5 - Il ritorno dei sintomi dopo la sospensione dei
farmaci è la prova evidente della malattia che riemerge.
Se si seguono gruppi di dismissione, cioè forum
tematici di persone motivate a uscire fuori dalle loro trappole
farmaceutiche, si può toccare con mano le enormi difficoltà che
riscontrano, causate da effetti di sospensione dei farmaci.
E' curioso vedere che queste persone mettono nella
firma dei loro messaggi tutta la sequenza di scalaggio e i nomi dei
farmaci scalati, in ordine temporale. Presumo che questo serva per
avere un quadro immediato della situazione personale di ciascuno di
loro.
E' prassi comunemente accettata in questi luoghi,
che lo scalaggio deve essere molto graduale, più graduale di quanto
è indicato (sempre che lo sia) nelle avvertenze ufficiali sulle
schede tecniche delle molecole.
Gli specialisti generalmente non si degnano di
avvertire i loro pazienti di tale difficoltà, come si è visto,
per loro sono trascurabili, e comunque sono pronti altri farmaci per
fronteggiare anche questi effetti.
Quindi se ho ansia dovuta a sospensione è pronto un
ansiolitico , se non dormo un sonnifero, se ho nausea con vomito ecco
un antiemetico, se ho mal di testa un analgesico, se ho deliri un
antipsicotico eccetera eccetera.
Non serve una laurea in medicina per capire che la
strada dell'intossicazione , dell'avvelenamento continuo e deliberato
non è umanamente praticabile.
Viene da chiedersi perché stiamo sempre più
sprofondando in questa fossa. Non credo sia ovvio per motivi di
profitto così come credo nella dignità umana. Non riesco a pensare
alle case farmaceutiche come associazioni mafiose, perché anche tali
spietati assassini hanno un codice di onore.
Il motivo è che siamo tutti impregnati di un
concetto sbagliato come quello del metodo allopatico, per cui molti
medici in buona fede si fidano della psichiatria.
E' noto che effetti di sospensione di molti farmaci
'mimano' la presunta malattia.
La depressione è un effetto tipico, direi ovvio per
gli antidepressivi. La mania è un effetto noto di sospensione dal
litio.
L'ansia pure, per quanto riguarda gli ansiolitici.
E la psicosi riguardo i neurolettici.
Un momento: che significa ?
Significa che ognuno di questi farmaci produce come
effetto indesiderato e di sospensione, proprio la malattia per cui è
prescritto.
L'unico modo per verificare questo fatto è
osservare gli effetti nelle persone considerate sane di mente,
trattate per qualche motivo con tali farmaci.
Tempo fa vi fu un episodio curioso: neurolettici
confezionati per errore al posto di un farmaco da banco molto comune,
prodotto dalla stessa casa farmaceutica. L'articolo avvertiva di
pericoli di psicosi, indotta da neurolettici.
In sostanza chi non mai avuto deliri, li può subire
come conseguenza di una cura per tutte altre cose. Così per l'ansia,
il panico, la depressione ecc.
Riuscite a capire come sia facile oggi cadere in una
diagnosi psichiatrica? Ho visto personalmente medici comuni
prescrivere antidepressivi, perfino neurolettici con estrema
naturalezza a persone che avevano solo bisogno di tranquillità.
Conosco diverse persone prive di diagnosi psichiatriche le quali
assumo regolarmente psicofarmaci e ne sono diventate dipendenti.
Comunque è lecito pensare che a fronte di sintomi
messi a tacere da psicofarmaci , una volta che si smette la cura
questi si ripresentano in tutto il loro drammatico splendore. Così
come è lecito pensare per esempio, che la febbre si ripresenta una
volta sospesa la terapia antibiotica.
Un momento, qualcosa non torna. E' vero, nel caso
degli antibiotici viene debellata l'infezione virale , perciò non è
proprio corretto fare questo tipo di ragionamento.
In sostanza, siccome gli psicofarmaci non intaccano
il problema alla radice, ma semplicemente coprono i sintomi nei casi
che funzionano, allora è lecito pensare che non curino la malattia
sottostante. Quindi sono sostanze appositamente progettate per un uso
continuativo, vita natural durante, come l'insulina per i diabetici.
Con la differenza sostanziale che l'insulina effettivamente risulta
carente in questo caso perché il pancreas non è più in grado di
produrla.
Peccato che non regge l'analogia con gli
psicofarmaci. Sarebbe come dire che il mal di testa è dovuto ad una
carenza di aspirina nel corpo.
Tuttavia, pur essendo ammissibile che la presunta
malattia mentale si ripresenti quando si cessa la cura, spesso questo
inconveniente viene confuso con i sintomi di astinenza che, guada
caso, mimano perfettamente la presunta malattia. Allora diventa molto
difficile stabilire la causa. Gli psichiatri sono però propensi ad
attribuire questo fatto alla malattia sottostante in ogni caso, anche
se vi sono evidenti effetti da sospensione.
Dove voglio arrivare con questo ragionamento?
Alle stesse conclusioni a cui sono arrivati altri,
osservatori più accorti che, in definitiva la cosiddetta malattia
mentale una volta era episodica, ovvero non cronica. E che grazie a
queste sostanze in grado di mimare gli effetti della malattia nella
loro sospensione sono diventate sostanze promotrici della malattia!
Questo è stupefacente. Significa in altre parole che non solo
questi farmaci non curano un bel nulla, ma addirittura promuovono la
malattia contro la quale sono stati progettati.
Questo è molto grave. Nessuno si sentirebbe di
formulare un'accusa così pesante. Possibile che il profitto sia
ritenuto più importante della salute umana?
Nella sua discussione,
El-Mallakh osserva che le persone senza storia di depressione a cui
viene prescritto un antidepressivo per altre ragioni, ansia,
attacchi di panico , o perché sono al servizio come "normali
controlli" in uno studio, possono diventare depressi, con la
depressione a volte persistente per un periodo abbastanza lungo di
tempo dopo che l'antidepressivo è stato ritirato. La ragione è che
gli antidepressivi possono avere un "effetto pro-depressivo ,"
El-Mallakh scrive, che "il trattamento farmacologico continuo
può indurre processi che sono l'opposto di quello del farmaco
originariamente prodotto." (1)
El-Mallakh
Dopo sei mesi di trattamento
con antidepressivi, i farmaci "in genere non riescono a
proteggere" contro il ritorno dei sintomi depressivi. (In altre
parole, il trattamento di mantenimento è inefficace, rispetto al
placebo .)
Giovanni Fava:
Nel report di MN misure
comunitarie, una organizzazione no-profit del Minnesota, che
raccoglie i dati sugli esiti di salute in quello stato, nel 2010,
hanno riferito che solo il 5,8% dei 23.887 pazienti trattati per la
depressione erano in remissione al termine di sei mesi, e che solo il
4,5% era in remissione al termine di dodici mesi. In altre parole, il
95% dei pazienti in Minnesota con depressione maggiore ora sembrano
essere malati cronici.
Whitaker:
Ora con tali risultati, come è possibile fidarsi di
queste sostanze?
Gli specialisti si difendono sostenendo l'efficacia
degli antidepressivi anche di fronte a queste schiaccianti evidenze,
completamente accecati da risultati immaginari provenienti da studi
pilotati.
In definitiva, hanno ribaltato completamente il
paradigma della depressione, una volta considerata una condizione
episodica, risolvibile senza grande recidività in una malattia
cronica.
Come si fa a non considerare criminale un simile
comportamento?
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