Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

mercoledì 14 dicembre 2016

Guarire dal disturbo bipolare

Dato che un mio precedente articolo (bipolar story) ha riscosso un discreto successo di visite, vorrei qui tradurre un'altra storia di recupero dal cosiddetto disturbo bipolare. Questa volta ci avviciniamo ad un approccio di tipo psicologico del tutto inusuale  concepito dall'ex-paziente Sean Blackwell basato su tecniche di respirazione e sedute di meditazione opportunamente guidate. 
Le tecniche qui usate ricordano il lavoro di  Stanislav Grof e la sua respirazione olotropica. A questo proposito consiglio vivamente a tutti di leggere il libro di Grof "La tempestosa ricerca di sé stessi" essenziale per comprendere come la condizione della 'follia' può avere precise cause e significati, e di conseguenza epiloghi molto diversi da quello di avere una malattia cronica vita natural durante come ci viene propinato.  
Anche Sean ha scritto un libro intitolato "Bipolari o risvegliati?" che racconta della sua esperienza e ciò che lui ha capito  su questa particolare condizione. Pure questo varrebbe la pena di leggerlo, sempre molto meglio delle decine di libri inutili scritti dai 'malati' allineati o dagli pseudo esperti che ripetono tutti la stessa solfa rifritta.  
Quanto alla diagnosi specifica della protagonista di questa storia, non ha molto senso per me, preferisco di gran lunga soffermarmi su quello che 'sente' e sperimenta. 

Infine un 'disclaimer': io non sono in alcun modo collegato a Sean il quale pare chiedere un bel po di soldi per i suoi training, o ritiri di 'guarigione' e neppure posso garantire l'efficacia del suo metodo. Questo dovrà essere valutato da chi vorrà approfondire la questione. 



Come sono guarita dal 'disturbo bipolare'

Di Moni Kettler


Quando mia sorella mi portò al pronto soccorso dell'ospedale psichiatrico, nel gennaio del 2013, ero semplicemente un disastro. Per settimane avevo dormito appena, perché avevo delle visioni melefiche di un'ombra nera in bilico su di me che mi diceva di suicidarmi. Tutto questo mi fece diventare così paranoica che iniziai a scivolare sempre più nella ideazione suicidaria, spaventando tutti intorno a me.

Gli ultimi tre anni era stato un periodo molto duro per me. Avevo attraversato una separazione da mio marito, che mi lasciò da sola a prendermi cura dei miei due bambini piccoli. Un infortunio alla mano aveva messo in grave pericolo la mia carriera come ritrattista. Inoltre, avevo subito anche lo stress di cambiare città con la famiglia. Fu come combattere una battaglia da tutti i fronti, senza una pausa, con la costante repressione dei miei bisogni.  Così, ero talmente esaurita mentalmente e fisicamente che persi il mio equilibrio.

Da un giorno all'altro Iniziai ad avere sbalzi d'umore che mi facevano sentire una persona diversa . Certi giorni mi sentivo come se fossi in cima al mondo, invincibile, senza la necessità di sonno. Gli altri giorni ero un completo fallimento senza energia o motivazione e sperimentavo una paralizzante mancanza di speranza. Le oscillazioni improvvise dall'euforia alla disforia e viceversa sono state dure per me e la mia famiglia. Come artista, le fasi ipomaniacali di solito mi sembravano grandi in un primo momento perché avevo un sacco di progetti da realizzare e lavoravo per tutta la notte. Tuttavia, una volta completato i lavori, mi sentivo incenerita, come se fossi 'bruciata'.

Essendo una 'perfezionista' altamente responsabile, sono riuscita a svolgere bene il ruolo di madre ea  prendermi cura della casa e dei bambini. Ma era diventato sempre più una lotta, quando  ho scoperto che avrei potuto far fronte alla vita soltanto  utilizzando il mio lato collerico e aggressivo, che era enorme. Mi sono trovata trasformata in una persona molto tesa, costantemente in agitazione, camminavo intorno alla casa e perdevo la calma per un nonnulla. L'unico breve periodo di relax che ho trovato è stato per bere vino. Alla fine, non riuscivo nemmeno a riconoscermi.

In ospedale mi hanno dato la diagnosi di 'disturbo bipolare II, a cicli rapidi. Ero lì, impotente ed etichettata come una persona malata di mente. Ero distrutta.

Il mio ricovero in ospedale è stato l'inizio di una vera e propria odissea per cercare il farmaco giusto per stabilizzarmi, in quanto avevo forti reazioni ai farmaci che provavano. La maggior parte dei farmaci  causava gravi effetti collaterali (che sono stati in due occasioni pericolosi per la mia vita), o mi facevano sentire apatica; non potevo accettarlo perché mi piace essere una persona attiva. Quindi andavo dentro e fuori l'ospedale e la clinica ogni giorno per nove mesi consecutivi. I farmaci semplicemente non potevano proteggermi dai miei cicli rapidi in modo tale che avrei potuto conviverci.

Le depressioni erano forti, ma una volta ripreso il mio modello di sonno, la mia determinazione per guarire da questo 'disturbo' è diventata più forte. Essendo una  sportiva nata ed ex campione del mondo di karate, non ho mai avuto intenzione di rinunciare a questa lotta. Ero disperata, volevo  smettere i farmaci. Volevo avere il controllo di me stessa; indipendente e capace. L'etichetta di disturbo bipolare mi faceva sentire come se fossi vista come una pazza che non si adatta alla società. Volevo la mia dignità di nuovo!

In gemania, il sistema sanitario è abbastanza buono, sono stata perciò in grado di sperimentare una varietà di differenti terapie come la CBT (terapia cognitivo comportamentale ndt) , l'arte e la terapia occupazionale, così come diverse terapie fisiche. Ho trovato qualcosa che mi ispirava in ogni terapia: le terapie creative mi hanno aiutato a esprimere la mia vera natura al meglio, e le terapie educative di gruppo  mi hanno aiutato a migliorare la consapevolezza verso i miei problemi. E 'stata anche la prima volta in vita mia che sono stata in grado di concentrarmi solo sulla mia parte interiore, senza dover pensare delle mie responsabilità familiari. Tutto questo mi ha permesso di avere una pausa, alla fine.

Dopo il mio rilascio dall'ospedale nel dicembre del 2013, un mio caro amico venne a trovarmi portandomi il libro di Sean Blackwell "Bipolari o risvegliati?", suggerendomi di leggerlo. Questo libro certamente indica che ci potrebbe essere  di più nel 'disturbo bipolare' di quanto semplicemente sappiamo essere una malattia mentale causata da uno squilibrio chimico.

Era impossibile per me mettere giù quel libro; l'ho letto tutto in una notte e sono andata subito in ipomania. Avevo finalmente trovato una spiegazione plausibile per la causa della mia rottura! Sembrava che l'impatto dei grandi cambiamenti nella vita aveva causato un 'emergenza spirituale' che ha notevolmente contribuito al disordine in cui ero.

Ero così entusiasta che sono andata sul canale YouTube di Sean e ho guardato tutti i suoi video. Per la prima volta, ho visto la luce alla fine del tunnel, una speranza che io potessi essere un giorno libera dai farmaci e sana.

Dal momento che Sean era alla ricerca di traduttori per i suoi video, ho cominciato a tradurli in tedesco. Poco dopo, sono entrata in contatto con Sean che mi ha detto di un ritiro di guarigione che lui e sua moglie avevano organizzato per le persone con diagnosi di disturbo bipolare. Dal momento che sarebbe stato presto in Europa, era l'occasione giusta per me. Volevo guarire, in un disperato tentativo di mostrare che avrei potuto smentire tutti quelli che dubitavano che sarei mai guarita! Ero convinta che questo programma era il pezzo mancante del puzzle per la mia guarigione. Le terapie che avevo provato fino ad allora mi avevano aiutato a sentirmi meglio di nuovo, ma nessuna di loro avrebbe potuto cancellare la causa della mia 'malattia', che era prevalentemente radicata nei traumi infantili.

Nel novembre del 2014, ho fatto due settimane di 'rifugio privato' con Sean Blackwell in una casa  affittata per l'occasione nella campagna tedesca. Il mio più caro amico dagli Stati Uniti è venuto ad aiutarmi e sostenermi attraverso il suo programma. Il ritiro ha cambiato la mia vita, consiste per lo più in tecniche spirituali che sono note per allentare i traumi, come la meditazione Vipassana e la 'respirazione bipolare'  (un ramo della Respirazione Olotropica del Dr. Stanislav Grof ). La respirazione Bipolare è una forma di respirazione volontaria accompagnata da musica speciale, in cui la persona respira profondamente e rapidamente per entrare in uno stato non ordinario di coscienza: questo permette al materiale inconscio in precedenza non trasformato di diventare consapevole e integrarsi. Attraverso queste tecniche sono stata in grado di allentare molte delle mie tensioni interne,i blocchi energetici e i traumi.

La svolta più significativa è stata durante la quarta sessione della respirazione. Dopo tre sessioni dolorose che sembravano portare alla luce il materiale più traumatico, tutto è venuto al culmine durante una sessione potente in cui ho avuto accesso a  pensieri repressi e sensazioni legate alla mia storia di abusi da piccola. Emersero così ricordi orribili che avevo seppellito da qualche parte in profondità dentro di me da decenni. Non solo i ricordi e il dolore emotivo straziante, l'enorme rilascio di energia fisica era anche abbastanza difficile da sopportare. Spesso mi sono ritrovata tremolante con sensazioni alterne di forte calore e freddo attraverso tutto il mio corpo.

Ma il giorno dopo mi sentivo già molto meglio. Mi sentivo come se un peso venisse sollevato all'interno; Ero tranquilla, fiduciosa e pronta a continuare con il lavoro. Tutti potevano vedere un nuovo bagliore lucido sul mio viso.

Nel corso della sessione successiva, ho sentito che un altro grande cambiamento stava accadendo dentro di me: ho avuto la mia prima esperienza illuminante, in cui ho potuto sentire l'unità cosmica, nonché una profonda riconciliazione con il mio passato. Potevo perdonare mio padre abusivo, che era morto 19 anni prima, per tutto il dolore che mi aveva provocato da bambina. Era come se una tenda pesante venisse sollevata dalla finestra della mia anima, dove potevo vedere il mio vero sé sotto la luce per la prima volta.

Subito dopo il ritiro, sono stata in grado di scalare il mio farmaco antipsicotico senza avere effetti collaterali, il che sembrava un miracolo considerando  precedenti tentativi dove  avevo sperimentato gravi effetti collaterali con anche il minimo cambiamento del dosaggio. Con l'antipsicotico fuori di mezzo, ho diminuito gradualmente lo stabilizzatore dell'umore più lentamente, solo per essere più sicura. Tuttavia, in verità, entro la fine del ritiro ho sentito che il farmaco non era più necessario in quanto tutte le tensioni e i traumi erano stati 'lavati'  fuori dal mio corpo.

Per la prima volta nella mia vita mi sono sentita stabilmente calma e pacifica. Il ritiro mi ha aiutato a scoprire la 'vera me.' Ho trovato i miei veri valori e punti di forza. La voglia di essere 'giù' scomparve completamente, questo mi aiuta a tornare il mio equilibrio interiore ogni volta che viene sfidato dalle  circostanze della vita. La vita non è diventata meno esigente, ma non mi può danneggiare più di tanto, e questo fa la differenza.

Dopo un anno di pausa dai farmaci, tutte le persone coinvolte nel mio processo di guarigione sono sicure che resterò senza episodi nel futuro. Eppure, proprio per essere sicura, ho avuto un altro ritiro con Sean l'anno scorso. In questa occasione, altro materiale inconscio è stato rilasciato, in gran parte relativo al trauma della nascita. Questa ultima esperienza mi ha portato un senso ancora più profondo di pace e relax di quello che ho avuto in percedenza.

Il tutto è stata un'esperienza così incredibile che ho deciso di condividere la mia storia. Voglio dare speranza e coraggio che ci possa essere  un modo per guarire noi stessi, non ci resta che trovare il giusto accesso al nostro guaritore interiore.

Come artista, ho creato una serie di film delle mie esperienze di respirazione che possono essere guardati su YouTube. Spero che con l'aggiunta di un elemento visivo, posso dare un quadro più chiaro di quello che è un importante processo interiore che non può essere visto da osservatori esterni. Vorrei incoraggiare le persone con diagnosi di 'disturbo bipolare' a superare le loro paure e dubbi e credere in se stessi. So che la guarigione è possibile. Dobbiamo solo essere disposti a fare il duro lavoro per arrivarci.

Fonte: madinamerica.com

mercoledì 7 dicembre 2016

Pillole assassine

L'autrice di questa incredibile storia afferma che il suo è un caso relativamente raro, di una persona su 100 che non riesce a tollerare gli psicofarmaci, in particolare gli antidepressivi. Anche ammesso che sia effettivamente così, questo non significa affatto in primo luogo, che gli altri 99 che stanno prendendo antidepressivi e altri psicofarmaci stiano perfettamente bene, senza accusare alcun problema.
Negli anni di frequentazione di gruppi di pazienti, mi sono fatto un'idea abbastanza precisa di un nesso immancabile col numero di farmaci assunti in politerapia e lo stato di 'salute' delle persone.  
L'assurda, idiota visione a compartimenti stagni degli psichiatri, porta a prescrivere psicofarmaci a 'cascata', uno per ogni tipo di sintomo anche se quest'ultimo fosse una logica risposta al farmaco precedente. 
Allora siccome sei depresso/a tu hai la depressione, perciò ti serve un antidepressivo, però hai anche problemi di sonno perciò occorre un sedativo, e magari qualcosa per l'ansia (forse Acatisia mascherata) che nel frattempo è apparsa, tuttavia mi hai raccontato che a volte sei contento, quasi euforico, quindi hai il disturbo bipolare perciò ti occorre anche uno stabilizzatore dell'umore altrimenti diventi troppo felice.  In tal caso rischi la psicosi perciò ti do preventivamente un antipsicotico. Ecco fatta la frittata; come si può umanamente pensare che un essere umano possa tranquillamente tollerare simili assalti chimici vita natural durante? 
Anche ammesso che l'intolleranza grave come in questo caso colpisca 'appena' l'1% dei pazienti significherebbe che nel mondo qualche milione di persone è ad altissimo rischio suicidio con la vita rovinata da queste pillole maledette. E la cosa più sorprendente, come è successo a Katinka, i medici, gli eminenti psichiatri non vogliono credere al danno iatrogeno, nemmeno di fronte all'evidenza più schiacciante. 
Ma.. un momento,  questi antidepressivi non dovevano salvare delle vite? Esisteranno delle persone salvate da questi farmaci?
Penso che possono esistere, così come esisteranno persone salvate da tante altre cose meno dannose. Tuttavia a fronte di 1 persona 'salvata' - momentaneamente perché ricordiamolo, il beneficio di queste droghe legalizzate quando c'è, è solo momentaneo, poi tutto diventa più difficile - ve ne sono centinaia, forse migliaia  rovinate. 



In ricordo di T.  meravigliosa creatura e artista sensibile, morta suicida sotto un mix di antidepressivi e neurolettici. 


Pillole che rubano Generazioni di vite

Di Katinka Newman

4 OTTOBRE 2016

Quattro anni fa, è successo qualcosa che ha trasformato la mia vita e fondamentalmente cambiato le mie convinzioni sulla malattia mentale.

Sono sempre cresciuta nel timore che la malattia depressiva che aveva fatto suicidare mio padre quando avevo 12 anni, un giorno sarebbe venuta a farmi visita. Non dimenticherò mai quel giorno di luglio del 1976, quando la mamma e mia sorella inaspettatamente mi portarono a casa di un mio amico. Ricordo che mia mamma disse: "Papà l'ha fatto" e non ebbe bisogno di dire altro.

Naturalmente, tutti noi piangemmo al suo funerale. Ma c'era anche sollievo, forse troppo. Gli ultimi anni, mio padre stava seduto in una stanza senza fare nulla. I miei fratelli più grandi hanno cercato di proteggermi dalla realtà che, all'età di 56 anni, mio padre non voleva più vivere. Avevo sentito delle conversazioni dove avrebbe parlato di questo suo desiderio, e il mio cervello infantile semplicemente non riusciva a capire il suo ragionamento. Perché non se ne andava in vacanza, coltivava un nuovo hobby? Come si può semplicemente non voler più vivere? Questi pensieri mascheravano le mie paure più profonde che sono  rimaste inespresse da bambina ed emerse solo da persona adulta nelle sessioni di terapia. Sicuramente mio padre che desiderava  porre fine alla sua vita doveva essere un riflesso del fatto che io non volevo dire molto per lui. Significava che, allora, forse non ero amata?

La decisione di mio padre di togliersi la vita è rimasta impenetrabile fino a quando la stessa cosa mi è successa molti anni dopo. Ma non è stata la depressione che ha causato questo. Sono una di quell' 1% di persone che hanno una grave reazione avversa ai farmaci antidepressivi, che causa ai malcapitati di diventare istantaneamente suicidi.
All'età di 48 anni, stavo passando delle notti insonni, mentre ero in fase di divorzio, e come molti nella mia situazione, ero convinta che avevo bisogno di un antidepressivo. Poche ore dopo l'assunzione di escitalopram (Lexapro) insieme a mirtazapina, ero in uno stato di trance. Iniziai ad avere intensa acatisia, una condizione agonizzante dove non si può stare fermi. Questo è un segno che ci si trova in un pericoloso stato di tossicità del farmaco. Due giorni dopo, ero totalmente delirante con allucinazioni selvagge. Mi convinsi di avere ucciso i miei figli, e che questo fatto era stato trasmesso dalla TV nazionale. Anche se non ne ho alcun ricordo, presi un coltello da cucina e lacerai il mio braccio.

Finii per essere ricoverata in uno dei migliori ospedali psichiatrici privati di Londra. Al primo colloquio, insistetti sul fatto che avevo avuto un patto suicida con Dio e che c'erano delle telecamere nel soffitto. Per fortuna, anche nel mio stato illusorio, riconobbi che era il Lexapro che mi faceva stare male. Chiesi di non darmelo e due giorni dopo stavo già meglio. Il problema era che i medici non credevano che fosse la pillola che mi faceva stare male. Mi diagnosticarono  la depressione psicotica, insistendo con minacce perché rimanessi ricoverata, e mi fecero  prendere ancora più antidepressivi e antipsicotici.

I risultati furono devastanti; non diventai psicotica di nuovo, ma ben presto cominciai ad essere preda di un desiderio inspiegabile di uccidermi. Non  riuscivo a dormire o a concentrarmi. Fui  costretta a partecipare a sessioni di psicoterapia, ma non riuscivo a stare ferma perché ancora una volta avevo acatisia (anche se al momento non avevo idea di che cosa si trattava). Mi ricordo che stavo vivendo forse la discesa più spaventosa che un essere umano può sperimentare: l'estrema paralisi emotiva. Improvvisamente non ero più  in grado di conversare con la gente perché non avevo empatia. La musica e i film non significavano nulla per me. E la cosa peggiore era che non ero in grado di sentire l'amore per i miei figli, Lily e Oscar.

Dopo tre settimane, mi fu permesso di lasciare l'ospedale privato a condizione che ritornassi per gli appuntamenti settimanali con il primario  psichiatra. Quando la mia condizione peggiorò, si convinse che soffrivo di depressione resistente al trattamento.

Due mesi dopo aver lasciato l'ospedale, aggiunse  l' antipsicotico olanzapina oltre agli  antidepressivi che prendevo già. Iniziai subito a mangiare smodatamente, mettendo su una grande quantità di peso. Arrivai presto a un punto tale che non ero in grado di uscire di casa. Iniziai allora ad auto-medicarmi con l'alcool e le sigarette per cercare di sedare il 'mostro' della acatisia. Entro un periodo di pochi mesi sono passata dall'essere una supermamma, un donna in carriera e fanatica di fitness a un disastro totale, in giro per la casa in una vecchia vestaglia, incatenata alla nicotina,  a bere e sbavare.

I miei figli cominciarono a odiarmi, e vollero  andarsene con il mio ex marito che stava ancora a casa per prendersi cura di me. Presto mi  trasferii fuori della casa di famiglia, perché non potevo sopportare lo sguardo di odio sui loro volti. La loro mamma era diventata un mostro che non era più in grado di amarli.

Dopo un anno e sempre più farmaci, tra cui litio e una nuova diagnosi di disturbo bipolare, stavo per porre termine alla mia vita. Avevo perso tutto. Il giorno adatto arrivò, nel settembre del 2013, quando programmai di buttarmi sotto un treno. Poi vidi me stessa nello specchio: i capelli non lavati, il volto gonfio dalle droghe psichiatriche, gli occhi vitrei e le piaghe intorno alla mia bocca. Anche se il mio cervello era troppo confuso per essere ancora in grado di vestirmi, poteva solo ricordare le due persone più importanti della mia vita. Un'immagine apparve con i volti dei miei figli al mio funerale. Avevano quasi la stessa età che avevo io quando mio padre morì.

E 'stato questo ricordo che mi ha fatto chiedere  alla donna della squadra di trattamento, che era da me per assicurarsi che prendessi le mie pillole, di portarmi all'ospedale locale. A questo punto la mia assicurazione era finita quindi non sarei potuta tornare all'ospedale privato.

Nel primo colloquio con lo psichiatra presso l'unità di salute mentale, dissi le parole che sapevo mi avrebbero fatta ricoverare. "Ho intenzione di uccidermi," dissi.
Presero una decisione che mi ha salvato la vita. Mi tolsero di botto tutti e cinque gli antidepressivi e gli antipsicotici per cui  entrai in agonia; sudavo, urlavo, a volte non ero in grado di stare in piedi. Poi, dopo quattro settimane, qualcosa di miracoloso accadde. Stavo molto meglio.

Il processo di recupero nelle settimane successive è stato magico. Ricordo di venire rapita per la prima volta dopo secoli da un pezzo musicale, di essere in grado di concentrarmi su un film,  chiacchierare e ridere con gli altri pazienti in ospedale. E non dimenticherò mai quando guardavo negli occhi i miei figli, e sentivo di essere di nuovo in grado di provare amore per loro.

Una volta che sono uscita dall'ospedale dopo sei settimane, ho iniziato il mio percorso per mettere la mia vita di nuovo insieme. In poche settimane sono tornata al lavoro, ho cominciato ad allenarmi per una mezza maratona, e ho ottenuto una casa per me ei miei bambini che subito hanno visto che stavo meglio.

Non tutti erano d'accordo, però. Persuadere il resto del mondo che erano gli psicofarmaci che mi avevano fatto diventare suicida, piuttosto che la depressione, è stata una strada in salita.
Amici e parenti mi hanno consigliato di tenere un basso profilo, fare finta che l'incidente non fosse mai accaduto e mettermelo alle spalle. Ma più ho letto sull'argomento, più sono diventata determinata, non solo per quello che era successo a me, ma per gli altri che hanno perso la vita con questi farmaci.

Ho deciso di fare un film, e scrivere un libro su quanto mi è accaduto. Quando ho cominciato, esattamente un anno fa, non avevo idea delle scoperte straordinarie che stavo per fare. Ci sono state grandi coperture delle case farmaceutiche, processi nascosti, storie di tragedie terribili e prove convincenti che la psicosi indotta da antidepressivi sta dietro alcuni dei peggiori omicidi in tutto il mondo.

Ma c'era anche una rivelazione che mi ha aiutato a capire il suicidio di mio padre, ed ha completamente cambiato le mie convinzioni sulla malattia mentale.
Ho scoperto che molti esperti ritengono che l'incapacità di tollerare gli antidepressivi può essere genetica. Improvvisamente ho avuto una visione sulla ragione per cui mio padre decise di porre fine alla sua vita nel 1976. Ho capito che, come me, prendeva farmaci antidepressivi. Sembra molto probabile che la sua malattia potrebbe essere stata interamente causata dagli effetti collaterali dei farmaci, così come è stato per me.

Parlando con altri membri della famiglia mi hanno rivelato che anche loro erano diventati misteriosamente ammalati dopo l'assunzione di farmaci simili. Ad esempio, mia nipote ha cominciato ad avere allucinazioni e non poteva uscire di casa dopo aver preso una pillola anti-ansia. Un altro membro della famiglia prese un antidepressivo e ha dovuto smettere di prenderlo immediatamente perché si sentiva troppo strano.

Da allora ho parlato con molte persone che hanno sperimentato simili casi di suicidi in famiglia. Ho anche scoperto che ci sono oltre 100 farmaci che hanno il suicidio tra i loro effetti collaterali, tra cui alcuni farmaci anti-fumo, alcuni farmaci anti-malaria e alcuni farmaci anti-acne. Ho concluso che potrebbe non essere la malattia mentale che si tramanda di generazione in generazione. Forse è un gene familiare che rende le persone in grado di non tollerare i farmaci e li induce a diventare suicidi.

Questo ha sicuramente alcune implicazioni molto grandi per la nostra comprensione della salute mentale. Dal momento che ho iniziato a pubblicizzare la mia storia e avviato una campagna di sensibilizzazione, sono spesso contattata da persone che hanno iniziato a chiedersi se i loro cari si sono uccisi a causa dei farmaci. Spero di essere in grado di spiegare loro la mia esperienza che, quando siamo  affetti da  acatisia o dalla tossicità dei farmaci, il desiderio di porre termine alla propria vita è inesorabile. Si sta letteralmente come se si venisse torturati, questo è il motivo per cui, credo, così molti malati prendono la decisione impulsiva di porre fine alla loro vita con azioni apparentemente inspiegabili come saltare sotto un treno senza lasciare alcuna nota o spiegazione per le persone più vicine a loro.

Una delle cose più difficili che stavo cercando di spiegare ai miei figli, che ora hanno 14 e 15 anni, che i farmaci mi avevano portato al punto in cui stavo per porre termine alla mia vita. Ho dovuto spiegarglielo perché perché era scritto nel mio libro, che stavano andando a leggere. La conversazione si è conclusa con tutti noi a piangere abbracciati. 
Poiché abbiamo fatto insieme questo viaggio di scoperta sugli effetti collaterali dei farmaci, penso che abbiano veramente capito che il mio desiderio di suicidarmi non era per come mi avevano trattato quando stavo male. I miei avversari erano una combinazione di cinque psicofarmaci tra antidepressivi, antipsicotici e stabilizzatori dell'umore, con mio DNA e l'incapacità di tollerare questi farmaci, non avevo scelta.

Naturalmente, ora la penso molto diversamente sulla morte di mio padre. Io non lo biasimo per essersi allontanato da me per sempre, non ho più paura che il "cane nero", che rovinato la sua vita tornerà a fare visita a me o i miei figli. Invece, so per certo che i farmaci antidepressivi (e probabilmente alcuni altri farmaci) mi avrebbero portato allo stesso punto di voler porre termine alla mia vita in un brevissimo lasso di tempo. E ho detto ai miei ragazzi che vi è una forte possibilità che sarebbe stato lo stesso anche per loro.

Fonte: madinamerica.com