: 

La scienza  
L' Elettroshock viene definito dagli psichiatri come terapia elettroconvulsiva o ECT (TEC in italiano) perché comporta la produzione di forti convulsioni, simili ad un attacco epilettico, applicando fino a 600 volt di tensione elettrica sulle tempie e facendo attraversare alla corrente il cervello per quattro secondi. Prima dell'applicazione, ai soggetti vengono somministrati anestetici e farmaci per paralizzare i muscoli, per sopprimere la paura e il dolore e per ridurre il numero di ossa rotte - soprattutto nella spina dorsale, un evento comune, prima quando non venivano utilizzati tali farmaci.
La convulsione indotta di solito dura 30-60 secondi, può produrre complicazioni pericolose per la vita, come l'apnea e l'arresto cardiaco. La convulsione è seguita da alcuni minuti di incoscienza. L'Elettroshock è generalmente somministrato in ospedali attrezzati per gestire le situazioni di emergenza, compresa la morte, che si possono sviluppare durante o subito dopo la scossa.
 
Danni cerebrali
I medici, così come le imprese di costruzioni, fanno del loro meglio per impedire alla gente di essere ferita da scosse elettriche. Alle persone sono somministrati farmaci anticonvulsivanti per prevenire crisi epilettiche, perché sono note per danneggiare il cervello.
Il cervello funziona naturalmente in millivolt di elettricità. Con l'ECT, tuttavia, si applicano scossoni al cervello con una media di 150-400 volt di elettricità. L'ECT induce un attacco epilettico ed è ovvio che l'elettroshock provoca danni al cervello.
Il professor Peter Sterling dell' università di neuroscienze della Pennsylvania   si esprime così in una testimonianza nel corso di un'audizione nel 2001 sull' ECT al comitato permanente di New York dell'Assemblea sulla salute mentale, ritardo mentale e disabilità dello sviluppo:
"L' ECT indiscutibilmente danneggia il cervello. Il danno è dovuto ad una varietà di meccanismi noti:
1) L'ECT è stato progettato per evocare una forte crisi epilettica che coinvolge una massiccia eccitazione dei neuroni corticali che provocano anche l'eccitazione di strutture cerebrali inferiori. La crisi provoca un aumento acuto della pressione sanguigna nella gamma ipertensiva, e questo provoca spesso piccole emorragie nel cervello. Ovunque si verifica una emorragia nel cervello, le cellule nervose muoiono - e queste cellule non vengono sostituite.
2) L'ECT rompe la 'barriera emato-encefalica.' Questa barriera impedisce normalmente a molte sostanze nel sangue di raggiungere il cervello. Questo protegge il cervello, che è il nostro organo più chimicamente sensibile, da una varietà di potenziali infortuni. Quando questa barriera viene violata, le cellule nervose sono esposte a danni e possono anche morire. La rottura di questa barriera porta anche un 'edema' (gonfiore), che, poiché il cervello è racchiuso dal cranio rigido, porta all'arresto locale di afflusso di sangue, anossia [mancanza di ossigeno], e morte dei neuroni.
3) L'ECT provoca nei neuroni il rilascio grandi quantità di un neurotrasmettitore, il glutammato. Questo prodotto chimico eccita ulteriormente l'attività neuronale che rilascia ancora più glutammato, portando a 'eccito-tossicità' (letteralmente i neuroni muoiono a causa di iperattività). Tale eccito-tossicità è stata riconosciuta relativamente di recente ed è ora un importante argomento di ricerca. E 'nota per accompagnare le crisi e più  applicazioni ripetute di ECT possono avere un contributo significativo all'accumulo di danni cerebrali.
 "
La linea di fondo è che l'ECT "funziona" nella misura in cui danneggia e disabilita il cervello. 
Perdita di memoria
La perdita della memoria è un fattore chiave che indica l'esistenza di un danno cerebrale. E 'altamente significativo, poi, che l'industria dell'elettroshock tenta di negare o minimizzare la perdita di memoria elettroshock-indotta.
Nel 2001, il leader ricercatore e sostenitore dell'ECT, lo psicologo Harold Sackeim ha ammesso in un editoriale del "The Journal of ECT" che "virtualmente tutti i pazienti avvertono un certo grado di persistente e, probabilmente, amnesia retrograda permanente". Anche i più ardenti sostenitori dell'elettroshock "esperti" ora ammettono la perdita di memoria.
Più di recente, Sackeim ed i suoi colleghi hanno pubblicato i risultati di un importante studio nel numero di gennaio 2007 della Neuropsicofarmacologia. Essi hanno riconosciuto che l'elettroshock può causare amnesia permanente e deficit permanenti nelle capacità cognitive, che influiscono sulla capacità di funzionare: "Questo studio fornisce la prima prova in un grande futuro campione che gli effetti cognitivi negativi possono persistere per un lungo periodo, e che caratterizzano il trattamento di routine con ECT in contesti comunitari."
 
Morte
Il risultato peggiore dell'elettroshock è la morte. Leonard Frank ha fornito una delle migliori sintesi dei dati esistenti sulla morte elettroshock-indotta, mostrando che le stime variano ampiamente. La  giornalista Sandra Boodman fornisce un po 'di prospettiva:
Secondo l'APA (Associazione Psichiatrica Americana) in una  relazione del 1990, uno in 10.000 pazienti muore a causa della moderna ECT. Questo dato deriva da uno studio di morti entro 24 ore dalla ECT riferito ai funzionari della California tra il 1977 e il 1983. Ma le statistiche più recenti indicano che il tasso di mortalità può essere più alto.
I funzionari del Dipartimento del Texas di Salute Mentale e Ritardo Mentale riportano che tra il 1 Giugno 1993 e 1 settembre 1996, hanno ricevuto segnalazioni di 21 morti tra i circa 2.000 pazienti.
In uno studio è emerso che uno su 95 pazienti erano morti entro 14 giorni dall'applicazione di ECT. Un altro studio  riporta i risultati sul trattamento di 65 pazienti anziani depressi di 80 anni di età o più Un anno dopo il trattamento, gli autori hanno trovato 10 decessi  tra i 37 pazienti che hanno subito l'ECT e 1 decesso tra i 28 pazienti che non lo hanno subito.
 
Efficacia
Oltre al fatto che elettroshock viola direttamente il primo giuramento di Ippocrate di non nuocere non è stato nemmeno dimostrato che fornisce un beneficio a breve termine. Sono stati fatti studi prospettici, randomizzati, controllati con placebo confrontando l'amministrazione di veri ECT rispetto a farre finta in condizioni di doppio cieco. Nella finzione dell' ECT, i pazienti ricevono un anestetico generale, sono collegati alla macchina ECT, il pulsante viene premuto, ma nessuna corrente viene generata. Come riporta lapsichiatra Colin Ross nella sua recensione della letteratura, questo finto elettroshock (anestesia, ma non l'elettroshock) ha gli stessi risultati a breve termine, come il vero elettroshock, e non vi è alcuna prova che fornisce un effetto benefico duraturo. Molti studi non sono riusciti a trovare una differenza neanche durante il trattamento. 

Si dice che questa 'terapia' sia molto efficace nella depressione più resistente, quella che non passa nemmeno con i farmaci più potenti. Quando qualcuno in tali condizioni tenta il suicidio, e a causa di ciò va in coma o subisce un grosso trauma, solitamente quando il peggio è passato la sua depressione è magicamente sparita e sta bene per un po di tempo. Questo allora significa necessariamente che per far passare una depressione occorre massacrare di botte il paziente? Questa è l'idea che probabilmente ha spinto gli psichiatri quando usavano per esempio portare vicino alla morte i loro pazienti attraverso il coma insulinico, ed è più o meno lo stesso principio ad essere applicato per quanto riguarda la TEC: a riempire di botte il bambino troppo vivace sicuramente si calma. A volte una tv guasta riprende a funzionare se viene percossa. Ma questo significa che tale violenza sia la cosa corretta da fare?  
Cosa rimane della  umana pietà in questi individui col camice bianco? 
Possibile che non capiscano il male che provocano?
E pensare che dicono di farlo per il bene del paziente!
E' il momento di abolire questa pratica assurda. Non è cosa degna di un paese che si voglia chiamare civile.  

Rcuperamente


Il fatto che abbiamo bisogno di argomenti contro l'elettroshock ai bambini dimostra quanto la nostra società assurda e crudele è vicina a completare il proprio collasso.
Sharon 

Tutti coloro che sono sopravvissuti a questa atrocità devono alzarsi e raccontare le loro storie con la forza e la chiarezza della verità. 
Dorothy

La psichiatria è una dannato spettacolo dell'orrore, non un trattamento o un aiuto o qualcosa di simile.
Copycat

E' così triste che questo deve ancora essere discusso. Ti fa chiedere se molti psichiatri siano veramente crudeli e sadici.
Madincanada

Solo psichiatri e medici nazisti potevano usare strumenti di tortura e chiamarli "trattamento!"
Stephen

Ciò che è affermato  essere il miglior trattamento di salute mentale è spesso indistinguibile dalla punizione.
Joe

Fonte delle citazioni : Madinamerica.com

giovedì 16 gennaio 2014

La migliore terapia è la non-terapia



Terapie corrette  e sbagliate. 

Uno psichiatra bravo per definizione sa azzeccare sin da subito la giusta diagnosi e di conseguenza la corretta terapia farmacologica.

D'altra parte la mia esperienza relativamente all'essere in contatto e avere osservato numerosi casi  mi racconta uno scenario in cui le terapie sbagliate sembrano pressoché la norma, quasi quanto le diagnosi errate. 
La classica escalation iatrogena parte ad esempio da una diagnosi di depressione maggiore. L'errore che viene fatto in questo caso è quello di errata diagnosi iniziale. Si prescrivono subito antidepressivi che (come è noto) possono provocare al pari di sostanze di abuso quali ad esempio il THC della cannabis un 'viraggio' verso uno stato maniacale. Da questo tipo di risposta lo psichiatra deduce che il suo paziente ha il disturbo bipolare, anche se prima di allora la persona non aveva mai dato segni di squilibrio mentale tali da essere identificati con certezza come 'mania' o psicosi. 
Ma non è tutto qui. Naturalmente la cosiddetta mania viene trattata a sua volta con antipsicotici che fra gli innumerevoli effetti indesiderati tendono proprio a promuovere la psicosi, così come è ben documentato dal Dott. Abram Hoffer che ricordiamolo, ha seguito migliaia di casi di 'schizofrenia':  

"I tranquillanti maggiori (antipsicotici o neurolettici), non importa quanto utili, creano un dilemma importante per i pazienti ed i loro psichiatri. Somministrati ai pazienti, aiutano a ridurre la frequenza e l'intensità dei sintomi, ma dati alle persone normali li fanno ammalare. Sotto il regime comunista in Russia, ai dissidenti rinchiusi negli ospedali psichiatrici, gli venivano dati tranquillanti. Stavano usando la loro definizione peculiare della malattia mentale, cioè una persona in disaccordo con il sistema. Queste persone sono diventate psicotiche grazie ai tranquillanti. Quando ai pazienti vengono dati gli stessi farmaci e iniziano a stare meglio, i loro sintomi sono alleviati in qualche misura, sono più disponibili e i loro familiari fiduciosi di sentire ancora una volta che si riprenderanno. Ma man mano che migliorano  o diventano più 'normali', cominciano a rispondere a questi farmaci come se fossero normali, vale a dire si ammalano."

Quindi come già affermato in precedenza, sappiamo che gli psicofarmaci sono quella classe particolare di medicinali che, agendo esclusivamente sulla sintomatologia, senza sapere esattamente cosa mettono in moto nell'organismo,  promuovono le stesse malattie che dovrebbero curare. 

Si noti bene che lo stesso Hoffer non era completamente contrario all'impiego degli antipsicotici. Come molti altri psichiatri anche lui pensava che questi farmaci fossero molto utili nei casi di emergenza, dove apparentemente non può essere fatto niente altro per placare un episodio psicotico oppure maniacale di una certa gravità. C'è comunque una grande differenza tra un uso accorto e molto limitato di queste sostanze tossiche e il loro utilizzo vita natural durante come l'insulina per il diabete. 

Ho tuttavia conosciuto molte persone anche piuttosto convinte che il loro trattamento si sarebbe dimostrato adeguato e provvidenziale per il loro status di 'malati mentali'. Gente che nonostante la continua sofferenza a seguito dello stigma perpetuo e della supposta malattia mentale è piena di gratitudine per il loro psichiatra perché casualmente, è riuscito a placare temporaneamente le loro sofferenze grazie ad un appropriato intruglio chimico. Magari dopo anni di sofferenze e tentativi falliti sono approdati a quello che sembra il giusto miscuglio per loro. 
Sarebbe ingiusto affermare che i farmaci psichiatrici non funzionano mai. A volte 'lavorano' come si può dire che lavorino sostanze come l'alcool e le droghe di strada.  Ma non per questo motivo queste ultime si possono chiamare medicine, come diceva lo psicologo nell'articolo precedente. Il fatto è che questi miglioramenti, se vi sono, sono per lo più temporanei e di breve durata, perché solitamente a lungo andare sia la salute fisica che quella mentale viene gravemente e irrimediabilmente compromessa dal continuo apporto di psicofarmaci. 

Peter Gøtzsche, MD, co-fondatore della Cochrane Collaboration, uno degli scienziati indipendenti più qualificati del settore salute mentale ha recentemente affermato: 

"I miei studi in questo campo mi portano a una conclusione che mi mette molto a disagio: I cittadini starebbero molto meglio se fossero rimossi tutti i farmaci psicotropi dal mercato e  i medici che sono in grado di gestirli. E' inevitabile che la loro disponibilità crea più male che bene." 

Quindi la questione non si pone in termini di cure farmacologiche corrette e sbagliate. Fra l'altro cosa significa cura corretta? Quali sono le cure farmacologiche oggi? Provate ad entrare in certi reparti psichiatrici. A prescindere dal tipo di disturbo e diagnosi è molto facile che la cura sia la stessa per tutti, in base a quello che hanno a disposizione, tipicamente antipsicotici di nuova generazione i quali oggi sono molto di moda. Così un depresso avrà la sua razione di antipsicotici al pari di un maniaco o uno schizofrenico. Potrà variare qualcosa nella composizione dei rispettivi coktails: benzodiazepine se c'è  ansia, uno o più stabilizzatori se c'è agitazione o mania e così via. Non è neppure raro trovare gli stessi identici miscugli di sostanze somministrati per diagnosi completamente diverse.    
Più che parlare di cura corretta allora si dovrebbe parlare di 'combinazione arbitraria fortuita di sostanze psicotrope'. Sarebbe più appropiato e perfino più onesto.

Potendo scegliere forse allora quasi quasi potrebbe essere meglio una non-terapia. Questo non significa però tenersi la sofferenza, significa credere nella natura episodica di certi problemi e nel potere di auto-guarigione che il nostro corpo possiede. Da qui l'assunto, non fare nulla è comunque meglio. E' ovvio che qualora vi fosse una causa nota alla radice dei nostri problemi (ad esempio abuso di sostanze) e non viene rimossa i problemi si ripeteranno se non cambiamo radicalmente stile di vita. Nonostante questa ovvietà, c'è tanta gente che preferisce diventare dipendente anche dai farmaci piuttosto che mollare o almeno limitare le altre dipendenze in una escalation tossica senza fine.   

Ecco qui illustrato molto bene da un medico 'vero' e coscienzioso quale perverso meccanismo si può instaurare, nella frenesia della cura chimica a tutti i costi, fatta anche in buona fede da 'ben intenzionati' medici di famiglia. 

"Ho visto un giovane donna di appena 30 anni, che voleva un aiuto per scalare le benzodiazepine.Aveva assunto dosi crescenti di Xanax per due anni. Lo Xanax era stato prescritto per gli attacchi di panico che avevano avuto inizio dopo che aveva assunto  Wellbutrin. Il Wellbutrin era stato prescritto quando è diventata depressa mentre assumeva alte dosi di antidolorifici. E i narcotici erano stati prescritti quattro anni prima per un dolore alla schiena sul posto di lavoro.Non aveva storia psichiatrica prima della lesione alla schiena. In quattro anni, gli sono stati dati, tolti e ridati, psicofarmaci da parte di ben intenzionati medici di base. 
E 'facile vedere in retrospettiva che ogni farmaco è stato il trattamento, almeno in parte, dell'effetto collaterale di un altro farmaco, ed ha costruito una tolleranza di ciascuno fino a raggiungere una dose massima.Ed ecco il punto: lei ora assume tutti questi farmaci, ed ha ancora il mal di schiena, anche  peggio di prima. Ha ancora la depressione, anche peggiore di prima. Ha ancora attacchi di panico, anche  peggiori.Non riesce a mantenere un lavoro, non può impegnarsi nel suo matrimonio, non può funzionare nella sua vita. E ' diventata dipendente dai farmaci e lei lo sa."

D'accordo queste sono le affermazioni di un medico di base, una persona che osserva comunque i problemi dal di fuori. Vediamo allora un punto di vista più diretto, sentiamo cosa pensano i membri di un forum appositamente creato per aiutarsi vicendevolmente nella dismissione di psicofarmaci, nella fattispecie antidepressivi: 

"Molti di noi su questo forum hanno, in un momento o in un altro, perso la pazienza con il lungo e lento processo attraverso l'anedonia e hanno pensato di tornare a prendere di nuovo farmaci. Fate un respiro profondo e ricordate che non solo più farmaci prolungano l'anedonia, gli effetti collaterali a lungo termine di antidepressivi e antipsicotici sono spaventosi: ridotta durata della vita, aumento di peso, diabete, problemi cardiaci, insufficienza renale, aumento del rischio di demenza negli anni successivi, e probabilmente alcune cose di cui non siamo nemmeno a conoscenza  al momento attuale. Non vale la gratificazione immediata di (forse) sentirsi meglio per un breve periodo."

Forum di questo tipo purtroppo ancora non ne esistono qui in Italia, si potrebbe dire che grazie al'opera incessante di  qualche nostro famoso psichiatra,  siamo un paese molto arretrato nel campo della dismissione da psicofarmaci. Da diversi mesi tento di aiutare in questa impresa titanica una persona (T.) che sta soffrendo atrocemente da un paio di anni, ma con l'irremovibile determinazione di evitare di rivolgersi al suo medico di base il quale la farebbe ricoverare seduta stante in un reparto psichiatrico. T. è convinta che il ricovero la danneggerebbe irrimediabilmente come ha avuto occasione di osservare in altre persone. Nonostante l'enorme disagio e la sofferenza, tale da non lasciarle nessuno spazio per fare alcunché si aggrappa ad ogni informazione che possa provenire dai miei studi e le mie conoscenze, dai medici olistici consultati, da ex pazienti psichiatrici , da esponenti dell'anti-psichiatria ecc ecc. E nonostante questo nessuno è stato finora in grado di aiutarla per i suoi problemi specifici di dismissione. Ogni volta che la sento mi si stringe il cuore, e solitamente dopo un paio d'ore al telefono riesce a distrarsi un po e tranquillizzarsi un minimo. La cosa raccapricciante è che alcuni professionisti cosiddetti 'alternativi' gli hanno chiesto cifre da capogiro per un loro consulto.  Riuscirà T. a vincere questa battaglia per la vita? 

Ripeto, meglio allora non fare nulla fin dal'inizio, probabilmente  nella maggioranza dei casi di problemi mentali. Questa non è una conclusione che ho tratto in modo arbitrario. E' la cruda realtà. 

"... Le regioni del mondo con il maggior numero di risorse  dedicate alla salute mentale - la migliore tecnologia, i farmaci d'avanguardia e il miglior finanziamento accademico e istituti di ricerca privati - hanno i pazienti più difficili e socialmente emarginati." - Ethan Watters