Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

sabato 22 luglio 2017

Abram Hoffer: il futuro della psichiatria

Come psichiatra, naturalmente anche Abram Hoffer credeva al mito della malattia mentale come entità ben distinta, ma con una notevole differenza rispetto ai suoi colleghi ortodossi: lui sapeva , o meglio aveva già ipotizzato le cause organiche sottostanti al disordine che viene comunemente chiamato 'schizofrenia'. Secondo lui questo tipo di problema poteva far parte di una nota malattia sotto diagnosticata, cioè una forma cosiddetta 'subclinica' della pellagra, una malattia che viene dalla carenza di vitamina b3 o niacina. Essenzialmente per questo motivo, egli ipotizzò (a quanto ho capito) che nel cervello degli 'schizofrenici' vi fosse più che una carenza, una dipendenza, o una maggiore richiesta di niacina.  
Non si spiegava altrimenti perché la niacina funzionasse così bene per trattare con successo gli oltre 6000 pazienti da lui rimessi al mondo, completamente recuperati alla vita normale dopo essere stati diagnosticati con la peggiore e distruttiva etichetta in mano alla psichiatria. 
Naturalmente gli studi di Hoffer, così come tutte le sue pubblicazioni sono state da sempre ignorate dalla psichiatria ufficiale, troppo impegnata a promuovere i propri veleni chimici miracolosi. In realtà vi fu una confutazione ufficiale da parte della psichiatria a cui però Hoffer rispose con una contro-confutazione  10 volte più ampia spiegando per filo e per segno tutte le sue ragioni e quello  che aveva scoperto. Chiaramente non ebbe mai risposta, forse nessun collega ortodosso si prese mai la briga di leggere tutto il suo corposo scritto a sostegno delle sue tesi. 

A prescindere da dove possa stare la verità, quello che a me interessa non è se Hoffer aveva ragione o meno, quello che risulta evidente è che lui ha 'curato' e resuscitato 6000 dei suoi pazienti, mentre la psichiatria ortodossa con i suoi veleni tossici ne ha rovinati a milioni. 
Anche se la niacina non c'entrasse nulla con questo tipo di problemi mentali, nonostante sia accertato che la sua carenza porta alla demenza, l'opera di Hoffer ha indubbiamente un grande valore. E' altresì difficile pensare che 6000 persone fossero state mal diagnosticate, o non avessero mai avuto problemi  psicotici, o addirittura non fossero mai esistiti!
Anche se 'schizofrenia' è solo un'etichetta che non dice nulla sui reali problemi della persona è fuori di dubbio che queste persone avevano dei problemi tali da non poter essere in grado di vivere la loro vita come tutti gli altri.
Per cui posso avere solo una grande stima per Abram Hoffer, un uomo come ce ne sono rimasti troppo pochi al mondo.  

Ecco allora una sintesi del suo pensiero e il trattamento ortomolecolare da lui usato per 'guarire' i suoi 6000 e passa pazienti e riportarli ad una vita piena e attiva da una condizione così debilitante come la cosiddetta schizofrenia.



Il futuro della psichiatria  

da Abram Hoffer, MD, Ph.D. 

Recentemente, in una rivista medica ortodossa,  è stata discussa la questione se gli psichiatri dovrebbero ancora essere  necessari. Fondamentalmente, gli psichiatri moderni hanno due funzioni principali di trattamento:  prescrivono farmaci - tranquillanti o antidepressivi, e possono fare psicoterapia o counseling. È stato suggerito che i medici generici sono altrettanto in grado di prescrivere farmaci, e che gli psicologi e consulenti sono forse ancora più in grado di fare psicoterapia e counselling. In altre parole, i medici di famiglia potrebbero avviare il regime medico, e gli psicologi potrebbero assumere la funzione di consulenza. 

Questa non è un'idea molto radicale come è accaduto per molti decenni. Gli stessi psichiatri hanno iniziato a disertare la realtà dei pazienti gravemente malati - gli schizofrenici, gli stati senili, i disturbi della personalità - e si sono dedicati sempre più alle forme più benigne della malattia mentale come la depressione e le condizioni di ansia mite. E medici di medicina generale sono diventati sempre più abili nel trattamento delle malattie psichiatriche gravi. So che molti medici (medici, osteopati, naturopati, chiropratici) che praticano la medicina ortomolecolare, hanno un tasso di guarigione molto più alto nel trattamento di schizofrenici di quanto non facciano gli psichiatri del loro territorio che vanno avanti solo con  psicofarmaci. A Saskatchewan molti anni fa, un medico di famiglia è stato così efficace che gli altri psichiatri si sono lamentati di lui. In seguito ha perso la sua licenza per esercitare la medicina. 

Negli ultimi 100 anni, condizioni psichiatriche che sono state quasi esclusivamente trattate nei manicomi sono scomparse dalla psichiatria perché sono state trattate con successo da medici generici. In un libro sulla psichiatria scritto circa nel 1900, le quattro diagnosi differenziali per la psicosi erano: pellagra, lo scorbuto, paresi generale dei malati di mente e demenza precoce. Il trattamento per la pellagra era dietetico fino a quando la niacina venne scoperta come vitamina B3  più o meno nel 1935. La pellagra è scomparsa, tanto quanto un terzo di tutti i ricoveri in ospedali psichiatrici negli Stati Uniti del sud. Non erano più necessari quando la vitamina B3 sintetica si è resa disponibile ed è stata aggiunta alla farina bianca negli Stati Uniti e in Canada. La maggior parte degli psichiatri oggi non riconosce se un paziente affetto da pellagra entra nel loro ufficio. Lo scorbuto abbastanza grave da provocare psicosi non è più presente. La sifilide viene riconosciuta e curata, e raramente si trova negli ospedali psichiatrici. 

Ma la demenza precoce, come malattia non è scomparsa. E 'stata semplicemente rinominata schizofrenia, ed è rimasto il problema principale per la psichiatria. Freud riconobbe che la psicoanalisi avrebbe avuto una carriera breve,  fino a quando i medici con la loro siringa (la droga) fosse arrivata. Lui non sapeva nulla di nutrizione e di nutrienti, quando praticava.  Il processo di dividere il gruppo di massima delle schizofrenie in sindromi unitarie continua. Derivanti dal nostro lavoro a Saskatchewan nel 1960, Carl C. Pfeiffer è riuscito a dividere le schizofrenie in tre grandi gruppi: quelli con escrezione di krytopyrrole (malvaria ndt), il gruppo con istamina alta, e il gruppo con istamina bassa. Ogni gruppo richiede un diverso piano di trattamento, e quando sono eseguiti i risultati sono molto buoni. Ha riconosciuto un quarto gruppo di grandi dimensioni, le allergie cerebrali. Ma la psichiatria ortodossa non è a conoscenza di questa suddivisione utile e considera ogni schizofrenico come un membro della stessa classe, una classe per la quale l'unico trattamento è quello di essere tranquillizzato (a base di antipsicotici ndt). 

Se la psichiatria moderna avesse fatto il suo lavoro in modo efficace, non ci sarebbe bisogno di considerare la loro sostituzione con i loro colleghi più biochimicamente orientati. I risultati del trattamento farmacologico moderno non sono molto buoni rispetto a quanto è stato ottenuto prima dell'avvento dei tranquillanti. Così, in un simposio tenutosi a Vancouver, nell'autunno del 1995 sponsorizzato dalla Canadian Psychiatric Association, il Dott. Alan Brier, capo, Unità di Fisiopatologia e trattamento, Experimental Therapeutics Branch, National Institute of Mental Health, Bethesda, Maryland, disse: "L'ottanta per cento di tutte le persone con schizofrenia trattate con farmaci neurolettici hanno scarsi benefici. Quindi è chiaro che  nuovi e migliori farmaci sono necessari ". Avrebbe dovuto dire, più appropriatamente, che abbiamo bisogno di un trattamento migliore. Il trattamento ortomolecolare non è nuovo, ma è un sacco meglio che consentire semplicemente ai pazienti di vegetare con i tranquillanti. 

Il quindici per cento come tasso di risposta sarebbe abbastanza buono se non ci fossero altri trattamenti che danno un risultato migliore. Infatti, nel 1850 il Dr. J. Conolly in Inghilterra,  riferì che il cinquanta per cento dei suoi pazienti sono stati dimessi sani. I primi ospedali mentali negli Stati Uniti nord-orientali avevano riportato risultati altrettanto buoni. Cosa usavano? Buon cibo, riparo, cure empatiche, e rispetto. Questo 50 % è probabilmente il tasso di recupero naturale se i nostri pazienti schizofrenici venissero   trattati con la stessa cura, buon cibo nutriente e riparo decente (non le strade della città). 

Grazie alla psichiatria moderna, con la sua spesa enorme di denaro per i farmaci, in 150 anni si è scesi a un tasso di recupero del 15%. Eppure i suoi praticanti sembrano accontentarsi di questo tasso di risposta molto triste mentre aspettano il miracolo, i farmaci che curano i loro pazienti. Ogni anno sentiamo l'annuncio di nuovi farmaci sempre più costosi, con scarsa evidenza  che hanno un impatto importante sul problema nel suo complesso. Non vedo i rapporti che i senzatetto schizofrenici non sono più senza casa, o che il tasso di suicidi tra i giovani pazienti schizofrenici è andato giù. 

Recentemente, sul canale di informazione canadese, Pamela Wallin ha discusso di schizofrenia. Per i primi quindici minuti un paio di ospiti hanno parlato del loro figlio schizofrenico, ancora malato. Per i successivi quindici minuti l'onorevole Michael Wilson, ex ministro delle Finanze, ha descritto come la malattia di suo figlio si è conclusa con il suo suicidio. La prima mezz'ora, dunque, è stata dedicata alla dimostrazione del fallimento della psichiatria moderna. La terza sezione di quindici minuti è stata affidata a uno psichiatra moderno che sembrava piuttosto contento del trattamento attuale della schizofrenia. Ha dato una buona descrizione della natura della malattia, ma era soddisfatto dell'utilizzo di neurolettici  ed aveva una speranza ottimistica che sempre nuovi, farmaci tranquillanti migliori verranno scoperti. Sembrava come se lui non avesse visto la prima mezz'ora di questo programma. Gli ultimi quindici minuti sono stati dati ad un paziente schizofrenico che sembrava stare bene, ha detto di avere creato e dirigere un giornale per schizofrenici. E 'un giornale buono, sul quale ho fatto diversi contributi che sono stati accettati, indicando un grado di apertura mentale che non esiste nelle riviste standard di psichiatria. Questa produzione televisiva caratterizza lo stato del trattamento della schizofrenia di oggi: tranquillizzare, essere contenti, attendere la scoperta di  nuovi farmaci, sempre migliori dei precedenti. 

Ma per quanto tempo i pazienti possono attendere? Un anno della vita di uno schizofrenico può essere un'eternità. I pazienti e le loro famiglie non hanno il lusso di aspettare il giorno in cui la psichiatria  inizierà a trattare i loro ultimi pazienti in modo corretto. Non fornisce molto conforto alla Wilson e gli altri genitori che hanno perso i loro figli con il  suicidio. (Il tasso di suicidi per la schizofrenia è circa 25 volte quello della popolazione generale). 

In netto contrasto, in occasione della conferenza del 25 ° anniversario della fondazione Schizofrenia canadese, che si tiene a Vancouver nel maggio 1996, una coppia di pazienti schizofrenici cronici, che si sono incontrati e sposati dopo aver recuperato, hanno descritto la loro malattia e il loro recupero con il programma ortomolecolare. Entrambi non avevano risposto alla precedente terapia psichiatrica moderna. 

La psichiatria moderna non è stato molto brava a trattare la schizofrenia. Basta dare uno sguardo ai senzatetto che vivono nelle nostre città per avere le prove. C'è qualche altra malattia, oltre alle dipendenze, in cui sono costretti tanti malati, per concludere la loro vita nelle strade per mancanza di adeguata assistenza medica? Pensate a cosa sarebbe accaduto se la metà dei senzatetto soffriva di tubercolosi. La tubercolosi è contagiosa, ma in un senso sociale è così anche schizofrenia. A mio parere, molti pazienti oggi non stanno meglio di quanto lo sarebbero stati nel 1950 quando erano incarcerati in prigioni sovraffollate chiamati ospedali. Forse sarebbero stati meglio allora, perché almeno avevano un paio di infermieri e medici a prendersi cura di loro. 

Oggi i pazienti vengono rilasciati presto, dopo un breve soggiorno in ospedale al fine di avviarli ad assumere neurolettici. Essi vengono dimessi non appena i loro sintomi principali sono parzialmente soppressi, ma molto tempo prima che abbiano riacquistato la salute abbastanza per permettere loro di vivere da soli, o con le loro famiglie. Oppure - e questo sta diventando sempre più frequente - la loro diagnosi passa da schizofrenia di disturbo di personalità, e sono dimessi con il consiglio inutile che i disturbi di personalità non possono essere trattati. 

Il motivo per cui la psichiatria moderna ha fallito è perché ha una visione molto ristretta di cosa fare. Tutto quello che la psichiatria sa è utilizzare psicofarmaci, in attesa di quel giorno lontano in cui avranno un farmaco, il Santo Graal, che curerà la schizofrenia. Non sono al corrente  di una singola sostanza chimica xenobiotica che abbia mai curato nulla, anche se alcuni farmaci possono a volte essere utili nel migliorare il disagio della malattia. Le risposta alla condizione di schizofrenia dovrebbero essere riconosciute in modo più chiaro le sue cause e la biochimica e trattate, come avviene nella psichiatria ortomolecolare. 

La psichiatria moderna sta lottando negli gli ultimi 40 anni con il dilemma di sedare in modo opportuno, di cui sono a conoscenza, ma non hanno affrontato in modo chiaro il problema. Molto semplicemente: quando si usa un tranquillante, si converte una psicosi, schizofrenica, in un altra: la psicosi tranquillante. Credo che sia stato il dottor Mayer-Gross che per primo ha suggerito, verso il 1955, che i neurolettici trasformano una psicosi in un altra. 

I neurolettici alleviano molti dei sintomi della schizofrenia, e possono rendere la vita più confortevole per il paziente e per le loro famiglie (poco per il paziente in realtà ndt), così come per l'ospedale e il suo personale. Quando il paziente comincia a recuperare, diventa più normale. Tuttavia, i neurolettici rendono psicotiche le persone normali,  un fatto dimostrato dalla pratica sovietica di commettere i dissidenti in ospedali psichiatrici e dare loro neurolettici. Pertanto, possiamo assumere che con la prosecuzione del trattamento il paziente diventa sempre meno schizofrenico,  e sempre di più psicotico per via di queste droghe. 

La psicosi tranquillante si differenzia dalle altre psicosi  per le seguenti caratteristiche: ci sono meno allucinazioni sono meno intense, meno illusioni e meno intense, difficoltà di concentrazione, disturbi della memoria, indifferenza, maggiore interesse personale, moderazione di stati d'animo e meno agitazione, degrado del comportamento sociale e aspetto fisico effetti come l'impotenza, discinesia tardiva, apatia, stanchezza, obesità, il deterioramento dei denti per mancanza di saliva. E forse più importante di tutte, l'incapacità di impegnarsi in un lavoro produttivo, ovvero a pagare l'imposta sul reddito. Ecco perché il paziente medio schizofrenico costerà la comunità 2 milioni di dollari in un arco di vita di 40 anni, a meno che non vengano trattati adeguatamente. 

I pazienti preferiscono essere normali, cioè non vogliono la psicosi tranquillante al posto della psicosi schizofrenica, ma non hanno scelta e devono accettare gli elementi della psicosi tranquillante per essere liberati dagli elementi della loro psicosi originale. La soluzione moderna è quella di tenerli oscillanti tra gli estremi della schizofrenia e la psicosi tranquillante. Man mano che diventano sempre più 'tranquillizzati', la dose di droga viene diminuita o interrotta per tentare di arrestare questo processo. Nella maggior parte dei casi ritornano i sintomi della schizofrenia originale. Sono sospesi in questo mondo incerto ad oscillare tra le due psicosi. Non possono sfuggire, e l'unica scelta per questi pazienti infelici rimane quella di prendere delle strade dove possono evitare di assumere questi farmaci (ad esempio diventare clochard ndt).  

Ma ai pazienti con trattamento ortomolecolare viene offerta una vera scelta, la scelta di ritornare e rimanere sani. Le grandi dosi di nutrienti e la dieta potranno mantenere il paziente in buona salute. Si può combinare il rapido effetto dei farmaci con l'effetto lento curativo delle sostanze nutritive. Quando il paziente comincia a recuperare, lentamente si riduce la dose dei farmaci, e questa volta invece di diventare psicotici dalla droga rimangono così come le sostanze nutrienti prendono il sopravvento. 

Non c'è altra risposta a questo dilemma. Questo è il motivo per cui pazienti acuti trattati per almeno un anno raggiungeranno un tasso di recupero del 90%. Per 'recupero' intendo dire che essi non solo saranno privi di segni e sintomi, ma andranno ragionevolmente d'accordo con la famiglia e con la comunità e  pagheranno imposte sul reddito. Lavoreranno, o si laureano e si preparano a lavorare. 

So di 17 giovani uomini e donne che divennero schizofrenici da giovani, sono stati trattati bene, hanno recuperato, sono andati al college, sono diventati medici e psichiatri e sono oggi praticanti. Alcuni anni fa il padre di uno di loro, un medico, era preoccupato per suo figlio. A suo figlio era stato offerto un incarico come presidente di una grande  scuola di medicina. Suo padre voleva sapere se pensavo che poteva essere troppo stressante per lui. I pazienti pagano le tasse sul reddito perché stanno abbastanza bene per lavorare. Sfido la psichiatrica ortodossa di mostrarmi qualsiasi coorte di pazienti che sono stati trattati con neurolettici e tra i quali anche il dieci per cento esercita un'attività lucrativa in posti di responsabilità.  Dal momento che la psichiatria moderna ha fallito il suo compito essenziale nella cura della schizofrenia (nel senso stesso che si cura con l'insulina e dieta il diabete mellito), dal momento che moderni medici di medicina generale possono dare antipsicotici abilmente come gli psichiatri, e il counseling e la psicoterapia può essere fornito ancora più efficacemente da parte di psicologi e assistenti sociali, non avrebbe più senso sostituire gli psichiatri operatori sanitari più efficienti? A loro  dovrebbe essere permesso di esercitare solo se sono pronti a usare i trattamenti più avanzati, e potranno dimostrare che si può fare un lavoro migliore di quello che farebbero gli altri medici. 

Abram Hoffer, MD, Ph.D 

martedì 18 luglio 2017

Le illusioni della psichiatria: come siamo stati gabbati

Con questo blog io cerco, per quanto posso, di aprire gli occhi alle persone comuni, in particolare agli psichiatrizzati su quello che oggi rappresenta veramente la psichiatria e ai grossi rischi a cui si può andare incontro una volta che si viene diagnosticati con qualche tipo di malattia mentale fittizia. 
Riconosco però che l'opera di convincimento effettuata da questi 'esperti' della salute mentale è talmente forte che risulta alquanto difficile convincere la gente ad essere perlomeno un po più critica e cauta al riguardo, specialmente quando vede su di sé realizzate le malefiche profezie di questi individui in camice bianco. 
Io non mi aspetto che le persone mi credano e forse in fondo non mi interessa che credano a me personalmente, in quanto ex psichiatrizzato dunque non tanto affidabile anche se con una indubbia esperienza vissuta in merito e una manciata di anni di studio assiduo.

Per questo motivo nel blog io preferisco mettere scritti di altri senza dubbio più autorevoli di me nella speranza che le persone possono formarsi una loro idea in autonomia, ragionando con la propria testa. Cerco insomma di illustrare un percorso e gli stessi ragionamenti che ho fatto io per formare in me stesso la consapevolezza che ho acquisito fino ad oggi. Devo dire tuttavia, che più avanti vado e più a fondo mi metto a scavare, più si rafforza la mia convinzione, anche se, come mi pare di aver scritto altre volte, sono disposto  anche a cambiare radicalmente le mie convinzioni se mi si dimostra in modo incontrovertibile la correttezza di altre ipotesi contrarie alle mie.
  
La cosa che mi rattrista maggiormente, è quella di avere la sensazione di non fare abbastanza, di non avere abbastanza potere o autorevolezza per riuscire a tirare fuori dalla trappola psichiatrica un numero maggiore di vite umane. 
Perciò, mi limito a regalare  il mio tempo e la mia esperienza attraverso scritti che chi avrà voglia di leggere  leggerà con l'auspicio di accendere una piccola fiammella di speranza, magari ancora soffocata dall'indigestione psichiatrica, ma che possa un giorno crescere e bruciare tutte le incertezze. 
Credo che per i sopravvissuti che si vogliono impegnare nella diffusione di contro - informazione sia importante la credibilità e la coerenza tra la loro vita e quello che dicono. Perché se ci si vuole fregiare di questo titolo, secondo me bisogna anche dimostrare con i fatti la correttezza delle proprie idee.  

E adesso.. ecco un po' di cultura:


Le illusioni della Psichiatria

di Marcia Angell


Nel mio articolo nel numero scorso, mi sono concentrata principalmente sui libri recenti dello psicologo Irving Kirsch, del giornalista Robert Whitaker, e quello che ci raccontano sull'epidemia della malattia mentale e dei farmaci utilizzati per trattarla. Qui vorrei discutere sul Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), spesso indicato come la bibbia della psichiatria, ora in attesa della sua quinta edizione, e la sua straordinaria influenza all'interno della società americana. Ho anche esaminato 'Unhinged', il recente libro di Daniel Carlat, uno psichiatra, che illustra un insider disilluso della professione psichiatrica. E infine vorrei discutere dell'uso diffuso di psicofarmaci nei bambini, e la nefasta influenza dell'industria farmaceutica sulla pratica della psichiatria.

Uno dei leader della moderna psichiatria, Leon Eisenberg, professore alla Johns Hopkins e Harvard Medical School, che fu tra i primi a studiare gli effetti degli stimolanti sul disordine da deficit dell'attenzione nei bambini, ha scritto che la psichiatria americana nel tardo ventesimo secolo si trasferì da uno stato di "mindlessness" a quello di "brainlessness". Con questo voleva dire che prima dell'introduzione delle droghe psicoattive (farmaci che influenzano lo stato mentale), la professione aveva poco interesse per i neurotrasmettitori o qualsiasi altro aspetto del cervello fisico. Invece, sottostando alla visione freudiana che la malattia mentale ha le sue radici in conflitti inconsci, di solito originati nell'infanzia, si osservava la mente come se fosse separata dal cervello.

Ma con l'introduzione di farmaci psicoattivi nel 1950, e accelerando bruscamente nel 1980, l'attenzione si è spostata sul cervello. Gli psichiatri cominciarono a riferirsi a sé stessi come psicofarmacologi, e avevano sempre meno interesse a esplorare le storie di vita dei loro pazienti. La loro principale preoccupazione era quella di eliminare o ridurre i sintomi, di curare malati con farmaci che alterano le funzioni cerebrali. Tra i primi sostenitori di questo modello biologico delle malattie mentali, Eisenberg nei suoi ultimi anni diventò un aperto critico di ciò che egli vedeva come l'uso indiscriminato di psicofarmaci, soprattutto a causa delle macchinazioni dell'industria farmaceutica.

Quando farmaci psicoattivi sono stati introdotti, ci fu un breve periodo di ottimismo nella professione psichiatrica, ma dal 1970, l'ottimismo lasciò il posto a un senso di minaccia. I  gravi effetti collaterali dei farmaci stavano diventando evidenti, e un movimento antipsichiatrico aveva messo radici, come esemplificato dagli scritti di Thomas Szasz e il film "Qualcuno volò sul nido del cuculo". C'era anche la crescente concorrenza degli psicologi e degli assistenti sociali. Inoltre, gli psichiatri sono stati afflitti da divisioni interne: alcuni avevano abbracciato il nuovo modello biologico, alcuni erano ancora rimasti aggrappati al modello freudiano, e alcuni videro la malattia mentale come una risposta essenzialmente sana in un mondo folle. Inoltre, all'interno della professione medica, gli psichiatri erano considerati qualcosa come i parenti poveri, anche con i loro nuovi farmaci, erano visti come meno scientifici di altri specialisti, e il loro reddito era generalmente inferiore.

Alla fine del 1970, la professione psichiatrica fece il colpaccio. Come Robert Whitaker ci racconta nel suo libro "Anatomia di un'epidemia", il direttore medico dell'American Psychiatric Association (APA), Melvin Sabshin, dichiarò nel 1977 che "uno sforzo vigoroso per medicalizzare la psichiatria sarebbe dovuto essere fortemente sostenuto," e lanciò una vera e propria campagna sui mezzi di comunicazione e pubbliche relazioni. La psichiatria aveva ora  una potente arma che ai suoi concorrenti mancava. Dal momento che gli psichiatri devono qualificarsi come medici, hanno l'autorità legale per scrivere prescrizioni. Abbracciando pienamente il modello biologico della malattia mentale e l'uso di psicofarmaci per il suo trattamento, la psichiatria era ora in grado di relegare gli altri fornitori di assistenza sanitaria mentale in posizioni secondarie e  identificare sé stessa come disciplina scientifica insieme al resto della professione medica. Inoltre, sottolineando il trattamento farmacologico, la psichiatria è diventata il beniamino dell'industria farmaceutica, che in breve ha ringraziato la professione in modo tangibile.

Questi sforzi per migliorare lo stato della psichiatria sono state intrapresi deliberatamente. L'APA stava poi lavorando alla terza edizione del DSM, che forniva i criteri diagnostici per tutti i disturbi mentali. Il presidente dell'APA aveva nominato Robert Spitzer, uno dei migliori professori di psichiatria alla Columbia University, a capo della task force supervisionando il progetto. Le prime due edizioni, pubblicate nel 1952 e 1968, riflettevano la concezione freudiana della malattia mentale ed erano poco conosciuti al di fuori della professione psichiatrica. Spitzer si mise l'obiettivo di fare del DSM - III qualcosa di molto diverso. Promise  che sarebbe stato "una difesa del modello medico applicata a problemi psichiatrici", e il presidente dell' APA, nel 1977, Jack Weinberg, disse di voler "chiarire a chiunque possa avere ancora dei dubbi che consideriamo la psichiatria come specialità della medicina. "

Quando il DSM - III venne pubblicato nel 1980, conteneva 265 diagnosi (dalle 182 nella precedente edizione), ed entrò in uso quasi universalmente, non solo dagli psichiatri, ma dalle compagnie assicurative, ospedali, tribunali, carceri, scuole, ricercatori, agenzie governative, e il resto della professione medica. Il suo obiettivo principale era quello di portare la consistenza (di solito indicata come "affidabilità") per la diagnosi psichiatrica, cioè, di assicurare che gli psichiatri che avrebbero visto lo stesso  paziente  sarebbero stati d'accordo sulla diagnosi. Per fare questo, ogni diagnosi è stata definita da un elenco di sintomi, con soglie numeriche. Per esempio, avere almeno cinque dei nove sintomi particolari indica che vi è una vera e propria diagnosi di un episodio depressivo maggiore entro la vasta categoria dei "disturbi dell'umore". Ma c'era un altro obiettivo:  giustificare l'uso degli psicofarmaci. Il presidente dell 'APA, Carol Bernstein, in effetti ha riconosciuto : "Si è reso necessario nel 1970", ha scritto, "per facilitare l'accordo diagnostico tra clinici, scienziati e autorità di regolamentazione data la necessità di corrispondere i pazienti con emergenti trattamenti farmacologici".

Il DSM - III fu quasi certamente più "affidabile" rispetto alle versioni precedenti, ma affidabilità non è la stessa cosa di validità. Affidabilità, come ho notato, è usata per indicare la consistenza, la validità si riferisce alla correttezza e alla solidità. Se quasi tutti i medici fossero d'accordo che le lentiggini sono un segno di tumore, la diagnosi sarebbe "affidabile", ma non valida. Il problema con il DSM è che in tutte le sue edizioni, semplicemente riflette le opinioni di chi lo ha scritto, e nel caso del DSM - III principalmente di Spitzer stesso, che giustamente è stato chiamato uno degli psichiatri più influenti del ventesimo secolo.  Nelle sue parole egli, ha "raccolto tutto quello con cui aveva confidenza " e con lui i suoi quindici membri della task force. Ci sono stati reclami sugli incontri troppo scarsi dove generalmente hanno lavorato in modo casuale ma prepotente.  In un articolo del 1984 intitolato "Gli svantaggi del DSM - III sono superiori ai suoi vantaggi," George Vaillant, professore di psichiatria alla Harvard Medical School, scrisse che il DSM - III ha rappresentato "una serie di audaci scelte basate su ipotesi, gusti, pregiudizi e speranze ", il che sembra essere una buona descrizione.

Non solo il DSM diventato la bibbia della psichiatria, ma come la Bibbia vera e propria, dipendeva molto da qualcosa di simile a una rivelazione. Non ci sono citazioni di studi scientifici a sostegno delle sue decisioni. Questa è un'omissione sorprendente, perché in tutte le pubblicazioni mediche, sia articoli di riviste o libri di testo, le dichiarazioni dovrebbero essere supportate da citazioni di studi scientifici pubblicati. (Ci sono quattro distinti "sourcebooks" per l'edizione attuale del DSM che presentano il razionale per alcune decisioni, insieme a riferimenti, ma non è la stessa cosa di riferimenti specifici.) Può essere di grande interesse per un gruppo di esperti  riunirsi e di offrire le proprie opinioni, ma a meno che queste opinioni possono essere sostenute da prove, non garantiscono la deferenza straordinaria mostrata verso il DSM. Il DSM - III è stato soppiantato dal DSM - III-R nel 1987, il DSM - IV nel 1994, e la versione corrente, il DSM - IV - TR (testo rivisto) nel 2000, che contiene 365 diagnosi (dal 2013 è uscito il DSM V ndt) . "Con ogni edizione successiva", scrive Daniel Carlat nel suo libro, "il numero di categorie diagnostiche si è moltiplicato, i libri diventano più grandi e più costosi. Ognuno è diventato un best seller per l'APA, il DSM ed è oggi una delle principali fonti di reddito per l'organizzazione. " Il DSM - IV ha venduto oltre un milione di copie.

Come la psichiatria è diventata una specialità ad alto uso di psicofarmaci, l'industria farmaceutica si è affrettata a vedere i vantaggi di formare un'alleanza con la professione psichiatrica. Le compagnie farmaceutiche hanno cominciato ad avere una particolare cura sontuosa e grande generosità verso gli psichiatri, sia individualmente che collettivamente, direttamente e indirettamente. Li hanno inondati di regali e campioni gratuiti, assunti come consulenti e relatori, pagato  i pasti, aiutati a pagare le loro conferenze in luoghi da sogno, e forniti di materiali 'educativi'. Quando gli stati del Minnesota e del Vermont hanno implementato "leggi di trasparenza" che richiedono per le aziende farmaceutiche la segnalazione di  tutti i pagamenti a medici, per gli psichiatri si è visto che  hanno ricevuto parecchi più soldi degli altri medici di qualsiasi altra specialità. L'industria farmaceutica sovvenziona anche le riunioni dell'APA e le altre conferenze psichiatriche. Circa un quinto dei finanziamenti all'APA proviene ora dalle aziende farmaceutiche.

Le compagnie farmaceutiche sono particolarmente desiderose di conquistare  psichiatri importanti presso prestigiosi centri medici accademici. Chiamati "opinion leader" (Kols) da parte dell'industria, queste sono le persone che attraverso i loro scritti hanno influenzato e indicato come una certa malattia mentale deve essere diagnosticata e trattata. Hanno  pubblicato gran parte della ricerca clinica sui farmaci e, soprattutto, determinato in gran parte il contenuto del DSM. In un certo senso, sono la migliore forza di vendita che il settore potrebbe avere, e ogni centesimo così speso vale oro. Dei 170 collaboratori alla versione attuale del DSM (DSM - IV - TR), i quali quasi tutti  sarebbero stato descritti come del 'Kols', 95 avevano legami finanziari con aziende farmaceutiche, tra cui tutti i contributori alle sezioni dei disturbi dell'umore e la schizofrenia.

L'industria dei farmaci, ovviamente, supporta altri specialisti e società professionali, ma Carlat chiede: "Perché gli psichiatri sono costantemente i primi delle classi di specialità mediche quando si tratta di prendere soldi dalle case farmaceutiche?" La sua risposta: "Le nostre diagnosi sono soggettive ed espandibili, e abbiamo pochi motivi razionali per la scelta di un trattamento rispetto ad un altro." A differenza delle condizioni trattate nella maggior parte delle altre branche della medicina, non ci sono segni obiettivi o test per la malattia mentale, dati o risultati di laboratorio e  risonanza magnetica e i confini tra normale e anormale sono spesso poco chiari. Questo permette di ampliare i confini diagnostici o addirittura creare nuove diagnosi, in un modo che sarebbe impossibile, per esempio, in un campo come la cardiologia. E le aziende farmaceutiche hanno tutto l'interesse a indurre gli psichiatri a fare proprio questo.

Oltre ai soldi spesi direttamente per la professione psichiatrica, le aziende farmaceutiche  supportano fortemente molti gruppi di difesa dei pazienti e organizzazioni educative. Whitaker scrive che nel primo trimestre del 2009, la Eli Lilly ha dato 551.000 $ a NAMI [National Alliance on Mental Illness] ei suoi capitoli locali, $ 465.000 per la National Mental Health Association, $ 130.000 a CHADD (un ADHD [da deficit di attenzione / iperattività] paziente difesa di gruppo), e $ 69.250 per la Fondazione americana per la Prevenzione del Suicidio.
Se questo è quello che sgancia una sola società farmaceutica in tre mesi, si può immaginare quanto diventa il totale annuale di tutte le aziende che producono farmaci psicoattivi. 
Queste gruppi e organizzazioni apparentemente esistono per sensibilizzare l'opinione pubblica sui disturbi psichiatrici, ma hanno anche l'effetto di promuovere l'uso di psicofarmaci e di influenzare gli assicuratori per coprire le spese. Whitaker riassume la crescita dell'influenza del settore dopo la pubblicazione del DSM - III come segue:

"In breve, un potente quartetto di voci si sono riunite durante il 1980 desiderose di informare il pubblico che i disturbi mentali sono  malattie del cervello. Le aziende farmaceutiche hanno fornito la forza finanziaria. L'APA, gli psichiatri e le scuole di medicina hanno conferito legittimità intellettuale all'impresa. Il NIMH [National Institute of Mental Health] ha messo  il timbro di approvazione del governo. NAMI ha fornito una autorità morale."

E' così la frittata è pronta (ndt).

fonte: The Illusions of Psychiatry by Marcia Angell | The New York Review of Books

lunedì 10 luglio 2017

Uno scenario molto sconfortante

Ora d'aria : il cortile del carcere

C'è stata una revisione di studi fatta in contemporanea in 4 paesi industrializzati: Usa, Canada, Australia e Regno Unito.  
Il risultato di tali studi in sintesi dice che: Tutti e 4 i paesi hanno aumentato la prevalenza dei trattamenti psichiatrici fin dal 1990. Ma a dispetto di questo incremento, in nessuno di questi paesi vi è un evidenza di una riduzione della prevalenza dei disordini mentali, o comunque nessun indizio che si possa invertire tale tendenza. 
In altri termini, nel nostro bel mondo civilizzato la prevalenza della malattia mentale è in aumento e sono anche in aumento gli interventi di trattamento della stessa. 
Se le 'cure' fossero veramente efficaci ci si dovrebbe aspettare  un calo della prevalenza delle suddette malattie mentali, in primo luogo. Allo stesso tempo si dovrebbe osservare pure un calo delle richieste di disabilità psichica. Invece anche queste ultime sono in costante, drammatico aumento. 

Che cosa sta succedendo allora? 

La spiegazione semplicistica , la migliore che abbia mai sentito è :  Le diagnosi sono in aumento perché le persone sono meno restie ad andare a farsi visitare da uno psichiatra, rispetto al passato. 
In altre parole, ci sono un sacco di malati mentali che una volta stavano nascosti, non volevano uscire allo scoperto per vergogna o per lo stigma. Queste persone ovviamente venivano per lo più imprigionate a vita dalle famiglie nelle cantine o nelle soffitte senza alcun tipo di cura, stavano li a languire fino alla fine dei loro giorni, oppure se non avevano una famiglia alle spalle andavano ad aumentare la schiera dei senza tetto per le strade. 

Oggi invece, non solo  i barboni per le strade non diminuiscono, ma aumentano i ricoveri nei reparti psichiatrici, aumenta il numero delle pensioni di invalidità da distribuire a chi ne fa richiesta dopo una diagnosi di malattia mentale cronica e invalidante. Aumentano i trattamenti, alias più introiti per chi produce i farmaci, diminuisce la 'validità' dei pazienti e questi 'malati' non guariscono mai. 

I dati sulla depressione sono forse ancora più da capogiro. Healy (2004;. Healy et al, 2001) sostengono che la frequenza della depressione è aumentata di ben  mille volte dopo l'introduzione degli antidepressivi. Questo sarebbe accettabile in qualsiasi altro campo in medicina? Immaginate di diffondere un trattamento per la tubercolosi e poi scoprire dopo che il trattamento era stato usato diffusamente che la prevalenza della tubercolosi era aumentata di un fattore 1000.
 E con tutti questi antidepressivi venduti sicuramente i suicidi saranno diminuiti. Niente affatto, sono in aumento pure quelli: 
"Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, i tassi di suicidio sono aumentati del 60% negli ultimi 45 anni. Ci sono poche prove che una maggiore consapevolezza della cultura dei sintomi della malattia mentale è stata utile per prevenire il suicidio."
Il Dott. Peter Gotsche un medico ricercatore indipendente Danese ha affermato: 
"L'industria farmaceutica ha imparato che i crimini pagano, anche quelli che sono costati la vita a migliaia di pazienti e hanno portato  a pesanti multe. Questo è il motivo per cui i crimini sono aumentati, e come nella mafia, maggiore è il delitto, maggiore è il progresso e guadagni per il criminale. E' estremamente raro che i crimini commessi da coloro al vertice delle aziende farmaceutiche possano costare loro il posto di lavoro."
La dottoressa Johanna Moncrieff, psichiatra e studiosa nel regno unito scrive:
 "Se gli antidepressivi fossero efficaci, le persone con depressione avrebbero maggiori probabilità di assumerli, allora ci si aspetterebbe che le conseguenze della depressione iniziassero a diminuire. Una di queste conseguenze, secondo le statistiche del governo, è di essere senza lavoro. Ma ciò che vediamo è esattamente il contrario: L'aumento dell'uso di antidepressivi si correla con l'aumento del numero di persone affette da depressione, che sono senza lavoro, e sempre su una base a lungo termine. E questo è in un momento in cui la disabilità dovuta ad altre condizioni mediche è diminuita.
L'idea che le condizioni come la depressione e l'ansia possono essere rapidamente ed efficacemente trattate con farmaci o brevi cicli di terapia che regolano il vostro pensiero non è avvalorata da prove. Invece di aiutare le persone a migliorare la loro vita e rimettersi di nuovo in piedi, questo approccio sembra creare un numero sempre crescente di persone che sono viste, e considerano se stessi, come malati cronici. Lontano da aiutare le persone verso una ripresa significativa, prendere un antidepressivo può essere semplicemente un promemoria quotidiano dell'idea che siamo  permanentemente  imperfetti."

Questo è il desolante scenario che abbiamo davanti. Nonostante tutti i fantastiliardi spesi per la 'causa' della salute mentale, il mondo sta scivolando sempre più in una brutta china  in cui vedremo la maggioranza della popolazione  diventare schiava di sostanze chimiche, incapaci di ragionare con il proprio cervello, sempre più malati, refrattari, individualisti e indifferenti a tutto ciò che li circonda.

 Vi è in verità una piccola parte di 'ribelli' che non si riconoscono parte del sistema ma non ci sono ancora indizi che possono far pensare ad una presa di coscienza più ampia, una massa critica capace di risvegliare anche le coscienze di una popolazione più numerosa. Senza dubbio vi è un maggiore interesse e forse anche attenzione per la salute intesa come legame tra il corpo, la mente  e lo stile di vita, ma temo che non sia sufficiente  a generare un nuovo paradigma nel campo della salute mentale, almeno finché questo tipo di problemi rimangono confinati ad un relativo numero ristretto di 'pazienti' mentali cronici. 

Perciò quanti cadaveri dovremo vedere passare sotto i ponti prima che si instauri qualcosa di veramente efficace? La mia rabbia scaturisce dalla constatazione che le soluzioni esistono e sono a portata di mano, ma gli interessi dei 'potenti psicosociopatici' sono ancora molto più forti e intendono mantenere lo status quo a tutti i costi in barba a tutte le buone intenzioni. 

giovedì 6 luglio 2017

Il male minore

Bosch: estrazione della pietra della follia

Supponiamo di avere un grosso problema ad un arto, ad esempio una gamba che si sta necrotizzando per cancrena e che debba essere amputata prima che l'infezione si diffonda in tutto il corpo. La scelta in questo caso sarebbe obbligata, credo  per la maggior parte delle persone: si rinuncia alla gamba con tutto l'handicap che ne consegue ma si sopravvive. In tale situazione l'amputazione di un arto si potrebbe definire un 'male minore' rispetto alla sola e unica alternativa della morte.  A prescindere dalla interpretazione personale oggettiva, infatti anche se qualcuno forse preferirebbe morire piuttosto che continuare a vivere così menomato, in generale sarebbe una soluzione sensata, considerando che non vi è altra scelta. 

Alla mia amica G. V. , è stato consigliato il litio carbonato ad alto dosaggio per la sua presunta malattia mentale, nonostante che  lei soffra di grave insufficienza renale. Questo significa quasi la certezza matematica di perdere la funzionalità dei reni, ma questa prospettiva per il suo medico curante è il 'male minore' rispetto al rischio di 'ritornare in mania'  e perciò avere delle crisi 'rischiose' per sé e per gli altri.     

Dunque, se parliamo di male minore non esisterebbero altre vie, giusto? 
O mangi la minestra o salti dalla finestra, come si suol dire. 
Le crisi dovute alla terribile 'malattia mentale' sono talmente spaventose da far inventare trattamenti altamente lesivi e dannosi (tuttavia terapeutici) fatti passare come necessari e considerati il male minore. 
Ecco la scusa pronta per giustificare qualunque trattamento psichiatrico, anche il più  deleterio. 

Dunque ritrovarsi dopo qualche anno di cure a base di tossico litio a dosaggi tossici, in dialisi con i reni rovinati sarebbe il 'male minore'. Questo perché secondo la psichiatria, senza appropriate cure mediche (senza alcuna base scientifica ricordiamolo)  la malattia mentale non potrà mai guarire o migliorare.  
Solo il trattamento farmacologico, sintomatico, sarà in grado di tenere a bada le crisi e consentire una vita migliore. 

So che anche nei tempi bui, anche se non tanto lontani quando era in auge la pratica orribile della lobotomia si parlava del 'male minore'. Sicuramente si trovavano persone lobotomizzate felici e contente di essere state gravemente menomate del loro bene più prezioso: la memoria e l'intelletto. Persone che regredivano ad un QI da bambini beatamente felici e soddisfatte di questo barbaro trattamento. 
La lobotomia, eseguita anche in modo semplice introducendo un rompighiaccio nella cavità oculare, andava a maciullare collegamenti e materia grigia della corteccia prefrontale, così a casaccio. Immaginatevi un intervento così invasivo in un organo delicato come il cervello. Per i luminari dell'epoca non vi erano  naturalmente particolari obiezioni, bastava il risultato: la gente si tranquillizzava. Un po' come succede ancora oggi con l'elettroshock, sempre largamente praticato. Che importa se si distrugge una volontà, un'identità, una vita se il risultato è la scomparsa di fastidiosi sintomi della terrificante malattia mentale? Pensate che ad Antonio Egas Moniz, l'inventore di questo metodo di cura così efficace gli fu dato il premio Nobel !  

Ora come al solito per chiarezza  non voglio affermare che questi sintomi terribili non esistono, e che le persone non soffrono mai di problemi mentali. Sarebbe come dire che non esiste il mal di testa, il mal di pancia  o il raffreddore.  Non voglio nemmeno sindacare qui sulla presunta pericolosità di tali sintomi. Voglio dire che le cause dei problemi mentali esistono, che non appaiono così senza un motivo, anche se non sono facili da trovare.
Pensate  ad esempio a quanti individui realmente malati di una malattia come ad esempio la sifilide o la pellagra che, come noto provocano demenza, sono stati lobotomizzati o rinchiusi a vita prima che queste malattie venissero scoperte. 
Oggi siamo allo stesso punto, ma con un altro livello di conoscenza, solo che è più difficile comprendere le reali cause biologiche (sempre ammesso che ve ne siano di esclusivamente organiche) o multifattoriali per i moderni problemi mentali che affliggono la popolazione.  

Come ho avuto modo di scrivere altre volte io non escludo per partito preso qualunque causa organica che possa produrre sintomi di questo tipo, ma allo stesso tempo credo anche nella complicità di possibili cause psicologiche, traumi, problemi comportamentali e cause ambientali. Credo anche che il corpo possa influenzare la mente e viceversa, credo alla capacità del corpo di produrre le endorfine in modo adeguato, come alla limitazione dovuta ad esempio ad una cattiva alimentazione. 

Non credo allo 'squilibrio chimico' che appare senza  motivazione apparente tramandato geneticamente. Ma credo alla possibilità di riequilibrare chimicamente il corpo e quindi anche il cervello per mezzo della nutrizione, che provenga da una dieta mirata oppure anche da una analisi delle eventuali carenze corrette con integrazione mirata. 

La differenza fondamentale tra  questo  modo di operare e assumere psicofarmaci è presto detta: con gli psicofarmaci si vanno a modificare in modo artificiale i delicati meccanismi, introducendo un elemento di disturbo, estraneo e tossico al solo scopo di attenuare i sintomi. 
Con la nutrizione invece si è in grado di fornire al corpo tutti gli elementi utili al proprio benessere, mettendolo in grado di auto correggersi. 
Così se ad esempio si è affetti da demenza dovuta ad una condizione nota come la pellagra, è perfettamente inutile insistere con antipsicotici e tranquillanti vari ammazza-sintomi, non si guarirà mai se non si interviene ristabilendo il giusto apporto di vitamina B3. 
Volete verificare quanto detto sulla pellagra? 
Provate ad evitare completamente la vitamina B3 per esempio con una dieta tale che non vi faccia pervenire il vostro fabbisogno  quotidiano di 46 mg al giorno di questo elemento essenziale. 
Poi una volta contratta la pellagra, non dite nulla a nessuno e aspettate che qualcuno vi porti da uno psichiatra.

Il concetto di male minore, oltre che fuorviante è anche indice che la psichiatria da sempre non ha mai fatto del 'bene' a nessuno. Il male è sempre male, anche se ridotto. Meglio un veleno a dose mortale adesso, oppure a piccole dosi per uccidere lentamente ? Queste sono le scelte possibili secondo la psichiatra.
Negli anni bui del T4 in Germania sappiamo bene quale scelta è stata fatta ed è costata la vita ad un certo numero di persone. Lo stesso numero di morti oggi si possono raggiungere e superare ampiamente grazie a questo male minore.  
D'accordo ma l'obiezione a questo punto è sempre la stessa: se non vi fossero tali trattamenti quanti sarebbero i morti dovuti alla sola malattia mentale? La risposta è sotto gli occhi di tutti a disposizione di chi vuole guardare. Basta informarsi sui risultati dei trattamenti alternativi che non fanno uso di psicofarmaci come ad esempio Open dialogue, Soteria, e qui da noi il metodo alla salute. Basta documentarsi sulla situazione di paesi dove è molto limitato l'uso di psicofarmaci.  Basterebbe anche documentarsi per bene sul grande lavoro di Abram Hoffer, Pfeiffer, e simili pionieri del corretto approccio organico, sentire direttamente le persone da loro curate e salvate dalla psichiatria e da  una prospettiva di vita infima. 

Quello che semmai stupisce in questo nostro triste scenario, è come la psichiatria riesca facilmente a plagiare le persone, convincendole della necessità di una cosa assurda come il  male minore nel contesto dei problemi mentali. In realtà c'è poco da stupirsi perché la gente si spaventa a morte dei propri sintomi, poi per rincarare la dose gli viene detto che questi problemi non avranno mai fine perché sono sintomi di una malattia genetica, cronica e inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con droghe di sintesi prescritte a vita. 

Riporto qui un pensiero che spiega in poche parole  le conseguenze del male minore e il lavaggio del cervello inflitto dalla psichiatria :

Jan Carol scrive: 
”Ho una cara amica che si sta uccidendo con i farmaci. Ha una malattia metabolica, il suo sistema endocrino si sta spegnendo (Sindrome di Hashimoto, stanchezza surrenalica), le è stato diagnosticato un trauma cranico, subisce enormi deficit cognitivi, e le sue opportunità e le opzioni sono in collasso  a cascata. Ha preso il  Seroquel per almeno 20 anni, e vari cocktail di psicofarmaci. Il suo cocktail attuale comprende 5 farmaci.
Se ci si parla, lei esprimere gratitudine che non ha delusioni invadenti, che il suo comportamento è sotto controllo, e lei è grata per la benzo che può sospendere la sua ansia per un po ', e grata per il farmaco Z. che aiuta il suo sonno.
Ma se si arriva a conoscerla bene, e a vedere la perdita di 30 punti di QI, le disfunzioni croniche del movimento (agitazione, spasmi), le difficoltà della tiroide, l'incapacità di affrontare la sua situazione o i suoi problemi con qualcosa di più  e vedere la costante spinta al suicidio, autolesionismo,  si penserà: questa non è una persona che sta bene.
Ma i suoi medici non ci badano. Gli basta appena trattarla, “business as usual” (i soliti affari  ndt)...
Questa è la differenza tra sapere e capire. Lei mi sente parlare del danno dei farmaci - ma è così terrorizzata (e condizionata ad esserlo dai farmaci) ha subito acatisia, discinesia tardiva  e declino cognitivo per almeno 20 anni. Come poteva attraversare tutto questo per scegliere una vita di libertà dai farmaci?
Dove sono le persone per aiutarla a liberarsi, mentre  è preoccupata per avere abbastanza cibo da mangiare, o trovare il modo di pagare le bollette? Questo è chiaramente il risultato di prendere un neurolettico a lungo termine e l'uso di benzo - ma - come si fa a salvarla da ciò che la sta uccidendo, quando crede così fermamente che lei “ha bisogno di questa roba” ?
I farmaci causano più male che bene. Soprattutto quando si considera la visione a lungo termine nell'equazione “.

Mai come oggi urge un cambio di paradigma. 
Cominciamo intanto a ribaltare il concetto e a parlare di 'bene maggiore'. 
E' un bene maggiore ascoltare gli altri con empatia senza giudicare, usare psicofarmaci al minimo o non usarli del tutto per il trattamento delle 'crisi', evitare la coercizione,  fornire aiuti economici, alloggi adeguati, lavoro, valorizzazione delle persone anziché demonizzazione. 
Sarà un bene maggiore educare le persone che già sono intrappolate in una cura che provoca danni iatrogeni infiniti a scalare correttamente tutte le droghe di cui erroneamente necessitano, e al contempo informare meglio medici prescrittori e pazienti sul reale pericolo insito in questi trattamenti. 
Sarebbe un bene maggiore se tutti gli psichiatri smettessero di fare quello che sarebbe molto più corretto demandare ai neurologi e agli psicologi, e sparisse proprio la psichiatria come disciplina dalla faccia della terra.
Sarà un bene maggiore qualunque cambiamento in positivo di una società malata, oggi orientata solo al perseguimento del profitto ad ogni costo, all'esaltazione dell'individualismo, dell'egoismo e del nichilismo, incurante dei danni inflitti alla natura e votata all'autodistruzione.    

lunedì 3 luglio 2017

La fallacia aneddotica di chi difende gli psicofarmaci

Definizione di  Fallacia Aneddotica:

Significa usare un’esperienza personale o degli esempi isolati invece di argomenti robusti o evidenze schiaccianti.
E’ spesso molto più facile per la gente credere alle testimonianze di qualcuno piuttosto che comprendere dati complessi e/o cambiamenti su variabili continue. Le misure scientifiche quantitative sono nella quasi totalità dei casi più accurate delle percezioni personali e delle esperienze, ma noi tendiamo a credere a ciò che è tangibile come la parola di qualcuno, piuttosto che una realtà statistica più “astratta”.
Ad Esempio: Mio zio fumava oltre 30 sigarette al giorno ed è campato bene fino a 97 anni, per cui non c’è da credere a tutto quello che si legge sulle meta-analisi di studi metodologicamente corretti che dimostrano schiaccianti relazioni causali tra fumo e cancro ai polmoni.


Prova aneddotica contro statistica per gli amanti degli psicofarmaci. 

Riflessioni su un articolo di Corinna West pubblicato su madinamerica.com il 20 Giugno 2017. 

Come ho avuto modo di scrivere altre volte, io non sono a priori contro tutti i farmaci per partito preso e in modo indiscriminato. Certo che per il mio 'benessere' cerco di starne alla larga il più possibile, e pure non li consiglio ad altri, tuttavia non ho nulla in contrario per chi decide di farne uso in modo consapevole e viene correttamente informato. Sono come si suol dire 'pro scelta informata'. 
Mi è capitato spesso in passato,  frequentando forum di gruppi di 'psichiatrizzati' solitamente accomunati da una specifica diagnosi psichiatrica,  venire attaccato per le mie critiche agli psicofarmaci, all'uso indiscriminato che se ne fa e sopratutto alla loro somministrazione forzata, non consensuale. 
Una risposta standard a queste mie critiche è quella di venire tacciato di irresponsabilità, considerando che avrei potuto convincere le persone a lasciare i loro farmaci per cadere subito in una crisi pericolosa con rischio di suicidio. 

Esistono un sacco di persone che non vogliono sentire critiche sui loro 'amati' psicofarmaci, perché essenzialmente sentono che in qualche modo sono utili, anche se in realtà a guardare meglio spesso stanno messi peggio di prima con la loro salute.   
Ebbene, queste persone non capiscono la differenza tra dati statistici e aneddotici, ovvero tra risultati statistico-matematici ed esperienze personali o di altri. 

Corinna fa alcuni esempi: 

1 . Mi piacciono le mie medicine

Un sacco di gente dice: "Beh, i miei farmaci funzionano per me, ed è un vero miracolo". 

A prima vista, questa sembra una storia di successo. In realtà rappresenta l'idea  che il farmaco aiuta alcune persone ma non tutti. 
Questo perché statisticamente per la stragrande maggioranza delle persone che prendono farmaci , questi non sono più efficaci del placebo nel lungo periodo. 
Pertanto i presunti benefici rappresentano solo una piccola parte di un risultato che interessa nella realtà un ristretto numero di persone rispetto alla maggioranza. 

La stragrande maggioranza dei dati dimostra che le persone che in realtà beneficiano dei farmaci rappresentano  valori statistici 'erratici' cioè fuori norma (come sono fuori norma anche quelli che ne sono stati danneggiati). Siete stati fortunati e sono contento che avete avuto fortuna con i farmaci ma la vostra storia, non è *tutta* la storia. 
E per quanto riguarda gli altri, quelli che sono stati danneggiati dai farmaci o che non hanno avuto alcun miglioramento, vale la pena rischiare la loro pelle in nome dei pochi che ne traggono beneficio (ricordiamolo comunque limitato nel tempo)? Le decisioni di pubblica sanità non dovrebbero essere basate soltanto su quei pochi 'fortunati'. E gli utenti che sono casi particolari statisticamente 'fuori range' non dovrebbero permettersi di promuovere il trattamento farmacologico come una soluzione valida per tutti. 

2. “I farmaci non mi fanno male ...”

Poi c'è chi dice: "anche se non ho risolto i miei problemi continuo a prendere farmaci perché sento che non mi fanno male".
E' una posizione comoda di chi è ancora sotto l'effetto 'affascinante' degli psicofarmaci. Di questo effetto ho già parlato in un articolo precedente  intitolato Anosognosia.  
E' abbastanza ovvio, lo capirebbe anche un bambino delle elementari, che assumendo costantemente una sostanza con caratteristiche tossiche, il danno sarà più probabile in relazione al tempo di assunzione. Pertanto anche se alcuni effetti più 'deboli' non vengono percepiti nell'immediato, a lungo andare ci si dovrà aspettare senza ombra di dubbio di avere dei problemi anche gravi. 
Ma è solo quando uno smette di assumere psicofarmaci e se ne libera che si accorge di quanto gli impedissero di vivere con la giusta intensità emotiva e nota una grande differenza.  
La gente può non accorgersi del danno che gli viene fatto; ho conosciuto alcune persone che hanno avuto problemi gravi che tuttavia mai si sognerebbero di metterli in relazione ai veleni che hanno assunto e stanno ancora assumendo, anche se vi è un'evidenza lampante.    

Corinna scrive: 

"È possibile invitare le persone a lavorare sulla riduzione dei farmaci i cui effetti collaterali causano la maggior parte dei problemi, con un ritmo estremamente lento secondo delle buone pratiche (come quelle descritte in un mio articolo dedicato ndt). La maggior parte delle persone riesce a trovare una “dose minima efficace.” Una volta che conoscono la differenza tra la sindrome da astinenza da farmaci e il ritorno della “malattia”, molti trovano che l'effetto maggiore del farmaco assunto è semplicemente il sollievo dai sintomi di astinenza".

Tornando alla fallacia: si può essere nei punti più bassi del grafico statistico, quelli più sfigati e non nei punti fortunati senza nemmeno saperlo. E poi, sempre statisticamente  c'è la questione delle persone che sotto cure psichiatriche muoiono 25 anni prima della media...


3. Il suicidio

Alcune persone dicono: "I farmaci mi hanno salvato la vita, senza di loro sarei morto/a da tempo ecc." 

La risposta è che complessivamente, i farmaci non impediscono il suicidio a lungo termine, anzi osservando i dati statistici si può dimostrare che in effetti alcuni  psicofarmaci aumentano i rischi di suicidio. 
Anche in questo caso, solo per alcuni 'fortunati' si può ritenere che il suicidio è stato evitato, ma per tutti gli altri il rischio è aumentato!

In America si usa mettere avvisi sulle scatole di medicinali come qui da noi sui pacchetti di sigarette. In alcuni psicofarmaci sono stati costretti a mettere un avvertimento del genere per  rischio suicidio nei giovani. Questo perché i dati complessivi statistici indicavano un aumento di tale rischio. 

Quindi la prossima volta che mi metteranno in guardia dal dare certi consigli 'pericolosi' riguardo ai farmaci psichiatrici risponderò col mettere in guardia a mia volta chi mi risponde che con il suo consigliare farmaci induce le persone ad un rischio aumentato di suicidio, statisticamente provato!


4. Le diagnosi aiutano le persone

Spesso sento le persone, specialmente quelle diagnosticate da poco, dire che si sentono sollevate, finalmente sanno che cosa hanno: una malattia perciò non sono 'pazze'. Ignorando che tale sentenza sarà fonte di infiniti guai. 

Corinna dice che se una diagnosi fosse effettivamente un'entità medica valida, potrebbe allora essere utile. Ma in realtà a fronte  un limitato sollievo a breve termine, la diagnosi psichiatrica comporta stigma,  impotenza e disabilitazione per tutta la vita. Solo adesso si sta cominciando a fare più ricerca sul danno delle diagnosi psichiatriche (per approfondimenti si veda il mio articolo in merito). 

5. Dovresti sostenere le mie scelte

Quindi se sono pro-scelta dovrei sostenere la tua scelta di assumere veleni anziché criticarti , giusto? 

Corinna risponde in questi casi: 

E' difficile sostenere una  scelta disinformata, basata su presupposti falsi. 
Vediamo i dati oggettivi: 

I farmaci non funzionano meglio del placebo.
I farmaci danneggiano molte più persone di quelle che aiutano (Soprattutto quando si considera la visione a lungo termine nell'equazione) 
I farmaci espongono le persone a gravi rischi di suicidio per Acatisia (grave agitazione e irrequietezza ndt) , atti di violenza  indotta e orribili sintomi di astinenza.
Le etichette psichiatriche (diagnosi) connesse ai farmaci aumentano lo stigma e rendono le persone senza speranza.

E' giusto sostenere le persone nelle loro scelte ma prima sarebbe meglio aiutarle a capire che potrebbero essere stati male informati per arrivare a tali scelte.   

Questo secondo Corinna è il punto cruciale della questione. Le persone non vogliono sentire cose in contrasto con quello che hanno appreso dai loro medici o meglio, gli è stato da loro inculcato. Non ascolteranno e le contrasteranno sempre almeno finché non arriverà il giorno della 'resa dei conti' quando riusciranno per forza di cose a riconoscere il danno loro inflitto. Allora purtroppo sarà forse troppo tardi per cambiare paradigma.