Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

venerdì 28 giugno 2013

Noi la chiamiamo Tortura

Tina Minkowitz, è un avvocato ed ex utente psichiatrico, sopravvissuta. Da tempo si occupa delle  nuove prospettive in materia di diritti umani che sono emerse nel lavoro da parte degli utenti e sopravvissuti alla psichiatria sulla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Il 26 Giugno è stata indetta la giornata mondiale contro la tortura. Dunque secondo questa convenzione, anche contro la coercizione psichiatrica e il trattamento forzato con psicofarmaci.



Noi la chiamiamo Tortura

di Tina Minkowitz , 26 Giugno 2013

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Noi siamo quelli che chiedono il divieto assoluto della psichiatria forzata. Noi siamo quelli che dicono: è tortura se avviene senza il consenso libero e pienamente informato della persona. 'Forzata' non è soltanto premere una siringa  e iniettare una sostanza, ma anche ciò che il neurolettico fa  all'interno del vostro cervello e la mente, anche se l'avete preso in mano e messo in  bocca, perché sapevate che cosa sarebbe successo se non l'avreste fatto.

Noi la chiamiamo tortura. Abbiamo scritto le definizioni che sono state adottate dalle Nazioni Unite nella Convenzione sui diritti delle persone con disabilità;  che sono state adottate dal Comitato sui diritti delle persone con disabilità che ha l'autorità di interpretare questo trattato, che sono state adottate da due relatori speciali delle Nazioni Unite sulla tortura e dall'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.

La psichiatria forzata è tortura perché:

Essa soddisfa i criteri per la definizione di tortura, di cui all'articolo 1 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura.   Cioè: si tratta di un atto che infligge intenzionalmente un grave dolore fisico o mentale o sofferenza, compiuto da o con la compiacenza di funzionari statali, per esempio ai fini di  coercizione , intimidazione, punizione, o per qualsiasi altro motivo fondato su qualsiasi forma di discriminazione.

Infliggere intenzionalmente: 

"intenzionale" qui non implica che l'autore ha necessariamente un desiderio soggettivo di causare danni, anche se sappiamo per esperienza che quando non ci sono testimoni che contano per loro, psichiatri, infermieri e altri operatori del sistema esprimono direttamente  sadismo e crudeltà in relazione a infliggere interventi forzati su di noi. Esempi: 

a) Dalla mia esperienza, il mio primo giorno  che fui ricoverata, 18-enne  spaventata e ingenua, un grande infermiere spazzolò via il mio timido e stentato rifiuto di assumere aloperidolo, dicendo con una risata: "Vedremo quello che dirai domani". 
Questo mi ha spaventato abbastanza ma non avrei mai immaginato che il giorno dopo fossi ridotta come uno zombie in grado di subire docilmente tutto ciò che mi poteva essere richiesto. 

b) Qualcosa a cui ho assistito, durante la visita ad Ellen Glick Haley (che poi morì di complicazioni in un'operazione per districare le sue viscere, resa necessaria dagli effetti della clozapina, che fu stata costretta a prendere sotto impegno ambulatoriale): Ellen era in TSO e la sua psichiatra aveva ottenuto un ordine del tribunale per costringendola a prendere ziprasidone, che la faceva vomitare e sentire generalmente infelice. Chiesi alla psichiatra perché stava facendo questo per Ellen, e lei mi rispose: "Per poter arrivare a fargli prendere risperidone".« Qui non c'era nemmeno la pretesa che il farmaco costretto su di lei fosse destinato a migliorare la salute di Ellen o il suo benessere. Invece era previsto che la sofferenza inflitta sarebbe servita a rompere la resistenza di Ellen per costringerla ad accettare un altro farmaco che lei conosceva e l'avrebbe danneggiata in altri modi. 

c) La prima letteratura sui farmaci neurolettici e sull'elettroshock dimostrano che gli psichiatri erano a conoscenza, e hanno cercato, gli effetti 'zombizzanti' dei farmaci neurolettici  e l'impatto punitivo dello shock. In particolare, la scossa era ritenuta opportuna per punire le donne come un mezzo per mantenere il predominio maschile, indicata come un "sculacciata mentale".

Il relatore speciale sulla tortura Manfred Nowak, ha detto nel 2008 che la discriminazione basata sulla disabilità soddisfa sia l'intenzione e lo scopo richiesto in questa definizione. Quando gli psichiatri liquidano i nostri sentimenti soggettivi di reazioni, rifiuto, desideri, violano la nostra personalità ed esibiscono la discriminazione più profonda. Le giustificazioni degli autori che il fatto dannoso è in qualche modo per il bene della vittima  non può rimuovere questi atti dalla categoria di tortura. Come ha detto Nowak, gravi atti di discriminazione non possono essere giustificati dalle "buone intenzioni" di medici e professionisti. L'attuale  relatore speciale sulla tortura Juan E. Méndez ha elaborato questo, dicendo che la dottrina della "necessità medica" non può giustificare  interventi psichiatrici forzati, e che questo richiede un riesame della giurisprudenza  in sede di Corte europea dei diritti dell'uomo.

Grave dolore mentale, fisico o sofferenza:   

Il trattamento forzato provoca sofferenza sia fisica che mentale. La sofferenza fisica comprende il danno causato ai sistemi corporei (come disturbi metabolici ed endocrini) e al cervello (tra cui disturbi del movimento come la discinesia tardiva, cambiamenti nella struttura del cervello e le funzioni che influenzano il pensiero, il sentimento, l'individualità e l'iniziativa). La Sofferenza mentale include il trauma di avere questi cambiamenti forzati sulla propria mente e il corpo contro la propria volontà. La consapevolezza della propria mente, il centro del sé, viene sovvertito da un'agente esterno fuori dal  proprio controllo. Data la natura della psichiatria forzata di essere progettata per colpire la mente attraverso il cervello, vi è una interazione tra sofferenza fisica e mentale che è di per sé infliggere sofferenza.

I neurolettici e altri farmaci psichiatrici sono stati riconosciuti come una forma di tortura, già nel 1986 con il primo relatore speciale sulla tortura, P. Kooijmans, perché rendono una persona apatica e noiosa danneggiando l'intelligenza.   La Convenzione inter-americana per prevenire e punire la tortura comprende nella sua definizione una parte destinata agli psicofarmaci, in particolare, che la tortura comprende anche l'uso di metodi destinati a cancellare la personalità della vittima o di diminuire le capacità fisiche o mentali, anche se non causano dolore fisico o angoscia mentale.   Ciò indica la natura intrinseca del danno causato da tali metodi, che violano direttamente la personalità umana.

Da parte o con l'approvazione di funzionari dello stato:  

La colpevolezza dello Stato (governo) può essere dimostrata in tre modi. I funzionari dello Stato possono essere coinvolti direttamente, ad esempio, se la tortura viene effettuata da dipendenti di un ente pubblico, o se un giudice ha approvato la somministrazione di psicofarmaci o elettroshock forzato. L'approvazione dello stato vi è  anche quando i dipendenti di un istituto privato agiscono in forza di poteri loro conferiti per legge, di fatto si comportano come un organo dello Stato nella realizzazione di interventi forzati per i quali lo Stato ha dato la sua approvazione generale. Meccanismi dei diritti umani hanno anche scoperto che il fallimento per uno stato di esercitare la dovuta vigilanza per la protezione contro l'inflizione di gravi sofferenze da parte di attori privati, incorre nella responsabilità per torture e maltrattamenti da parte dello Stato. Gli stati membri non devono soltanto ritirare la loro approvazione per l'impegno psichiatrico e gli interventi forzati abrogando le leggi che li autorizzano, devono anche adottare e far rispettare le leggi che criminalizzano questi atti di violenza.

Scopi: 

 Lo scopo più evidente è la discriminazione basata sulla disabilità percepita, che è sempre presente. Altri scopi sono le discriminazioni fondate sul sesso, la razza, l'orientamento sessuale, la disabilità fisica o sensoriale, circostanze economiche, convinzioni politiche o religiose, ecc, così come gli interrogatori (somministrare droga, ovvero farmaci psicoattivi come parte di una campagna per convincervi a credere di essere malati di mente e "bisognosi" di essere schiavi del sistema per la vita), la coercizione o intimidazione, e la punizione. Lo scopo di annientare la personalità e la diminuzione delle capacità mentali e fisiche (ad esempio, l'uso di droghe o di shock in modo esplicito per il controllo del comportamento, per disabilitare la persona da atti di resistenza e di auto-difesa) è rilevante, anche al di là della giurisdizione della Convenzione Inter-Americana, come uno scopo simile a quelli citati nella definizione CAT.

Il diritto internazionale dei diritti umani sta cominciando a sostenerci:

Vi è un crescente corpo di giurisprudenza in diritto internazionale dei diritti umani che è d'accordo con noi che la psichiatria forzata è una tortura, non solo quando è fatto contro i prigionieri politici che sono stati certificati come "sani di mente" da uno psichiatra che non è parte del regime repressivo,  ma nella sua manifestazione ordinaria nella quotidianità che conosciamo così bene. Manfred Nowak è stato il primo esperto di diritti umani al di fuori del nostro movimento a prendere questa posizione, seppur timidamente, dicendo che tali interventi "possono costituire tortura o maltrattamenti" e che sono forme di tortura e maltrattamenti praticati nei confronti di persone con disabilità .

Juan E. Méndez, l'attuale relatore speciale sulla tortura, riconosce che gli interventi medici non consensuali contro le persone con disabilità (contenimento o isolamento per un periodo di tempo, così come l'amministrazione non consensuale di elettroshock, psicochirurgia e psicofarmaci come neurolettici) sempre inumani e degradanti, senza dubbio soddisfano i criteri per la tortura, e sono sempre vietati dal diritto internazionale.   Egli chiede un divieto assoluto degli interventi psichiatrici forzati, dicendo che è un obbligo immediato che non può essere rinviato a causa di scarse risorse finanziarie.  In una dichiarazione al Consiglio dei diritti umani, Méndez ha detto che la detenzione per motivi di salute mentale non è mai giustificata e, in particolare,  non è giustificata sulla base di una motivazione per proteggere la sicurezza della persona o di altri .    Nel dire questo ha invertito una dichiarazione in conflitto nella relazione, portando la sua posizione in linea con la Convenzione ONU e con le proprie raccomandazioni, che richiedono l'abrogazione di disposizioni di legge che sono in contrasto con il consenso libero e informato, come quelle che autorizzano il  confinamento e il trattamento obbligatorio in contesti di salute mentale.   Méndez afferma anche che delle riparazioni sono dovute ai sopravvissuti, e che il quadro risarcimenti "apre nuove possibilità per i processi sociali olistici che promuovono la valorizzazione delle esperienze vissute delle persone, comprese le misure di soddisfazione e garanzie di non ripetizione, e l'abrogazione di disposizioni di legge incompatibili ".

Il Comitato sui diritti delle persone con disabilità ha raccomandato costantemente che i paesi cambino la loro legislazione e le pratiche in modo da garantire che tutti i servizi di salute mentale siano basati sul consenso libero e informato della persona interessata.    Questo significa rispetto della capacità giuridica di ogni persona a prendere le proprie decisioni in merito all'assistenza sanitaria;  una persona potrebbe chiedere ai suoi stessi sostenitori scelti per aiutarla con il processo decisionale, ma l'individuo rimane sotto il proprio controllo e lo Stato non può esercitare alcuna costrizione sulle sue decisioni di trattamento o  consentire a chiunque altro di farlo. La capacità giuridica per molti versi  comprende  risarcimenti dovuti alle vittime della psichiatria forzata a livello collettivo: ciò è necessario, al di là dell'abrogazione delle leggi pro-costrizione, al fine di garantire che non succederà di nuovo. Questo ci dà il diritto di difenderci e la sicurezza di aspettarsi che lo Stato farà valere il nostro diritto di essere liberi dalla violenza, piuttosto che infliggere la violenza contro di noi o colludere con essa e guardare dall'altra parte.

Fonte: madinamerica.com

giovedì 13 giugno 2013

Come una profezia che si auto-avvera

Se si guarda un attimo al di fuori dei vari forum tematici di pazienti, i quali raramente mettono in dubbio il dogma psichiatrico biomedico, si trovano storie interessanti di ex / utenti sopravvissuti psichiatrici. Persone che hanno improvvisamente aperto gli occhi sulla realtà  ed hanno visto che il Re è nudo, che l'enorme teatrino della malattia mentale è una grossa montatura, una sorta di religione fondata sulla menzogna la quale non ha nulla di scientifico che si è appropriata della medicina come l'astrologia si è appropriata dell'astronomia. Ed esattamente come nell'antichità gli astrologi erano  presi in grande considerazione dai potenti, oggi gli psichiatri sono presi in grande considerazione dai media e dai poteri forti. Con il risultato che un grande massa di 'psichiatrizzati' sono diventati vittime di una 'profezia che si auto-avvera' soltanto perché in preda a un momento di debolezza hanno avuto la sfortuna di rivolgersi alla psichiatria che prontamente li ha bollati con una diagnosi per la vita. 
Quello che segue è uno scritto di una sopravvissuta (Laura) che narra della sua 'conversione' , prima assolutamente convinta di essere irrimediabilmente malata di 'bipolarismo'  è poi riuscita a spezzare il ciclo nefasto in cui era stata inserita dal sistema della salute mentale, dopo 13 anni di inutili e dannose 'cure' psichiatriche.
Laura scrive anche delle ultime vicende che riguardano l'accoglienza critica del nuovo DSM-V da parte del NIMH (l'istituzione nazionale di salute mentale americana). 
La cosa che mi rattrista molto è che a fronte di una 'risvegliata' come Laura ce ne sono altri 1000 che continuano a soffrire inutilmente nell'inferno delle diagnosi e dei trattamenti.  



La malattia mentale, il DSM-5 e il sogno di un mondo post psichiatria

Laura Delano ,Maggio 2013

Se poco più di tre anni fa, mi avessero chiesto chi ero, la mia unica e sola risposta sarebbe stata: "una bipolare". Era la parola che mi definiva, che spiegava le mie emozioni e comportamenti, che mi ha dato delle risposte alle domande: Perché sono così infelice? Perché voglio morire ogni giorno? Perché è così difficile alzarmi dal letto al mattino, fare la doccia, lavarmi i denti,uscire di casa e interagire con il mondo? Perché mi è  impossibile mantenere un lavoro, una relazione, una responsabilità? Perché non mi sento mai bene?

La risposta è sempre stata: "Perché ho il disturbo bipolare". "Disturbo bipolare resistente al trattamento", per l'esattezza, e questo era il motivo per cui ho continuato a peggiorare, sempre più disperata e suicida, più disfunzionale e dipendente dalla mia famiglia e dal mio "trattamento", sempre meno legata al mondo. Sapevo che questo era vero, perché è quello che mi ha detto la Psichiatria, e come un buon paziente, ho creduto a quello che mi è stato detto, anche se i dosaggi dei farmaci, i flaconi di  pillole e le diagnosi del DSM sono aumentati. 
Tutto il caos, il dolore e la confusione nel mio mondo, sapevo con perfetta chiarezza che era "bipolarismo". Era l'unica cosa che ho veramente conosciuto. La diagnosi è stata la mia ancora di salvezza nel mare in tempesta della mia vita, anche se mi ci sono voluti quasi tredici anni per capire che, interiorizzare un'identità "bipolare" non ha fatto nulla per rischiarare i miei cieli. In questi giorni, più ripenso al mio indottrinamento psichiatrico, più mi rendo conto di quanto limitante e dannoso fosse, come una profezia che si auto-avvera.

Durante i miei anni più formativi, all'età di venti e qualcosa, ho considerato il DSM, e gli psichiatri che mi hanno "curato", come i miei fari nell'oscurità. Mi hanno promesso risposte, hanno promesso soluzioni al mio dolore, hanno promesso di aiutarmi a capire me stessa. Hanno promesso di prendersi cura di me,  darmi la medicina che mi avrebbe aiutato a non voler morire o a non nascondermi più lontano dal mondo, mi avrebbero  aiutato a imparare a gestire la mia "malattia" e la mia funzionalità nel mondo in un modo che potevo " gestire ", data la gravità della mia condizione. Queste erano promesse potenti, promesse a cui volevo disperatamente credere, e ci ho creduto, per lungo tempo, anche se sono progressivamente peggiorata.

Ho riflettuto molto su quel periodo della mia vita rispetto ad oggi con tutte le recenti notizie che riguardano il National Institute of Mental Health (NIMH), l'American Psychiatric Association (APA), il DSM-5, il modello medico della "malattia mentale" , e la legittimità stessa della Psichiatria. Il NIMH ha annunciato che non supporterà più il DSM-5 perché "manca di validità." Loro e l'APA hanno anche riconosciuto che, nonostante anni di ricerca neuroscientifica, ricerca delle cause biologiche della "malattia mentale", non hanno niente da segnalare. Zippo. Nada. [Nota a margine: Mentre il contenuto di questi annunci è un grosso problema, in sostanza, i rappresentanti governativi e professionali di tutto il settore psichiatrico hanno ammesso che non ci sono prove a sostegno della opinione corrente che la "malattia mentale" è una entità medica valida. Credo che i motivi per gli annunci sono molto inquietanti e preoccupanti, come il NIMH sta portando gli Stati Uniti in un disumanizzante percorso riduzionista di neuro Psichiatria . Questo è un argomento per un'altra volta, però.]

Se queste notizie sul DSM e l'intero modello medico fossero uscite poco più di tre anni fa, quando ero profondamente sotto l'incantesimo della Psichiatria, non avrei avuto dubbi che sarei stata di fronte ad una profonda crisi di identità (quella che infatti, si è manifestata in questi ultimi due anni e mezzo in un modo molto più lento). Che significato avrebbe avuto tutto questo  per me, in un momento in cui la mia vita giorno per giorno consisteva in un programma intensivo di trattamento ambulatoriale per "disturbo di personalità Borderline", una seduta in psicoterapia intensiva per "disturbo bipolare", una per  "disordine per abuso di sostanze" due o tre volte la settimana e assumere 5 tipi di  psicofarmaci ogni mattina e ogni sera? A cosa sono serviti questi tredici anni di "trattamento"? Quelle innumerevoli centinaia di flaconi di pillole? I ricoveri? Come mi sarei spiegata tutti questi anni di intensi alti e bassi emotivi,atti spaventosi e dolorosi di auto-distruzione, pensieri di suicidio, incapacità di mantenere le relazioni, staccarsi completamente dalla razza umana, se non fossero stati in realtà  sintomi di "disturbo bipolare"? Che cosa poteva significare la mia vita? Cosa poteva significare, se non fossi mai stata "malata di mente" fin dall'inizio?

Mi chiedo quante persone la scorsa settimana hanno posto a loro stessi queste  domande, di fronte alla realizzazione incredibilmente dolorosa e confusa che ciò che sapevano della psichiatria, in realtà, non è vero. Ho avuto un po 'di tempo per riflettere su tutto questo e dare un senso alla mia vita in un modo nuovo, è stato il momento più spaventoso e più difficile della mia vita, ma anche il più bello e incredibilmente trasformativo. Vorrei poter abbracciare tutti, ogni essere umano là fuori che ha creduto alla storia della "malattia mentale", che si è fatto persuadere dalla psichiatria, ed ha avuto fiducia in essa, proprio come ho fatto io. A quel tempo avevo ventisette anni, con le mie etichette psichiatriche, i miei medicinali psichiatrici", e la mia terapia che ha definito il mio mondo intero e la forma della lente attraverso la quale ho visto e fatto tutto ciò che stavo vivendo. Ho avuto la fortuna di avere una famiglia che non ha mai rinunciato a me, non importa quanto oscure potevano essere le cose, ma ho creduto che  poiché non erano medici, non sapevano come aiutarmi davvero ... solo la Psichiatria poteva. Mi guardo indietro a quella vecchia 'me' e sento l'amore profondo per lei, per lei che è stata tenuta così al'oscuro da un istituto che ha promesso di non causare  danni. Se solo lei avesse visto che è stata la "cura", il bisogno della psichiatria, così come l'identità interiorizzata di "bipolare", che ha causato la maggior parte della sua sofferenza, e la maggior parte dei suoi "sintomi" in tutto quel tempo.

Oggi, nella mia famiglia umana, ci sono milioni di persone che si svegliano ogni mattina con i loro flaconi di pillole, i loro calendari di appuntamenti medici,le loro tabelle dell'umore e le  competenze di tolleranza DBT, le loro telefonate mensili in farmacia con la musica che si ripete mentre aspettano in attesa. Quelli erano i miei giorni, e sono stati così per molti, molti anni. Fanno ancora parte di me oggi, solo che ora è una parte del mio passato, una parte di quello che sono diventata. Non potrò mai dimenticare il mio rapporto con la psichiatria, né voglio farlo, perché se lo facessi, mi dimenticherei che cosa significava credere abbastanza in profondità in una istituzione che ha promesso di aiutarmi e che ero disposta a sacrificare la mia umanità per essa . Mi vedo nei volti di coloro che credono nella Psichiatria oggi, sia come pazienti o come fornitori di "salute mentale", e  sento così tanto amore ed empatia per loro, per la paura e l'insicurezza che potrebbero sentire, per il panico di come sarebbe una simile vita senza la "malattia mentale".

Ogni giorno mi sveglio in una società sotto l'influenza della Psichiatria. Vedo la prova di questa intossicazione nei giornali, in televisione, alla radio, nelle conversazioni udite nella metropolitana e nei bar, in messaggi vocali ed e-mail da parte di amici, negli aggiornamenti di stato su Facebook, sui volantini in cerca di soggetti per ricerche, nelle campagne pubblicitarie intonacate sopra l'autostrada , Silver Linings Playbook, Demi Lovato e Catherine Zeta-Jones.

Ogni giorno,  parole sono scritte, lette, o acquistate in nome della Psichiatria, in libri, riviste, libri di testo, saggi, articoli e studi di settore finanziati. Ogni giorno, il sapere psichiatrico è creato e diffuso su larga scala, esclusivamente per espandere l'ampiezza e la profondità del suo controllo sociale mascherato da medicina.

Ogni giorno, centinaia di migliaia di persone sono educate dalle istituzioni della conoscenza  Psichiatrica, a cedere le loro menti ad essa, come studenti delle scuole superiori, universitari laureandi, dottorandi, studenti di medicina, residenti in formazione, borsisti, insegnanti, istruttori, o professori.

Ogni giorno, centinaia di migliaia di persone vanno a lavorare per la psichiatria,  come lavoratori nella salute mentale, consulenti, assistenti sociali, psicologi o psichiatri. Perfino medici di assistenza primaria.

Ogni giorno, ci sono famiglie in cui si sente dire: "Io sono un orgoglioso membro della famiglia di una persona con malattia mentale", e tutti i giorni, le famiglie dell'auto-dichiarato "malato di mente" lottano contro il cosiddetto "stigma della malattia mentale." 
Organizzazioni internazionali no-profit prosperano su queste campagne, fornendo milioni di dollari alla psichiatria e l'industria farmaceutica.

Ogni giorno, migliaia e migliaia di spazi istituzionali pompano energia e creano profitto per la psichiatria. Dalle cliniche ai programmi di trattamento diurno per case famiglia, ai programmi ambulatoriali per le unità di degenza. Da strutture di disintossicazione in ospedali generali agli ospedali psichiatrici pubblici e privati, alle carceri e alle scuole.

Ogni giorno, milioni  di persone abbandonano i loro corpi, le loro menti e il loro spirito umano nelle mani della  psichiatria come pazienti, consumatori e clienti, sia "volontariamente" o "involontariamente", sia attraverso la forza palese o dissimulata, sia che se ne rendono conto oppure  no.

Oggi, la Psichiatria, sostenuta dall'industria psichiatricamente dipendente della "salute mentale", è il maestro narratore della società sull'esperienza umana. Essa ha di fatto costruito dal nulla un linguaggio medicalizzato , ha insegnato questo linguaggio in occidente (e, sempre di più nel resto del mondo) e rafforzato i suoi principi pseudoscientifici così sottilmente, ma con tale forza insidiosa, che coloro che ascoltano queste storie le ricevono senza esitazione, nessuna domanda, nessun rifiuto. La psichiatria vive di accettazione passiva, perché la gente vuole disperatamente accettare la storia che la sofferenza è una "condizione" medica, curabile con una pillola e un medico. So che una volta l'ho creduto anche io molto profondamente.

La psichiatria ha, con brillante successo, insegnato alla nostra famiglia umana a dimenticare la sua umanità.

La storia raccontata dalla  Psichiatria rivela che che certe emozioni, pensieri e comportamenti sono "sintomi" della "malattia mentale". Che il nostro patrimonio genetico determina se potremmo avere o meno queste "malattie mentali". Che esistono "medicinali" salva-vita  che agiscono "contro la depressione", "contro la psicosi" e "contro l'ansia", e che farmacologicamente faciliteranno  la gente a ritornare verso un "benessere" emotivo e psicologico. Che le persone che sentono voci, o stanno giorni senza dormire e diventano Dio, o pensano alla vita e la morte su  base quotidiana, oppure hanno l'ansia così intensa che vogliono strapparsi via la loro pelle di dosso, sono di fronte a "condizioni" che devono essere accettate e gestite per tutta la vita con  l' "aiuto" Psichiatrico. Che, nonostante decenni di ricerca neuroscientifica fallimentare, resta in qualche modo un fatto indiscutibile che queste esperienze sono   "malattie" del cervello causate da biomarcatori che forse, un giorno, in futuro, potranno essere trovati.
Che l'esperienza umana, la mente umana, e l'animo umano, possono in qualche modo essere ridotti a neurotrasmettitori e "circuiti del cervello."

Sin dagli albori dell'umanità, vi è stata la sofferenza nel mondo, e la psichiatria moderna ci ha effettivamente scollegati dalle sue cause ambientali. Su grande scala, la Psichiatria ha lavorato duramente per assicurarsi che ci dimentichiamo che la sofferenza, la cosiddetta "psicosi" e "mania", e altre esperienze "anormali" sono risposte sane al razzismo, al sessismo, all'omofobia, alla povertà, la persecuzione religiosa, la guerra, lo sfruttamento, la violenza e i traumi. Che è completamente sano  sentirsi disorientati, profondamente tristi, ansiosi, e impauriti di fronte alla perdita di un lavoro, la morte di una persona cara, la pressione per pagare le bollette e mettere il cibo sulla tavola, la pressione sociale per assomigliare a un certo modello di individuo, o avere successo finanziario. Che il dolore emotivo e psichico sono una risposta sana ad essere un bambino o un adolescente nel mondo, così come la pubertà, il bullismo, la pressione, lo stress della scuola, il divorzio, l'abuso fisico, verbale o sessuale, isolamento sociale, o semplicemente  essere " diverso "dal concetto del tutto socialmente costruito della "normalità"(qualunque cosa diamine significhi, comunque). 
Cosa significa che tutto questo ha a che fare con "squilibri chimici", biomarcatori, e "circuiti del cervello"? Perché pensiamo che la vera spiegazione di queste esperienze deve trovarsi nelle mani della medicina? Che esperienza ha la Psichiatria in ciascuna delle nostre vite umane uniche? Perché siamo giunti a credere che la sofferenza umana è in qualche modo vista come autentica solo quando è stata tradotta in linguaggio medico, psichiatrizzata?

Dopo aver appreso le recenti notizie sul NIMH e l'APA, qualcuno mi ha chiesto ieri, "Beh, se questo è vero, cosa dovrebbero fare tutte le persone sofferenti che stanno la fuori? Dove dovrebbero andare?" Una domanda molto valida, a cui credo non ci sia una risposta facile. Quello che posso dire di me è che ho iniziato a trovare queste risposte quando ho scartato l'idea che ero rotta, "malata", o di fronte ad una "condizione" duratura per tutta la vita. La risposta è arrivata quando mi sono Ricordata che ero un essere umano, e che la vita in certe condizioni  è destinata ad essere difficile, dolorosa, confusa, e spaventosa, e che non c'è nulla di "anormale" a sperimentare il dolore emotivo e psichico, per quanto straziante possa essere. Le risposte sono arrivate riconoscendo che la sofferenza non è qualcosa che deve essere respinta, negata, intorpidita, drogata, o "trattata". Che la sofferenza porta un messaggio più profondo che dovrei prendere il tempo per esplorare e capire insieme alle persone che mi trattano con dignità e rispetto. Che il dolore può essere un catalizzatore per la crescita. Che ci sia qualcosa di importante nelle esperienze che noi come società abbiamo ritenuto "inaccettabili" e quindi "anormali", come la tristezza, l'ansia, il panico, la paura, o la cosiddetta "mania" e "psicosi", e che queste esperienze  possono accadere dal nulla, anche senza cause apparenti, basta essere vivi nella società guidata dall'industria, patriarcale, egoista e violenta di oggi. E' una ragione sufficiente, a mio parere, per sperimentare qualsiasi cosa la Psichiatria consideri "malattia mentale".

Thomas Insel, il leader del NIMH, ha detto di recente: "I pazienti con disturbi mentali meritano di meglio." Quello che posso dire di questo è che gli esseri umani che sono stati etichettati psichiatricamente meritano di meglio. Essi meritano il diritto di 'essere umani', così come sono, senza essere chiamati anormali. Essi meritano di essere sostenuti (e solo se lo desiderano) da persone che non chiedono perizia sulla loro esperienza del mondo, e da persone che non patologizzano o li vedono come cervelli con biomarcatori difettosi o elenchi di sintomi. Essi meritano di avere la possibilità di trovare la propria saggezza interiore, invece di sacrificare la loro vita a medici che non sanno nulla delle loro storie. 

La sofferenza che noi, come esseri umani proviamo è degna di dignità, di esplorazione, di comprensione e sostegno umano. Chiamarla "sintomatica"  un fantasma di "malattia" è  fare esattamente l'opposto.

Ho dei sogni per un futuro in cui la nostra umanità collettiva saprà pienamente abbracciare l'essere umano con tutto il suo dolore, la bellezza, l'individualità, e l'opportunità di una trasformazione. Un futuro in cui non abbiamo bisogno di categorie, classificazioni, di una lingua medicalizzata per descrivere l'esperienza spesso indescrivibile di essere vivi su questo pianeta. Un futuro di accettazione, sostegno incondizionato, e diritti umani per tutti e ciascuno di noi, non importa quanto  sentiamo, pensiamo, o la realtà dell'esperienza. Lo so che non sono sola quando faccio questo sogno. 

Fonte: madinamerica.com

martedì 11 giugno 2013

Mindifulness e pensieri suicidi

Sebbene io sia contrario in generale all'uso di farmaci, non sono un talebano intransigente. Ci sono delle condizioni in cui la sofferenza raggiunge una tale intensità che qualunque soluzione non distruttiva dovrebbe essere tentata per alleviarla. Pertanto può anche essere utile un trattamento farmacologico purché duri il minimo indispensabile e non provochi danni fisici o cognitivi. 
Esistono tuttavia depressioni che resistono ad ogni trattamento ed in tal caso la psichiatria ricorre a mezzi estremi altamente lesivi e controversi come la TEC (Terapia elettro convulsiva) la quale generalmente allevia il problema nell'immediato ma non lo risolve a lungo termine. 
L'articolo che segue rivela che esistono tecniche psicologiche adatte anche ad alleviare il dolore fisico ed emotivo più intenso, sfruttando la potenzialità del controllo della nostra mente con un tipo di meditazione derivata dal Buddismo chiamata Mindfulness (Consapevolezza).



L'utilizzo della  Meditazione Mindfulness per far fronte a pensieri e sentimenti suicidi

di Douglas Bloch

10 Maggio 2013

"Il dolore della depressione è del tutto inimmaginabile per chi non ne ha sofferto, e lo uccide in molti casi perché la sua angoscia non può più essere sostenuta. 
La prevenzione di molti suicidi continuerà ad essere ostacolata finché non ci sarà una presa di coscienza generale circa la natura di questo dolore."

- William Styron

"Io sono la piaga e il coltello! ... 
Vittima e carnefice allo stesso tempo. "

- Charles Baudelaire

Un recente articolo di prima pagina nel New York Times ha presentato alcune notizie inquietanti sui tassi di  suicidi tra gli americani di mezza età  che sono aumentati notevolmente negli ultimi dieci anni - quasi il 30% tra gli americani di età compresa tra 35-64 anni. Secondo i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, più gente ora muore per suicidio (38.364 persone hanno perso la propria vita nel 2010) che in incidenti stradali.

Quando una persona muore per suicidio, è un doppio disastro. Non solo terminano una vita prematuramente, ma seminano il terrore per coloro che sono rimasti. I sopravvissuti devastati sono traumatizzati da sentimenti di dolore, senso di colpa, rabbia, risentimento, e confusione. "Non c'è stato il tempo di dire addio", e "Forse avrei potuto fare di più" sono esempi di commenti fatti da parenti e amici traumatizzati. Inoltre, lo stigma che circonda il suicidio rende difficile per i membri della famiglia parlare di quanto è successo.

A causa del relitto che un suicidio lascia nella sua scia, molte persone descrivono il suicidio come un atto "egoista". Ma per chi ha vissuto il dolore suicida causato da un episodio di depressione maggiore, vi è una spiegazione diversa. La morte è stata scelta perché la sofferenza è così acuta, così straziante, così intollerabile, che arriva un momento - a seconda della tolleranza individuale per il dolore e il supporto disponibile - che cessare di soffrire diventa la cosa più importante.

Questo tormento è amplificato dalla perdita della speranza. Le persone in condizioni estreme di sopravvivenza, come chi si perde nel deserto o  quelli tenuti prigionieri di guerra, potranno sempre immaginare e progettare un futuro migliore al fine di rendere più tollerabili le loro condizioni attuali. Il paziente gravemente malato di cuore  esprime la sua fiducia nei medici e il  suo imminente ricovero fissando una data per giocare a golf sei settimane dopo l'operazione. Ma la persona depressa non vede alcun futuro possibile. Non c'è nulla da immaginare nel futuro, niente sogni da realizzare, solo l'inferno senza fine dell'eterno presente.

Tale dolore e disperazione l'ho provato durante un  "trattamento resistente" della depressione di cui ho scritto in passato. Dopo nove mesi di sofferenza incessante, ho perso la speranza che il dolore si sarebbe mai fermato e di non poter fare nulla per cambiarlo. A questo punto, una  vecchia amica del college rientrò nella mia vita. Teresa era un'infermiera che lavorava presso la Oregon Health Sciences University Medical School, dove insegnava la riduzione dello stress per i pazienti con dolore cronico. Le sue lezioni erano basate sul lavoro pionieristico di Jon Kabat-Zinn, un insegnante di meditazione descritto nel documentario PBS 1996 di Bill Moyers, "La guarigione e la mente".

Kabat-Zinn insegna la pratica buddista di "meditazione di consapevolezza" per i pazienti affetti da intrattabile dolore fisico. Attraverso le sue tecniche, imparano ad alleviare non solo il loro disagio fisico, ma anche la sofferenza emotiva che lo accompagna.

Ho incontrato Teresa nel suo ufficio a OHSU, dove le ho descritto la natura del mio tormento psichico. "Affrontare il dolore è una abilità appresa," Teresa rispose. "Quando si ha un sacco di dolore, sia che si tratti di un attacco di emicrania o di tormento suicida, il dolore domina tutta la nostra consapevolezza e diventa totalizzante. E' difficile ricordare un momento in cui l'angoscia era assente, ed è difficile credere che potrà mai andare via. E 'come se passato e presente si fossero cancellati, bloccandosi nel tuo misero presente. " 
"Almeno mi capisci», osservai.

"Tuttavia," Teresa  continuò, "se è possibile formulare un giudizio sul vostro dolore (basta osservarlo), si noterà un fatto molto importante sulla natura del dolore, il dolore viene a onde!"

Sentendo queste parole, mi sono ricordato del dolore che ho provato dopo il mio divorzio. Ci sono stati momenti in cui ero così sopraffatto dal dolore e la perdita che riuscivo a malapena a muovermi. Dopo un periodo, tuttavia, il dolore e la nostalgia si allentavano, magari per un giorno o due, fino a quando il dolore ritornava e cominciava il ciclo da capo.


"Questo è il  meccanismo di protezione integrato nel corpo-mente ", ha spiegato Teresa. "Se il dolore fosse veramente senza sosta, non saresti sopravvissuto. E così si è concesso un paio di soste tra le sensazioni intense per fermarsi e riprendere fiato. "

Ma ci si sente come se il dolore fosse continuo», protestai. "Chi è stato clinicamente depresso, lo dovrebbe capire."

"La chiave per ridurre la percezione del dolore," Teresa continuò spassionatamente, "è quella di disaccoppiare le sensazioni nel tuo corpo dai pensieri su di loro."

"Che cosa vuol dire?"

Ci sono due livelli di dolore che sentiamo ", ha spiegato. "Il primo livello è fisiologico, il dolore crudo nel nostro corpo. Il secondo strato (e questo è dove si pò avere un certo controllo) è costituito da come si interpreta la nostra esperienza. Forse si potrebbe pensare, 'Questo tormento mi sta uccidendo' o 'Questa durerà per sempre' o 'Non c'è niente che io possa fare'. Ciascuno di questi pensieri disperati crea una reazione neurochimica nel cervello che crea ancora più disagio. Se si può imparare a staccarsi da questi giudizi, gran parte del dolore che nasce da li diminuirà. "

"Come posso fare questo?"

"Pensate alla vostra ansia o la depressione come una grande onda che si sta avvicinando. Come l'onda fa contatto, vedere se è possibile cavalcare l'onda, concentrandosi sul respiro. Respirare attraverso le sensazioni, inspirando ed espirando concentrandoti sul suono del tuo respiro. Non cercare di analizzare ciò che sta accadendo, solo respirare. Non si tratta nemmeno di superare la giornata, si tratta di superare attraverso ogni respiro ".

Quando avevo lavorato come commesso nel mondo aziendale, ho imparato l'abilità di dividere grandi obiettivi in più parti gestibili. Ora ho scoperto che si poteva dividere il dolore in parti gestibili. Se non potevo gestire e superare la giornata,  provavo a farlo attraverso la prossima ora, se un'ora sembrava troppo lunga, ho impostato il mio sguardo sul minuto successivo o il secondo.

Teresa mi ha mostrato un altra potente tecnica da utilizzare con il mio dialogo interno quando il mio dolore diventava intenso. Ogni volta che dicevo: "Il mio dolore è insopportabile," Teresa rispondeva: "Di a te stesso che il dolore è appena sopportabile.

"Il dolore è a malapena sopportabile», ripetei ad alta voce. Ci fu un cambiamento e lo sentii.

In un'altra sessione gridai: "Non ce la faccio più!"

"A malapena ce la faccio," Teresa rispose.

"Riesco a malapena a farcela", risposi.

" Le emozioni sono come onde; 
Guardale andare e venire nel vasto oceano dell'esistenza. "

- Neem Karoli Baba

Teresa mi stava insegnando la pratica della consapevolezza, una pratica spirituale per vivere nel momento presente. Nella meditazione tradizionale, quando la mente vaga, uno la porta delicatamente di nuovo ad un punto centrale (il respiro, una candela, ecc.) Sono stato sfidato a fare lo stesso, soprattutto quando, in risposta a un'intensa sofferenza emotiva, ho proiettato la mia condizione presente nel futuro utilizzando un catastrofico dialogo interno che ha portato a pensieri suicidi  - ad esempio: "Se devo sopportare questa sofferenza per i prossimi 30 anni, potrei anche porre fine alla mia vita adesso. "

"Basta tornare al qui e ora," Teresa direbbe. "In un periodo di tempo si può imparare a relazionarsi in modo diverso al nostro dolore. È possibile lavorare con il dolore, vivere intorno agli angoli del dolore e  sviluppare la nostra vita intorno ad esso. Alla fine le turbolente acque  emozionali diventeranno di nuovo calme. Nel frattempo, è possibile trovare quiete interiore e la pace giusta all'interno delle situazioni di vita più difficili. "

"Devi stare scherzando," risposi con un po di rabbia. "Come è possibile che io rimanga concentrato quando l'equivalente emotivo di un attacco di emicrania batte forte il cranio?"

"Smetti di combattere il dolore e di vederlo come la tua vita," Teresa rispose con calma. "Ciò non significa che si deve sopportare il disagio. Ma c'è qualcosa, una trasfomazione  che accade quando noi semplicemente permettiamo a noi stessi di sperimentare il nostro dolore, senza cercare di giudicare, modificare o resistere in alcun modo. Lascia che si manifesti. "

In quel momento, Teresa si avvicinò e premette un punto tra il mio pollice destro e il dito indice (ho poi appreso che si trattava di un punto di agopuntura particolarmente sensibile).

"Ahi fa male! », protestai.

«Respira nel luogo nel corpo dove senti il dolore," Teresa rispose con compassione. "Vedi se riesci a cavalcare le onde di sensazioni come si farebbe cavalcare le onde dell'oceano. Nel fare questo, si noti come l'esperienza del dolore comincia a cambiare. "

Ho 'respirato nel dolore' e osservai che il dolore alla mano si ammorbidiva e diminuiva, fino a quando non riuscivo più a sentirlo.

«Ottimo lavoro», rispose Teresa. "Ora, vedi se è possibile fare lo stesso con il tuo dolore emotivo."

La meditazione non ha funzionato per tutto il tempo, ma ha funzionato abbastanza. I momenti di pace che ha fornito, in combinazione con l'esercizio fisico intenso e il collegamento con la gente, ha interrotto il ciclo di dolore sufficientemente in modo da rendere la mia sofferenza "a malapena sopportabile."

Ulteriori informazioni sul metodo di Douglas per alleviare il dolore emotivo può essere trovato qui: 

healingfromdepression.com

Fonte: madinamerica.com

venerdì 7 giugno 2013

La somministrazione forzata di farmaci equivale a tortura

Un punto importante per il quale  organizzazioni di sopravvissuti psichiatrici si battono è l'eliminazione della  cosiddetta contenzione chimica, ovvero la somministrazione forzata di farmaci psicoattivi.
Eppure vi sono molte persone, utenti psichiatrici che conosco le quali giustificano questa consuetudine in psichiatria, lesiva dei più elementari diritti umani, tra cui l'inviolabilità del proprio corpo. 
Se non si subiscono (e a volte neanche questo basta) certe cose non è possibile rendersi conto della loro atrocità. Qui non si parla di sostanze che hanno effetti 'terapeutici' ma veri e propri veleni tossici che hanno effetti devastanti e talvolta irreversibili, che vanno a toccare l'integrità mentale, la coscienza umana, che mettono spesso in serio rischio la salute fisica e mentale. 
Questo articolo scritto da una persona anonima e da me tradotto ha tutta la mia comprensione ed esprime con parole forti e ripetute come se non fosse mai abbastanza doveroso condannare con forza questa odiosa pratica. 



Innumerevoli individui, negli ultimi decenni sono stati forzatamente drogati per convenienza, 'sedati', tranquillizzati in una "contenzione chimica". L'uso invasivo e forzato di farmaci che costringe il cervello  ad alterarsi, fino ad arrivare ad una forzata incoscienza totale, è esponenzialmente più invasivo di qualsiasi altra forma di contenimento, e non dovrebbe in nessun caso essere considerato piu' umano della contenzione fisica o meccanica. 
Ho un ulteriore problema con la parola "calmante",  una spiegazione razionale per giustificare la somministrazione forzata di farmaci, si dice che siano in grado di "calmare" l'individuo in crisi.

Un corpo privo di sensi appare 'calmo', un animale dello zoo  'tranquillizzato' appare 'calmo', ma  dire obiettivamente che ciò che si vede a seguito di una iniezione forzata è un  essere umano 'calmo' significa non vedere la realtà. Una iniezione forzata crea una capacità fisiologicamente compromessa di coscienza di ordine superiore o anche di coscienza stessa, 'calma' potrebbe essere la chiara e spumosa interpretazione degli autori di questa atrocità morale,  i quali scelgono di risolvere una situazione di conflitto  * immettendo * un veleno all'interno del corpo della persona, piuttosto che immobilizzare o toccare dall'esterno, l'opzione più straordinariamente, profondamente invasiva e disumanizzante.

E 'un dato di fatto che le situazioni più conflittuali all'interno di strutture psichiatriche si verificano quando le persone si rendono conto di essere  detenute, che gli sono negati assistenza legale e giusto processo, e che  devono offrire i loro corpi e cervelli alla somministrazione forzata di droghe. 

Qualcosa è successo negli ultimi 60 anni, trattenere le braccia e le gambe di qualcuno, legare a letto, benchè sia ampiamente praticato è a volte visto come una cosa  vile, disgustosa e disumanizzante. Trattenere la neurotrasmissione, attraversare la barriera sanguigna del cervello con la forza, mostrando disprezzo per il diritto umano all'integrità fisica, la  coscienza e la ragione di esistere, è adesso visto come un 'trattamento medico' in buona fede. Questa interpretazione è falsa, fuorviante, egregiamente sbagliata, e spregevole perché non riesce fondamentalmente ad affrontare la straordinaria profondità della invasività di cui stiamo parlando qui.

Alterare l' ambiente esterno di qualcuno è un passo drastico da prendere. Chiuderlo al mondo, bloccarlo in una struttura psichiatrica  è un enorme passo, travolgere fisicamente una persona violenta e pericolosa non è una violazione dei diritti umani, a mio parere. Alterare la coscienza di qualcuno con la forza, con la somministrazione forzata di farmaci o di elettroshock, alterando il loro mondo interiore, questo è  un lampante  abuso dei diritti umani, niente di meno che violenza molecolare, una delle cose più disumanizzanti che un essere umano o un gruppo di esseri umani possono fare a un loro simile. E deve essere abolita, senza eccezioni. Come ho detto, l'applicazione della legge, le società tribali, qualunque fossero, attraverso la storia documentata, hanno trovato il modo di frenare le persone senza bisogno di  violentare il loro cervello / coscienza. Se la persona combattiva è disarmata, ed è in inferiorità numerica, (come è il caso nelle situazioni in questione), c'è sempre un modo meno invasivo per disinnescare una situazione di pericolo. 

- La somministrazione forzata di farmaci produce sempre una escalation di violenza.

- La somministrazione forzata di farmaci è la cosa più invasiva che la polizia permette di fare ai propri cittadini dopo le pallottole o la pena di morte.

- La somministrazione forzata di farmaci a volte uccide.

- La somministrazione forzata di farmaci viene applicata  potenzialmente ad ogni cittadino nella società. Traumatizziamo e decimiamo la vita di un grande gruppo di persone sottoposte ad essa a fronte di un esiguo gruppo di pazienti "grati". Al costo macabro di altre persone che hanno le loro vite distrutte, quindi inevitabilmente, per continuare ad esistere questa pratica produce morti, traumatizzati, persone distrutte e danni collaterali, al fine di creare una ristretta coorte di pazienti 'grati'.

- La somministrazione forzata di farmaci è un trattamento crudele, inumano e degradante secondo il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla tortura. (Non ha detto che i combattimenti, la resistenza, gli arresti  che le forze di polizia svolgono decine di migliaia di volte al giorno in tutto il mondo sono violazioni dei diritti umani).

-Il blocco israeliano di Gaza, è una seria e grave azione militare sul popolo e il governo di Gaza. La guerra  all'interno di Gaza, gli attacchi aerei, per esempio, è di ordini di grandezza più seria.

-Il blocco consapevole della neurotrasmissione  di un essere umano, l'azione di dorgare con la forza, ritengo che sia ordini di grandezza più violenta /  invasiva della mera contenzione fisica, o la privazione della libertà di circolare nella Comunità.

Nessun medico al mondo è in grado di dimostrare che c'è qualcosa di sbagliato nella funzionalità del cervello di persone prese di mira dal trattamento psichiatrico  forzato. Si tratta di una credenza basata sulla fede nella psichiatria organicista, che ha convinto anche i poteri dello stato  su cui si fonda la loro autorizzazione ad entrare nel corpo di chiunque essi scelgono di indirizzare le loro mire. In effetti, questo è fanatismo violento, è l'uso della forza per imporre la propria fede agli altri contro la loro volontà. Questo è ciò che rende la psichiatria forzata così terrificante. I  terroristi Jihadisti metteranno i chiodi di una Nailbomb nel vostro corpo a causa della loro interpretazione di un libro. Gli psichiatri usano il loro libro sacro, il DSM, per giustificare la somministrazione di droga nei corpi di sconosciuti con la forza. Ci sono parallelismi terrificanti qui.

Il  violento rimodellamento delle funzioni cerebrali di un cittadino, dovrebbe essere visto per l'atto di immensa e profonda violenza e  violazione che è. Ogni mese sulla stampa leggo di un passeggero  fastidioso a bordo di un aereo di linea, e anche in un ambiente così precario come a 10.000 metri di quota, questi individui sono sopraffatti, in inferiorità numerica, sobri e controllati senza ricorrere a queste tattiche invasive. Non mi viene in mente nessuna situazione in cui un detenuto inerme di una struttura psichiatrica, nei loro ambienti controllati  dove è sempre stato disponibile un rapporto di forza fortemente sbilanciato verso il paziente , che il 'contenimento chimico' sia l'unica opzione praticabile. 

In effetti, ogni volta che un ago affilato di acciaio di  una siringa  viene inflitto nella pelle nuda di un detenuto, per definizione, quella persona è già stata sottomessa, in inferiorità numerica, e immobilizzata, perché non fermarsi qui? Perché  estendere, perché degenerare, questo controllo, a livello molecolare? Si tratta di una oscenità morale, nei casi estremi, e di un grave abuso dei diritti umani e non deve essere tollerato in una società libera.

In Occidente, noi mettiamo le manette ai ladri. In Arabia Saudita, usano acciaio affilato, taglia le mani, e il loro sangue scorre.

In Occidente, vediamo la contenzione fisica dei detenuti delle strutture psichiatriche  come disumana. In Occidente, vediamo l'accoltellamento con acciaio affilato, l'aggiunta di farmaci invalidanti come i tranquillanti al flusso di sangue del cervello, per qualche ragione, umano. Non è umano. Non è giustificato. E 'un brutto, disgustoso, abuso schiacciante osceno e violento, e non può essere tollerato in una società libera.

In nessun luogo all'interno di ogni angolo buio di una struttura psichiatrica, in qualsiasi parte del mondo libero,  le persone che sono già  sbattute a terra, in inferiorità numerica, disarmate, che stanno urlando 'NO!', Supplicando con i loro aggressori, 'NO! non mi iniettare! ',' NO! Non autorizzo ', in nessun posto ... Da nessuna parte, mai, deve essere tollerata questa situazione.  E' un mondo malato che è arrivato a credere che bloccare le cellule all'interno del corpo di una persona è intercambiabile e alla pari con contenzione fisica. Come quasi tutte le credenze in psichiatria, è una credenza falsa, ingiustificata dalla logica, un prodotto della psichiatria che ha avuto 200 anni di potere senza ostacoli per dominare sui suoi prigionieri. Un prodotto di persone che non essendo sopravvissuti psichiatrici considerano normale che, mentre l'interno del loro corpo è sacrosanto, l'interno di qualcuno etichettato come 'malato mentale' è un pezzo di proprietà del governo. Il mio cervello non è un pezzo di proprietà del governo. Dove esiste un potere 'discrezionale' per consentire  ad agenti dello Stato di entrare e violare il mio corpo per il controllo sociale , non c'è uguaglianza. 
Perché io  considero i poliziotti che arrestano le persone e li vedo  come forze dell'ordine investiti di potere e di responsabilità come un braccio di controllo necessario dello stato? Perchè guardo invece  coloro che maneggiano le siringhe negli ospedali psichiatrici come meritevoli di  disprezzo? come criminali dei diritti umani che meritano la prigione? Come persone che hanno causato un profondo disagio umano e traumi nella vita di sconosciuti innocenti? Questa equazione si riduce a invasività.

Coloro che desiderano dedicare i loro  sforzi per conseguire la parità e rendere sicure le persone con etichette psichiatriche e problemi mentali ed emotivi della vita,  che cercano di creare un mondo in cui queste persone hanno la loro umanità di base rispettata, non possono lasciare la porta aperta , anche solo un po'socchiusa , alla terapia forzata. La somministrazione forzata di farmaci, è una minaccia per i nostri diritti umani, lasciare questo uso estremamente invasivo a 'discrezione' dei  custodi dei moderni manicomi , non può essere accettato. La minaccia di iniezione forzata è la carta vincente, l'arma nucleare di controllo sociale che attraversa il tessuto istituzionale di tutte le strutture psichiatriche. Si tratta di un male così profondo, un distruttore di fiducia, una profonda deformazione del progetto terapeutico, un  profondo abuso di potere psichiatrico, che non ha diritto di esistere.

Esistono siringhe dentro le strutture psichiatriche per una cosa e una cosa sola. Per immettere prodotti chimici liquidi nei corpi dei non consenzienti. Sono strumenti di terrore, strumenti di tortura in questo contesto, gli strumenti di una medica (solo di nome), forma violenta di controllo sociale, diabolicamente invasiva in natura, anatema di tutto ciò la medicina dovrebbe rappresentare.

La somministrazione forzata di  farmaci non è umana, non può essere ritenua umana, e deve essere abolita. La costrizione psichiatrica  esistente, implica che i pensieri e la coscienza di alcune persone non hanno il diritto di esistere, perché è con la somministrazione forzata di farmaci che questa coscienza viene rasa al suolo, eliminata e cancellata. Piuttosto, io dico che è questa costrizione a non avere diritto di esistere.

Spero solo che un giorno potremo vivere in pace. Non ci sarà pace nella 'salute mentale' fino a quando la psichiatria non smetterà questa violenza degradante e profonda sui loro "pazienti". E' una tragedia umana che questa professione profondamente sbagliata ha fatto congetture sul nostro cervello, anche se non può dimostrare niente, e la società ci ha tradito, consegnando il nostro cervello  a questi ciarlatani, permettendogli di manipolarlo a piacimento . 

E 'davvero un fatto terrificante della storia moderna, che questi ciarlatani abbiano infestato il mondo con il faso mantra della 'malattia del cervello', e anche i nostri governi apparentemente democratici hanno dato loro la licenza di entrare nel cervello vivente di ogni cittadino nella società con la forza, con la scusa di  'individuare la malattia del cervello' di quella persona, senza mai nemmeno averlo esaminato una sola volta. Qualcuno, qualche psichiatra o assistente ha detto  che quando vedono i loro pazienti contorcersi sotto le loro mani, gridare e implorare di non essere violentati con le siringhe non è l'essere umano cha sta parlando ma la sua 'malattia'. E questa è una  tragedia. 
Gli addetti in psichiatria  con violenza tirano giù i jeans alle femmine adolescenti per ottenere l'accesso alla pelle nuda, dove una iniezione forzata sta per essere 'amministrata'. Ci sono  poche  persone nei reparti psichiatrici che danno problemi  la notte, il giorno è pieno di ricordi recenti di rumori di  vestiti strappati di dosso agli estranei e urla di terrore che implorano loro di smettere. La contenzione chimica non è una procedura medica. E' una  violenza. Essa non può essere riformata, deve essere abolita.