Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

domenica 22 dicembre 2013

Se fossi rimasta conforme

Monica è una sopravvissuta psichiatrica, ex assistente sociale che gestisce un blog in lingua inglese molto seguito. Si dedica praticamente a tempo pieno a questo suo portale e a comunicare con i suoi lettori, perciò negli anni ha avuto a che fare con numerosi 'utenti psichiatrici'. In questo articolo parla della sua esperienza con gli psicofarmaci e fa delle congetture immaginando come sarebbe stata se ancora oggi fosse rimasta conforme (compliant), cioè se avesse scrupolosamente seguito i consigli dei sui curanti, continuando a prendere cocktails di psicofarmaci anziché dismetterli ormai 10 anni or sono. 



SE FOSSI RIMASTA CONFORME 

Monica Cassani

24 novembre 2013

. . . Starei ancora assumendo un cocktail simile a quello che prendevo ormai 10 anni fa: 

84  mg di Concerta
50  mg di Seroquel
200 mg di Zoloft
400 mg di Lamictal
11  mg di Risperdal
3   mg di Klonopin

Questi sono i farmaci che ho lentamente scalato e dismesso.

Notare bene: io parlo della mia esperienza di essere stata gravemente over-medicata.  Questa è la mia esperienza, non tutti hanno esperienze atroci con i farmaci psichiatrici. 
Nel mio primo lavoro come assistente sociale ho visto  molti che hanno preso questi farmaci e adesso con il mio blog so che troppe persone hanno esperienze gravemente negative e distruttive con i farmaci psicoattivi, per questo condivido la mia esperienza e le persone potrebbero imparare che ci sono alternative che la maggior parte di noi non sa nemmeno che esistono. 

Condivido la mia esperienza in modo che le persone possano essere messe al corrente del fatto che possono fare  scelte informate significative , anche se i loro psichiatri e gli altri operatori della salute mentale non condividono tali informazioni. 
Condivido la mia esperienza affinché questi farmaci vengano utilizzati solo in modo mirato nelle crisi  in modo  che tante persone non verranno così gravemente danneggiate.

Se fossi rimasta conforme  ...

Avrei ancora  seri problemi metabolici  tra cui alti livelli di colesterolo e di zucchero nel sangue. Sarei probabilmente diabetica ormai, come sono stata pre-diabetica quando  ho cominciato a dismettere i farmaci . Ero estremamente  ad alto rischio di malattie cardiache e diabete. Invece ora ho un'ottimo livello di lipidi nel sangue e anche di glucosio.
Ero molto pesante e ho trovato molto difficile fare  esercizio fisico, non perché io non volevo ma perché i  farmaci mi avevano profondamente esaurita.

Se fossi rimasta conforme  ...

Avrei potuto continuare a guidare sotto l'effetto di psicofarmaci che mi rendevano poco sicura sulla strada:  la guida in quello stato over-medicata era una cosa rischiosa. Sono contenta oggi di avere chiarezza in testa quando salgo in auto.  Non mi è mai piaciuto nè sentivo una guida confortevole, mentre ero medicata ma non me la sono mai sentita di smettere di guidare. Nessuno vuole rinunciare a una tale libertà, ma mi rendevo conto che ero un pericolo sulla strada. Sono grata di non mettere più altri in pericolo, perché non ero abbastanza lucida per fare la cosa giusta.

Se fossi rimasta conforme ...

Non sarei stata in grado di entrare in sintonia con il mio corpo, al fine di imparare a mangiare in modo che io possa guarire molte condizioni di salute, tra cui la mia endometriosi (il mio medico mi ha preso in giro quando ho rifiutato la sua "cura" ) e grave sindrome dell'intestino irritabile (un intestino sano è necessario per il corpo e mente sani).

Imparare a mangiare correttamente fin da subito forse mi avrebbe salvato dall'essere drogata così pesantemente, in primo luogo e gli anni seguenti avere avuto quel tipo di educazione quando ero in crisi. Ma purtroppo non c'era.  Dieta e nutrizione può essere un motivo di guarigione ed è un importante fattore fondamentale per tutto il benessere. I farmaci mascherano così tanti problemi che non sarei stata altrimenti in grado di trovare le molteplici sensibilità che avevo verso alcuni  alimenti se fossi rimasta sui farmaci. I farmaci offuscano molte cose, non solo le questioni alimentari.

Se fossi rimasta conforme  ...

Non avrei mai avuto la capacità di  meditare profondamente. Non avrei scoperto  come le cose sono un tutto, non avrei trovato la mia voce e la passione. Io ora vivo sapendo che sono viva. In confronto, mi sono sentita per molti anni come una morta che cammina. Con la debilitante malattia cronica causata dagli effetti iatrogeni dei farmaci non  apprezzavo la mia vita,  semplicemente non potevo farlo quando ero soggiogata chimicamente. Vorrei aver compreso prima  che i farmaci mi avrebbero danneggiato in questo modo. Ancora una volta, questo è il motivo per cui condivido la mia storia, affinché altri non diventino  malati come me. Anche se si sceglie di utilizzare i farmaci è possibile usarli molto più giudiziosamente e forse soltanto durante le crisi.

Se fossi rimasta conforme ...

Non avrei capito le gioie semplici come prendersi cura della mia igiene personale e del mio ambiente. Gli psicofarmaci, soprattutto i neurolettici (antipsicotici) sembrano creare apatia in molte persone. L'apatia che non aveva senso per me e chiaramente non ha senso per gli altri che soffrono, rende ancor più difficile da sopportare l'esistenza. L'unico motivo per cui mi dava fastidio e che riguardava la casa e l'autonomia e che io potessi essere socialmente accettabile.
 Non l'ho fatto per me ed è stato molto difficile da gestire, anche farlo per il bene degli altri, quando ero così esausta e apatica per via di tutte  tutte quelle sostanze. E 'stato difficile raccogliere ogni energia per tutte le cose che ho dovuto fare per sopravvivere, davvero. Vivere in quelle condizioni  è stato un trascinarsi. Chiaro e semplice.

Ora mi piace una casa pulita e mi prendo cura meticolosamente del mio corpo. Mi piace fare le faccende domestiche quando mi sento abbastanza sana. La mia casa non è pulita come vorrei, ma è perché non sto bene fisicamente, non perché profondamente non mi interessa. Ero costretta a letto per così tanto tempo e ora è una gioia essere in grado di usare il mio corpo per quello che è stato previsto. Mi piace lavare i piatti, spazzare il pavimento, fare giardinaggio e fare il bucato e praticamente tutto ciò che comporta movimento. Consapevolmente faccio tutto quello che faccio come una meditazione in movimento, la  vita è una meditazione. Non potrò mai prendere le cose per scontate di nuovo. Spero un giorno di poter fare tutte queste cose regolarmente perché io sono abbastanza sana per farle di nuovo.

Voglio dire di più riguardo l'igiene e la cura del problema casa e dintorni. Avrei voluto scrivere a lungo  su questo argomento, ma io non l'ho fatto e penso che sia perché ho ancora vergogna per come sciatta ero diventata. Ho nascosto questo problema agli altri abbastanza bene la maggior parte del tempo, ma non riuscivo a nasconderlo a me stessa. Il fatto è che i farmaci mi avevano spogliato di alcuni elementi di base di cura umana. Quando non ci preoccupiamo del nostro ambiente immediato ed i nostri corpi, in realtà non ci stiamo  preoccupando di noi stessi. E' una situazione molto dolorosa da vivere, eppure quando è causata dai farmaci è tutto in sordina,  strano e non vediamo affatto chi siamo realmente, così davvero tutto ciò che rimane è orribile. Peccato perché in realtà non è congruente con chi siamo. Ho sentito una vergogna bruciante per questo tutto il tempo. E ho visto spesso la vergogna nei volti dei clienti con cui ho lavorato in quel momento. E 'chiaro che questo succede a un sacco di gente con questi farmaci. Ho visitato i clienti nelle loro case con una certa frequenza. Spesso aprono le loro porte con la vergogna sul volto palesemente evidente. E 'stato doloroso da vedere perché ho veramente capito. Ma non abbastanza per dirgli che non era colpa loro. Non erano più loro. Sono stati gli psicofarmaci a privarli del senso di sè. A quel tempo non capivo cosa avveniva su di me e quindi non ho potuto alleviare tale onere anche per i miei clienti.

Se fossi rimasta conforme ...

Sarei ancora simile a questa foto: 

(mostra una donna obesa) 

Invece di questa:

(stessa donna magra)

Questo è importante più per come mi sento piuttosto del peso di per sé. Posso tornare a fare molte cose che non potevo fare quando ero pesante sui farmaci. Il mio corpo si sente semplicemente più vicino a questo peso e senza farmaci. Ancora una volta, io non parlo per tutti e non credo che tutte le persone obese sono malsane. 
Sono stata un atleta prima dell'uso di medicine psichiatriche e questa caratteristica è stata strappata via da me. Ora, come lentamente sto meglio io uso il mio corpo con la ginnastica dolce. Faccio yoga ed escursioni quando sono capace. Io  semplicemente non potevo sostenere l'attività fisica quando ero 'drogata'. 

Quindi sì, molti miglioramenti, ma il costo è stato troppo alto. Sono rimasta conforme per troppo tempo contro il benessere del mio corpo / mente / spirito.  I danni iatrogeni dei farmaci possono essere molto gravi. 
Io  continuo a stare meglio fisicamente . E' un lento andare, ma mi piace essere viva perché è solo una cosa dannatamente incredibile  a vedersi questa vita. Su questo pianeta. Sono grata di essere in grado di apprezzare profondamente la vita e osservarla ora in modi che non ho potuto prima.

Condivido la mia storia, anche perché se mi fossero state date opzioni significative quando avevo 19 anni, piuttosto che tacere con numerosi farmaci neurotossici e respinta, mi sarei potuta risparmiare  questi decenni di malattia cronica . 
Voglio quindi dare la possibilità di scelta e il diritto umano di scegliere ai giovani di oggi. 

Voglio che la gente sappia che è possibile guarire ed essere allo stesso tempo liberi dagli psicofarmaci. Sul mio blog ci sono  molte storie di persone che dicevano di avere bisogno di psicofarmaci per il resto della loro vita, ma si è rivelato invece un  grave errore della psichiatria.

Ecco alcune cose che ho imparato come risultato di avere le idee chiare ora che sono libera dai farmaci:

- Abbiamo una guida interna, impariamo ad ascoltare la nostra.
- La soluzione rapida è quasi sempre una bugia
- Siamo tutti 'dipendenti' da qualcosa.
- Dobbiamo diventare pazienti 'abili' 
- Mirare ad ottenere la salute

Si prega di non tentare di interrompere gli psicofarmaci senza prima educare se stessi con molta attenzione sui rischi in modo che si possano ridurre al minimo le probabilità di sviluppare una grave malattia iatrogena se si decide di dismetterli in modo sbagliato.

Fonte: madinamerica.com

lunedì 16 dicembre 2013

L'intenzione di guarire

Oggi ho tradotto un altro articolo di Bloch, lo stesso che ha scritto mesi fa quello sulla mindfulness e i pensieri suicidi sempre su questo blog. 
Ciò che mi ha colpito in qusto articolo è la straordinaria somiglianza con i principi delle discipline orientali. 
Il termine 'intenzione di guarire' forse non rende completa giustizia e non rende bene l'idea quanto un altro termine simile "Intento". 
A mio parere non ha molto a che fare con la volontà, perchè non c'è qualcosa da dover fare o sforzarsi di fare. La volontà è notoriamente assai carente nella depressione.
E' semplicemente un atteggiamento mentale  positivo orientato verso il desiderio di guarire. Non è un desiderio astratto e neppure una vuota speranza. Cone egli dice è la fiducia che riponiamo nel potere di guarigione del nostro corpo. 
Posso capire che in determinati frangenti questo intento non ci sia o se c'è è rivolto al negativo, ovvero la ferrea, irremovibile  convinzione che tutto andrà male nonostante gli sforzi. Anche in questi casi però, è possibile sviluppare pian piano un atteggiamento di senso opposto tramite uno  strumento che Bloch chiama "dichiarazione di visione". 



L'Intenzione di guarire: Il punto di partenza del recupero della Salute Mentale

Di Douglas Bloch


"La prontezza è tutto".

William Shakespeare

Nel mio lavoro come facilitatore nei gruppi di sostegno per la depressione, ho scoperto tre fattori essenziali per la guarigione dalla depressione, che io ho chiamato  "i tre pilastri del recupero della salute mentale." In precedenza ho già scritto su due di questi pilastri:  
il collegamento con la comunità e l'utilizzo di un approccio olistico per trattare i sintomi. 
Ora vorrei presentare il primo e più importante pilastro: Impostare l'Intenzione di guarire.

Io definisco impostare l'intenzione di guarire come "prendere la decisione che si desidera stare bene, anche se non si sa come." Impostare l'intenzione di guarire non richiede che una persona conosca il percorso esatto che lo guarirà dalla  depressione o da altri disturbi mentali. E' richiesto soltanto che lui o lei voglia stare bene.

Credo che impostare l'intenzione di guarire è il punto di partenza di tutto il recupero della salute mentale. Quando è presente, il recupero è tutt'altro che assicurato ma senza di esso, nessun progresso sarà possibile. Ci sono almeno due ragioni per questo. In primo luogo, l'impostazione stimola l'intenzione e sostiene ciò che il medico Andrew Weil chiama "sistema di guarigione" del corpo, ovvero la sua capacità innata di controllare la malattia e riportare se stesso in equilibrio. Nel suo libro  "guarigione spontanea", Weil scrive:

"Il corpo può guarire se stesso. Può farlo perché ha un sistema di guarigione. Ad ogni livello di organizzazione biologica, dal DNA in su, esistono  in noi dei meccanismi di auto-diagnosi, auto-riparazione e  rigenerazione. Le medicine che sfruttano questa guarigione innata sono più efficaci dei farmaci che sopprimono semplicemente i sintomi."

Anche se noi chiamiamo la depressione un disturbo di "salute mentale", molti dei suoi sintomi sono fisici: stanchezza, mancanza di appetito, mancanza di desiderio sessuale, ecc.  Dicendo: "Voglio stare meglio," è il primo passo per l'attivazione del sistema di guarigione del corpo e cambiare la propria chimica del cervello e del corpo.

L'intento non è un pio desiderio astratto, vago e passivo. Come una freccia vola verso un bersaglio, l'intenzione è chiara, specifica, e ha il potere di avere con sè un impegno. Questo impegno verso un punto, attiva non solo le forze di guarigione all'interno del corpo, ma anche le forze benevole all'esterno. 
[Nel Buddismo Mahayana esiste un principio che si chiama Esho Funi cioè unicità di vita e ambiente .. uno dei benefici della meditazione è quello di metterci in armonia con l'universo e attivare le forze benevole esterne ndt]

"Ho imparato un profondo rispetto per uno dei detti di Goethe: 'Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, incominciala. L'audacia ha in sé genio, potere e magia. Inizia adesso".

La fede in un universo sensibile è stata ripresa dal compianto mitologo Joseph Campbell che disse: "Seguite la vostra felicità, e le porte si apriranno dove non avreste mai pensato che ci sarebbero state porte e dove non ci sarebbe stata alcuna porta per chiunque altro. C'è qualcosa nell'integrità della vita, il mondo vi si muove dentro e aiuta ".

L'idea che l'universo risponde alla volontà può sembrare assurda per alcuni, ma non sarei qui a scrivere questo articolo se questo principio non avesse funzionato per me. Durante il mio episodio di depressione maggiore, è emerso che le mie possibilità di sopravvivenza erano vicine allo zero. Ma proprio come Dorothy che nel Mago di Oz non perse mai di vista il suo desiderio di tornare in Kansas, ho continuato a dire all'universo: "Guariscimi dalla mia afflizione. Ti prego di liberarmi da questo dolore. "Alla fine, il mio 'Potere Superiore' ha risposto alla mia richiesta e mi ha liberato dall'abisso.

Impostare l'Intenzione creando una visione di benessere. 

Esiste un potente strumento che ho usato per tradurre la mia intenzione di guarire in una realtà. Si chiama la dichiarazione di visione. In sostanza, la dichiarazione di visione risponde alla domanda: " Come sarebbe la mia vita, come guarderei e sentirei se fossi libero dai sintomi di ansia e depressione? "

Una dichiarazione di visione si basa sulla seconda abitudine di Steven Covey, da " Le Sette abitudini della gente altamente efficace":

Iniziare con la fine in mente.

Secondo Covey, questa abitudine nasce dal principio che "tutte le cose sono create due volte", prima  nella mente e poi nel mondo della forma. Nello scrivere una dichiarazione di visione, si crea un modello mentale esatto o un ritratto della salute che si sta cercando. 
Questo è esattamente ciò che gli atleti olimpici fanno attraverso la pratica della "prova visiva." Per esempio, un ginnasta preparandosi per un piano di routine avrà riprodotto tutta la procedura nella sua immaginazione, prima mette piede sul tappeto. In tal modo, sta programmando il suo sistema nervoso per dirigere il suo corpo per eseguire l'esercizio in modo ottimale.

In modo simile, voi ed io possiamo usare prove visive per dirigere il nostro cervello e il sistema nervoso verso un percorso di benessere. L'esercizio seguente mostra come eseguire questa operazione.

Comporre una dichiarazione di visione

Immaginate per un momento, di essere in uno stato di salute e integrità. Immaginate che la vostra salute mentale ed emotiva stia funzionando a livelli ottimali. 

Come vedete e sentite il vostro corpo?  Quanta energia avrete a disposizione per voi?

Come vi sentite per maggior parte del tempo? Quali tipi di pensieri avrete?

Che tipo di relazioni vorreste avere? In che tipo di lavoro vorreste essere coinvolti? Come potrebbe essere la vostra vita spirituale?

Attingendo alle risposte sulle domande di cui sopra, su una pagina separata scrivere un paragrafo (o più) che descrive la vostra visione della salute mentale ed emotiva.

Vedere se è possibile utilizzare tutti i cinque sensi, vista, udito, tatto, olfatto e gusto-per descrivere la vostra esperienza. Impostare tutto nel tempo presente, come se l'esperienza accadesse ora.

Procedendo con questo esercizio, fate del vostro meglio per scrivere qualcosa, anche se il recupero dalla depressione sembra una realtà lontana. Se non è possibileimmaginare di stare completamente bene, scegliete di vedere voi stessi e di sentirvi "un po'meglio." Una donna semplicemente mi ha detto: "Voglio sentire di nuovo la mia forza vitale." Ricordate, io non vi sto chiedendo di credere nella vostra guarigione, solo di desiderarla.

Se questo vi sembra ancora troppo, chiedete a qualcuno di aiutarvi a scrivere la dichiarazione di visione, un amico, un familiare, il vostro consulente, il medico, ecc. Non dovete necessariamente fare questo lavoro da soli.

Il caso di Dennis

Una di queste persone che hanno abbracciato la dichiarazione di visione era Dennis. Quando Dennis arrivò nel mio gruppo di sostegno, era una delle persone più depresse che avessi mai incontrato. Tre mesi prima, la moglie lo aveva lasciato, e da allora era sempre rintanato nel suo appartamento, per lo più a dormire.Non rispondeva alla sua posta elettronica e le sue telefonate. I suoi piatti erano accatastati in alte pilee gli abiti sporchi nella sua lavanderia formavano una mini Montagna. Aveva praticamente smesso di mangiare e aveva perso quindici libbre (circa 7 kg).

Anche se Dennis era sprofondato nel baratro, era alla disperata ricerca di aiuto e disse al gruppo che era disposto a fare qualsiasi cosa per cambiare. (Questa volontà è considerata da Alcoolisti Anonimi essere un fattore determinante nella guarigione dall'alcolismo). Dopo che Dennis ha dichiarato il suo desiderio di stare bene, gli ho dato un compito a casa per scrivere la sua dichiarazione di visione e presentarla al gruppo. Quando si è presentato la settimana successiva, Dennis ha portato con sé una dettagliata dichiarazione della sua visione del benessere. Ecco un estratto:

Io sono sereno e tranquillo. La mia energia è forte e buona. Dormo bene e tranquillamente la notte. Mi sveglio la mattina guardando avanti per la mia giornata.

Mi impegno ad uscire del mio appartamento e ad impegnarmi con il mondo. Torno in palestra e ricomincio a lavorare. Trovo un consigliere a prezzi accessibili e un medico. Comincio a ricollegarmi con i miei amici e trovo attività piacevoli da fare con loro. Facendo tutte queste cose, lentamente riprendo il mio entusiasmo per la vita.

Ho anche fissato un nuovo obiettivo per il lavoro. Quando sarò pronto, userò la mia passata esperienza come recruiter esecutivo per iniziare la mia nuova attività. Amo la mia vita.

Nelle settimane successive, Dennis ha letto la sua dichiarazione quotidianamente e ha chiesto al gruppo di mantenere la visione con lui. Ogni settimana ha fissato l'obiettivo di aggiungere un nuovo comportamento dichiarato nella sua visione. Durante i suoi check-in, Dennis ha dichiarato di sentirsi più forte e più vicino al suo "vecchio sé." Alla fine di 90 giorni, Dennis ha annunciato di aver ripreso contatti con alcuni ex colleghi e si stava preparando a lanciare la sua nuova attività.

Il recupero di Dennis contiene tutti e tre i pilastri del mio programma di recupero della salute mentale. Ha dichiarato la sua intenzione di guarire e ha creato un chiaro modello di ciò che la sua guarigione dovrà essere. Ha chiesto il sostegno del gruppo e di altre persone nella sua vita. E ha utilizzato una combinazione di modalità di guarigione per curare i suoi sintomi. Ha dimostrato la verità del motto, Intenzione + strumenti e supporto = recupero della salute mentale.

Poco prima della sua morte, Albert Einstein ha posto la domanda: 'L'universo è un luogo accogliente?' "Per coloro che si sentono intrappolati nel buco nero della depressione o altri disturbi di salute mentale, voglio dire," Nonostante la disperazione si può sentire che l'universo è "amichevole" e che risponderà alla vostra richiesta d'aiuto. So che questo è vero, non solo dalla mia esperienza, ma osservando l'esperienza degli altri. Il vostro sincero desiderio di stare bene e la vostra volontà di chiedere supporto attirerà le persone, le risorse e le circostanze per rendere il vostro recupero una realtà.

Fonte: madinamerica.com

sabato 30 novembre 2013

Lavoro e disabilità



Chaya Grossberg ha scritto nel suo blog su M.I.A. un articolo molto interessante sulla disabilità. Come me, anche  lei si chiede il significato di 'abile' o disabile nella società odierna, relativamente alla cultura occidentale naturalmente e alle cosiddette nazioni evolute. 

Quando Chaya era al college, subì una massiccia psichiatrizzazione per alcuni suoi problemi di tipo mentale da cui seguì l'inserimento nel sistema di sussidio statale americano per ben 700 dollari al mese: da notare che qui in italia la pensione di invalidità corrispondente ammonta a 270 euro circa, appena sufficienti per chi fuma a coprire le spese delle sigarette, come ho già avuto occasione di dire in precedenza. Tuttavia Chaya dice che proprio perché era sotto massiccia medicalizzazione, la sua disabilità era la diretta conseguenza degli effetti dei farmaci. Disabilità che se ne andò allorquando decise di smettere di rovinarsi la salute fisica e la vita, scegliendo un approccio olistico per i suoi problemi mentali e scalando pian piano tutti i farmaci fino ad azzerarli del tutto. 
Nonostante ciò ella parla di alcune disabilità che le sono rimaste: non sopporta ad esempio stare in un luogo rumoroso, fumoso, oppure dentro un ufficio per 8 ore al giorno. Preferisce pianificare lei stessa le sue giornate piuttosto che dover seguire un copione imposto, rigido e ripetitivo. Necessita di flessibilità e cerca di ridurre al minimo lo stress. 
Ma questi in realtà sarebbero requisiti adatti a tutti, indipendentemente da avere una diagnosi psichiatrica o l'invalidità. 

Purtroppo, la  maggioranza di chi ha un lavoro fisso, anziché ringraziare il cielo per questo enorme privilegio, lo detesta e è costretta a vivere per la maggior parte del suo tempo in sofferenza , stressati e con la testa altrove.
Per una quindicina di anni in passato ho lavorato come sottoposto, e benché quel lavoro all'inizio mi piacesse con l'andare del tempo era diventato una routine alienante: non riuscivo più a sopportare il fiato sul collo, gli orari fissi, le terribili levate invernali col gelo , la macchina che non parte, la 'domenichite' (sindrome di inizio settimana imminente) , la costrizione eccetera. Soprattutto non sopportavo l'idea che continuando così non avrei più imparato nulla di nuovo che mi poteva interessare, né vi era alcuna possibilità di ulteriore carriera all'interno di quell'azienda. Fu così che un lontano Dicembre maturai l'idea di cambiare drasticamente, di diventare il datore di lavoro di me stesso. Feci dei miei hobbies di allora un lavoro, catapultandomi nel regno nascente della rete e del web. Prima come un collaboratore di una web agency appena avviata, poi come libero professionista autonomo per oltre 18 anni a venire. 

Purtroppo non ho mai avuto un particolare attaccamento per il denaro. Il mio tariffario è sempre stato lo stesso in 15 anni, non ho il vizio di gonfiare i preventivi o di farmi pagare ogni respiro che faccio come spesso si vede fare in questo campo. Non ho mai dedicato più di tanto tempo al lavoro (metà giornata in media) tele da non impedirmi di fare le cose che più mi piacevano. Se poi ci aggiungiamo la crisi generale e le mie crisi personali, improntate al desiderio di fare sempre qualcosa che creasse veramente valore, anziché andare avanti per inerzia senza soddisfazione alcuna, si arriva ad oggi che ho dovuto chiudere la partita iva per impossibilità di pagare gli esosi balzelli che tocca sborsare a noi italiani, quando decidiamo di registrare tutte le nostre entrate. 

Sono arrivato così a prendere una decisione molto sofferta che il mio orgoglio di una volta non avrebbe sopportato: chiedere l'invalidità e usufruire così della legge 68/99 per accedere al mondo del lavoro dipendente nelle cosiddette categorie protette. L'ho fatto, mi hanno dato una percentuale di disabilità, tale da non consentirmi la misera pensione, dunque lo stato non mi ridarà indietro niente dei miei esigui versamenti ventennali. 

Adesso sto vagliando le offerte che via via escono  relativamente alle mie competenze specifiche, tuttavia non mi sono gettato a capofitto nella ricerca ossessiva di una occupazione, pur avendone estremo bisogno. 
Questo perché ho ben presente come ci si sente ad essere sottoposto a fare qualcosa di malavoglia con tutto lo stress a contorno. Mi sentirei come chi ha perso la sua battaglia della vita, con l'orgoglio a pezzi per non essere riuscito a risollevarmi da questa crisi e mettere in moto tutto il mio ingegno e le mie conoscenze che si sono accumulate negli anni. Il mio sogno è un lavoro che implica mettersi al servizio degli altri,  fare qualcosa di veramente gratificante e appagante, non soltanto dal punto di vista economico.  Se fossi stato veramente avido di denaro avrei usato un modo di lavorare diverso, impegnandomi a capo fitto 24 ore su 24 spremendomi le meningi per trovare il modo migliore per ingannare le persone o vendermi come una prostituta gonfiando a dismisura le mie qualità. In effetti quando sento parlare della mia concorrenza che guadagna 100 per lo stesso impegno e risultato con cui io guadagno 30 mi viene da pensare: o sono io troppo ingenuo oppure loro troppo esosi. 
A causa della crisi, sono quindi arrivato a considerare di ridurre al minimo tutte le mie uscite. Ho bloccato il finanziamento alla ex moglie per il mantenimento del figlio ormai grande ed ho pure smesso di fumare ormai da oltre un anno, ma non tanto per motivi economici quanto per la mia salute che ne ha tratto indubbio giovamento. 

Tornando al discorso disabilità, bisogna vedere cosa si intende nel mio caso. Non è una disabilità fisica evidente, come per esempio una persona cieca, a cui certe mansioni sono per ovvie ragioni totalmente precluse. Io potenzialmente sono in grado di fare qualunque lavoro senza problemi. Allora quali sarebbero i miei limiti? Ironia della sorte, i miei limiti sono quelli di un lavoro dipendente, cioè essere costretto a fare certe cose piuttosto che averle pianificate io stesso, impormi orari, stress, fiato sul collo e soprattutto lo stigma implicito per chi in un dato  ambiente ha qualcosa in meno rispetto agli altri, un handicap anche se invisibile. 
In sostanza, la certificazione di disabilità non mi aiuta affatto e soprattutto il mio orgoglio mi impedisce di considerare le offerte che vedo e le esperienze di altri nella mia situazione non sono affatto incoraggianti. Le aziende che sono costrette ad assumere disabili secondo la legge (una persona ogni 15 dipendenti) preferiscono disabili fisici piuttosto che psichici anche se queste, di regola non dovrebbero venire a conoscenza del tipo di disabilità della persona assunta. 

Finché ho la possibilità di avere un tetto sopra la testa e un vitto non mi faccio grosse paranoie, perciò non vado assiduamente a spargere i miei curriculum a destra e manca, nell'affannosa ricerca di un miraggio a tempo indeterminato. Conosco bene chi si è ammalato di nervi  a causa  tutto questo stress. Ed è una cosa vergognosa che una repubblica costituzionalmente fondata sul lavoro non dia nessun aiuto di tipo professionale a quelle persone che fra l'altro risultano essere le più creative , di indubbio talento, quali spesso sono le persone psichiatrizzate. Una marea di talenti che vengono soppressi e messi a tacere da una valanga di trattamenti medici da prescrizione. Per poi finire la loro misere vite prematuramente magari dentro una comunità protetta a fare lavoretti da bambini idioti, perché ridotti cognitivamente come  zombie, semplici automi incapaci di organizzare alcunché di minimamente complesso.

Un mio amico, psichiatrizzato, percepisce la pensione di invalidità, perché impossibilitato a mantenere un lavoro a causa degli effetti di un  farmaco di tipo depot che prende una volta al mese e che costa allo stato il  doppio dell'assegno di invalidità!

Abram Hoffer, grande psichiatra ortomolecolare ha curato in 60 anni di attività circa 5000 pazienti diagnosticati secondo la psichiatria 'schizofrenici', con una percentuale di 'recupero' del 90 %.  
Il suo criterio per definire 'recovery', ovvero persona completamente recuperata, non era come adesso un paziente conforme, assoggettato e sedato costantemente da pesanti neurolettici, disabilitato dal poter svolgere un qualunque compito che richiede un minimo di ingegno. Ma piuttosto una persona con un lavoro stabile, delle responsabilità e quindi in grado di pagarsi le tasse. Pagare le tasse su reddito da lavoro era in pratica il criterio principale per considerare una paziente 'recuperato' secondo Abram Hoffer. 

Ci stiamo impegnando nella repressione e nella negazione dell'individualità su scala di massa.
Stiamo andando verso un mondo sempre più livellato, dove le persone di talento sono messe ai margini, perché troppo sensibili e refrattarie ad una società  fondata sul Dio denaro e la ragione del più forte. 
Eppure, alcuni tipi di professioni richiedono inventiva, creatività e spirito di iniziativa, doti che spesso appartengono alle presone particolarmente sensibili ma anche ahimè a quelle più difficili da trattare e che male sopportano un'attività di routine che richiede un impegno costante. E' come pretendere che un artista sia sempre prolifico durante tutta la sua carriera, come ad esempio un cantante oppure un compositore o un pittore. E' umano avere dei periodi morti, più o meno lunghi , periodi di riflessione, di introspezione, apparentemente di crisi ma in realtà che possono diventare preziosi passaggi verso una successiva evoluzione. La società attuale del lavoro non ammette questo tipo di inattività se non a causa di malattia, ed in effetti molte professioni sono talmente alienanti e automatiche che dopo qualche anno vanno avanti da sole, senza richiedere alcun impegno particolare. 

Si pensi ad esempio come poteva essere la professione di psichiatra 50 anni fa rispetto a quella di oggi: che impegno e doti particolari servono oggi per giocare ai piccoli chimici sulla pelle degli altri? Da medici dell'anima quali erano sono diventati banali prescrittori di farmaci e dispensatori di diagnosi secondo un copione standardizzato; la conformità alle loro 'cure' è la prima cosa che ti chiedono e che esigono. I professionisti della salute mentale oggi imparano sempre meno sulla vita, e sempre più sulla manipolazione artificiosa dell'umore tramite sostanze chimiche.
E pensare che esistono anche in questo campo dei professionisti bravi e onesti (pochi mi sa) medici che hanno a cuore la sorte dei loro assistiti piuttosto che il portafogli e che tengono in considerazione  il motto "Primo non nuocere". 

Dunque,  quale dovrebbe essere allora il tipo di lavoro ideale per una persona con una diagnosi psichiatrica ma che tuttavia è comunque in grado di lavorare perché non è troppo compromessa a livello cognitivo dai farmaci? Io penso che dovrebbe essere un lavoro creativo , non alienante, preferibilmente autonomo. Come un artista per esempio. Purtroppo è un tipo di lavoro che non garantisce una continuità per definizione, perciò si dovrebbero escogitare sistemi di lavoro differenti da quelli conosciuti ma come? 
Un suggerimento ci può arrivare dall'antica saggezza del popolo delle isole del pacifico:  

Del lavoro del Papalagi e di come egli in esso si smarrisce

OGNI PAPALAGI ha un lavoro. E' molto difficile spiegare che cosa sia un lavoro. E' qualcosa che si dovrebbe avere voglia di fare, ma il più delle volte non se ne ha. Avere un lavoro vuol dire fare sempre, ogni giorno, la stessa cosa. Farla così spesso da poterla fare a occhi chiusi e senza alcuno sforzo. Se io con le mie mani non faccio altro che costruire capanne o intrecciare stuoie, costruire capanne o intrecciare stuoie diventa il mio lavoro....Ogni uomo bianco quindi può e deve avere un lavoro. Per questa ragione ogni Papalagi, molto prima che venga il momento di farsi tatuare, deve decidere quale lavoro vuole fare per tutta la vita. Questo lo chiamano: scegliere una professione....E per questo negli uomini cova un odio cocente per il proprio lavoro. Tutti hanno nel cuore una qualche cosa, come un animale che è tenuto alla catena e si ribella e vuol liberarsi e non vi riesce. E tutti confrontano i loro lavori gli uni con gli altri, e sono pieni di invidia e di malcontento, e si parla di lavori più elevati e più bassi, sebbene tutti i lavori siano soltanto un fare a metà: Perché l'uomo non è soltanto mano o piede o soltanto testa; tutto in lui è unito. Mano, piede, testa vogliono stare insieme. Quando tutte le membra e i sensi lavorano insieme, solo allora il cuore dell'uomo vive...Ma il Papalagi non ci ha portato mai la verità né la spiegazione del perché noi dovremmo lavorare più di quanto Dio può chiederci di fare per saziare la fame, avere un tetto sopra la testa e trovare gioia e piacere alla festa sulla piazza del villaggio. Piccolo può sembrare questo lavoro, e la nostra esistenza può apparire povera di lavori. Ma colui che è uomo giusto e fratello delle molte isole fa con gioia il suo lavoro, mai con sofferenza. Piuttosto non lo fa. E questo è ciò che ci distingue dai bianchi. Il Papalagi sospira quando parla del suo lavoro, come se fosse oppresso da un peso. I giovani delle Samoa vanno cantando nel campo di taro; cantando le giovani donne lavano i panni nei ruscelli. Il Grande Spirito non vuole certamente che diventiamo grigi nel nostro lavoro e strisciamo come lumache nella laguna. Egli vuole che restiamo ben ritti e fieri in tutto il nostro fare, e sempre uomini con occhi lieti e membra sciolte.

Una possibile soluzione quindi, fondare delle comunità magari autosufficienti, dove si lavori giusto quello che serve per sopravvivere. Forse esistono eco-villaggi o comunità similmente organizzate, oppure una micro comunità impostata economicamente in modo diverso, per esempio sullo scambio di prestazioni e di beni anziché sul denaro. 
Mi chiedo se esistono simili comunità, dove veramente si vive bene senza costrizione o stress di sorta. Ma mi chiedo anche quanto siamo disposti a privarci del nostro esoso modo di vivere, individualista, pieno di costosi optionals in gran parte inutili.  


lunedì 11 novembre 2013

Trattamento in 7 passi

Anche se questo articolo appare chiaramente dal taglio umoristico, sembrerebbe assai improbabile che faccia parte dello standard di 'cura' di quella condizione di disagio mentale chiamata 'schizofrenia'. Invece come affermano gli autori, ma anche senza che ce lo dicano loro, basta ascoltare quello che hanno da dire le vittime di questo tipo di 'trattamento' per capire che non siamo molto lontani dalla realtà, a parte forse la facilità con cui qui verrebbe proposto l'elettroshock, solitamente usato come estrema risorsa .




Trattamento della schizofrenia in sette semplici passi


Se sei un medico curante di un paziente affetto da schizofrenia , il Manuale di procedura Medica ti aiuterà a guidare la pratica clinica e rendere le cose molto più semplici.

Ad ogni passo del cammino, ricordate sempre le tre opzioni: continuare il farmaco a regime attuale, regolare la dose, o passare a un altro farmaco. Non pensate neppure di togliere il farmaco al paziente. Il manuale spiega chiaramente che "L'algoritmo schizofrenia non contiene linee guida per la sospensione del farmaco antipsicotico, questo è un evento raro nei pazienti con problemi mentali tipici in una clinica di salute mentale".

Il vostro compito principale di medico è quello di prescrivere farmaci. Come regola empirica, è sempre meglio prescrivere un nuovo farmaco prima della scadenza del brevetto. Per questo motivo, i nuovi farmaci chiamati antipsicotici atipici sono una scelta eccellente come prima linea di trattamento.

Gli antipsicotici atipici costano venti volte di più rispetto ai vecchi farmaci, ma il costo è solo uno dei fattori da considerare quando si effettua una valutazione clinica. Un altro fattore è l'utilità . Con questo in mente, la schizofrenia può essere trattata in sette fasi distinte, riportate qui di seguito.

Fase 1: Prescrivere un antipsicotico atipico come Zyprexa , Risperdal , o Seroquel . Alcuni medici selezioneranno un farmaco in base ai consigli del rappresentante farmaceutico che vi ha fatto visita, ma questo non è raccomandato. Qualunque sia la marca, se  dopo 4 settimane, il paziente mostra poco o nessun miglioramento, passare alla fase successiva.

Fase 2: Passare a un diverso antipsicotico atipico. È possibile selezionare un particolare farmaco basato sulla qualità delle penne a sfera gratuite fornite dal produttore, ma questo non è raccomandato. Se dopo poche settimane, i risultati non sono soddisfacenti, passare alla fase successiva.

Fase 3: Passare a un altro antipsicotico atipico, oppure un antipsicotico convenzionale come l'Haldol in ricordo dei bei vecchi tempi . Se dopo qualche settimana il progresso resta insoddisfacente  vai alla fase successiva.

Fase 4: Prescrivere Clozaril. Poiché c'è un 50% di pazienti che rispondono negativamente al Clozaril, si può saltare questa fase e passare direttamente alla fase successiva.

Fase 5: Prescrivere Clozaril in combinazione con un altro antipsicotico, o Clozaril in combinazione con l'elettroshock . Il manuale dice: "Quasi tutti gli studi hanno mostrato effetti benefici con l' ECT per persistenti stati psicotici". Il'manuale dice anche: "Non ci sono studi controllati con ECT per la schizofrenia in cui il numero di trattamenti, la durata dei trattamenti, e di posizionamento degli elettrodi sono stati sistematicamente valutati". Pertanto, se avete intenzione di usare la terapia elettroconvulsivante sul paziente, assicuratevi di utilizzarlo almeno dieci volte, su entrambi i lati del cervello. Se questo non avesse esito, passare alla fase successiva.

Fase 6: Provare uno dei pochi antipsicotici atipici rimasti che non avete ancora provato. Se i risultati sono soddisfacenti, il che sarebbe bello, ma è molto probabile che non lo sia in questa fase, andare alla fase successiva.

Fase 7: Prescrivere qualsiasi combinazione di due antipsicotici o due antipsicotici più elettroshock o due antipsicotici più uno stabilizzatore dell'umore come Depakin . Mantenere questo regime per almeno 12 settimane, ammesso che il paziente viva così a lungo .

Suggerimenti utili per il clinico

Oltre alla prescrizione dei farmaci per la schizofrenia, può essere necessario prescrivere farmaci per diversi "sintomi co-esistenti" nella schizofrenia, come sedativi per l'agitazione, stabilizzatori dell'umore per l'ostilità, ipnotici per l'insonnia, antidepressivi per la depressione, e così via.

Potrebbe anche essere necessario  prescrivere farmaci per il trattamento degli effetti collaterali dei farmaci prescritti per la schizofrenia, come ad esempio il diabete causato da Zyprexa o tremori causati da Risperdal, per non parlare degli effetti collaterali dei farmaci prescritti per sintomi co-esistenti, come l'ostilità causata da antidepressivi prescritti per depressione e / o la depressione causata da stabilizzatori dell'umore prescritti per l'ostilità, e così via.

In poco tempo, prescriverete dei farmaci per gestire gli effetti collaterali dei farmaci prescritti per gestire gli effetti collaterali , come un cane che si morde la coda. Il manuale spiega: "L'uso di un farmaco per il trattamento di un effetto collaterale può provocare ulteriori effetti negativi." Questo è il motivo per cui gli "algoritmi per gli effetti collaterali" sono inclusi nel manuale. Non vi preoccupate. Basta seguire il manuale.

Ricordatevi sempre di controllare i progressi del paziente. Si tratta di un compito di routine che può essere eseguito in 5 minuti o meno durante le visite d'ufficio. Utilizzare la scala di valutazione di 8 punti di seguito riassunti:
  1.  Il paziente crede che altri hanno agito intenzionalmente o con intento discriminatorio? 
  2.  Il paziente ha avuto pensieri strani, strani o bizzarri negli ultimi 7 giorni? 
  3.  Il paziente ha avuto visioni o visto cose che gli altri non vedono? 
  4.  I discorsi del paziente sono confusi, vaghi, o disorganizzati? 
  5. Quando gli abbiamo fatto una domanda, il paziente ha fatto un lunga pausa prima di rispondere? 
  6. Il viso del paziente rimane vuoto o senza espressione? (il manuale consiglia di "Ignorare i cambiamenti nell'espressione del viso a causa di movimenti involontari anomali, come il tic e discinesia tardiva ", ) 
  7. Il paziente sembra asociale o scontroso? 
  8. Il vestito paziente veste a casaccio, o viene nel vostro ufficio con i capelli mal curati? (il manuale consiglia: "Ignorare lo stato sociale ed economico se si tratta semplicemente di quello che si potrebbe considerare di cattivo gusto".)

Se la risposta a tutte le otto domande è no, il paziente probabilmente non prende i farmaci prescritti. Quando non collabora è un problema, il paziente deve essere contenuto e se necessario, occorre iniettare forzatamente antipsicotici a lento rilascio. Mantenere questo regime fino a che il paziente capisce la necessità del trattamento.

Questo articolo è originariamente apparso sul Ragged Edge Magazine.

giovedì 24 ottobre 2013

L'illusione della genetica.


E' risaputo che ormai gli psichiatri danno per certo che le loro cosiddette malattie mentali hanno un'origine genetica, o meglio le cause sarebbero multifattoriali (organiche, ambientali, psicologiche) ma alla base di tutto ciò esiste sicuramente una predisposizione genetica. 
Dopo 50 anni di ricerca e fiumi di denaro buttati al vento, ogni volta "siamo veramente vicini a scoprire il gene o i geni preposti per disturbi tipo ADHD, schizofrenia, disturbo bipolare ecc." tanto che possiamo ormai agire come se fosse una dato accertato, così come ormai è accertato il famoso squilibrio chimico  dove sono coinvolti per esempio la Dopamina nella schizofrenia e la Serotonina nella depressione. 

Nonostante che anche prestigiosi studiosi e psichiatri onesti hanno negato che ci siano prove certe a sostegno di queste teorie, la maggioranza degli operatori del settore salute mentale è convinto e lavora come se queste fondamenta fossero solide. Un dogma che non viene mai messo in discussione e anzi, viene puntualmente spiegato ad ogni paziente per convincerlo che ha una malattia con decorso cronico ed inguaribile, come il diabete. E proprio come il diabete vi è una predisposizione genetica, perciò è perfettamente inutile dare la colpa magari a comportamenti alimentari insensati e dannosi oppure a cause ambientali, intossicazione ecc, o ancora a traumi irrisolti. Come per il cancro sei destinato ad ammalarti soltanto ed esclusivamente per colpa del tuo Karma scritto nei geni. 

L'idea brillante dei filo-genetici è naturalmente l'eugenetica, ovvero riuscire a scoprire le possibili malattie mentali già prima della nascita in modo da dare la possibilità alle donne di abortire per tempo, quindi evitare di far nascere dei futuri 'disgraziati mentali'.
Quante volte qualcuno in preda alla disperazione ha pronunciato le fatidiche parole: "Accidenti vorrei non essere mai nato!". Ecco, questo desiderio potrebbe in un prossimo futuro venire esaudito senza nemmeno accorgersene. 
Ma anche senza andare troppo lontano nel futuro basta guardare al passato, quando grazie a queste teorie eugenetiche migliaia e migliaia di persone 'malate di mente' sono state sterilizzate in tutto il mondo.  

Jay Joseph , è uno studioso che si impegna a fornire una voce critica alle pretese dei media e della letteratura scientifica che vi siano importanti fattori genetici alla base dei disturbi psichiatrici. 
Tra i titoli dei suoi articoli si trovano: 

5 decenni di fallimenti in Psichiatria  nella ricerca genetica. 

I problemi con gli studi sui gemelli.

Nessuna influenza genetica sui problemi di comportamento nell'infanzia. 

Anche senza scendere in dettaglio, chi vuole può cercarsi tutte le referenze, le analisi degli studi fatti che dimostrano puntualmente l'inattendibilità di ogni nuova scoperta genetica che riguarda la salute mentale. Ma gli psichiatri, proprio come gli ecclesiastici di un tempo davanti alle evidenze schiaccianti di Galileo, si rifiutano di guardare a queste revisioni critiche e danno solo credito a quello che viene pubblicato nelle riviste di settore, dove compaiono studi falsificati o pilotati esclusivamente per promuovere certi tipi di farmaci.  
Se poi qualche studioso critico si sveglia un giorno e prende in mano tali studi con pazienza e meticolosamente   li sbugiarda uno per uno, tale notizia non fa testo perché viene schiacciata dalla 'monnezza' a favore, la quale dispone di canali molto più ampi, come tutti i media e soprattutto la televisione. 

In America recentemente un noto psichiatra è comparso in un programma televisivo molto popolare, dicendo che il problema della violenza dei 'pazzi' (in merito alle tristi vicende delle sparatorie multiple) dipende dalla malattia mentale non curata. Queste affermazioni hanno sollevato un vespaio di polemiche tra i riformatori e le organizzazioni di sopravvissuti psichiatrici, i quali hanno cercato di confutarle intasando di messaggi i blog e i siti dell'emittente televisiva, dicendo che semmai sono state proprio le cure psichiatriche, a cui ciascun sparatore seriale era sottoposto,  a scatenare questi raptus di violenza. Ma nonostante questo, la grande massa di telespettatori rimarrà convinta delle affermazioni di questo famoso psichiatra, di indiscussa autorità. 

Tornando alla genetica, io stesso sono la dimostrazione vivente della sua fallibilità, in quanto non ho notizie di alcun progenitore o parente con problemi di salute mentale come me, e inoltre ho un gemello che perciò condivide gran parte del mio DNA, che non ha mai dato segno di suqilibrio. 

E così ci si potrebbe umilmente chiedere quando saremo finalmente sicuri di qualcosa in psichiatria; io credo con ragionevole certezza che non lo saremo mai, perché fondamentalmente gran parte dei disturbi del DSM non sono malattie genetiche bensì malattie iatrogene, ovvero farmaco prodotte. Ed è importante che chiunque abbia subito una diagnosi con conseguente terapia appropriata, si chieda se effettivamente i propri problemi possono derivare dalla cura, specialmente se abbiamo un quadro disastroso di anni di sofferenza dove le cose si mettono sempre peggio col passare del tempo. 
Come diceva l'attivista Judi Chamberlin : bisogna arrivare a capire se i farmaci sono la soluzione o piuttosto parte integrante del problema. 

giovedì 10 ottobre 2013

Modelli a confronto

Ecco due punti di vista a confronto sui disturbi mentali.  Il primo  basato sulla possibilità di recupero, ovvero la riconquista della 'salute mentale'.  L'altro è il modello 'medico',  centrato invece sulla gestione della supposta malattia. La domanda è : in quale modello vi riconoscete secondo la vostra esperienza?      




I - Importanza personale

    Ia .- Una cultura basata sul recupero crede nell'individuo.  Nessun grado di compromissione o di difficoltà lo rende meno importante.

    Ib .- Una cultura basata sulla malattia ritiene che la malattia o l'etichetta diagnostica sia la cosa più importante.


II - Sentimenti aspirazioni, speranze.

    IIa .- Una cultura basata sul recupero è convinta che se un individuo è importante allora i suoi pensieri, sentimenti, obiettivi, aspirazioni, interessi, speranze e sogni sono cose importanti.  Nessuna perdita di valore o difficoltà lo rende meno vero.

    IIb .- Una cultura basata sulla malattia è convinta che molte caratteristiche individuali sono una creazione o il risultato della malattia stessa.  Di consequenza queste cose non hanno la stessa validità nelle persone senza una diagnosi.  Si crede che la cosa più importante sia la gestione dei sintomi.  La cosa più importante non è che le persone sono persone, ma che sono "malati".


III - Capacità di scelta 

  IIIa .- Una cultura basata sul recupero crede che se un individuo è importante allora la cosa più importante è quello che sceglie per sé e non ciò che gli altri scelgono per lui.

  IIIb .-Una cultura basata sulla malattia ritiene che la malattia distrugge la capacità dell'individuo di decidere cosa è meglio per lui e che queste scelte devono essere attentamente valutate.


IV - Autodeterminazione

    IVa .- Una cultura basata sul recupero crede che la cosa primaria sia recuperare il controllo sulla propria vita attraverso l'acquisizione di conoscenze, lo sviluppo di strumenti che ci permettono, con l'appoggio e l'incoraggiamento degli altri di iniziare a costruire il tipo di vita che ci consente di essere la versione migliore possibile di se stessi.  Il recupero implica il coinvolgimento attività di successo, il collegamento con altre persone, il contesto di una vita sigificativa con scopi importanti che coinvolgono  pensieri, sentimenti, obiettivi, aspirazioni e interessi. 

    IVb .- I modelli di gestione della malattia affermano che la gestione dei sintomi è la cosa migliore che ci può essere.  E la maggior parte ritiene che i sintomi saranno cronici, sempre in agguato per ripresentarsi.  Ritiengono che i farmaci in gran parte saranno necessari per lungo tempo o per sempre.
    I professionisti della salute mentale impostano direttamente la direzione e il tono per il recupero.  L'importante è il giudizio medico, tutte le opinioni non sono viste come ugualmente valide.  L'autorità ultima è il medico.  Più di ogni altra questione probabilmente questo separa i due approcci.


VI - Speranza

    VIa .- Il modello di Recupero presuppone che la speranza sia una cosa reale.  La vita può e deve essere un movimento verso un miglioramento.  La procedura può essere lenta e richiedere molto in termini di pazienza, ma non importa quanto lenti o piccoli siano i miglioramenti, essi sono reali e devono essere valutati e custoditi.

    VIb .-  La gestione della malattia è convinta che la speranza sia limitata alla gestione dei sintomi.  Si presuppone che le persone hanno bisogno di cure continue e che la vita tenderà sempre ad essere interrotta dal "decorso della malattia."  La vita non sarà mai realmente migliore, la speranza è quella di stare meno peggio.


VII - Umanità

    VIIa .- Il modello di Recupero presuppone che la 'malattia mentale' non possa causare la perdita di qualcosa di essenziale per un essere umano.  La malattia mentale ci può bloccare,  disturbare, danneggiare, ci può deviare.  Ma non diminuisce cosa significa per noi essere un essere umano.

    VIIb .- Il modello di malattia ritiene che la gran parte di quello che facciamo, molto di quello che pensiamo, molto di ciò che sentiamo, e anche molto di quello che crediamo sia un sintomo della patologia o una reazione ad un sintomo della malattia.


VIII - Responsabilità

    VIIIa .- Il Modello di Recupero implica la responsabilità personale.  Non è qualcosa che ci è stato fatto.  Non è qualcosa che ci siamo inflitti quanto è qualcosa che si ottiene.

    VIIIb .- La gestione della malattia identifica le responsabilità, su come stiamo seguendo le indicazioni fornite dal personale medico.  Si tratta di accettare la responsabilità di altri.


IX - Rapporto con gli altri

    IXa .- Il modello di Recupero presuppone che si possono sviluppare e mantenere i rapporti con gli altri.  Che si può amare e siamo degni di essere amati.

    IXb .- La gestione della malattia crede che la capacità di relazione è influenzata dalla "malattia".  Avrai sempre problemi ad andare d'accordo con gli altri e gli altri devono adeguare le proprie aspettative su di te.


X - Aiutare

    Xa .- Il modello di Recupero presuppone che siamo in grado di supportare e aiutare gli altri e che spesso, il più grande aiuto che si ottiene è nel dare aiuto agli altri.

    Xb .- La gestione della malattia è convinta che la capacità di aiutare gli altri non è pari a quella di persone che non sono "malati mentali".  Non crede che si possa essere utili quanto un medico.


XI - Aspettative

    XIa .- Il modello di Recupero presuppone che la 'malattia mentale' non impedisca di vevere felicemente.

    XIb .- La visione della malattia mette in guardia contro le vostre aspettative troppo alte.  Se siete "malati mentali" non potrete ottenere tanto quanto fanno gli altri.


XII - Approccio globale

    XIIa.-Il recupero presume che le persone sono esseri biologici, sociali, emotivi, cognitivi e spirituali, nel recupero per essere reale e significativo potrebbe essere necessario affrontare ciascuna di queste dimensioni.

    XIIb .- La gestione della malattia è convinta che alla fine gli aspetti fisici, biologici sono più reali e siano la vera fonte della causalità.


XIII - Impegno vs obbedienza

    XIIIa .- Il modello di Recupero implica impegno.  Non è un dato di fatto, un diritto o un dovere.  E' assumere l'impegno di coloro che lo cercano e la loro determinazione a fare tutto ciò che serve per raggiungerlo.

    XIIIb .- La gestione della malattia presuppone che il recupero comporta l'obbedienza, cioè seguire senza discussione le prescrizioni e indicazioni dell'autorità medica.


XIV - Etichette

    XIVa .- Il modello di Recupero presuppone che tutti noi siamo molto di più dei nomi o etichette. Ridurci a questi nomi o etichette è intrinsecamente ingiusto, sbagliato e ci fa dimenticare la realtà di ciò che siamo.

    XIVb .- Il modello di gestione della malattia crede che le etichette diagnostiche siano la migliore indicazione di chi siamo veramente.


XV - Diversità

    XVa .- Il modello di Recupero presuppone che siamo individui diversi e ciascuno di noi ha fardelli che varieranno per ogni persona in termini di velocità, distanza e tipo.

    XVb .- La gestione della malattia presuppone che il recupero è sostanzialmente lo stesso processo per tutti e le differenze nel tasso o grado hanno a che fare con persone più o meno compatibili con il trattamento corretto.


XVI - Modo di affrontare i problemi

    XVIa .-Il mdello di Recupero presuppone che mentre alcuni problemi possono essere superati, altri devono essere vissuti e che la ripresa ci aiuta a capire la differenza e sviluppare le capacità di affrontarli.

    XVIb .- La gestione della malattia implica che nulla può essere superato e tutto deve essere subìto sperando che i farmaci facciano effetto.

venerdì 27 settembre 2013

Storie di recupero: la mia fuga fortunata

In questa storia  vorrei illustrare un  modello classico che capita a tanti di noi come è successo a Jazz. Abbiamo una sorta di crisi, veniamo medicati e ci viene detto che abbiamo bisogno di farmaci per il resto della nostra vita. I farmaci ci fanno stare peggio, aumentano la nostra instabilità e piuttosto che riconoscere questo fatto, i medici diventano ancora più convinti della diagnosi che ci hanno dato. Questo porta in genere a incrementare i farmaci prescritti.
Questo è esattamente quello che è successo a Jazz. E 'solo uno strano scherzo del destino e un profondo senso di intuizione che ha salvato Jazz dal continuare questa brutta strada. 
Quanti di voi lettori vi riconoscerete nella sua storia? E quanti si domanderanno come Jazz se i farmaci sono parte della soluzione o parte del problema?




La  mia  fuga fortunata
di Jazz


Col senno di poi, lo trovo interessante, tragico, e mi fa arrabbiare che un medico di famiglia e  uno psichiatra sono stati in grado di prendere una donna in buona salute che soffriva di ansia, una  situazione indotta da una storia di due brevi periodi di depressione probabilmente causati da ipotiroidismo non ancora diagnosticato, e gettarla in una diagnosi di disturbo bipolare con ergastolo di farmaco-dipendenza.
Ho sempre avuto alti e bassi. Da bambina, ero  molto ansiosa e molto creativa. Come scrittrice avevo vissuto intensi picchi di scrittura quando potevo scrivere per ore alla volta e cavarmela con molto poco sonno, e avevo anche sperimentato intensi minimi creativi dove la mia mente sembrava essere impantanata nel fango e non potevo trascrivere una sola frase per settimane. Non mi è mai venuto in mente di medicalizzare, di patologizzare quel comportamento ... era solo una parte di me, di chi ero e come funzionavo.

Nell'autunno del 2003, andai dal mio medico di base per farmi dare qualcosa che mi aiutasse a dormire. Avevo preso Ambien in precedenza, quando avevo i miei periodi creativi e proprio non riuscivo a fermare i pensieri che giravano abbastanza a lungo per addormentarmi, ho capito che era probabilmente quello che mi serviva. Al momento, avevamo una situazione familiare ansiosa molto difficile: la mia migliore amica, che era in procinto di ottenere il divorzio, si era trasferita da noi e iniziò una relazione con mio fratello, mettendomi nel mezzo tra lei e sua moglie sconcertata. Quando mi sdraiavo a dormire, non riuscivo a smettere di pensare a quello che stava succedendo e come risolvere il problema. Quando sono andata a vedere il mio medico di base per chiedere aiuto, il mio medico curante non era lì, e ho dovuto vedere uno dei suoi partner. Stavo dormendo forse tre ore di sonno a notte nella settimana passata, e sentivo come se avessi troppa energia per aver dormito quella piccola quantità di sonno.

Il medico mi chiese se ero mai stata depressa. Ho ricordato due periodi di sei settimane, il primo nel 1999 e uno nel 2001, quando mi ero sentita veramente giù, demotivata, e sfinita. Ciascuno di questi periodi di "depressione" si risolse da solo senza farmaci. Certo, mi sentivo orribile, ma io ero una giovane madre bloccata a casa con due bambini piccoli e senza automobile (e tanto meno il tempo di scrivere), che non era stato esattamente parte del mio piano di carriera. Il dottore decise che potevo essere bipolare e mi ha chiesto come mi sentivo per vedere uno psichiatra. Ero un po 'sorpresa, ma immaginavo che probabilmente sapeva di che cosa stava parlando e disse che dovevo fissare  un appuntamento. Lui mi disse che sarebbe passato probabilmente un certo numero di settimane o forse mesi prima che potessi entrare a vedere qualcuno  e che avrebbe intanto prescrito qualcosa per me da prendere per "buttarmi giù" fino a quando avrei potuto ottenere un appuntamento.
Lui mi dette dello Zyprexa.
Mi prescrisse inoltre esami del sangue e un test della tiroide, dicendo che era possibile che i miei livelli della tiroide fossero alti.

Sono riuscita ad ottenere un appuntamento con uno psichiatra sei settimane dopo. Nel frattempo, ho pensato che non sarebbe stato male fare qualche ricerca sul disturbo bipolare. Quello che ho appreso non mi ha reso molto felice; lessi sul DSM la lunga lista di sintomi del disturbo bipolare, e mi resi conto che avevo avuto tutti questi sintomi in un momento o nell'altro. Incominciai a passare in rassegna i miei diari e momenti in cui  ero stata giù, notando quando invece ero stata insolitamente creativa o energica. Nessun modello è emerso, ma c'erano un sacco di alti e bassi.
Una settimana dopo il mio primo appuntamento con il medico di famiglia, i risultati della tiroide sono arrivati.  Ho realizzato  che i miei livelli della tiroide erano bassi e che avrei avuto bisogno di iniziare a prendere Synthroid. Questa è stata una sorpresa, in realtà, a mia madre era stata diagnosticata la stessa cosa anni fa. Ma mi chiedo ora quanto tempo era che durava, e se poteva aver giocato un ruolo in questi due periodi di "depressione" che avevo sperimentato qualche anno prima.

Lo Zyprexa l'ho preso per una settimana o giù di lì, ma sembrava che mi  aiutasse. Con il tempo sono andata a vedere lo psichiatra, stavo dormendo meglio e il mio livello di ansia era diminuito un po '(l'ex migliore amica si era trasferita con il fratello, quindi non avevo più a che fare con questa situazione su base quotidiana), anche se era ancora molto più alto del normale. Quando finalmente sono andata a vedere lo psichiatra, ho creduto io stessa di averlo istruito sul disturbo bipolare; era pienamente preparato per  diagnosticarlo e medicarlo. Dopo un colloquio di 45 minuti, questo uomo che non avevo mai incontrato prima e non sapeva nulla di me diversamente dalle mie risposte alle sue domande standardizzate, mi ha diagnosticato bipolare II, mi ha detto che avrei avuto bisogno di iniziare subito e che avrei avuto bisogno di prendere i farmaci per sempre.
Non ha chiesto una sola volta informazioni su tutto ciò che poteva essere in corso nella mia vita.

Lui non era troppo entusiasta che il mio dottore  mi avesse prescritto Zyprexa. "Noi non facciamo come Zyprexa," mi ha detto, "ma sono sicuro che  stava solo cercando di aiutarla." Mi ha prescritto Depakote per gli sbalzi di umore e Trazodone (un vecchio antidepressivo con l'effetto collaterale di rendere estremamente assonnati ) per aiutarmi a dormire.
Nella mia ricerca, avevo letto che molti scrittori e artisti che erano stati diagnosticati con disturbo bipolare hanno rifiutato di assumere farmaci perché hanno impedito loro di essere in grado di creare. Gli dissi che ero una scrittrice, ed ero preoccupata per la mia capacità di scrivere, mentre prendevo farmaci. Egli mi dette uno sguardo condiscendente e disse: "Il farmaco non ucciderà la vostra creatività." Presi le mie prescrizioni e doverosamente fissai un appuntamento per vederlo di nuovo dopo quattro settimane.
Al mio successivo appuntamento, gli dissi che  sentivo ancora un sacco di ansia, anche se stavo dormendo meglio. Mi aggiuse Lexapro, un antidepressivo, perché disse che mi avrebbe aiutato per l'ansia e che lui era preoccupato che l'ansia non trattata può portare alla depressione.

Mi sono bevuta tutta la propaganda. Sono diventata una studiosa dei miei stati d'animo. Quando mi sentivo bene, ero "ipomaniacale" e avevo bisogno di chiamarlo e chiedergli di aumentare il  Depakote. Quando mi sentivo schifosa, stavo ovviamente, diventando "depressa" e avevo bisogno di prendere più Lexapro. Non c'era spazio per le normali emozioni umane nella mia malattia, qualsiasi emozione che  provavo poteva essere il preludio della catastrofe. Il mio medico mi disse in ogni appuntamento che i farmaci mi avevano "salvato la vita" e che se mai li avessi fermati potevo rovinarmi la vita.

La mia dose di Depakote è cresciuta e così ha fatto crescere il mio peso. Entro sei mesi avevo messo su 60 pounds (20 kg), e nel giro di un anno sono stata affetta da un terribile dolore alle piante dei miei piedi, che secondo il mio medico era stata la conseguenza di  guadagnare tanto peso così rapidamente. Mi ha prescritto plantari ed esercizi di stretching, ma mi ha anche detto che era probabile che non avrei trovato un bel po 'di sollievo fino a quando non perdevo un po' del peso. Ho provato i plantari, ho provato l'allungamento, ho cercato di perdere peso, e, infine, l'ho affrontato a colpi di iniezioni dolorose di cortisone, che hanno portato un po 'di sollievo, ma, ahimè, solo per un paio di settimane, e poi il dolore sarebbe tornato.

Il dolore è diventato il mio compagno costante. Stavo così male che molte sere ero in lacrime. Non potevo stare in piedi per più di dieci minuti senza un dolore lancinante. I lavori di casa dovevano essere fatti a singhiozzo. Fare la spesa era diventato un incubo, e ho dovuto pianificare strategicamente lo shopping per restare in una sola area del negozio per la quantità minima di tempo. Ho perso la possibilità di portre i bambini in luoghi come il giardino zoologico, il museo della scienza, e il parco di divertimenti, perché non potevo stare in piedi per così tanto tempo. 

Poco dopo aver iniziato il Lexapro, i miei stati d'animo cominciarono a diventare a cicli rapidi. Durante il mio primo anno su Lexapro, ho vissuto tre episodi depressivi e due episodi ipomaniacali . Il mio medico ha preso questo come convalida che prendere farmaci è stata la strada giusta, perché ovviamente la mia malattia peggiorava, ed è stata una buona cosa che li avevo presi prima di andare veramente fuori dai binari.

Non gli è mai venuto in mente che i farmaci potevano essere la causa delle mie oscillazioni di umore.
Come le dosi dei farmaci sono aumentate, la mia mente ha incominciato a chiudersi. Dove una volta avevo posseduto una parvenza di spirito, ora  tutto quello che potevo fare era trovare le giusta parole senza balbettare. Le mie mani tremavano e non  potevo lavorare al mio ricamo che avevo sempre fatto con una punta di orgoglio. E peggio di tutto, le mie abilità verbali erano scomparse. Non riuscivo più a scrivere. Non riuscivo a ricordare le cose. Non riuscivo nemmeno a trovare le parole giuste per la metà del tempo. Ho anche perso ogni interesse per il sesso, e mi sono trovata in grado di non prendermi cura di nulla. La vita era alla deriva da me, e nulla sembrava toccarmi. In realtà, l'unica volta che  sentivo quacosa  è stato quando i miei stati d'animo pedalavano verso l'alto o verso il basso.

Ma dovevo continuare a prendere i farmaci, giusto? Perché se mi fermavo, mi sarei  "rovinata la vita", e sono stata maledettamente fortunata che avevamo fermato questo problema prima che le cose potessero davvero sfuggirmi di mano.
 Un medico mi aveva detto così, e lui è stato formato e informato, così lui doveva sapere di cosa si stava parlando, giusto? Dopo tutto, era uno psichiatra, un professionista esperto di disturbi dell'umore e un rispettato professore di una università. Potevo fidarmi di lui ... giusto? E dopo tutto, i miei sbalzi d'umore erano diventati molto più frequenti e molto più gravi negli ultimi mesi. Tutte prove che  stavo facendo la cosa giusta per me.

Col passare del tempo sono diventata sempre più drogata e disillusa. Non riuscivo più a scrivere così i miei sogni di scrivere e pubblicare romanzi sono finiti nel gabinetto. Entro l'autunno del 2004,  sovra-medicata e sovrappeso, il futuro non sembrava più brillante, pieno di colore e di energia. Sembrava freddo e insensibile, il colore della cenere. E mi ero praticamente rassegnata all'idea che questa era la mia vita d'ora in avanti. Ho il disturbo bipolare ma  ho la fortuna di avere comunque una vita.

Cercavo di lamentarmi col mio psichiatra esternandogli alcuni di questi pensieri, ma anche se lui ascoltava, non credo che mi abbia mai veramente sentita. E aveva una risposta per tutto:
"Sono preoccupata per la quantità di peso che sto mettendo su," ho detto a un appuntamento. "I rischi di portare in giro questo peso supplementare superano i vantaggi di prendere i farmaci?"
"State prendendo i migliori farmaci che abbiamo a disposizione," mi rispondeva, e il suo modo di fare mi faceva sentire come una bambina ingrata che chiedeva una seconda porzione di dessert.
"Che ne dice di provare a togliere i farmaci per un po 'e vedere che cosa succede?" Insistetti, consapevole del fatto che la perdita di peso non sarebbe accaduta col Depakote , stavo già provando, e non stavo avendo nessuna fortuna.
Egli mi dette uno sguardo severo e disse: "Tu sei una donna intelligente. I tuoi episodi sono stati più frequenti nel corso dell'ultimo anno, e si sa che se si smette di prendere i farmaci, ci si rovina la vita."

Alla fine, durante l'inverno del 2005, dopo mesi che lo tormentavo ad ogni visita, accettò  finalmente di farmi provare il Lamictal. Ero molto eccitata all'idea, perché avevo letto che il Lamictal non era sedativo come il Depakote, potevo effettivamente essere in grado di pensare e scrivere con questo farmaco, non influiva sul peso, quindi potevo essere in grado di perdere peso facilmente. Sono stata incaricata di tagliare la mia dose di Depakote in un paio di settimane da 2500 mg a 1000 mg, e quindi iniziare il Lamictal, poi ridurre  il resto del Depakote dopo che avevo raggiunto 100 mg di Lamictal al giorno. Entro tre mesi, se tutto andava bene, sarei stata fuori dal Depakote interamente.

Purtroppo per me, ho sviluppato il temuto rash cutaneo, e mi hanno detto di fermare il Lamictal immediatamente.  Ero a 100 mg al momento, e mi sono fermata come da istruzioni. Una settimana dopo mi è venuta  la peggiore "influenza" che abbia mai avuto e sono stata a letto per sei settimane con la peggiore fatica che avessi mai sentito. Ero così esausta che riuscivo a malapena a scendere dal divano per andare in bagno. Non avevo l'energia per preparare la cena, fare il bucato, o qualsiasi cosa che normalmente facevo. Mio marito ha dovuto assumersi più o meno tutte le faccende domestiche poiché tutto quello che ero in grado di fare era stare sdraiata sul divano e dormire 18-20 ore al giorno. A quel tempo non avevo mai sentito parlare di dismissione del Lamictal, e il mio medico non mi aveva detto nulla sui rischi o sintomi associati con l'arresto così brusco, e così ho pensato che avevo avuto un pesante attacco di influenza. Lo so meglio ora.

Così l'esperimento col Lamictal era fallito, ma ero a solo 1000 mg di Depakote, e stavo cominciando ad essere in grado di pensare un po 'più chiaramente. La mia memoria era migliorata e non mi sentivo come se stessi cercando a tentoni le parole giuste per tutto il tempo. Il tremore era per lo più andato via, anche se ancora non potevo davvero cucire bene. Mi sentivo molto meglio con la dose più bassa per cui ho detto al mio dottore che volevo mantererla per un po '. Ha accettato.

La svolta avvenne in primavera quando mio marito subì un grave attacco cardiaco. In un freddo, insensibile stordimento, ho affrontato il problema. Ho chiamato l'ambulanza, ho chiamato il vicino di casa per prendersi cura dei bambini, ho guidato (con il mio pessimo senso di orientamento e la paura di perdermi) nella grande città in un ospedale dove non ero mai stata prima, riuscendo a tenermi insieme. Non ho pianto. Non sentivo un gran che, in realtà.
Per fortuna che mio marito è sopravvissuto. Gli hanno fatto una procedura di cateterizzazione, che è riuscita a pieni voti, riuscendo a uscire dall'ospedale entro tre giorni. Ma ancora io non riuscivo a sentire nulla. Non riuscivo nemmeno a piangere, e sapevo che non era normale.

A quel punto, ho deciso che ne avevo abbastanza di essere drogata  e intorpidita. Ero completamente in grado di rispondere alle normali emozioni umane, ma ho cominciato a temere che non ero in grado di rispondere ai miei figli in modo appropriato. Quando ho detto al mio dottore che ero preoccupata per il fatto che si era verificato questo traumatico evento che cambia la vita e che ero stata in grado di reagire ad esso, la sua risposta è stata: "Beh, il farmaco l'ha protetta."
Già. Grazie sempre così, dottore.


Quella fu la mia ultima visita da lui. Senza avere la minima idea di quello che stavo facendo, mi ridussi imiei farmaci dal mese successivo, ed entro l'estate non prendevo più il Depakote e il Lexapro. Stavo ancora prendendo il Trazodone per aiutarmi a dormire, perché credevo ancora di avere il disturbo bipolare, e che avevo bisogno di fare tutto quanto in mio potere per rimanere stabile. Ho intrapreso un programma di vita sana, eccellente nutrizione, integratori,  Trazodone per assicurarmi di dormire il mio sonno. Ho anche rinunciato alla caffeina. Ero stata un bevitore regolare di Diet Coke per anni, ma sapevo che la caffeina poteva rovinare il mio sonno, e io avevo martellato il mio cervello durante l'ultimo anno e mezzo che il sonno adeguato potrebbe essere la differenza tra stabilità e un episodio maniacale. Quando prendevo i farmaci, la caffeina era spesso l'unica cosa che mi permetteva di vedere attraverso la nebbia farmaco indotta, abbastanza a lungo per portare i bambini a scuola la mattina, ma con gli effetti di scolorimento del farmaco dismesso, ho trovato che io non ho più bisogno di caffeina. Per l'esercizio fisico, ho iniziato una semplice routine di yoga perché quella era l'unica cosa che mi veniva in mente che non ha comportato impatti che avrebbero fatto male ai miei piedi. 

Ho scoperto che mi sono divertita molto con lo yoga, e questo naturalmente mi ha portato ad interessarmi alla meditazione, che ho aggiunto alla fine del mio programma di yoga.
La prima settimana completamente fuori dai farmaci  ero agitata. Le mie emozioni erano li con tutta la loro gamma. Ma mi sono rifiutata di patologizzarle. Ho detto a me stessa che avevo avuto tutto attutito per l'ultimo anno e mezzo, e che avrei dovuto abituarmi a sentire di nuovo le cose. Mi sono detta che avevo un anno e mezzo di emozioni represse chimicamente che dovevo affrontare, così mi sono lasciata piangere, mi sono lasciata sentire qualunque cosa che avevo bisogno di sentire, e abbracciare il fatto che potevo  sentire tutto. Dopo quella settimana, le cose sono andate meglio e ho cominciato a sentirmi più come il mio vecchio sé.

Ho cominciato lentamente a perdere peso, e ho avuto un beneficio con lo yoga, anche inaspettato prima di avere perso molto peso, il dolore nei miei piedi ha cominciato  a diminuire (anche se non è scomparso del tutto fino a quando ho perso trenta delle 60 libbre di massa sopra). Ben presto sono stata in grado di tornare alle mie normali attività, e anche fare brevi passeggiate.
Stavo ancora prendendo il Trazodone, e credevo ancora di essere diventata una creatura di quelle più pericolose: un bipolare non medicato. Passano i mesi e io non ero ancora in grado di scrivere. Avevo paura che qualcosa, il disturbo bipolare o i farmaci, avessero danneggiato la mia mente, distrutto la mia creatività. Ho provato di tutto per riportarla in vita, ma nulla sembrava funzionare. La capacità di scrivere sembrava intatta, ma non mi si muoveva come una volta, non c'era nessuna scintilla di quelle che ricordavo, e mi mancava la spinta a fare l'unica cosa che una volta avevo creduto essere lo scopo della mia vita.

Un paio di anni sono passati. Stavo ancora prendendo il Trazodone, e ho vissuto nella paura costante che stavo per avere un "episodio" e di non essere in grado di controllarmi. Alla fine, la paura ha deciso per me che, sapendo quanto tempo ci vuole per vedere uno psichiatra, poteva non essere una cattiva idea averne uno a bordo, "just in case". Ne ho trovato uno non troppo lontano da casa mia , e sono andata a vederlo. Anche se ero stata stabile fuori dai farmaci per quasi tre anni, ha voluto ridarmi dei farmaci. Gli ho detto che l'avrei preso in considerazione, ma ho anche detto a bruciapelo che mi sono rifiutata di fare qualsiasi cosa che mi producesse aumento di peso o mi rendesse stupida. Ha individuato tre farmaci: Abilify, Lamictal, e Trileptal. Gli ho detto del mio passato , dei problemi col Lamictal (l'eruzione, almeno, non i sintomi di astinenza, perché ho sempre creduto che fosse stato solo un brutto attacco di influenza), e ha suggerito che, se aumentavo la dose molto più lentamente e senza Depakote presente che le cose potevano andare meglio. Mi ha detto che per la ricerca dei farmaci  proposti ne avremmo discusso la prossima volta.

Tuttavia, nella mia ricerca mi sono imbattuto in Philip Dawdy Furious Seasons, e il blog di Gianna Kali, e dopo aver letto molto e riflettuto, ho deciso che questo nuovo psichiatra aveva intenzione di avviarmi all'inferno suggerendomi che dovevo prendere  farmaci quando ero stata completamente stabile con il solo trazodone per quasi tre anni. E infatti, ho deciso che non volevo più prendere nemmeno il Trazodone, perché da quello che stavo leggendo, poteva essere il responsabile per la mia mancanza di entusiasmo nella scrittura.
La  mia riduzione del trazodone era molto più intelligente rispetto agli altri. Mi ci sono voluti circa quattro mesi per andare da 200 mg al giorno a niente. Ho avuto mal di testa per un paio di giorni ogni volta che ho abbassato la dose, e ho avuto un paio di settimane da qualche parte nel mezzo, con spaventosi lampi di pensieri suicidi. Ma io ho insistito, perché in questo periodo, stavo leggendo storie di recupero, alla ricerca di soluzioni alternative di salute mentale, e mi sono resa conto che i farmaci potrebbero anche essere stati parte del problema e non della soluzione.
Nelle mia letture, mi sono  anche imbattuta in alcune informazioni sul dolcificante artificiale aspartame il quale può essere implicato nei disturbi dell'umore. Quando ho ripensato alla mia storia, mi sono resa conto che i miei sbalzi d'umore erano iniziati al college, subito dopo che avevo cominciato a bere soda come ausilio per lo studio. Non mi erano mai piaciuti caffè o tè, e non volevo le calorie della soda regolare, così Diet Coke è diventata la mia droga preferita.  Ancora più importante, questi sbalzi d'umore si erano fermati quando avevo smesso di bere Diet Coke. 

Mentre scrivo questo, sono stata senza stabilizzatori dell'umore per più di tre anni e mezzo, e senza Trazodone per circa sei mesi. La mia passione per la scrittura sembra tornare, e mi sento meglio e più stabile  come non stavo da anni. Gli sbalzi di umore che mi seguivano attraverso il college e oltre sono andati, e non mi sono sentita né depressa né ipomaniaca dopo l'arresto degli stabilizzatori dell'umore e dell'aspartame. Sono incredibilmente grata a Gianna e altri che hanno condiviso le loro storie di recupero qui, perché se non avessi trovato questo sito, potrei anche aver ascoltato lo psichiatra un anno fa, e permettermi di spaventarmi di nuovo facendomi tornare sui farmaci. 
Io non vivo più nella paura che sto per perdere il controllo o che il mostro bipolare sollevi la sua ripugnante testa e rovini la mia vita. Non credo più che ho il disturbo bipolare non trattato. Accetto il fatto che ho avuto i sintomi del disturbo bipolare, ma tanto più  tempo passa senza la ricorrenza di questi sintomi, divento sempre più convinta che questi sintomi sono stati causati da una reazione tossica all' aspartame, e non hanno nulla a che fare con il disturbo bipolare.

Per un po ', ero abbastanza arrabbiata. Arrabbiata che sostanze come l'aspartame possano essere immesse nella catena alimentare perché sono state considerate "sicure". Arrabbiata di essere stata diagnosticata con una grave malattia mentale in modo rapido e semplice da qualcuno che non mi aveva mai incontrato prima. Arrabbiata che i criteri diagnostici per questa condanna a vita non lasciavano adito a situazioni di vita e che i dottori che ho visto non mi hanno mai chiesto nulla al di là di tali criteri ristretti. Arrabbiata che i miei medici hanno visto solo farmaci come le uniche opzioni di trattamento disponibili e hanno rifiutato di prendere in considerazione alternative. E per lo più arrabbiata con me stessa, che ho creduto a tutta la faccenda, in primo luogo, che ho ascoltato medici senza metterli in discussione. Che ho creduto nelle tradizionali percezioni dei media. Che ero una pecora. Beee ...

Ma non si può rimanere arrabbiati per sempre, e la mia pratica yoga mi ha aiutato ad accettare quello che è successo e di fare la pace con esso. Sono dovuta andare lì per arrivare qui, e mi piace dove sono ora. Ciò che non ci uccide ci può rendere più forti ... e forse più saggi, se siamo aperti ad imparare da esso.
Oggi, ho perso circa quarantacinque dei sessanta pounds di Depakote imballati su di me, ed i miei piedi non mi fanno più male. Ora posso fare alcune delle attività più impegnative e goderne. Sto iniziando a scrivere di nuovo, e piuttosto che sentirmi arrabbiata, sto iniziando a sentirmi come se avessi fatto una fuga abbastanza fortunata.
Spero che leggendo la mia storia, qualcun altro inizi a pensare di mettersi in discussione ... e magari prendere l'ispirazione per mettere in scena la propria fuga fortunata.