venerdì 16 dicembre 2011

Luoghi comuni in psichiatria - V


 
5 - Il ritorno dei sintomi dopo la sospensione dei farmaci è la prova evidente della malattia che riemerge.


Se si seguono gruppi di dismissione, cioè forum tematici di persone motivate a uscire fuori dalle loro trappole farmaceutiche, si può toccare con mano le enormi difficoltà che riscontrano, causate da effetti di sospensione dei farmaci.
E' curioso vedere che queste persone mettono nella firma dei loro messaggi tutta la sequenza di scalaggio e i nomi dei farmaci scalati, in ordine temporale. Presumo che questo serva per avere un quadro immediato della situazione personale di ciascuno di loro.
E' prassi comunemente accettata in questi luoghi, che lo scalaggio deve essere molto graduale, più graduale di quanto è indicato (sempre che lo sia) nelle avvertenze ufficiali sulle schede tecniche delle molecole.
Gli specialisti generalmente non si degnano di avvertire i loro pazienti di tale difficoltà, come si è visto, per loro sono trascurabili, e comunque sono pronti altri farmaci per fronteggiare anche questi effetti.
Quindi se ho ansia dovuta a sospensione è pronto un ansiolitico , se non dormo un sonnifero, se ho nausea con vomito ecco un antiemetico, se ho mal di testa un analgesico, se ho deliri un antipsicotico eccetera eccetera.
Non serve una laurea in medicina per capire che la strada dell'intossicazione , dell'avvelenamento continuo e deliberato non è umanamente praticabile.
Viene da chiedersi perché stiamo sempre più sprofondando in questa fossa. Non credo sia ovvio per motivi di profitto così come credo nella dignità umana. Non riesco a pensare alle case farmaceutiche come associazioni mafiose, perché anche tali spietati assassini hanno un codice di onore.
Il motivo è che siamo tutti impregnati di un concetto sbagliato come quello del metodo allopatico, per cui molti medici in buona fede si fidano della psichiatria.


E' noto che effetti di sospensione di molti farmaci 'mimano' la presunta malattia.
La depressione è un effetto tipico, direi ovvio per gli antidepressivi. La mania è un effetto noto di sospensione dal litio.
L'ansia pure, per quanto riguarda gli ansiolitici.
E la psicosi riguardo i neurolettici.


Un momento: che significa ?
Significa che ognuno di questi farmaci produce come effetto indesiderato e di sospensione, proprio la malattia per cui è prescritto.
L'unico modo per verificare questo fatto è osservare gli effetti nelle persone considerate sane di mente, trattate per qualche motivo con tali farmaci.
Tempo fa vi fu un episodio curioso: neurolettici confezionati per errore al posto di un farmaco da banco molto comune, prodotto dalla stessa casa farmaceutica. L'articolo avvertiva di pericoli di psicosi, indotta da neurolettici.
In sostanza chi non mai avuto deliri, li può subire come conseguenza di una cura per tutte altre cose. Così per l'ansia, il panico, la depressione ecc. 

Riuscite a capire come sia facile oggi cadere in una diagnosi psichiatrica? Ho visto personalmente medici comuni prescrivere antidepressivi, perfino neurolettici con estrema naturalezza a persone che avevano solo bisogno di tranquillità. Conosco diverse persone prive di diagnosi psichiatriche le quali assumo regolarmente psicofarmaci e ne sono diventate dipendenti.
Comunque è lecito pensare che a fronte di sintomi messi a tacere da psicofarmaci , una volta che si smette la cura questi si ripresentano in tutto il loro drammatico splendore. Così come è lecito pensare per esempio, che la febbre si ripresenta una volta sospesa la terapia antibiotica.
Un momento, qualcosa non torna. E' vero, nel caso degli antibiotici viene debellata l'infezione virale , perciò non è proprio corretto fare questo tipo di ragionamento.
In sostanza, siccome gli psicofarmaci non intaccano il problema alla radice, ma semplicemente coprono i sintomi nei casi che funzionano, allora è lecito pensare che non curino la malattia sottostante. Quindi sono sostanze appositamente progettate per un uso continuativo, vita natural durante, come l'insulina per i diabetici. Con la differenza sostanziale che l'insulina effettivamente risulta carente in questo caso perché il pancreas non è più in grado di produrla.
Peccato che non regge l'analogia con gli psicofarmaci. Sarebbe come dire che il mal di testa è dovuto ad una carenza di aspirina nel corpo.
Tuttavia, pur essendo ammissibile che la presunta malattia mentale si ripresenti quando si cessa la cura, spesso questo inconveniente viene confuso con i sintomi di astinenza che, guada caso, mimano perfettamente la presunta malattia. Allora diventa molto difficile stabilire la causa. Gli psichiatri sono però propensi ad attribuire questo fatto alla malattia sottostante in ogni caso, anche se vi sono evidenti effetti da sospensione.
Dove voglio arrivare con questo ragionamento?
Alle stesse conclusioni a cui sono arrivati altri, osservatori più accorti che, in definitiva la cosiddetta malattia mentale una volta era episodica, ovvero non cronica. E che grazie a queste sostanze in grado di mimare gli effetti della malattia nella loro sospensione sono diventate sostanze promotrici della malattia! Questo è stupefacente. Significa in altre parole che non solo questi farmaci non curano un bel nulla, ma addirittura promuovono la malattia contro la quale sono stati progettati.
Questo è molto grave. Nessuno si sentirebbe di formulare un'accusa così pesante. Possibile che il profitto sia ritenuto più importante della salute umana?


Nella sua discussione, El-Mallakh osserva che le persone senza storia di depressione a cui viene prescritto un antidepressivo per altre ragioni, ansia, attacchi di panico , o perché sono al servizio come "normali controlli" in uno studio, possono diventare depressi, con la depressione a volte persistente per un periodo abbastanza lungo di tempo dopo che l'antidepressivo è stato ritirato. La ragione è che gli antidepressivi possono avere un "effetto pro-depressivo ," El-Mallakh scrive, che "il trattamento farmacologico continuo può indurre processi che sono l'opposto di quello del farmaco originariamente prodotto." (1)
El-Mallakh 


Dopo sei mesi di trattamento con antidepressivi, i farmaci "in genere non riescono a proteggere" contro il ritorno dei sintomi depressivi. (In altre parole, il trattamento di mantenimento è inefficace, rispetto al placebo .)  
Giovanni Fava:


Nel report di MN misure comunitarie, una organizzazione no-profit del Minnesota, che raccoglie i dati sugli esiti di salute in quello stato, nel 2010, hanno riferito che solo il 5,8% dei 23.887 pazienti trattati per la depressione erano in remissione al termine di sei mesi, e che solo il 4,5% era in remissione al termine di dodici mesi. In altre parole, il 95% dei pazienti in Minnesota con depressione maggiore ora sembrano essere malati cronici.
Whitaker:

Ora con tali risultati, come è possibile fidarsi di queste sostanze?
Gli specialisti si difendono sostenendo l'efficacia degli antidepressivi anche di fronte a queste schiaccianti evidenze, completamente accecati da risultati immaginari provenienti da studi pilotati.
In definitiva, hanno ribaltato completamente il paradigma della depressione, una volta considerata una condizione episodica, risolvibile senza grande recidività in una malattia cronica.
Come si fa a non considerare criminale un simile comportamento?

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