Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

sabato 26 aprile 2014

Farsi del male, perché?

Oggi vorrei parlare di un altro 'tabù' della psichiatria, insieme al suicidio, quei tipi di comportamenti che è meglio non dire, meglio  nascondere perché provocano imbarazzo, vergogna e altri simili sentimenti negativi. 
Sebbene io abbia talvolta  contemplato il suicidio e non mi vergogno ad ammetterlo, anche se poi non l'ho mai pianificato e tentato davvero, quello che stento molto a comprendere sono i comportamenti autolesivi. Nonostante che abbia sperimentato stati di dolore emotivo, presumo sufficientemente profondi, ovvero quelle sensazioni dove sei in condizioni tali da non sapere dove andare a sbattere la testa, da non sopportare di essere vivo e sveglio, dove il dolore si placa solo durante il sonno per un tempo infinitesimale rispetto all'eternità che ci aspetta nella veglia, non riesco ancora a capire come diventi spesso necessario arrivare a farsi del male, cioè aggiungere intenso dolore fisico  per alleviare questo dolore emotivo. 
Forse i miei stati cosidetti 'down' non hanno mai avuto quella componente ansiosa di cui spesso sento parlare, oppure problemi di insonnia tali che possono portare a quello stato alterato di coscienza chiamato psicosi, per poi prendere la piega di una sorta di bad-trip, un viaggio allucinante nel regno del terrore. 

Dato quindi che non ho esperienza diretta di autolesionismo, cercherò di farmi un'idea basandomi su ciò che scrivono altri, direttamente coinvolti con questo problema. 

Intanto occorre dire che secondo una ricerca presentata recentemente presso l'Università di Lund in Svezia i giovani che intenzionalmente danneggiano se stessi non stanno  necessariamente dimostrando segni di malattia mentale. 
Perciò, contrariamente a quello che potrebbe dire uno psichiatra, solo una minima parte di quelli che manifestano tali 'impulsi' li mantengono a lungo nel tempo e sarebbero quindi affetti, sempre secondo la psichiatria,  da una sorta di malattia mentale.

Storicamente questo tpo di comportamenti erano legati a sentimenti religiosi di punizione e mortificazione della carne,  visti come azioni coraggiose compiute da individui  molto devoti. 
Oggigiorno questo tipo di azioni torna in auge per vie diverse, una di queste è ad esempio la tendenza chiamata 'Emo', che pare derivi da una branchia del punk che si è sviluppata negli anni 80 e che riguarda oggi i giovani nella fascia di età adolescenziale dai 13 ai 20 anni. Gli 'emo' si distinguono più che per il look dark e il trucco pesante,  proprio per questo modo di essere, che nella psichiatria ortodossa viene indentificato ed etichettato con diagnosi tipo 'borderline' e bipolare II. Inutile dire che questa specie di moda è fonte di grande preoccupazione per i genitori  di questi adolescenti che come molti loro coetanei non riescono ad integrarsi in una società profondamente malata.  
E mentre una volta i giovani 'ribelli' si davano alle droghe di svago più o meno leggere sognando Woodstock, oggi è preferibile darsi agli antidepressivi e simili droghe legali, sempre naturalmente ben condite con l'immancabile alcool.  
Mi viene in mente che la filosofia di questi giovani in definitiva potrebbe essere abbastanza semplice: dato che si deve star male comunque, poiché non è possibile cambiare il mondo, allora facciamo del nostro star male una condizione desiderabile, una moda, fino a spingere al massimo il desiderio di annullamento. 
Tuttavia va detto anche che chi tende a comportamenti autolesivi lo fa anche per evitare in tal modo il gesto più estremo di annullamento cioè il suicidio. 
Quindi sembra che il comportamento autolesivo non sia un'anticamera del suicidio, anzi pare che sia proprio un modo, un 'diversivo' per evitare il gesto estremo. 

Pare che ci siano studi che dimostrano che costringere qualcuno a smettere di auto-lesionarsi aumenta il rischio di suicidio, non il contrario.
Ma leggiamo le parole dei diretti interessati: 

"A volte mi sono sentita come se galleggiassi sopra me stessa e a tutto ciò che accade nella mia vita, e io non sono proprio sicura di come tornare nuovamente dentro il mio corpo. Durante quei momenti, farmi del male mi ha aiutato a tornare con i piedi per terra. A volte, sento un dolore emotivo così profondo che sale nel petto e diventa così grande che io non so che altro fare. Farmi male mi ha dato qualche volta un po 'di capacità di liberare e controllare il dolore in un mondo che altrimenti può rivelarsi abbastanza caotico."

"galleggiare sopra se stessi" sembra che qui si parli di uno stato non ordinario di coscienza o stato psicotico. C'è chi afferma che tale stato sia una sorta di auto-protezione del corpo che mette in atto queste difese quando il dolore diventa insopportabile. Cioè esistono situazioni tali per cui il cervello (o il corpo) produce  da sè quelle sostanze nella forma di endorfine, che funzionano da calmanti o antidolorifici. 
Si è riscontrato anche che le persone in determinati stati alterati diventano insensibili al dolore fisico. 


"Sono abbastanza sicura che una bruciatura sul braccio implica in realtà molto meno rischio per la mia vita e il benessere rispetto alle molteplici varietà di modi che persone là fuori  danneggiano se stessi ogni giorno."

Qui mi trova un po' preplesso; effettivamente di una bruciatura qualcosa rimane, almeno una cicatrice per tutta la vita. Io ho conosciuto una donna che aveva una discreta collezione di cicatrici da bruciatura nelle braccia ed in estate era piuttosto imbarazzante mostrarle in giro. Tuttavia se lo paragoniamo ad altri modi o strategie atte a sopportare l'angoscia di vivere come ad esempio il bere smodatamente o farsi di droghe pesanti, allora una bruciatura su un braccio diventa effettivamente un rischio minore per la propria vita.   

"Invece di ospedalizzarmi, se solo qualcuno in quel momento della mia vita fosse stato disposto a sedersi accanto a  me nel dolore e farmi domande per capire ... Se solo avessero fatto spazio per me, per parlare del perché mi faceva così tanto male... Se solo si fossero chiesti ad alta voce quale impatto nella mia vita avrebbero avuto il mio tagliarmi e le bruciature.."

Adesso, sembra che la risposta ad un disparato bisogno di aiuto non possa essere altro che il ricovero nel reparto psichiatrico,  senza considerare la possibilità di altre opzioni, meno 'traumatiche'. 
Io purtroppo ho avuto l'esperienza di essere ricoverato in un simile reparto, ed ho visto diversi casi di persone ricoverate li dentro volontariamente a seguito di una grave crisi depressiva e anche di tentativi di suicidio o gravi gesti autolesivi. Mi ricordo sempre un giovane ragazzo apparentemente tranquillo,  di buona famiglia educato e gentile che mi disse di avere tentato l'auto-evirazione con un paio di forbici.
Gran parte di queste persone passano la vita ad entrare e uscire dal reparto perché in effetti non ricevono alcun tipo di risposta ai loro problemi di base se non quella di venire imbottiti di psicofarmaci fino allo stordimento. Dal momento che entrano in  reparto, può trascorre diverso tempo, senza che nessuno si prenda la briga di 'sedersi accanto' e fare domande tranne forse gli altri utenti ricoverati o qualche infermiere mosso a compassione. 
Mi ricordo sempre di un piccolo episodio: una giovane donna in preda a una crisi di disperazione, non smetteva di piangere, urlare, battere pugni contro le pareti e strapparsi i capelli.
Continuava così da un bel po di tempo senza che nessuno degli addetti muovesse un dito, nessuna parola da questi, che fosse di conforto o di rimprovero pareva avere alcun effetto su di lei.   
Così mi venne in mente in un modo molto spontaneo di abbracciarla e accarezzarla come fosse una bimba piccola, come se fosse stata mia figlia. 
Sorprendentemente si acquietò subito; io senza avere alcuna preparazione professionale feci ciò che umanamente veniva spontaneo da me. Successivamente, questa ragazza mi lasciò uno scritto sul mio pc portatile (che incredibilmente mi facevano usare) per ringraziarmi di quello che avevo fatto.  Ora non dico che quello che ho fatto quella volta, funzioni allo stesso modo e sia efficace in tutte le occasioni di questo tipo, tuttavia in quel particolare momento funzionò e quella non fu la sola volta che fui capace di una cosa del genere, vi era stato un precedente simile che funzionò nella sorpresa generale degli addetti 'professionali'. 

La straordinaria varietà delle condizioni umane non finisce mai di sorprendermi. Per quanto, insolite,  terribili o bizzarre siano, sono convinto che tutte le esperienze 'estreme'  hanno la loro chiave di accesso. Cioè che sia possibile trovare un approccio 'olistico' dolce, non traumatico, per ristabilire la calma e la tranquillità , il che non significa necessariamente ristabilire la 'ragione' o la presunta sanità mentale.
Per fare un esempio, supponiamo una persona in preda al terrore che si sente minacciata dagli alieni. Per quanto si tenti di spiegare razionalmente che le sue paure sono infondate, ella diventa sempre più convinta che gli alieni hanno preso la forma umana dei familiari, degli amici fino al personale del reparto. Un modo per aiutare questa persona potrebbe essere  quello di trovare dei punti a favore della sua storia, sedersi accanto e con spirito di collaborazione, cercare per esempio casi simili su internet, persone che hanno avuto esperienze di persecuzioni da esseri alieni e le strategie che hanno attuato per affrontare il problema. 
Dalle esperienze di cui si legge o si sente parlare, a volte la cosa migliore implica il 'fare' meno possibile, dove agire significa in questo contesto costringere a fare qualcosa, anche contro l'altrui volontà. Lasciare invece per quanto possibile la massima libertà. Ovvio che questo non significa che la gente si debba poter  tagliare, bruciare e mutilare a piacimento. 
Nel caso di tendenze autolesive, si potrebbe  intervenire preventivamente con l'aiuto di qualcuno che ha già attraversato e fatto fronte a esperienze di questo tipo, ed ha escogitato metodi di riduzione del danno e simili strategie magari per riuscire a distrarsi o incanalare l'energia negativa in altro modo non distruttivo. 

Sono convinto che molto si potrebbe fare se solo si uscisse una volta per tutte dal paradigma  delle diagnosi, della malattia mentale , del DSM e le appropriate 'terapie' chimiche, che considerano questi esseri umani al pari di macchine difettose, ignorando completamente la loro storia personale e il contesto sociale.
Psichatri illuminati come Loren Mosher, R.D.Laing, il dott. Giorgio Antonucci, Mariano Loiacono, Abram Hoffer, ecc. Esperienze e studi come le case Soteria, il dialogo aperto in Finlandia, l'ECPR, i santuari per l'accoglienza,  ci hanno indicato che una  strada alternativa è possibile, peccato che nessuno guardi a queste vie in nome di una consuetudine basata sul profitto e falsa scienza che non solo calpesta ogni diritto e dignità umana, ma peggiora e rende cronici problemi altrimenti temporanei e risolvibili.


sabato 12 aprile 2014

Bipolare ovunque

Prendete un depresso occasionale, (la depressione in effetti una volta era considerata occasionale) dategli antidepressivi e dopo un po di tempo se tutto va bene diventerà un depresso cronico, altrimenti un 'bipolare' che sperimenterà ipomania. 
Questo è il tipico percorso di tanti bipolari "fasulli" , i quali non sono affatto paragonabili a coloro che presentano le caratteristiche tipiche del temperamento maniaco-depressivo. Tuttavia bipolare è fico, va di moda, perché è anche sinonimo di genio e sregolatezza. Volete mettere? Un monodepresso è uno sfigato, anche se non al livello di uno schizofrenico che rappresenta la diagnosi più infausta. Ironia della sorte però tale terribile diagnosi è anche quella con maggiore tasso di recupero naturale ma allo stesso tempo con il trattamento più debilitante e distruttivo. Secondo solo al trattamento del bipolare, ormai composto dagli immancabili neurolettici, sostanze note per essere  neurotossiche e neuro-degenerative. 
In questo breve articolo viene spiegato come la diagnosi di Bipolare II sia in effetti illegittima (non è che le altre lo siano di più eh), con i risultato di ottenere..


Una epidemia  bipolare

28 Gennaio 2012 
di Jill Littrell, Ph.D.RSS



E' stato documentato un recente aumento drammatico nelle diagnosi di disturbo bipolare (Moreno, Laje et al., 2007). Il disturbo bipolare (o sindrome maniaco-depressiva ndt) era in passato un evento relativamente raro. Quando lavoravo in ospedale statale  negli anni 1970, nel corso di un periodo di 7 anni, ricordo solo 4 o 5 pazienti con una diagnosi di disturbo bipolare. La maggior parte dei pazienti presso l'ospedale statale venivano etichettati come schizofrenici. Adesso, quando io insegno ai miei corsi in materia di tossicodipendenza o di Psicopatologia, almeno due o tre studenti della classe ogni semestre annunciano, con entusiasmo, che sono stati diagnosticati col disturbo bipolare.

Perché questo drammatico aumento? Ebbene, nel 1994 con la pubblicazione del DSM-IV, il disturbo Bipolare II è stato aggiunto alla lista delle diagnosi dello spettro bipolare. Se si leggono le motivazioni ufficiali per la nuova diagnosi (vedi Dunner che ha guidato il comitato), vi diranno che tali criteri per Bipolare II sono  una via di mezzo tra quelli con depressione maggiore e quelli con diagnosi di bipolare I che hanno parenti con diagnosi di bipolare I. Così, anche se gli altri (Kupfer et al.)  sostengono che quelli col disturbo Bipolare II sono probabilmente solo depressi, la nuova diagnosi di bipolare II è diventata legittima.

Mentre non ho letto nessuna spiegazione ufficiale sul motivo per cui una nuova diagnosi (Bipolare II) doveva essere formulata, posso offrire una certa speculazione riguardo a ciò che era cambiato in psichiatria che avrebbe potuto essere la spinta per la nuova diagnosi. Durante il 1980, le prescrizioni di antidepressivi vennero ridotte. L'emergere della mania in persone trattate con antidepressivi fu ampiamente osservata. C'era la speculazione che solo in coloro che erano predisposti verso la mania l'avrebbero  innescata con gli antidepressivi. Forse, la diagnosi fu un nuovo tentativo di identificare persone che soddisfano i criteri per la depressione, ma che non devono essere trattati con antidepressivi. L'aggiunta di Bipolare II alla pubblicazione del 1994 del DSM-IV ha coinciso con notizie di mania emergente con farmaci antidepressivi. Così, la nuova diagnosi può essere emersa non perché vi era una popolazione  problematica e sofferente, ma piuttosto perché i trattamenti stabiliti hanno causato dei disordini.

Quindi, come si fa a soddisfare i criteri per essere bipolare II? In primo luogo, ad un certo punto della propria vita, si dovevano soddisfare i criteri per la depressione maggiore. Nessun problema, dal momento che attraverso studi di comunità si scopre che il 24% della popolazione, ad un certo punto della loro vita, ha incontrato i criteri per la depressione maggiore e altri studi condotti in Australia scoprono che la percentuale di persone che sta vivendo un attacco di depressione può arrivare anche al 40%. Per una diagnosi di Bipolare II, si deve rispondere a criteri di "ipomania". Per soddisfare i criteri per un episodio di ipomania, ci deve essere un periodo di quattro giorni durante il quale la persona è irritabile o ottimista, parla rapidamente, ha pensieri rapidi, problemi di sonno, mostra un'elevata stima di sé, si distrae facilmente, e si impegna in piacevoli comportamenti a rischio. 
Naturalmente, se uno sperimenta "significativi"  problemi a casa o al lavoro durante questo periodo di quattro giorni, poi l'episodio viene etichettato come mania, non più ipomania. Non sorprende che degli studi indicano che alte percentuali di popolazione generale hanno incontrato i criteri per l'ipomania (Udachina & Mansell, 2007).

Con l'aggiunta di Bipolare II al manuale, Akiskal, un esperto di disturbo Bipolare, prevede l'aumento della diagnosi. Egli ha suggerito che la metà di coloro che sono stati diagnosticati con criteri per la depressione saranno rietichettati come bipolari. Le sue predizioni sembrano essere corrette. La diagnosi è ormai diventata un'epidemia.

Il problema con il termine Bipolare II è che esso implica che Bipolare II e bipolare I condividono una eziologia comune. In realtà, Coryell e colleghi hanno seguito persone che soddisfano i criteri per Bipolare II. Quelli con Bipolare II non avevano più probabilità di provare mania di chiunque altro. Esperti in materia bipolare (Vieta & Suppes, 2008; Judd et al 2003) riconoscono che la ricerca sui geni suggerisce che Bipolare II e bipolare I non condividono comuni varianti dei geni predisponenti. Infine, la ricerca di Judd e colleghi suggerisce che monitorati nel tempo, le traiettorie per bipolare Bipolare I e II sembrano variare. Così, in termini di causalità sottostanti, Bipolare I e Disturbo Bipolare II hanno poco in comune. perciò, l'etichetta comune è fuorviante.

[..]

Naturalmente, le conseguenze nello sbagliare una diagnosi di disturbo bipolare sono gravi. I farmaci per Bipolari hanno gravi effetti collaterali. E' stato stimato che il Litio distrugge i reni a circa il 12% delle persone in un periodo di 20 anni (Presne et al., 2003). Gli antipsicotici atipici ridurranno il volume della corteccia cerebrale nel corso di un biennio (Ho et al., 2011). Gli anti-convulsivanti possono causare danni al fegato e pancreas e indurre depressione (PDR). Poi c'è la questione di sintomi di astinenza quando si avrebbe il potenziale di interrompere i farmaci. Questi pericoli non sono banali. La pratica della diagnosi di disturbo bipolare è ormai un'epidemia. L'etichetta  probabilmente abbrevierà la vita di molte persone che altrimenti avrebbero resistito di fronte alle avversità.

Fonte: madinamerica.com

giovedì 3 aprile 2014

Domande agli psichiatri

Ecco una carrellata di domande che vorrei fossero poste agli psichiatri da ogni loro 'cliente'.  Ad alcune di queste domande ho provato a darmi una risposta ma altre non ne hanno oppure sono troppo imbarazzanti. Chi avesse in mente altre domande da porre, può aggiungerle come commento a questo articolo ed io avrò cura di inserirle. Chissà infine se qualche esperto della salute mentale si degnerà di rispondere o confutare alcune di queste affermazioni che lungi dall'essere esclusivamente farina del mio sacco provengono da persone molto competenti e con una lunga esperienza alle spalle. 



Psicofarmaci

Perché tra gli effetti secondari degli psicofarmaci ci sono proprio  i sintomi delle malattie che tentano di correggere?

Perché la dismissione improvvisa di psicofarmaci porta quasi sempre a una crisi?

Perché così tanti problemi di dismissione non sono riconosciuti e sono invece considerati e trattati come "malattia di base"?

Perché non viene data corretta informazione sugli effetti iatrogeni, e non vi è alcuna competenza né disponibilità dei medici rispetto alla corretta dismissione di queste sostanze?

Perché secondo gli psichiatri non ci sono problemi ad interrompere un trattamento con antidepressivi mentre in rete esistono forum tematici dove migliaia di persone raccontano una storia completamente opposta e parlano di enormi difficoltà e problemi dovuti alla loro dismissione?

Perché molti psichiatri amano fare l'esempio del diabete per giustificare l'assunzione cronica di psicofarmaci,quando è evidente che non vi sono  test biologici come nel diabete per le malattie mentali, nè esistono evidenze che gli psicofarmaci siano indispensabili al pari dell'insulina?

Perché la maggior parte degli  psichiatri continuano a prescrivere psicofarmaci in abbondanza e in polifarmacia mentre molte revisioni di studi ci dicono che a lungo e medio termine sono dannosi e meno efficaci del placebo?

Perché nonostante l'uso massiccio di antidepressivi (1 su 5 persone in USA li assumono) i suicidi non sono affatto diminuiti? 

Perché alcuni psichiatri amano prescrivere neurotossine come i tranquillanti maggiori, sostenendo perfino che l'uso continuativo di tali veleni sia neuro protettivo a fronte di una terribile malattia neuro-degenerativa chiamata schizofrenia?

Perché gli psichiatri sono convinti così come lo è l'opinione pubblica che gli effetti indesiderati dei neurolettici (discinesia tardiva, sindrome maligna, degenerazione fisica e mentale) siano invece le  conseguenze di una terribile malattia cronica e degenerativa chiamata schizofrenia?

Perché la stragrande maggioranza dei medici danneggiano ulteriormente  i loro pazienti, dicendogli che i sintomi di astinenza significano che sono ancora malati e hanno ancora bisogno di psicofarmaci?

Se un alcolista sta peggio quando non beve più alcool,  questo significa che gli mancava l'alcool nel cervello quando ha iniziato a bere? 

Il fatto che l'alcool sia efficace contro la timidezza significa necessariamente che quest'ultima è una malattia e che l'alcool sia una medicina appropriata?

Siete d'accordo che una medicina ci dovrebbe aiutare a stare meglio, e non provocare malfunzionamenti o danni al nostro sistema nervoso centrale?

Perché da quando sono stati introdotti gli psicofarmaci il tasso di disabilità per malattie mentali è aumentato di 10 volte? 


Trattamenti

Perché le malattie mentali sono in aumento nonostante le cure? Tante malattie che una volta imperversavano sono state debellate dalla medicina; perché non è accaduto la stessa cosa con le malattie mentali?

Perché un'aspettativa di vita mediamente inferiore di 20-25 anni per chi assume cronicamente farmaci psichiatrici e almeno 150 mila morti all'anno nel mondo per cause riconducibili alle cure  mediche, terza causa di morte dopo cancro e problemi cardiovascolari, dovrebbe considerarsi un successo della medicina moderna? Successo per i miliardi che le farmaceutiche raccolgono?

Perché gli psichiatri sono generalmente all'oscuro rispetto ai  metodi non farmacologici di successo per il trattamento dei problemi mentali quali ad esempio Soteria, Dialogo aperto finlandese, Medicina Ortomolecolare, tanto per citarne alcuni?

Perché nei paesi più sviluppati dove sono disponibili i trattamenti farmacologici più innovativi e maggiori risorse finanziarie per la salute mentale vi sono i peggiori pazienti? Perché nei paesi del terzo mondo, dove l'uso di farmaci è più limitato  vi è un tasso di recupero maggiore?

Per quale motivo negli stati uniti, in meno di 10 anni (1994 -2003) il numero dei bambini bipolari è cresciuto di circa 40 volte?

Perché i paesi con i migliori servizi psichiatrici sperimentano tassi di suicidio più elevati?

Perché si dovrebbe continuare un trattamento che non migliora , anzi peggiora le condizioni del destinatario? Eppure questo è ciò che si vede fare più di frequente.

Quali sono le prove a sostegno del modello di recupero in voga, ovvero  che le persone con una malattia mentale dovranno arrendersi alla propria disabilità per mezzo di un processo continuo di accettazione e di adattamento, e la riformulazione delle loro aspirazioni di vita?


Accuratezza delle diagnosi psichiatriche

Perché al giorno d'oggi l'etichetta diagnostica "disturbo bipolare" o "malattia maniaco-depressiva" sta aumentando la sua popolarità per la stessa costellazione di sintomi che sono stati utilizzati in passato per raccogliere l'etichetta di "Schizofrenia"?

Perché molti pazienti si sono sentiti assegnare diagnosi diverse consultando differenti psichiatri? 

Perché spesso si usa giustificare il fallimento di una terapia farmacologica dicendo che la diagnosi era sbagliata mentre vediamo al contempo trattamenti identici a fronte di diagnosi completamente diverse?

Perché si arriva all'assurdo di fare diagnosi secondo la risposta individuale ai farmaci, dando così l'illusione che tali sostanze siano specifiche e mirate secondo la patologia quando non è vero?
Per esempio supponiamo che una persona abbia problemi di sonno. Se gli viene dato un farmaco per trattare il disturbo bipolare e questa persona riesce a dormire, ciò significa che l'individuo ha il disturbo bipolare?


Perché non si vuole ammettere che: 

1 - qualsiasi persona "normale", dato il giusto insieme di circostanze, può  sperimentare il disagio cognitivo ed emotivo estremo come una parte normale della gamma umana di risposte agli stimoli interni ed esterni traumatici.

2 - Le persone possono e recuperano pienamente anche dal disagio cognitivo ed emotivo più estremo

3 - Le esperienze umane di stati estremi detengono senso e saggezza per essere comprese dalla persona che le vive.

4 - Le persone che avvertono estrema angoscia cognitiva ed emotiva non dovrebbero perdere nessuno dei loro diritti come esseri umani, compreso il diritto di prendere decisioni per se stessi, il diritto al consenso pieno e informato in ogni aspetto della fornitura di servizi di salute mentale.

5 - Il paternalismo e la patologizzazione sono i nemici della guarigione e della collaborazione relazionale.

6 - Il paradigma "malattia mentale" interferisce con le nostre risorse naturali e innate in movimento verso la guarigione e la crescita.


E per finire, lo sapevate che:

Lo stigma aumenta se la gente pensa di avere una malattia mentale causata da uno squilibrio biochimico al contrario di una malattia mentale derivante da eventi comprensibili nella vita di una persona.

Le sindromi depressive dopo la remissione della psicosi e sotto trattamento con farmaci psichiatrici, non sono rare, anzi avvengono in circa i due terzi dei pazienti, talvolta anche più  frequentemente, specialmente se sono usate iniezioni depot. Senza trattamento con farmaci psichiatrici, dopo la riduzione completa, le sindromi depressive si rinvengono solo in casi eccezionali. 

Gli antidepressivi SSRI inibiscono il desiderio sessuale anche una volta dismessi.

L'uso a lungo termine di antipsicotici aumenta la probabilità di sviluppo di una condizione psicotica cronica e riduce in modo significativo la probabilità di recupero, oltre a svolgere l'elevata probabilità di causare altri danni gravi fisici, cognitivi ed emotivi.

Le disfunzioni cerebrali generalizzate prodotte dagli psicofarmaci, tendono a ridurre l’abilità individuale a percepire la disfunzione stessa; spesso il paziente si rende poco conto del grado di danno mentale o emozionale fino a quando il farmaco non viene sospeso per qualche tempo. Questa condizione è nota come Anosognosia

Ci sono prove  con anti-psicotici e con litio in particolare, che quando si interrompono questi farmaci, si diventa sempre più vulnerabili a una ricaduta del problema in questione. E la  vulnerabilità è maggiore di quanto sarebbe stata se non si fossero mai presi questi farmaci,fin dall'inizio.

Il tasso di suicidi da parte di coloro che hanno utilizzato i servizi di salute mentale entro l'anno precedente è 18 volte superiore a quello di coloro che non hanno utilizzato i servizi durante l'anno prima della loro morte.

A detta di molti le benzodiazepine danno enormi problemi di dipendenza e la dismissione di queste sostanze dicono sia peggio della dismissione dell'eroina.

Le persone possono sperimentare una ripresa a lungo termine dalla schizofrenia e stati psicotici senza farmaci, e per molte di queste persone, rifiutare il tradizionale trattamento psichiatrico è stata la loro salvezza.

La supposta pericolosità di un malato di mente è un luogo comune non dimostrato dalle statistiche dei crimini commessi maggiormente da individui considerati sani.

Secondo la convenzione ONU sui diritti dei disabili (CPRD) la somministrazione forzata, specialmente di neurolettici può costituire una forma di tortura o maltrattamento.
E che l'esistenza di una disabilita non può in nessun caso giustificare la privazione della libertà.

Negli ultimi 15 anni o giù di lì, i ricercatori hanno annunciato la scoperta di 'geni per' disturbo da deficit di attenzione, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo bipolare, schizofrenia, autismo, dislessia, alcolismo, dipendenza da eroina, alto QI, omosessualità maschile, tristezza , estroversione, introversione, impulsività, aggressività, ansia, anoressia, disturbo affettivo stagionale,  gioco d'azzardo patologico e finora, non una di queste affermazioni è stata confermata.

La psichiatria non è stata costretta a fare alcunché dai nazisti. Essa ha utilizzato Adolf Hitler e il nazismo, per poter realizzare il suo programma omicida e continuare la distruzione di massa delle persone inutilizzabili.

Nei primi anni novanta l'aspettativa di vita delle persone affette da "malattie mentali" è stata indicata come "10-15 anni più corta" rispetto alla media nazionale.
Nel 2007 è stata calcolata di 25 anni più breve rispetto alla media nazionale.

Secondo studi recenti, molti dei farmaci psichiatrici più ampiamente prescritti, tra cui antidepressivi, antipsicotici e stimolanti, aumentano le possibilità di violenza e  suicidio .

La maggior parte degli assassinii di massa e altri orribili episodi di violenza che erano sconosciuti solo venticinque anni fa sono stati compiuti da persone sotto l'effetto di psicofarmaci che erano stati regolarmente prescritti.