Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

sabato 11 maggio 2019

Risorgere dopo 20 anni di psicofarmaci

Ecco un'altra storia di recupero dal famigerato 'disturbo bipolare di tipo I ' considerata una delle più gravi condizioni psichiatriche. Precisiamo che a mio parere recupero non significa in generale tornare ad uno stato precedente la presunta 'malattia', né essere privo di sintomi o di ricadute. Si può essere privi di sintomi e di crisi importanti ma allo stesso tempo fare una vita  orribile con il desiderio costante di farla finita come succede spesso, ma non a causa della malattia, e come si evince da questa storia, proprio a causa della perfetta immedesimazione nel ruolo di 'malato mentale' e conseguente obbligo di trattamento a base di cocktails di neurotossine vita natural durante. 
Ecco qui alcuni estratti dai forum pro-psichiatria: 

30 Aprile LC scrive:
"qualcuno forse sa se gli psicofarmaci vanno presi a vita, ma è vero? 
.. ma prenderli a vita come diventeremo? Ho paura.."

28 Aprile  RC scrive:
"Mi voglio suicidare ho trovato un sito che vende medicinali per l'eutanasia, sto di merda niente ha più senso ormai. "

25 Marzo RS scrive: 
"qualcuno sa se è legale l'eutanasia? 
Ho 37 anni Bipo misto mi arrendo, stop. "
nei commenti aggiunge: 
"Prendo rivotril, paroxetina, depakin, litio e quietapina" (!!!!)

11 Marzo ED scrive: 
" E' inutile combattere e cercare aiuto, ho perso troppi anni a lottare ma ha sempre vinto lui, il demone che si è impossessato di me. Non ci sono farmaci, anzi, peggiorano solo il tutto... la morte è l'unica soluzione perché non è un male fisico per cui una persona può sperare nella medicina e i suoi progressi... è un male dell'anima e non si sa la sede dell'anima dove sia e quindi solo la morte mi darà sollievo. Il problema è trovare il coraggio ma soprattutto il modo, non andrò all'inferno perché l'inferno è questo."

20 Aprile  CV scrive : 
"Ho 52 anni . Sono avvilito, quasi disperato. Non provo più amore per mia moglie ma non ho il coraggio di separarmi, ho lasciato il lavoro e i miei unici introiti sono il sussidio di invalidità di 289 euro. Prima di ammalarmi ero una persona brillante, avevo centinaia di amici e amiche mentre ora soffro la solitudine in modo indicibile [..] Mi sento come se fossi il fantasma di me stesso. Ho fallito in tutto e spesso penso al modo meno tragico per farla finita..che devo fare Gesù mio che posso fare!!!" 

Questi non sono scritti sporadici in mezzo ad una moltitudine di altri interventi di persone felici e contente, pienamente soddisfatte della loro vita e del loro trattamento. Questi sono  la norma in tali forum, la punta di  un iceberg fatto di sofferenza indicibile. Sono inoltre convinto che la maggioranza sofferente non ha neanche la forza o la voglia di condividere un tale inferno con gli altri.

Graciela ha sopportato tutto questo per ben 20 anni, prima di 'svegliarsi' e risorgere.  
Dato che sono stato accusato di fare del terrorismo, preciso ancora una volta che non tutte le persone che assumono diligentemente neurotossine stanno continuamente male. Possono avere una vita 'normale' anche se sotto-soglia, e generalmente sta meglio chi ne assume meno o è in mono-terapia ad esempio con il litio o un altro stabilizzatore dell'umore. 
Leggo anche  di una persona che si 'cura' diligentemente da 30 anni e giura di essere in perfetta salute, (tranne che avere il 100% di invalidità). Tutti hanno  uno zio o un vecchio parente che ha vissuto 90 anni nonostante facesse una vita di eccessi a base di Bacco Tabacco... e Venere. Ma non voglio dilungarmi in quanto ho già scritto in precedenza della fallacia aneddotica di chi difende gli psicofarmaci. 

La giovane donna, protagonista di questa storia scrive: 
"il peggior effetto collaterale dei farmaci e del sistema è stata la perdita del mio senso di agire. Non ho mai affrontato la questione che mi ha catapultato nel sistema. Non ho mai trovato un significato nella mia esperienza di vita.."
Questo è quello che fanno le maledette neurotossine: tolgono la capacità di agire, per affrontare i problemi in modo radicale e risolutivo. 
La sua salvezza è stata la lettura di un paio di libri:   A Promise of Hope di Autumn Stringam e Med Free Bipolar dI Aspen Marrow. Ha poi trovato sulla sua strada le persone giuste che sono state in grado di aiutarla ad uscire dalla  trappola in cui era finita per tanti anni. 
Ora Graciela ha una nuova consapevolezza. Non importa quanto potrà durare ancora  la sua condizione di benessere prima di un'altra eventuale ricaduta, gli auguro naturalmente che non succeda mai più, ma non è questo il punto. La cosa più importante è che adesso sa come affrontare al meglio i suoi problemi e capire il senso di quello che gli succede.  



Istantanee di primavera: in viaggio con gli psicologi dopo 20 anni di conformità

Di Graciela Pilar Signes 
30 aprile 2019

Prima della primavera del 2016, la mia capacità di dire "no" al suicidio era aggrappata a un filo. Volevo stare bene o volevo essere morta. Non potevo più sopportare una via di mezzo. Il mio mondo interiore stava diventando sempre più oscuro. I ricoveri l'avevo sempre sentiti come dei santuari deformati, dove un sofisticato bulldozer  demoliva il poco senso che mi era rimasto mentre mi teneva, impotente, in uno stato di trance. Non volevo finire di nuovo lì.

Dopo il divorzio dei miei genitori e il mio primo tentativo di suicidio, nella primavera del 1998 mi venne diagnosticato un disturbo bipolare di tipo I. Da allora mi è stato diagnosticato l'ADHD, il disturbo borderline di personalità, la psicosi, ecc. Ho tentato il suicidio e sono stata ricoverata molte volte . Per circa 20 anni, ho fatto del mio meglio per adattarmi e conformarmi ai diversi cocktail di farmaci che mi erano stati prescritti. Immediatamente mi hanno mandato lontano e nella mia mente, e per l'enorme costo del trattamento, il sistema non mi ha mai insegnato o incoraggiato a guarire me stessa. Invece, mi è stato detto che la mia condizione era incurabile. Il termine "recupero" all'interno del sistema era un concetto vago e confuso. Non significava che avrei recuperato il mio vero sé, ma  cercavo disperatamente sollievo pur rimanendo resistente ai trattamenti. Recupero per me significava che mi stavo integrando nella società come un'ombra, il mio cervello era invaso da droghe psicotrope estranee, che presumibilmente sapevano come gestire la mia vita meglio di me. Sapevo che le avrei dovute prendere a vita e alcune volte hanno fornito un pronto soccorso effimero, ma piuttosto che affrontare i miei problemi originali, li soffocavano e ne aggiungevano di nuovi.

Sentivo di aver fallito con mia madre, la mia roccia, così tante volte nella vita, non potevo mancarle adesso che aveva bisogno di me. Il suo morbo di Alzheimer stava peggiorando rapidamente e lei mi aveva nominato la sua amministratrice di sostegno. Prima, durante e dopo il lavoro, facevo cose per mia mamma tutti i giorni, ma fino alla primavera del 2016,  stavo giocando nella mia vita con scene mortali che mi frullavano nella testa. Ad ogni svolta, una parte di me ruminava sul suicidio in modo incontrollabile. Il mio cervello recitava repliche della varietà più oscura in cui ero allo stesso tempo preda e  predatore. Con il passare delle settimane, divenne sempre più difficile resistere alla tentazione di agire. Molte volte facevo un sogno ad occhi aperti ricorrente (occupando troppo del mio spazio mentale):  io che andavo al negozio accanto, rubavo una pistola da un poliziotto, e tornando a casa sparavo prima a mia madre, poi a me, quindi nessuno di noi sarebbe stato più un peso.

Altre volte immaginavo di affittare un magazzino, di parcheggiare la macchina all'interno e di lasciarmi andare con la CO2. Abbracciavo stretta mia madre come se fosse per l'ultima volta mentre pensavo di assumere una badante per prendersi cura di lei, qualcuno dolce e intelligente, non il maledetto pasticcio che avevo scoperto di essere, così avrei potuto uccidermi in pace. Non importa quanto pregassi, il suicidio stava diventando sempre più difficile da respingere. Dato che per parecchie volte non ero ancora riuscita ad uccidermi, andai su Amazon a comprare 'l' uscita finale' di Derek Humphry. Una volta online, invece, sono stata guidata a comprare 'A Promise of Hope' di Autumn Stringam e 'Med Free Bipolar' di Aspen Marrow. Mia madre e io abbiamo un debito di gratitudine con queste donne. La prima storia mi restituì lentamente la speranza e la seconda mi diede istruzioni su come eliminare i farmaci che probabilmente contribuivano, se non erano proprio la causa, delle mie idee suicidarie e le mie psicosi oscure.
Con l'aiuto del libro di Aspen Marrow, iniziai a considerare quello che stavo mettendo nel mio intestino e nel gennaio del 2017 aggiunsi micronutrienti al mio nuovo piano di trattamento. Volevo morire ed essere qualcun altro e, a poco a poco, è esattamente ciò che sta accadendo. Le parti necrotiche della mia vita stanno lentamente cadendo sul ciglio della strada o vengono ripristinate alla salute.

Nel corso degli anni, la parte peggiore è stata il continuo offuscamento della linea tra ciò che era un effetto collaterale, quale risposta a uno stimolo, un sintomo dei cosiddetti disturbi  o anche quale fosse la mia personalità. Era difficile essere me stessa, ammesso che esistesse ancora. Non ero più in grado di coinvolgere completamente la mia corteccia prefrontale e tutto ciò che vi era collegato. Alcune medicine hanno reso molto difficile la mia deglutizione. Il mio corpo ha una forma fluttuante come un bracciale per la pressione sanguigna. Ho avuto una terribile acne da adulta. Di notte, mi sono sentita paralizzata, incapace di muovere il mio corpo nel letto con molta difficoltà a respirare, consumata dalla paura, sentendo  cose strisciare su di me e inseguita dai demoni. Quasi tutti i giorni credevo di essere stata punita da Dio perché ero così disonesta per l'umanità.


Sono anche stata arrestata. Ho dovuto fare rapporto agli agenti di libertà vigilata. Ho fatto tante cose che per me non hanno senso adesso. Ho lasciato casa per diventare senzatetto, ho dormito in metropolitana o nella Port Authority, ho chiesto soldi agli estranei. Sono stata in disabilità. Ho raccolto i mozziconi di sigaretta dal marciapiede per fumarli. Mi sono sentita più in basso del mozzicone sul marciapiede che era stato calpestato tutto il giorno. La maggior parte di me sembrava avesse perso il controllo e qualsiasi parvenza di sé e autostima mi si fosse rigirata contro. Dalla a ragazza brillante che ero una volta, mi ero trasformata in spazzatura. Come la maggior parte della gente, però ho anche avuto innumerevoli esperienze di volare in alto nella vita, seguite da atterraggi di schianto. Ho perso dei buoni rapporti con il mio comportamento indisciplinato. Ho perso posti di lavoro e opportunità come se fossero dei granelli di sabbia che mi scivolavano tra le dita senza essere in grado di aggiustare la presa. Le mie trascrizioni universitarie sono piene di lettere di ogni genere e io rimango senza una laurea.

Ho toccato "il fondo" infinite volte per scoprire che si trattava, in effetti, di un pozzo senza fondo. Finché c'è un impulso, la vita può sempre peggiorare. Ho sofferto di acatisia e discinesia tardiva a causa del mio regime di farmaci, ma il peggior effetto collaterale dei farmaci e del sistema è stata la perdita del mio senso di agire. Non ho mai affrontato la questione che mi ha catapultato nel sistema. Non ho mai trovato un significato nella mia esperienza di vita. Sono soltanto diventata una "malata di mente" e mi sono vista come un estraneo inaffidabile che ha dovuto consultare terapeuti e psichiatri per ogni mossa che facevo riguardo alla mia vita, il che era peggiore del danno cerebrale, della perdita di memoria, del malfunzionamento cognitivo, della minaccia di sviluppo del diabete e insufficienza d'organo tra tutti gli altri effetti avversi dai farmaci che mi sono stati prescritti.

Nella primavera del 2017, ho preso una lezione di Narrative Healing online con il Teleosis Institute, seguita da un insegnante, autore e insegnante di inglese delle superiori, Reggie Marra. La classe mi ha aiutato a migliorare il mio percorso verso un "nuovo modo di essere". Gli incarichi di scrittura erano come una terapia fisica per la mia mente mentre stavo lavorando con tessuto cicatriziale mentale a basse dosi di farmaci in un ambiente di supporto. Una delle letture assegnate alla classe era del dott. Lewis Mehl-Madrona, MD Ph.D. che si è laureato alla Stanford University e all'Istituto di studi psicologici. È un prodigio, psichiatra, geriatra, autore, ecc. Con decenni di esperienza nell'aiutare molti a guarire da malattie mentali e fisiche. Uno studente per tutta la vita, che integra la cultura degli indigeni.

Quando ero a un mese al largo dalle medicine, il dottor Mehl-Madrona accettò di assistermi, e nelle nostre sessioni, ha trattato la mia mente, il mio corpo e lo spirito senza partizioni usando la Medicina narrativa, il rilascio miofacciale osteopatico e la cerimonia all'interno di una comunità. L'integrazione della prospettiva nativa nel mio recupero ha offerto al mio intelletto affamato una potente dose di buon senso che ha risuonato profondamente e messo radici. Il modo in cui i guaritori della Prima Nazione riconoscono l'ambiente e l'individuo che è afflitto ha più senso della dissezione dell'afflitto (e dell'afflizione) dal suo ambiente che   viene maltrattato in modo indipendente dal suo contesto, che era stato per lo più il mio caso nella cura tradizionale. Tutto è connesso. Il dottor Lewis mi ha anche presentato a The Red Road. La sua profonda semplicità lo rende un modo pratico per tornare in linea con ciò che è importante quando mi sento fuori strada. Anche se il mio tempo come cliente è stato breve, posso testimoniare che mentre la sua combinazione di pratiche è atipica, questa consumatrice resistente agli ex trattamenti è più una prova dell'efficacia dei suoi metodi. Recentemente, la sua partner e moglie Barbara Mainguy, MAE, ha accettato di diventare la mia terapeuta. Psicoterapeuta canadese di arti creative e altre discipline, ha una buona conoscenza della psicologia quantistica e ha implementato con me una varietà di modalità che nei miei vent'anni e più di terapia non sapevo nemmeno esistessero. Un professionista laborioso e lungimirante; non è allarmata quando le mie presunte "psicosi" emergono. 

Sarebbe ormai ora che le numerose terapie "non convenzionali" di lunga data ed efficaci venissero coperte dall'assicurazione. Hanno bisogno di essere introdotte nel mainstream in modo che più persone abbiano le risorse per recuperare dalla malattia mentale invece di continuare a perpetuare la loro malattia entro i parametri limitati del sistema attuale. 
Mentre sto tra le rovine del mio passato, parti di me che pensavo fossero morte in qualche modo continuano a strisciare fuori dalle macerie. La mia vita ha molto margine di miglioramento, ma non potrei essere più felice con questo ritorno a casa, che la psichiatria tradizionale non è stata in grado di offrirmi. Nella primavera del 2018 fui abbastanza forte da andare in pellegrinaggio lungo il Cammino di Santiago nel nome della mia defunta madre, nove mesi dopo la sua morte e sei mesi dopo aver lasciato gli psicologi. Questa missione mi ha fortificato in molti modi.

Per essere onesti, ho passato un sacco di bei momenti per tutta la vita, ma ho sentito di fraintendere le regole del gioco, cercando di nascondere le crepe nella mia migliore faccia da poker e tenendo una mano di carte che non sapevo come leggere, mentre stavo in equilibra su un filo alto cercando di scuotere l'implacabile paura di cadere liberamente nell'abisso al successivo passo falso. 
È difficile avere il controllo sulla tua vita quando ingerisci sostanze di controllo mentale prescritte che non sono state progettate per un uso a lungo termine per buone ragioni.

Ora, nella primavera del 2019, sto riconciliando il mio passato con il mio presente con l'intento di avere un miglior domani rispetto ai miei ieri. Ho 39 anni e vivo senza farmaci dal compleanno di mia madre, il 2 dicembre 2017. Al di fuori delle medicine, non riconosco la mia vita come la mia. Mi sento come un sopravvissuto che inciampa nel suo stesso punto zero, guardando da sopra la sua spalla, incerto su cosa sia appena successo, su come sono ancora viva o su come e se è sicuri di costruire una vita degna di essere vissuta. Non importa quanto avrei preferito non svegliarmi da quell'inferno e forse reincarnandomi come qualcos'altro, sono riuscita a sfuggire al sistema ed eccomi qui nella stessa vita, viva e vegeta. La mia preghiera per togliermi dalla mia infelicità fu esaudita, ma non come immaginavo. Mi sento fuori dalla mia profondità con la mia nuova prospettiva di vita.

Sono una non fumatrice e vivo senza farmaci dopo 20 anni di dipendenza. La mia vita potrebbe non sembrare gran che dall'esterno, ma per me è tutto. Sono così grata di riconquistare l'uso del mio cervello! Vivo in un accogliente piccolo appartamento da sola e ho mantenuto lo stesso lavoro per quasi 10 anni. Sono una superstite psichiatrica che fa piccoli e decisivi cambiamenti verso una nuova vita. Sì, a volte ho sintomi intensi che ora riesco a gestire, senza essere ostacolata dagli psicofarmaci. Mentre rimappo la mente, il mio cervello si ripara da solo. La pratica di eseguire nuovi circuiti nel mio cervello apre alla possibilità che forse i cosiddetti sintomi siano una buona cosa, rendendomi umana invece che un membro dei morti che camminano.

La visione senza sostanze psicotrope è così diversa, a volte vertiginosa con la meravigliosa vastità della vita. Poiché essere libera dai farmaci ha fatto esplodere la mia coscienza, ho difficoltà con la meccanica di base e il mantenimento della vita. È una sfida trovare il mio posto nella società e non perdermi nello shuffle. Sono incasinata da cose banali che prendo come promemoria per me per stare calma, lenta e costante, il che rende una sfida integrare più cambiamenti di vita più rapidamente. Il tempo continua a scivolare via e non ho raggiunto gli obiettivi che avevo in mente per il mio primo anno senza farmaci, ma ringrazio il Creatore per questa mia esperienza passata estremamente frustrante e umiliante. Ho così tanto di cui essere grata. Posso dormire senza droghe e posso piangere quando ne ho bisogno di nuovo! Ogni giorno sto diventando sempre più capace di usare le parole per mostrare a qualcuno la vita dal mio punto di vista - che era una prelibatezza riservata a rare occasioni speciali. 

Spero non sia troppo chiedere che non finisca mai. Mi sembra di avere un merito, o forse mia madre sta mettendo una buona  parola per me, mi è stato permesso di tornare nella razza umana. In un certo senso, mi sento come un adolescente di quasi quarant'anni che sta finalmente attraversando una specie di pubertà. Spero che il processo non venga interrotto di nuovo. Mentre percorro con cautela questo spazio mentale condiviso, splendidamente modellato e infinito all'interno e tra tutti noi, prego di continuare a prosperare affinché un giorno la mia esperienza possa essere di servizio agli altri che potrebbero trovarsi in un vicolo cieco nell'ambito della cura psichiatrica tradizionale e hanno bisogno di una mano. Questo nuovo percorso potrebbe non avere alcun segno o garanzia, ma ha più senso dell'inferno ardente da cui sono sorta. Potrei aver fatto molta strada, ma sono appena all'inizio.

In chiusura, vorrei ringraziare le persone che ho menzionato sopra, e i loro pari, per non arrendersi quando il sistema ha fatto loro resistenza per osare pensare, praticare la medicina e costruire vite al di fuori della normale "scatola nera" . Se non fosse per loro, non sarei qui. Sono i pionieri e i fari di luce che continuano a illuminare il sentiero oscuro verso una nuova alba all'interno del nostro sistema sanitario.

fonte:madinamerica.com

mercoledì 1 maggio 2019

L'eterno dilemma del corpo e della mente

Lungi da dare una risposta esaustiva sulla questione, naturalmente ho le mie idee, ma vorrei qui esporre alcune considerazioni e suggerimenti con la speranza (o forse l'ardire) di riuscire a fare un po di chiarezza.
Io non capisco perché gran parte degli studiosi, operatori o esperti di salute mentale,  tendono ad arroccarsi ciascuno sulle proprie posizioni relativamente al dilemma delle cause dei disturbi mentali. 
Perchè non siamo capaci di vedere il problema nella sua globalità? Gli organicisti, che sono la maggioranza, vedono malattie di origine genetica che producono nel cervello degli scompensi chimici. Vere e proprie malattie organiche che colpiscono il cervello, anche se nessuno ha mai dimostrato la loro esistenza, proprio come altre vere malattie del cervello, che invece sono appannaggio dei neurologi. Da oltre mezzo secolo gli psichiatri continuano a ripetere come un disco rotto  che siamo ad una svolta e che le prove delle loro teorie che poggiano sul nulla si stanno per rivelare grazie alle nuove scoperte, alle innovative tecniche di neuroimaging ecc. Tuttavia nonostante si brancoli ancora il buio assoluto sulla questione, non si risparmiano di inventare nuove neurotossine  che sono solo capaci di attutire i sintomi senza  intaccare minimamente le cause della sofferenza. Non solo, si limitassero a questo andrebbe ancora bene, purtroppo oltre ad avere (ricordiamolo solo quando va bene) l'effetto terapeutico sperato, hanno anche una miriade di effetti indesiderati che messi insieme provocano un aggravamento ulteriore delle condizioni generali psicofisiche e perfino della presunta malattia che vorrebbero curare, rendendola cronica e inguaribile. Questo è un semplice fatto, che non mi stancherò mai di denunciare. A chi mi chiede dove siano le prove, basta guardarsi intorno facendosi le giuste domande o leggere per esempio i libri di Robert Whitaker, noto giornalista investigativo statunitense il quale sta mettendo in crisi  a piccoli passi il colosso psichiatrico-farmaceutico.

Su una cosa, credo che siamo tutti d'accordo: i sintomi dei disturbi mentali sono una reazione a qualcosa. Quello che è più difficile da capire comunque è che questa reazione spesso potrebbe essere l'unico modo che l'insieme mente-corpo ha per raggiungere un suo equilibrio. 
L'assunto corrente che i disturbi mentali siano vere e proprie malattie organiche hai indubbiamente dei limiti. Per cominciare, penso che  dovrebbe essere possibile che qualsiasi disturbo mentale possa accadere a chiunque nelle opportune condizioni, senza per questo dichiarare di avere una malattia cronica e inguaribile sottostante. L'esempio che mi viene in mente per spiegarmi meglio è quello della febbre. La febbre è un sintomo dovuto ad una reazione del corpo ben precisa ed ha anche una sua funzione quando la causa è ad esempio l'influenza. L'influenza è per questo motivo una malattia cronica e inguaribile? Cioè siamo tutti malati cronicamente di influenza?  No, l'influenza è un disturbo prevalentemente stagionale, solitamente di origine virale che ha il suo decorso senza complicazioni se ci teniamo opportunamente a riposo, coperti bene  e mangiamo poco cibo. Medicinali sono solitamente sconsigliati a meno che la febbre non sia troppo alta o duri troppo a lungo. In altre parole, il sistema immunitario se funziona bene farà il suo lavoro di pulizia se lo lasciamo in pace. Curiosamente sappiamo anche che quando la temperatura sale parecchio in alcuni casi si può manifestare delirio, tuttavia questa 'psicosi' la riteniamo innocua proprio perché associata al malessere temporaneo. 
Ora la variabile che implica una diagnosi psichiatrica di malattia mentale sarà semplicemente la sua durata. Si parla di malattia mentale quando il sintomo ha una durata superiore ad un certo limite, proprio come si parla ad esempio di altra condizione più grave quando la febbre dura più di tot giorni. Cioè quando la reazione naturale del corpo non è capace di ristabilire un equilibrio in tempi brevi.  Questo ragionamento implica che qualsiasi condizione anomala non può protrarsi per più di un certo tempo, ed è secondo il mio modesto parere assai limitante quando siamo nel campo dei disturbi mentali. E' limitato dalle convenzioni sociali, perché il nostro stile di vita ci impone di essere efficienti con continuità , perciò ogni eccezione a tale standard comunemente accettato diventa un segno di malattia, senza poter accettare che talune reazioni hanno bisogno di molto  tempo per essere elaborate ed avere la loro funzione 'terapeutica' riparatrice.  
Relativamente alle cosiddette malattie mentali come si può dimostrare ciò? 
La validità di questo assunto è a mio parere dimostrata dall'approccio finlandese chiamato 'Open dialogue' dove i casi di primo episodio psicotico vengono trattati in modo non convenzionale,   senza usare pericolose neurotossine o lasciandole ridotte al minimo, e spostando l'attenzione verso l'ascolto, la compartecipazione attiva di tutte le figure intorno al 'paziente' evitando diagnosi, giudizi  e terminologia medica. Si è visto in questo modo un tremendo risultato positivo di persone completamente recuperate  e asintomatiche , si parla di oltre l'80 % di successi. Quale sia la causa, alle persone viene dato il tempo e la possibilità di elaborare quello che è accaduto a loro, soprattutto, non viene detto  loro che hanno una malattia cronica con la quale dovranno necessariamente convivere per tutta la vita. Io sono propenso a credere che questo metodo funziona non grazie a qualche azione terapeutica specifica, ma soprattutto grazie alla  mancanza di un approccio convenzionale con tutto il suo carico di stigma, false profezie e neurotossine.  Ciò resta in accordo con quello che accadeva prima dell'era farmacologica, cioè che una fetta consistente delle persone si sarebbe ripresa senza manifestare sintomi o manteneva un intervallo di tempo molto lungo tra l'insorgenza delle crisi.

Quindi un aspetto importante sempre più trascurato che invece dovrebbe essere considerato è la natura temporanea delle crisi. 
Riassumendo possiamo elencare alcuni  concetti chiave: 

 1 - I disturbi mentali possono colpire chiunque dato un appropriato insieme di circostanze

 2 - I disturbi mentali, se si escludono vere anomalie o condizioni mediche riconosciute sarebbero per loro natura fenomeni temporanei e rari.

 3 - Le persone recuperano pienamente anche dai problemi mentali più estremi e gravi. 

 4 - le esperienze umane di stati estremi detengono senso e saggezza per essere comprese ed elaborate dalla persona che le vive. 

Questo ultimo punto è anche quello più disatteso, chiaramente perché si deve intervenire tempestivamente per fermare ad ogni costo il delirio, la psicosi. Questi interventi però, non fanno altro che rimandare all'infinito una 'risoluzione' autonoma e duratura del problema. 
Lo psichiatra ceco Stanislav Grof lo spiega chiaramente nei sui scritti  ma egli però fa anche una doverosa distinzione tra le crisi che sono di tipo 'evolutivo' (emergenze spirituali)  o di tipo prettamente organico, cioè dovute a vere malattie neurologiche.  
A mio parere questa distinzione è un po' più sfumata anche specialmente alla luce dei risultati che si sono ottenuti in Finlandia, dove l'elaborazione della crisi rappresenta il fulcro del 'trattamento'. 
Ricordo che la mia prima e più profonda crisi di 'vetta' del 1987 non venne prontamente abbattuta con potenti antipsicotici in regime d TSO come invece accadde nelle successive. Anche se con indubbia dose di preoccupazione, in special modo da parte delle persone a me vicino che non capivano cosa mi stava succedendo, l'esperienza  andò avanti fino alla sua naturale estinzione. Arrivai alla diagnosi e ad assumere solo del litio consigliatomi da un neurologo che tuttavia presi in dosaggio minimo rispetto a quello chiamato con eufemismo 'terapeutico' e per una durata di un paio di mesi.  Dopo questo minimo 'trattamento' del primo episodio psicotico non ho più avuto simili crisi per i successivi 13 anni. Dopo la successiva crisi che da una parte avevo ricercato con fervore, mi convinsero che avrei dovuto assumere farmaci stabilizzatori per tutta la vita. In seguito a questa convinzione, passai i 6 peggiori anni della mia vita con crisi ricorrenti e conseguenti ricoveri dove venivo prontamente riempito di neurotossine. Alla fine di questi cicli ricorrenti mi convinsi che forse la 'cura' era da considerarsi la prima responsabile delle mie ricadute. 

Ma dopo questa introduzione vorrei arrivare al punto centrale di questo mio contributo. 
Quello che io sostengo da un po di tempo a questa parte è che può avere un senso agire in un modo piuttosto che in un altro indipendentemente dalle vere cause, in quanto una cosa può influenzare l'altra. E' perfettamente plausibile per esempio che la mente possa cambiare, tramite la volontà delle abitudini alimentari nocive, oppure  interferire sulla biochimica generale per favorire o bloccare l'assorbimento di determinate sostanze, oppure ancora, la mente potrebbe modificare il metabolismo, il sistema immunitario, il sistema linfatico ecc.  Tutto questo ha una senso per me. Ha poco senso invece intossicare intenzionalmente il corpo per modificare la mente, o assumere delle droghe per alterare il nostro hardware e ingannare così la mente. Sarebbe come ostinarsi a modificare l'hardware di un computer quando il problema è nel software.  A volte potrebbe essere possibile, altre volte no.
Comunque ha poco senso negare a priori l'efficacia di un trattamento della mente rispetto a quello del corpo e viceversa; come si spiegherebbe altrimenti il successo di approcci non 'convenzionali'?
E' stato dimostrato che i traumi, le emozioni possono influire sulla biochimica, quindi è sensato intervenire anche sulla biochimica per rimediare purché venga fatto nel modo corretto, senza ricorrere a veleni. 
Ho ammirato molto e sono un fan del grande neurologo purtroppo scomparso Oliver Sacks. Ho divorato diversi suoi libri e compreso come lui quanto sia affascinante la capacità adattativa del cervello in seguito a gravi traumi,lesioni, o malattie neurologiche. Se prendiamo per buono l'assunto che la natura non va mai contro sé stessa, il corpo non va mai contro sé stesso, i sintomi della cosiddetta malattia mentale potrebbero essere una forma di adattamento che il corpo adotta per proteggersi. Questo è un concetto un po' forte , duro da digerire. Immagino per esempio che un problema grosso come il cancro sia difficile da considerare in questi termini. Nonostante ciò, c'è chi afferma che anche il cancro sia una forma di adattamento e la sua proliferazione non è il risultato dell'inevitabile decorso di tale malattia, ma piuttosto della cure tradizionali per questa terribile condizione. Dicesi che dalle autopsie fatte risulta che vengono trovati molti tumori in stato latente innocui e perciò mai diagnosticati. 
E' difficile per me digerire questo, come è difficile essere concordi con chi afferma per esempio che il virus dell'HIV non esiste, che tramite gli aerei avveleniamo intenzionalmente i cieli per diffondere malattie, che i tumori siano soltanto dei traumi irrisolti, che si possono curare con il bicarbonato o con diete appropriate, che tutti i vaccini siano nocivi e inutili ecc ecc.  
Ma anche se difficile da credere, penso che sia possibile  guarire da una situazione grave o difficile grazie esclusivamente alla convinzione che ciò sia possibile. In altre parole, anche i ciarlatani e i venditori di olio di serpente hanno la loro fetta di 'miracolati' altrimenti non si spiegherebbe il fatto che tanta gente si affida a loro piuttosto che alla medicina ufficiale. Le persone possono credere a qualunque cosa anche se non esistono spiegazioni razionali, davanti a fatti concreti e prove aneddotiche.
Quindi mi fanno sbellicare quelli fissati con le prove empiriche , con gli studi a doppio cieco randomizzati, quelli che non credono a niente che non sia perfettamente replicabile e scientificamente dimostrabile al 100%. Questo non perché ritengo inutile provare scientificamente un qualunque rimedio ma piuttosto perché in un campo così complesso, aleatorio e poco conosciuto come il cervello, occorre avere la mente aperta a tutte le possibilità. Così ritengo un abominio  ignorare o denigrare  per esempio il grande e immenso lavoro di Abram Hoffer, considerarlo perfettamente inutile anche davanti all'evidenza di avere salvato la vita di migliaia di suoi pazienti , ricordiamolo, tutti debitamente diagnosticati inguaribili e cronici della peggiore etichetta psichiatrica. Erano tutti falsi malati? Era tutto merito del suo carisma e il semplice fatto che un medico psichiatra dicesse ai sui pazienti che sarebbero comunque guariti? 
Grazie a lui sono diventato anche io un fan della B3 o Niacina. Ogni tanto mi faccio un ciclo di trattamento con grande giovamento almeno del mio colesterolo ma in particolare lo faccio perché mio padre morì di infarto a appena mezzo secolo di età. La RDA (fabbisogno giornaliero) della B3 è di 18 milligrammi, il minimo per non sviluppare la pellagra. Tale vitamina è implicata  in circa 400 reazioni biochimiche corporee; una mole enorme di funzioni vitali. Il flush (razione di arrossamento) che da è molto piacevole quando è leggero, abbastanza fastidioso quando è forte, ma così si può misurare il proprio fabbisogno. Così scopro che la dose assunta raggiunge anche 10 volte quella raccomandata. Provate ad assumere 10 volte la dose raccomandata di un qualsiasi farmaco; un modo rapido ed efficace per togliere il disturbo per sempre dal mondo. 

Ma sto di nuovo divagando. Per tornare al punto, penso ad esempio come mai nei paesi dove vigono situazioni intollerabili di miseria, conflitti etnici, guerre di potere , perciò gente sottoposta a massicce dosi di traumi, non vi siano nel contempo picchi enormi di malattie mentali. Ancora, perché ad esempio due individui diversi , sottoposti agli stessi traumi non sviluppano entrambi la stessa malattia mentale ma solo uno di questi viene colpito? La risposta potrebbe  essere che lo sviluppo dei disturbi mentali dipende essenzialmente dalla reazione individuale, che a sua volta dipende da altri fattori tra i quali anche la predisposizione. Ma la predisposizione cos'è?  Può essere un condizione organica o può non esserlo? 
Ci sono domande che temo non avranno mai una risposta definitiva. E' nato prima l'uovo o la gallina? Si possono solo fare delle ipotesi e in base a queste cercare delle verifiche. 
Io qui mi fermerei, e rileggendomi ho come l'impressione di avere aumentato la confusione piuttosto che avere fatto chiarezza. Ma questo è normale quando si entra in un tale ginepraio. Buona vita. 
Recuperamente