Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

giovedì 23 marzo 2017

E' facile liberarsi dalla psichiatria se sai come farlo



Articolo speciale: un estratto del nuovissimo e-book di recuperamente : 

Smettere di considerarsi malati mentali, uscire dalle grinfie della psichiatria è facile, se sai come farlo. 


Ultimamente sto rileggendo il best seller di Allen Carr: "E' facile smettere di fumare se sai come farlo". Grazie a questo libro posso considerarmi da alcuni anni un felice ex fumatore, e smettere di fare una cosa così stupida e dannosa per la salute, uscire dalla trappola della tossicodipendenza da nicotina è stata senza ombra di dubbio una delle cose migliori che abbia mai fatto nella mia vita, e grazie alle idee contenute in questo libro, non è stato difficile né traumatico e nemmeno un grosso sacrificio.
Mi si chiederà allora: che bisogno hai di rileggerlo? 
Senti forse ancora a distanza di anni il desiderio di fumare? 
No , per fortuna quello è solo un triste ricordo che non ha la forza di produrre sofferenza come in chi fuma ancora. Volevo rinfrescarmi la memoria sul suo 'metodo' prima di tutto perché ho una persona vicino che è gravemente intrappolata in questo vizio deleterio, convinta, come lo sono tutti i fumatori incalliti e irriducibili di non poter smettere senza enormi sofferenze e sacrifici oltre a forse la cosa più terribile: dover sopportare la voglia e il desiderio di fumare per tutto il resto della vita. 

Allen é stato lui stesso un fumatore incallito che riusciva a fumare fino a 100 sigarette al giorno, finché ha 'capito' il giusto approccio per eliminare per sempre questa assurda dipendenza, confutando una per una tutte le certezze acquisite dei fumatori che Allen chiama 'lavaggio del cervello'. Allen non nega che il fumare sia una vera e propria tossicodipendenza, tutt'altro, egli nega la credenza che smettere di fumare sia difficile o impossibile senza incorrere in atroci sofferenze e ipotetiche sindromi di astinenza terribili, come se si trattasse di smettere di farsi di eroina. 

Trovo un altro motivo di riflessione leggendo questo libro nelle similitudini con di un altro tipo di 'lavaggio del cervello' a cui tutti noi ex / utenti psichiatrici siamo inconsapevolmente sottoposti fin dalla prima diagnosi. Quello di credere senza ragionevole dubbio a ciò che ci viene raccontato da medici stimati sulle cosiddette malattie mentali. Mi sono reso conto frequentando gente 'psichiatrizzata' che questo approccio medicalizzato di vedere il problema salute mentale è profondamente radicato e durissimo da eliminare, prima di tutto in noi stessi 'utenti / ex nostro malgrado'. Secondariamente in tutti quelli che hanno a che fare con simili problematiche dal di fuori, e qui mi riferisco a familiari e amici prima dei professionisti che ovviamente sono i più duri e restii a cambiare paradigma. 
Vediamo dunque quali sono le similitudini e le differenze fondamentali tra il vizio del fumo e lo status di malato mentale. 

1 - La paura di smettere 

Allen nel suo libro si è chiesto perché un fumatore ha paura di smettere considerando tutti i rischi a cui va incontro. 
Allo stesso modo io mi chiedo perché l'utente psichiatrico ha una fottuta paura di smettere di 'curarsi' come dicono i suoi aguzz.. pardon, medici. 
Semplicemente perché possono verificare quello che gli viene detto: "Se smetti di prendere le tue medicine la malattia si ripresenterà peggio di prima". Questo è il mantra inculcato senza sosta dai medici, dai familiari, dai media, fino alla nausea. Il brutto è che possiamo verificare che è vero, ma non perché esiste una malattia che riemerge, piuttosto esiste un effetto 'rebound' dei farmaci che guarda caso mimano esattamente i sintomi della malattia che dovrebbero curare! Ecco perché è così difficile smettere di assumere queste schifezze e quale trappola ben congegnata hanno inventato per tenerci schiavi di queste sostanze a vita, proprio come la trappola messa in piedi dai fabbricanti di sigarette. 
La differenza fondamentale tuttavia tra smettere di fumare e smettere di prendere psicofarmaci è che nel primo caso si può farlo dall'oggi al domani senza aspettarsi grossi problemi per i sintomi di astinenza da nicotina, nel caso degli psicofarmaci occorre agire molto gradualmente proprio per evitare gli inevitabili problemi dovuti alla sospensione, che normalmente verrebbero interpretati come un ritorno della presunta malattia mentale. 
Quindi, si può capire bene la difficoltà di smontare questa faccenda. L'unico modo che io vedo per farlo è quello di dimostrare attraverso le esperienze dei 'sopravvissuti' che si può fare a meno della psichiatria e stare bene! 
Ma allora si dirà, che ognuno è diverso e ci sono stati di gravità della malattia che richiedono obbligatoriamente psicofarmaci, bla , bla proprio come il diabete bla bla ... così sarebbe come dire che ci sono fumatori che non possono smettere per la gravità della loro dipendenza. Balle !! 

NESSUNO HA BISOGNO DI ASSUMERE VELENI PER VIVERE MEGLIO! 

Questo lo sanno benissimo i fumatori, così come viene puntualmente ignorato o misconosciuto dagli utenti psichiatrici. 
Nonostante tutti i problemi che danno questi farmaci però, le persone così trattate arrivano a convincersi di fare la cosa corretta, evidentemente perché hanno (giustamente) una paura fottuta di ritornare preda della terribile 'malattia mentale' e i suoi sintomi spaventosi. 

Non è sarcasmo gratuito il mio. Si potrebbe pensare che io non conosca i sintomi terribili di certe condizioni (ritenute erroneamente malattie) ma in verità li conosco molto bene perché sperimentati in prima persona sulla mia pelle. Come potrei dimenticare l'oppressione al petto, allo stomaco, il buco nero della depressione profonda, dove a volte vi è una tale irrequietezza da non poter stare in pace da nessuna parte, nessuna posizione poteva alleviare quello stato infernale in cui daresti tutto ciò che possiedi perché passi anche solo un poco. Una tortura terribile che ti fa invocare persino l'elettroshock fino all'annientamento fisico del porre fine alla tua vita diventata insopportabile. L'unica cosa che ti fa andare avanti in quei frangenti è stringere i denti al massimo e convincerti che in ogni caso passerà, non si sa quando ma passerà. 

All'opposto, credete che non conosca lo stato di mania florida, anche se tale condizione generalmente è desiderabile perché si diventa 'super', quando si perde ogni contatto con la realtà e subentra il cosiddetto delirio? Chiedete a chi l'ha provata e magari ha fatto anche una immane ca**ata di cui dovrà pentirsi amaramente per tutto il resto della sua vita. 

Ho letto proprio l'altro giorno di una mamma che in preda al delirio di persecuzione ha ucciso il suo figlioletto piccolo. Una cosa straziante che spezza il cuore. E se per caso questa persona fosse diventata psicotica dopo avere sospeso i suoi farmaci? Chi avrebbe il coraggio di dirgli che i farmaci sono inutili e che magari sono stati proprio quelli la causa? 

E invece in quel caso specifico si è scoperto che sono proprio stati i farmaci e questo nessun giudice di tribunale o medico potrà avvallarlo perché è ormai assodato che la malattia mentale ritorna sempre una volta che si smette di 'curarsi'. Tale è il lavaggio del cervello della psichiatria. 

Quando si ha uno 'scompenso' psicotico può rimanere ancora (e spesso accade così) un barlume di lucidità e interezza tale che non si rischia di fare grosse cavolate, almeno questa è la mia esperienza in merito. Il problema maggiore, come è stato dimostrato dai numerosi casi di cronaca nera e dagli sparatori di massa in america è quando i farmaci riescono ad annientare anche quel piccolo barlume di coscienza di sé e di cosa si sta facendo. Le persone sovente parlano di avere agito come se fossero in uno stato di trance tale che sembrava assistessero a un film da spettatori. 

Non dico che quando qualcuno va fuori di testa ha sempre il pieno controllo delle proprie azioni ma senza dubbio lo si perde completamente se siamo sotto quelle micidiali droghe psichiatriche. Molti raccontano di avere fatto o pensato cose quando si curavano, che mai si sarebbero sognati di fare nemmeno da 'malati'. 

Abbandonare la psichiatria e le sue cure non solo giova alla salute fisica e mentale, ma rinforza molto la propria autostima, e combatte lo stigma. E come ho avuto modo di dire altre volte, non curarsi, non significa non fare nulla per evitare di ritornare preda della follia, significa vedere il problema da una diversa prospettiva e trovare il modo di affrontarlo alla radice così che non ritorni più. Purtroppo i farmaci psichiatrici non aiutano nel lungo termine e anche se possono dare qualche beneficio nel breve periodo, alla lunga fanno solo peggiorare la supposta malattia che invece dovrebbero curare. 

2 - Illusione di qualche beneficio 

I fumatori incalliti troveranno qualunque motivazione per giustificare quello che stano facendo ma Allen riesce a 'smontare' tutte le loro motivazioni con il semplice ragionamento. 

Fumare rilassa? No! 

Fumare facilita la concentrazione? Nemmeno per sogno!

Fumare attenua l'ansia? Giammai! 

Ecc. ecc

Allen trova degli ottimi argomenti per confutare tutte queste errate 'credenze'.
L'analogia più azzeccata secondo me che Allen da alla sensazione 'benefica' che hanno le sigarette è quel beneficio che si ha nel togliersi delle scarpe strette dopo averle portate tutto il giorno. Indubbiamente è una cosa piacevole li per li ma sarebbe forse più opportuno evitare di indossare quelle scarpe in primo luogo, non credete? 
Così gli utenti psichiatrici si aspettano dalle cure chimiche dei benefici, tra i quali il più importante è quello di non soffrire più dei sintomi della 'malattia'. 
Ma proprio come il beneficio che da la sigaretta per placare il mostriciattolo che richiede la sua dose di nicotina, il beneficio degli psicofarmaci (quando c'è) è solitamente di breve durata e a lungo andare, proprio come per i fumatori, si innescherà il perverso meccanismo dell'assuefazione per cui occorreranno dosi maggiori a discapito dell'effetto 'benefico' della droga. 
Dite che sono esagerato a chiamare 'droghe' gli psicofarmaci? 
E' il loro vero nome, dato che non possiamo chiamarli 'medicine' perché di medicinale non hanno proprio niente, sono a tutti gli effetti sostanze psicoattive al pari delle classiche droghe di strada, con la differenza che questi sono legali e consigliati da medici che dovrebbero per loro giuramento non arrecare danni ai loro assistiti. 

3 - Consapevolezza dei danni

Indubbiamente tutti i fumatori anche i più incalliti sono perfettamente a conoscenza dei gravi problemi a cui potrebbero andare incontro continuando imperterriti a fumare: vari tipi di cancro, problemi cardiovascolari, respiratori ecc. Tuttavia, finché non gli succede nulla sono consapevoli di stare camminando sopra un campo minato ma accettano di buon grado questo status finché riescono (non senza difficoltà) a mantenere una parvenza di salute fisica. 
Accettano pure la ridotta capacità di gustare le pietanze, la compromissione dell'olfatto, l'affaticamento fisico, il fiato corto, la menomazione del sistema immunitario, la costrizione dei capillari, l'alito puzzolente, la tosse cronica, la pressione che sale, il tanfo che impregna i vestiti e gli ambienti dove si vive ecc. 
Tutte cose che i fumatori ben conoscono e, a meno che un medico non gli dica di smettere o dovranno amputarsi le gambe, continuano imperterriti nel loro vizio assurdo.

Per contro gli utenti psichiatrici che prendono psicofarmaci generalmente non sono a conoscenza dei danni che questi possono infliggergli. I medici non fanno il loro dovere 'informando' cioè realizzando quello che si chiama 'consenso informato' sui possibili problemi dovuti alla continua assunzione di questi veleni. Ma quello che a mio parere è ancora più assurdo è che eventuali effetti iatrogeni (danni che derivano direttamente dalla loro assunzione) vengono frequentemente interpretati come sintomi della malattia o peggio di una nuova malattia che è emersa, naturalmente suscettibile di essere a sua volta trattata con altri psicofarmaci! 
Questo gioco perverso risulta evidente in molte esperienze di persone che hanno attraversato la cosiddetta 'cascata di prescrizione', un gioco assurdo e criminale sulla pelle dei malcapitati. Il bello è che generalmente gli psichiatri credono di sapere esattamente cosa stanno facendo! Questo è un altro grosso ostacolo alla consapevolezza che sarebbe ora di abbattere una volta per tutte. 

Chi si droga avvelena solo sé stesso, digli di smettere comunque. 

4 - La nebbia nel cervello

Chi fuma è generalmente convinto che la sigaretta gli porti maggiore lucidità mentale, cioè la capacità di stare più concentrato sulle cose, sui problemi da risolvere nel lavoro o nella vita in generale. Questa è una grande bufala un auto-inganno che i fumatori hanno proprio come la convinzione che il fumo li tranquillizzi alleviando l'ansia. In realtà, si è più tesi, ansiosi e meno concentrati proprio perché il piccolo mostro della dipendenza richiede la sua dose di nicotina e l'atto di soddisfare questa richiesta produce una sensazione di calma e soddisfazione, come quando uno smette di sbattere la testa contro il muro: sta meglio per forza. 

Una doverosa precisazione: con questi tipi di paragoni non voglio dimostrare che tutti i fumatori sono stupidi, niente affatto! Ho conosciuto fumatori incalliti che erano persone squisite e anche molto intelligenti. Mi ricordo ancora il padre di un mio amico, un professore universitario con una grande passione per la matematica. Mi disse che quella particolare marca di sigarette che fumava favoriva la sua capacità di concentrazione. Io già fumatore avviato gli credetti e ricordo di avere poi inutilmente provato a cambiare marca di sigarette per cercare quelle adatte a favorire la concentrazione. 
In realtà solo smettendo di fumare ci si accorge di quanto la mente venga oppressa dalla nicotina e le innumerevoli schifezze velenose contenute nel fumo delle sigarette. Quando smisi, ricordo con gioia che sparì quel velo di nebbia, quella cappa che costantemente sentivo opprimere la mia testa. Quella sgradevole sensazione che aumentava in proporzione al numero di sigarette fumate in un giorno fino ad arrivare alla sera che sfociava in un forte mal di testa con nausea generalizzata. 

Ebbene se le sigarette producono una nebbia sottile che ci avvolge in modo graduale senza accorgersene, gli psicofarmaci (almeno alcuni tipi) producono una nebbia così densa, una cappa cognitiva terribile che porta a subire diversi problemi. Gli antipsicotici tolgono quasi del tutto la capacità di riflettere, la lucidità mentale va a ramengo tanto che spesso diventa impossibile svolgere qualsiasi tipo di attività lavorativa che richieda un minimo di concentrazione o impegno mentale. Rendono pure inutile una terapia di tipo psicologico perché impediscono di riflettere sulle eventuali cause psicologiche del proprio malessere.

Gli antidepressivi rendono apatici e insensibili alle emozioni, derubandoci del 'sale' della vita, tolgono anche tutte le remore per chi desideri impegnarsi in atti di violenza come si è detto prima. E a proposito di sale, il litio benché osannato da gli irriducibili assuntori di questo veleno perché a loro dire, non inficia il desiderio sessuale, produce un ottundimento emotivo tale da impedire ogni slancio creativo. Insomma ammazza la creatività, la fantasia e il gusto di godersi la vita. Se si osservano i consumatori di litio si vedranno volentieri indulgere nel bere, nel fumare o nelle droghe ricreative, proprio per cercare di compensare tale ottundimento. 

Infine i tranquillanti come le benzodiazepine danno una sensazione piacevole, contrariamente agli altri farmaci menzionati ma anche un notevole rallentamento dei riflessi e sonnolenza che possono creare non pochi problemi durante la veglia. 

E' comune a tutte le esperienze di recupero la gioia di ritornare a una mente libera e pulita, anche in modo molto più marcato di ciò che provano i fumatori incalliti smettendo di avvelenarsi. 

Quando il fumatore ripensa alla sua prima sigaretta 'traspirata' ricorda il disgusto del suo sapore orribile, la tosse inevitabile che ne seguiva e il giramento di testa immediato con la nebbia che si instaurava subito nel cervello. Nonostante tutte queste sensazioni negative il 'piccolo mostro' stava già facendosi spazio dentro di lui. La dipendenza da nicotina stava già iniziando a muovere i suoi primi passi. 

Quando invece l'utente psichiatrico ripensa al motivo per cui ha cominciato a 'drogarsi' con psicofarmaci prova sollievo perché magari il farmaco ha avuto l'effetto sperato di alleviare i sintomi della sua 'malattia', anche se sarebbero spariti comunque. Questo lo convincerà che ha fatto la cosa giusta ad accettare i buoni consigli del suo psichiatra, medico di famiglia o chicchessia. Quindi non si accorge minimamente del cambiamento che si sta instaurando nella sua mente, non fino a quando comincia ad assuefarsi e il farmaco non ha più l'effetto sperato o subentrano altri problemi dovuti al suo utilizzo assiduo. Ma a quel punto è già dentro la trappola fino al collo e a meno che non vi siano razioni tali da scoraggiare anche i medici prescrittori (cosa molto rara) sarà impegnato per tutta la vita nella morsa oppressiva della farmacoterapia, con l'introduzione continua di nuove molecole per combattere i sintomi negativi dei farmaci nella 'cascata da prescrizione', e l'abbandono di altre con inevitabili sintomi negativi da dismissione veloce. 

5 - Smetto quando voglio

Fin qui mi sono concentrato sulla dismissione degli psicofarmaci ma vedo che non è molto in sintonia con il titolo dell'articolo che è molto più generico. 
In fondo smettere di prendere psicofarmaci è una possibilità concreta anche se difficile per i motivi che si è detto prima.E poi se qualcuno desidera assumere questa roba con piena consapevolezza dopo avere valutato i rischi e i benefici, di sua iniziativa, senza costrizione alcuna dovrebbe essere libero di farlo, se davvero questo lo fa stare meglio. Assai più difficile, come dice appunto il titolo è smettere di credere alla psichiatria. Smettere non solo di credere che gli psicofarmaci siano medicine appropriate per questi problemi ma che in realtà non esiste la malattia mentale come entità ben distinta e circoscritta. Questo ha delle implicazioni che ribaltano il comune concetto che si ha della malattia mentale: 
Intanto che non vi è alcuna distinzione arbitraria tra i sani e i malati. Cioè non solo non esiste alcun criterio diagnostico inconfutabile a sostegno della ipotesi malattia biologica, ma questi problemi possono capitare a chiunque in determinate condizioni di stress emotivo, nonché per motivi organici, come ad esempio se si contrae la pellagra o la sifilide. Queste si, sono vere e proprie malattie diagnosticabili ma gli psichiatri non se ne occupano né preoccupano. 

Se dico che le malattie mentali come entità distinte non esistono non significa che non esiste la sofferenza dovuta a problemi mentali, questo invece lo posso certificare.
Il fatto è che si cerca le soluzioni dove invece troviamo solo ulteriori problemi. 
Se la cronicità di tali problemi è inferiore nel terzo mondo rispetto ai paesi dove si usano farmaci in modo massiccio questo dovrebbe bastare a far intendere che l'approccio farma-chimico è sbagliato. Ma non contenti di questo continuiamo imperterriti a nascondere la testa sotto la sabbia davanti a queste evidenze per ovvi motivi: perché se tutti conoscessero la verità sulla psichiatria sarebbe la fine della professione psichiatrica e del loro immenso potere acquisito con l'inganno. Basti pensare a come gli psichiatri venivano considerati con disprezzo dai colleghi medici, prima dell'avvento degli psicofarmaci. Ma sto divagando.

Il fumatore generalmente sa che può smettere quando vuole' anche se in realtà ha una paura fottuta di abbandonare il suo vizio deleterio. Lo sa perché ha visto altri smettere apparentemente senza grossi problemi, persone che sono diventate felici non fumatori anche da molto tempo. 
Lo sa perché se dovesse capitargli un problema grosso di salute riuscirebbe a smettere, anche se forse sarà troppo tardi..
Allen dice che chi smette con la sola forza di volontà difficilmente riuscirà a godersi pienamente il suo status di non fumatore, almeno non come quelli che riescono a confutare le proprie convinzioni sbagliate sul fumo. Tutto quello che c'è da sapere è che smettere di fumare può essere facile se facciamo tabula rasa di tutte le convinzioni errate, riprogrammando il nostro cervello. 
Egli riesce a convincere abbastanza bene perché come abbiamo visto, si può dimostrare facilmente che non esiste alcun vantaggio nel fumare. 

Molto più difficile è dimostrare che non esiste alcun vantaggio nella psichiatria ma solo ulteriore e indefinita sofferenza. Questo perché l'utente psichiatrico viene convinto, prima con le sole parole ma poi anche sperimentandolo sulla sua pelle che ha una malattia cronica, invalidante, che peggiorerà sempre di più, a meno che non si riesca a tenere a bada i suoi sintomi con coktails di psicofarmaci. 
Se il problema si limitasse solo a questo, sarebbe già grave ma purtroppo alla psichiatria non basta solo convincerti, vuole curarti a modo suo anche con la forza, anche contro la tua volontà. Vi immaginate i produttori di sigarette che fanno fumare a forza la gente per accaparrarsi nuovi clienti e distribuiscono le sigarette ai bambini all'uscita delle scuole? Vi sembra così inverosimile? Eppure se ci riflettete un momento, la psichiatria fa proprio questo alle persone e anche ai bambini e quel che è peggio lo fa alla luce del sole, dicendo di fare la cosa giusta! 

"Sono stato accusato di essere un estremista per via della mia posizione contraria alla psichiatria e ai suoi principi. Anche se mi hanno accusato, non ho mai rapito, imprigionato, torturato, né ucciso nessuno. Non ho mai mutilato il cervello di una persona viva, né indotto crisi epilettiche in un corpo umano attraverso l'elettricità, né bloccato una persona in isolamento, non ho ucciso un grandissimo numero di persone attraverso la produzione e commercializzazione di sostanze chimiche tossiche. La psichiatria, d'altra parte, ha commesso ordinariamente tutti questi atti criminali impunemente e continua a commetterli sempre più."

La conoscenza è la chiave. Senza conoscere cosa sia realmente la psichiatria non è possibile liberarsene. Ma come il fumatore pentito che diventa non fumatore ha ogni tanto una piccola tentazione che può essergli fatale, facendolo precipitare di nuovo nel vizio, anche chi è riuscito a liberarsi dalle grinfie della psichiatria può sempre ricascarci se non si è dovutamente liberato la testa dalle idee psichiatriche. Per cadere di nuovo basta anche una crisi dovuta al 'riemergere' della ipotetica malattia mentale. Anche se si abbandona la psichiatria, non si può essere mai sicuri di non avere mai più sintomi. La prima volta che si sono manifestati i loro sintomi, nessuno era ancora dentro il circuito psichiatrico. 
Ma la differenza è che questa volta non ci deve trovare impreparati. 


Quindi, per liberarsi dalla psichiatria la cosa più difficile è capire i imparare a prevenire le ricadute, che avranno quasi sempre le loro brave concause, che gran parte saranno dovute al proprio stile di vita. 
Uscire dalla psichiatria si può a patto di accettare anche di dover cambiare stile di vita, alias smettere di avere comportamenti a rischio. 
Questo è più facile a dirsi che a farsi. Ci sono persone che preferiscono morire di psichiatria prima di cambiare le loro abitudini insalubri. 

D'altra parte non è tutto semplicemente una questione di comportamento. Vi possono essere problemi di relazioni, problemi dovuti a traumi irrisolti, intossicazione ambientale, reazioni allergiche, insomma un'infinità di cause possono produrre i sintomi della famigerata malattia mentale. Quindi se davvero si vuole abbandonare la psichiatria perché abbiamo capito che non può fare nulla per 'guarirci' dobbiamo allo stesso tempo considerare di indagare a fondo su eventuali altre cause e cercare di risolvere i nostri problemi in altro modo. Se riusciamo ad individuare la causa dei nostri problemi nello stile di vita direi che siamo molto fortunati, ma purtroppo non è sempre così. 
Lasciare la psichiatria è utile soprattutto per affrontare questo lavoro di ricerca. E' opinione diffusa ad esempio tra gli psicoterapisti seri che si occupano di traumi, che il trattamento psichiatrico, di fatto impedisce il loro lavoro con le persone. Infatti chiedono sempre ai loro clienti di essere aiutati prima di tutto a togliersi di dosso gli psicofarmaci. 

Quali sono secondo Allen i benefici nello smettere di fumare? 

Salute
Energia
Denaro
Sicurezza
Tranquillità mentale
Coraggio
Serenità
Libertà
Rispetto di sé stessi

Vi lascio riflettere su questi punti. Cosa aggiungereste o togliereste riguardo ai benefici di abbandonare la psichiatria? 


6 - Sarà più difficile per me smettere? 

Un altro punto affrontato da Allen nel suo libro è quello che alcune persone si considerano più 'difficili' di altre per vari motivi: il tipo lavoro che si fa (quando lo si ha) , il carattere, la gravità della propria dipendenza, ecc. Allo stesso modo tanti utenti psichiatrici quando sentono o leggono di storie di recupero pensano subito: eh si ma questo/a non era grave come me. Oppure: si ma lui/lei ha avuto la fortuna di avere tanto tempo libero da dedicare al suo problema eccetera. 
Insomma siamo sempre pronti a trovare delle scuse per convincersi che gli altri in qualche modo sono più bravi o più fortunati o meno 'malati' di noi. 
Un caso a parte sono naturalmente quelli costretti dalla psichiatria a presentarsi periodicamente ai centri / reparti di salute mentale o ricevere visite dagli psichiatri / operatori per accertarsi della continuità del trattamento. 
Per questi ultimi l'unica soluzione che vedo è quella di trasferirsi il più lontano possibile e stare attenti a non farsi più scovare. Poi escluderei tutti quelli che sono stati istituzionalizzati che vivono nelle varie strutture, comunità di accoglienza chiuse che differiscono solo nel nome dai vecchi manicomi, ormai gravemente compromessi dalle cure. 

Penso che l'idea di considerarsi più gravi di altri sia piuttosto comune, anche io ricordo di aver pensato questo quando leggevo le prime volte esperienze di sopravvissuti psichiatrici o articoli critici sulla malattia mentale. Lo pensavo anche se intimamente ero in sintonia con quello che leggevo: "si è vero tuttavia nel mio caso..è diverso". 
Sicuramente ciascuno è diverso per tutta una serie di motivi; biochimici, caratteriali, ambientali, educativi ecc ma a pensarci meglio, siamo tutti esseri umani, abbiamo lo stesso hardware (corpo) fatto allo stesso modo, e grosso modo la chimica funziona tutta allo stesso modo in corpi che differiscono solo per dimensioni , fattura, genere, peso e gruppo sanguigno. 

Quello che può cambiare in modo più marcato ma anche più sottile è il software. Anche se il substrato organico è comune a tutti, diversa può essere la 'programmazione' per fare una analogia con l'informatica, lo stesso risultato si può ottenere con infiniti algoritmi differenti. 
Più in generale credo che la difficoltà maggiore o minore sia relativa a quanto radicata in noi è la convinzione di essere in qualche modo 'difettosi'. Maggiore è la nostra convinzione, più difficile sarà abbandonarla. Per quanto riguarda invece la gravità, si legge di casi senza speranza che sono 'resuscitati' pertanto, se ci riescono loro a maggior ragione posso riuscirci io che non sono conciato così male in fondo. 
Quindi come teoricamente sono capaci tutti di smettere di fumare, anche i fumatori più irriducibili, sempre in teoria dovremmo essere tutti capaci di smettere di credere alla psichiatria. 
Questo 'salto di qualità' se così si può definire, non significa semplicemente abbracciare in modo acritico le idee dell'antipsichiatria per moda o emulazione, o per non sentirsi esclusi da un certo gruppo di persone. Significa sperimentare sulla propria pelle la correttezza delle proprie idee, dimostrandolo con la propria vita. 
Sarebbe patetico vedere ad esempio un antipsichiatra convinto che è costantemente in crisi per non aver affrontato in primo luogo le proprie problematiche. Come ho già detto in precedenza, non basta smettere , sempre molto gradualmente , di seguire il trattamento psichiatrico (anche se a volte è sufficiente) ma occorre anche fare un grande lavoro su sé stessi, sia per riparare i danni fatti dalla psichiatria, sia per evitare di incorrere di nuovo nelle condizioni iniziali in cui si sono manifestati i nostri problemi per la prima volta. 

la cosa migliore sarebbe cercare di non avere mai la necessità di dover ricorrere alla psichiatria, fin dall'inizio. Ma questo è difficile perché manca l'esperienza e la conoscenza per metterci in guardia. E poi all'inizio siamo fiduciosi, ignari non ci sogniamo minimamente che dei medici così dotti e seri ci possono ingannare e nuocere così gravemente. 
Invece sarebbe opportuno educare le persone comuni che sono completamente all'oscuro di cosa sia veramente la psichiatria finché qualcosa non li tocca da vicino, quando sperimentano cosa significa su sé stessi o su delle persone care. 
Se le persone venissero così 'preparate' allora forse sarebbe possibile anche affrontare diversamente chi va fuori di testa, con una maggiore empatia e comprensione, e sopratutto senza la fottuta paura del 'diverso' che ci frega, paura alimentata a dismisura dalla psichiatria in collaborazione con i media. 


7 - Sarò per sempre malato mentale?

Allen nel suo libro parla dei fumatori che riescono a smettere con il metodo della forza di volontà, come quelli più 'sfigati', perché anche se hanno smesso di fumare, di fatto vivono costantemente con la sensazione che gli manchi qualcosa di importante; si rattristano e arrivano pure ad invidiare i fumatori, sono perciò più suscettibili di cedere e riprendere il vizio. 
Al contrario, se si riesce non solo a capire, ma anche fare proprie le 'rivelazioni' di Allen, cose che già possiamo intuire e da fumatori sperimentare, si aprirà un felice futuro da non fumatore, come se non si fosse mai iniziato. 
E quando arriveranno le piccole crisi di astinenza, durante i primi giorni che sono quelli più critici per i neo ex fumatori, anziché rattristarsi di non avere più la stampella a cui si appoggiavano con l'illusione di rilassarsi, placare l'ansia o debellare la noia, penseranno solo ai vantaggi: accipicchia che fortuna! Non dovrò più soffrire al cinema, al ristorante, in treno, in aereo in tutti i posti dove non si può fumare, riacquisterò la salute, la lucidità mentale, non avrò paura di contrarre una delle malattie terribili del fumo, assaporerò di nuovo il cibo, non mi sentirò mai più in colpa per avvelenare e infastidire chi mi sta vicino, avrò più soldi in tasca, non mi dovrò vergognare nelle relazioni mondane, ai colloqui di lavoro per puzzare come un portacenere stracolmo, non dovrò più nascondermi in bagno, uscire fuori al gelo per fumare, fare le scale col fiatone, avere l'alito puzzolente, i denti neri, le dita giallo marrone, la pelle grigia, il sangue marcio, i vestiti bucati dalle bruciature, il panico di finire il pacchetto, dell'accendino scarico, dello sciopero dei tabaccai !!

Non vi sarà mai nessuna invidia dei fumatori, saranno soltanto oggetto di compassione e commiserazione. 
Proprio come certi ex fumatori, esistono gli utenti psichiatrici conformi e 'invisibili', per i quali la 'terapia' sembra funzionare, tanto da non impedirgli di fare la loro vita, non hanno alcun desiderio di relazionarsi con altri 'utenti' e preferiscono dimenticare di essere utenti psichiatrici e di avere una diagnosi per lo stigma che ne deriverebbe. Solo pochi amici intimi e i familiari sono a conoscenza della loro 'malattia' ma sanno che si 'curano' correttamente ed anche se vivono una vita sottotono e con la salute compromessa per via dell'uso continuativo di veleni, si sentono soddisfatti rispetto a chi invece deve lottare contro i sintomi tutto il tempo. Non parlano mai del loro 'disturbo' e nemmeno ci pensano. 
Gli viene ricordato che sono malati solo perché costretti alle visite periodiche dai loro rispettivi psichiatri, o quando vanno a farsi i prelievi per controllare i livelli ematici dei farmaci che prendono.
Possono così andare avanti anche molti anni finché inevitabilmente ad un certo punto qualcosa si rompe: arrivano dei sintomi inediti fisici o mentali, nuovi problemi di origine iatrogena che non vengono mai messi in relazione alle 'cure' figuriamoci. 
Non è un bel vivere in verità. Costantemente sotto una spada di Dàmocle, con la consapevolezza di avere una malattia grave, che può reclamare da un momento all'altro il suo contributo di sofferenza. 
Proprio come gli ex fumatori che hanno smesso col metodo della sola forza di volontà, essi non si sono mai liberati del lavaggio del cervello, entrambi ancora credono alle fandonie che gli hanno raccontato o peggio ancora, hanno avuto modo di sperimentare sulla propria pelle che è tutto tristemente vero. 

Il fumatore prova costantemente la tortura che proviene dal pensiero di non poter più alimentare, per qualche ragione il piccolo mostro della dipendenza da nicotina. Ma questo è solo un pensiero, come si è visto in realtà la dipendenza da nicotina comporta dei sintomi molto leggeri, come quando si ha fame perché si avvicina l'ora di pranzo. 
L'utente psichiatrico invisibile invece sperimenta la sofferenza quando accade qualcosa che gli scombussola il suo apparente quieto vivere. Quando per esempio si dimentica di assumere i suoi farmaci o per qualche motivo non può procurarseli. Allora entra nel terrore della terribile malattia mentale che ritorna, proprio come gli hanno predetto i suoi medici. 
Questo però è più di un pensiero, perché egli l'ha sperimentato già in passato e c'è voluto del tempo e tanta sofferenza per capire che occorre prendere diligentemente le medicine senza sgarrare nemmeno un giorno. 
Se avete visto il film 'Emma sono io' la protagonista viene privata suo malgrado del litio con conseguente ribaltamento immediato del suo carattere 'incupito' e chiuso dal sale, fino a diventare allegra ed estroversa. Il film ha un lieto fine perché Emma preferisce vivere le sue emozioni senza litio. 
Peccato che invece chi prende il litio subisce quello che è stato identificato come effetto di astinenza, come un ritorno in grande stile della malattia, cioè una grande crisi depressiva o maniacale. Solitamente maniacale, perché il litio 'stabilizza' mantenendo l'umore sotto-soglia, e pertanto la sua improvvisa mancanza provoca un 'rebound' di segno opposto. 
Nonostante che questo effetto sia dovuto all'abbandono del farmaco, è sufficiente per convincere l'utente psichiatrico che dovrà assumerlo per il resto della sua vita, anziché pensare che al contrario: NESSUNO HA BISOGNO DI UN VELENO PER TUTTA LA VITA! 
Anche nelle storie di recupero autentiche si legge di falliti tentativi dovuti per lo più all'ignoranza, per non sapere che occorre un piano di dismissione molto graduale e lento in relazione al tempo di assunzione del farmaco. Al momento che il piano corretto viene messo in atto, preferibilmente tramite l'aiuto di una persona 'esperta' che può essere un medico di fiducia, anche le eventuali crisi da dismissione saranno considerate per quello che in realtà sono, temporanee, perciò suscettibili di essere attraversate senza danno. 
La cosa più bella sarà che ci si sente sempre meglio ogni volta che una sfida è stata affrontata e superata, avviandosi verso una ritrovata lucidità mentale e una nuova consapevolezza. 


8 - E' facile liberarsi dalla psichiatria se sai come farlo.

Cercherò qui di condensare a questo punto le cose principali a cui occorre attenersi per liberarsi felicemente dalla psichiatria. 

1 - Prendere consapevolezza del lavaggio del cervello che ci è stato fatto sulla malattia mentale, in particolare considerare che: 

a) - Non vi è alcuna prova a sostegno, nessun esame organico per dimostrare l'esistenza di qualunque malattia psichiatrica. 

b) - Vi è un forte interesse economico per vendere farmaci per 'curare' queste ipotetiche malattie.

c) - I farmaci non curano ma si limitano a sopprimere i sintomi quando va bene, inoltre hanno tutti importanti effetti indesiderati. 

d) - Le crisi da dismissione veloce dei farmaci vengono considerate come il ritorno della malattia, mentre sono dovute essenzialmente agli effetti di sospensione dei farmaci.

e) - Non è vero che considerare il problema in termini medici diminuisce lo stigma, anzi l'aumenta. 

f) - Non esiste un 'noi' malati e loro 'sani'. Chiunque in determinate condizioni può sperimentare sintomi psichiatrici. 

g) - La diagnosi non è per la vita, nonostante quello che ti è stato detto. 

h) - Non è vero che la malattia mentale non 'trattata' peggiorerà. 

i) - Puoi cercare e trovare le reali cause del tuo malessere, ad esempio in uno stile di vita malsano, un ambiente tossico, relazioni con i familiari, traumi irrisolti ecc.


2 - NESSUNO HA BISOGNO DI ASSUMERE UN VELENO PER TUTTA LA VITA !!

3 - Evita di frequentare gruppi virtuali di utenti psichiatrici 'conformi' perché : 

a) - Ti ricorderanno in ogni momento che hai una malattia grave e necessiti dell'aiuto psichiatrico

b) - Le loro crisi ti potrebbero spaventare: se capitasse anche a me? 

c) - Ti mandano i carabinieri a casa se scrivi qualcosa che viene interpretato come l'intenzione di suicidarti. 

Questo può essere una cosa corretta e devo ammettere che l'ho fatto anche io una volta. Ma se consideriamo che la persona subirà molto probabilmente un TSO con conseguente trauma, sarebbe molto meglio organizzarsi diversamente. Andare personalmente a casa della persona in difficoltà, stargli fisicamente vicino, cercare di sostenerla empaticamente nel suo momento critico. 
La solitudine è la condizione più favorevole per compiere gesti estremi. 
E' stato calcolato che il ricovero ospedaliero comporta l'aumento di 18 volte il rischio di suicidio. Quindi si tampona un momento mentre allo stesso tempo si favorisce una escalation del disagio. 

d) - Rischi di litigare facendoti venire inutilmente delle crisi di rabbia o ansia. Vi sono elementi contorti che stanno li solo per stuzzicare e accendere micce. 

e) - Rischi di perdere la privacy e mettere in mostra pubblicamente i fatti tuoi se non ti rendi conto ad esempio di scrivere su di un gruppo pubblico aperto a tutti. 

4 - Considerare la possibilità di andare a vivere in un posto più sicuro.

Questa potrebbe essere una strada quando la famiglia tutta è convinta dalla correttezza del trattamento psichiatrico e quindi spinge continuamente per la conformità. O quando si è sottoposti a continue visite periodiche di assistenti sociali, paramedici, psichiatri, ecc. che vegliano sulla continuità delle 'cure'. Capisco che può essere difficile anche impossibile fare questa scelta, forse principalmente per motivi economici. La consapevolezza di essere un questo genere di trappola può solo peggiorare la situazione. In tal caso può essere utile rivolgersi a gruppi o associazioni uniti dalle stesse idee per crearsi nuove amicizie, ricevere consigli o anche un aiuto concreto per svincolarsi dall'oppressione psichiatrica. 

5 - nessuno ti conosce meglio di te stesso: ridimensiona la figura degli psichiatri 

L'errore che si fa è quello di considerare questi 'personaggi' carismatici, specialmente i luminari, come persone che sanno perfettamente quello che fanno, è siccome hanno studiato tanto e visto tanti casi diversi, tutto quello che dicono sulla malattia mentale deve essere vero per forza. In realtà stanno solo prorogando e propugnando le falsità che a loro volta gli sono state insegnate, ripetutamente così da crederle vere senza ombra di dubbio. 


6 - Evita di criticare la psichiatria davanti agli psichiatri, perché sarà interpretato come un chiaro sintomo della tua malattia mentale. 


© Recuperamente, ma sei libero/a di copiare, stampare distribuire questo articolo come preferisci 

Immagine di copertina ispirata al best-seller © Allen Carr

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