Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

lunedì 12 giugno 2017

Psicofarmaci e violenza

Nonostante le prove evidenti, la psichiatria continua a negare il nesso tra l'uso di psicofarmaci e gli atti di violenza. Tanto tutto può essere ricondotto ai sintomi di una ipotetica 'malattia' mentale,  ottimo capro espiatorio, naturalmente credendo al concetto che i 'malati mentali' sono individui più inclini di altri a commettere atti violenti. 
La psichiatra Kelly però presenta varie prove che dipingerebbero uno scenario diverso: gli psicofarmaci inducono alla violenza anche le persone sane di mente. Gli effetti indesiderati di queste molecole (oggi sempre dispensate a piene mani) arrivano a coinvolgere e alterare fortemente le basi del giudizio critico, del self-control, e dunque delle remore etiche e morali per il compimento di atti violenti contro la stessa natura umana. 
Le persone così coinvolte infatti, spesso affermano di avere agito come automi privi di coscienza, come se quello che stava accadendo non li coinvolgesse, come spettatori di sé stessi.
Ora io mi chiedo, come se lo chiede Kelly,  che senso ha continuare a prescrivere queste sostanze tossiche, dato che possono avere tali effetti nefasti? 
Il rischio vale la candela? 
Anche se una minima parte di pazienti così 'curati' ha una predisposizione (genetica o altro) per tali effetti occorre considerare che di questi farmaci ne vengono prescritti a milioni e milioni ogni giorno. 
Se veramente fossero farmaci efficaci 'salvavita' come dicono tanti sostenitori, si potrebbe anche tollerare qualche omicidio di massa, o tragedia familiare ogni tanto, giusto? Ma proprio perché non migliorano affatto, anzi la salute mentale è in costante peggioramento, si arriva all'ovvia conclusione di Kelly, la stessa di altri ricercatori: queste sostanze fanno più male che bene e sarebbe molto meglio che non esistessero affatto.   



Gli effetti dei farmaci psichiatrici che inducono alla violenza 
di Kelly Brogan, MD, ABIHM 
21 maggio 2017


Il 17 maggio, 2017, abbiamo appreso del suicidio di Chris Cornell dei Soundgarden per impiccagione. I suoi rapporti familiari facevano emergere un diverso Chris rispetto a uno che avrebbe preso questa decisione fatale, e si sospetta che la causa possa essere la sua ricetta anti-ansia che lo ho portato in uno stato alterato come è stato testimoniato nella notte in cui morì. Forse si è trattato di un “tossicodipendente trasformato in paziente psichiatrico”,  come tanti, Chris Cornell sembrava aver lasciato la padella di abuso di sostanze per la brace dei rischi dei farmaci psichiatrici.

Per ragioni che rimangono misteriose, quelli sotto l'influenza di farmaci psichiatrici spesso specificamente scelgono di impiccarsi nel loro momento di picco dell'impulsività. Alcuni, come il marito di Kim Woody che non era mai stato depresso un solo giorno nella sua vita, gli venne prescritto Zoloft dal suo internista, descrisse poi  un'esperienza sentita nella sua testa che indicava il suo distaccamento dal corpo alcuni  giorni prima di essere trovato impiccato nel suo garage.

Poi c'è  Naika di 14 anni, una bimba adottiva della Florida che si è impiccata in diretta livestream su Facebook dopo essere stata trattata con 50 mg di Vyvanse, un farmaco per l'ADHD che conduce ad un effetto domino di diagnosi e psicofarmaci, tra cui un aumento di 13 volte la probabilità di vedersi  prescrivere un farmaco antipsicotico e un incremento di 4 volte dei farmaci antidepressivi.

Sono abbastanza rari questi aneddoti? Questo è solo il costo da pagare per un trattamento che è utile per la maggior parte? Stiamo incolpando farmaco per quello che invece avrebbe potuto essere un effetto della malattia mentale grave che non è stata adeguatamente trattata e / o  diagnosticata?

Il consenso informato: la premessa di una medicina etica.

Credo che prima di tutto serva il consenso informato. Se siete stati informati dei rischi, i benefici e le alternative a un determinato trattamento, si ha il potere di prendere la decisione migliore in base alla vostra vita personale, familiare, filosofica e religiosa. Ma la verità è che i medici non sono in grado di condividere i rischi noti dei farmaci perché imparano solo i loro presunti benefici con un breve slogan dei rari rischi da dismissione che si pensa essere sempre compensati dalla preoccupazione per la malattia.

Ma per quanto riguarda i rischi gravi - tra cui il suicidio impulsivo e l'omicidio - sicuramente stiamo informando i pazienti di questa possibilità, giusto?

Sbagliato.

Infatti, la FDA e l'industria farmaceutica hanno fatto di tutto per nascondere il più possibile le segnalazioni dei danni in modo tale che  non possiamo certo aspettarci che il medico medio abbia fatto il lavoro investigativo necessario per arrivare alla verità.

Infatti, dal 1999 al 2013, le prescrizioni di farmaci psichiatrici sono aumentate di un enorme 117% in concomitanza con un aumento del 240% del tasso di mortalità da questi farmaci. Quindi cerchiamo di rivedere alcune delle prove che suggeriscono che non può essere nel vostro interesse o l'interesse di chi ci circonda intraprendere il percorso della psichiatria farmacologica. Perché, dopo tutto, se non esistono screening per i fattori di rischio - se non sappiamo chi sarà la prossima vittima di violenza farmaco-indotta  - allora come possiamo giustificare ogni singola prescrizione? Siamo ad un punto nella storia della medicina, dove atti casuali di violenza personale e pubblica sono diventati rischi dovuti al trattamento per lo stress, l'ansia, la depressione, la disattenzione, il disagio psicosociale, la sindrome del colon irritabile, la stanchezza cronica, e perfino lo stress da incontinenza.

Lasciamo  parlare la scienza

Suicidio

Prescritti specificamente per “prevenire” i suicidi, gli antidepressivi ora sono dotati dal 2010 di una black box warning label (etichetta di avvertimento come nelle sigarette ndt) del rischio di suicidio. 

Multi-miliardi di dollari in azioni legali, come l'insediamento dello Studio 329 sono stati necessari per sbloccare i cassetti dell'armadio di un settore che si preoccupa più del profitto che delle vite umane. Una rianalisi dello studio 329  che inizialmente è servito nel 2001 come studio fondamentale a sostegno della prescrizione di antidepressivi per i bambini, ha ora dimostrato che questi farmaci sono inefficaci in questa popolazione e inoltre svolgono un ruolo causale nel comportamento suicidario. L' occultamento e la  manipolazione dei  dati che mostrano queste segnalazioni di danno, compreso un raddoppio del rischio di suicidio con trattamento antidepressivo,  hanno generato apparente confusione per risolvere questo profilo di rischio incomprensibile e inaccettabile. In realtà, una rianalisi di un influente studio del 2007 della National Institute of Mental Health, ha rivelato un aumento di quattro volte nel suicidio, nonostante il fatto che la pubblicazione iniziale non abbia rivendicato alcun aumento del rischio rispetto al placebo.

Secondo i dati disponibili - su 3 grandi meta-analisi - un trattamento psichiatrico in più significa un fattore in più di rischio suicidio. Beh,  potrebbe sembrare un controsenso, giusto? Incolpare questi farmaci per il suicidio sarebbe come dire che gli ombrelli provocano la pioggia.

Ecco perché gli studi condotti su soggetti non-suicidi  e anche su volontari sani che hanno continuato a sperimentare suicidalità dopo l'assunzione di antidepressivi sono così convincenti.

Le benzodiazepine (come quelle che la Cornell stava prendendo) e gli ipnotici (farmaci per sonno e ansia) hanno pure loro un potenziale documentato per aumentare il rischio di suicidio sia tentato che completato e sono stati implicati nell'autolesionismo  impulsivo  tra cui le coltellate auto-inflitte durante i cambi di dosaggio. Troviamo anche la possibilità documentata che la suicidalità potrebbe emergere nei pazienti  trattati con questa classe di farmaci, anche quando non manifestavano tale tendenza, come  recenti ricerche affermano: “le benzodiazepine e gli ipnotici possono causare 'parasomnias' (disturbi del sonno ndt) , che in rari casi possono portare alla ideazione suicidaria o a comportamenti suicidi in persone che non erano noti per essere suicidali”. E, naturalmente, con questi farmaci si forniscono i mezzi e il metodo con un noto profilo di avvelenamento letale.
[in altri termini, ti mettono in mano le armi per ucciderti ndt]


Omicidio

Chiaramente gli assassini sono malati di mente, giusto? Che cosa succederebbe se ti dicessi che la scienza sostiene la preoccupazione che stiamo medicando civili innocenti trasformandoli in individui con stati di impulsività omicida?

Quando Andrew Thibault fece ricerche sulla sicurezza di un farmaco stimolante raccomandato al figlio, entrò in un buco di coniglio dal quale  deve ancora riemergere. Da autodidatta si è imparato il codice per decifrare i dati sul sito web dell' Adverse Event FDA (segnalazioni di eventi avversi dei farmaci all'ente di controllo americano FDA ndt), ed è stato in grado di scovare 2000 decessi pediatrici da farmaci psicotropi, e 700 omicidi. Dopo una causa e un Freedom of Information Act, continua a lottare contro la depennazione delle informazioni e la loro soppressione  scoprendo altri 24 omicidi collegati direttamente l'uso di farmaci psicotropi, tra cui l'omicidio di un neonato da parte di un bimbo di 10 anni trattato con Vyvanse. Un altro caso, l'ultimo che ha analizzato,  ha recuperato le dichiarazioni di un paziente di 35 anni, che ha ucciso sua figlia:  “Quando ho preso la nortriptilina, ho subito voluto uccidermi. Non avevo mai avuto pensieri del genere prima d'ora.”

Per iniziare ad esplorare scientificamente il rischio di violenza indotta da farmaci psicotropi, ci deve essere un campione di studio rappresentativo, deve essere presa in considerazione la ragione dell'assunzione del farmaco, e deve essere controllato l'effetto come si fa per tutte le altre sostanze intossicanti. Il gruppo di ricerca del professor Jari Tiihonen ha analizzato l'uso di farmaci da prescrizione di 959 persone condannate per un omicidio in Finlandia e ha scoperto che la prescrizione di benzodiazepine e oppiacei ha provocato il più alto rischio (aumento 223%) di commettere un omicidio.

Undici antidepressivi, sei sedativi / ipnotici e tre tipi di farmaci per il disturbo da deficit di attenzione rappresentano il grosso dei 31 farmaci associati con la violenza segnalati alla FDA. Ora,  uno studio di registro svedese ha identificato un aumento statisticamente significativo della violenza nei maschi e femmine sotto i 25 anni a cui sono stati prescritti antidepressivi.

Con i farmaci implicati nelle sparatorie nelle scuole, accoltellamenti, e anche il crollo del volo Germanwings , la prescrizione di psicofarmaci prima di questi episodi è stata catalogata su https://ssristories.org/ portandomi a sospettare che la prescrizione psichiatrica fosse la causa più probabile in tutti i rapporti di comportamento insolitamente violento nella sfera pubblica.

È davvero un nesso causale?

Al di là dei casi in cui la violenza a se stessi o agli altri è stata indotta in maniera non violenta, non da individui depressi o  psicotici, quali altre prove ci sono che indicano come questo potrebbe accadere?

Il documento più rilevante in questo senso, a mio parere, è stato pubblicato nel 2011 da Lucire e Crotty. Dieci casi di estrema violenza sono stati commessi da parte di pazienti a cui  sono stati prescritti antidepressivi - non per grave malattia mentale o per la depressione - ma per disagio psicosociale (ad esempio  stress da lavoro, morte del cane, divorzio). Ciò che questi autori hanno identificato era che questi dieci soggetti avevano varianti di enzimi epatici responsabili del metabolismo dei farmaci aggravata dalla co-somministrazione di altri farmaci e sostanze. Tutti sono tornati alla loro personalità di base, quando l'antidepressivo è stato interrotto.

Ora possiamo definire l'impulsività come acatisia indotta, i fattori di rischio genetici per questa roulette russa della violenza non sono sottoposti a screening nella prima prescrizione di psicotropi. L' acatisia è uno stato di irrequietezza grave associata a pensieri di suicidio e omicidio. Molti pazienti lo descrivono come uno sentimento di apatia con quello che  descriverei come un distacco dalla propria anima, la propria esperienza di connessione umana, e ogni misura di auto-riflessione.

Le basi genetiche di questo tipo di vulnerabilità farmaco-indotta stanno appena iniziando a essere esplorate con l'identificazione dei sintomi precursori alla violenza, tra cui grave agitazione. In uno studio randomizzato, controllato con placebo, su volontari sani si è evidenziato un aumento del rischio di quasi 2 volte dei sintomi che possono portare alla violenza. Un aumento del rischio di 4-5 volte è stato osservato in pazienti a cui è stato prescritto  una versione generica dell'antidepressivo Cymbalta, off-label, per l'incontinenza urinaria da sforzo (una condizione non psichiatrica).

C'è un altro modo

Forse è come se offrissimo il filo della lama di un coltello a quelli che rientrano dalla scogliera di lotta e sofferenza. L'idea di gestire uno squilibrio chimico con sostanze chimiche sembra avere senso. Ma a quale costo? La lunga lista di effetti collaterali acuti e cronici è in crescita, e il rischio di violenza imprevedibile farmaco-indotta dovrebbe portare ad una cessazione urgente di tutti i farmaci  psicotropi. Abbiamo bisogno di condividere informazioni a livello di base. Abbiamo bisogno di informarci prima di acconsentire a coinvolgere le persone in un sistema che le considera come una statistica impersonale .

Viviamo in un contesto culturale che non ha spazio per la rilevanza, il significato, e lo scopo dei sintomi - i sintomi sono semplicemente il male, sono spaventosi e devono essere gestiti. Non abbiamo spazio per chiedere ai nostri pazienti il motivo per cui essi non stanno bene.

Se si sapesse che i sintomi sono reversibili, sanabili, trasformabili, si potrebbe considerare di intraprendere  un diverso percorso invece di assumere questo livello di rischio per l'efficacia di farmaci psicotropi. Se siamo convinti che  la loro condizione sia permanente e incessante, allora per il “malato mentale” resterebbe soltanto l'eutanasia . In realtà, ogni donna alla quale io abbia diminuito gradualmente gli psicofarmaci, tornata a esprimere una  vitalità totale, una volta credeva che sarebbe stata una paziente psichiatrica medicata per tutta la vita. 

Se si sapesse che un radicale potenziale di auto guarigione si trova all'interno di ognuno di noi, se si sapesse che è possibile, si potrebbe iniziare quel  cammino oggi. Ed effetti collaterali nessuno ...

fonte: madinamerica.com

giovedì 8 giugno 2017

Alla ricerca del consenso informato in psichiatria

Il documento che segue  è stato scritto la prima volta nel 1991 e venne incluso in un pacchetto di materiale informativo di David Cohen, psicologo ricercatore e docente universitario americano. Lo scopo era quello di riassumere alcune informazioni sugli psicofarmaci in una prospettiva critica in modo da rendere più competenti i futuri consumatori. 
La cosa singolare è che la maggior parte dei pazienti o ex pazienti che lo hanno letto, hanno detto che non vi era un singolo punto discusso,  menzionato dai loro medici prescrittori.

Di solito i moduli di consenso utilizzati in medicina in molti interventi servono a proteggere i professionisti, ma non a informare i loro clienti in modo da poter scegliere in modo intelligente sul loro benessere.   
Data la mancanza di rigore scientifico e la validità empirica delle diagnosi e dei trattamenti psichiatrici, come verrà illustrato nel documento,  penso che nessuno sarebbe disposto ad accettare alcun trattamento del genere una volta informato adeguatamente. E forse questo il vero scopo del presente documento. 

Naturalmente, questa è una questione estremamente complessa. Sarebbe molto più semplice se la psichiatria clinica e la psicofarmacologia clinica si fossero basate  su rigorose ricerche e scoperte valide, mostrando un'autentica preoccupazione per gli interessi dei pazienti e operare in un sistema di salute mentale progettato per soddisfare le loro esigenze. Purtroppo questo non è il caso (Cohen, 1997; Jacobs, 1995; Mc Cubbin & Cohen, 1996). Se la nostra analisi ha una certa validità, nessun modulo di consenso sarà mai fatto. Tuttavia, i terapeuti, i medici o i ricercatori devono evidentemente compiere uno sforzo sincero per trasmettere i rischi e gli inconvenienti  del loro trattamento.



MODULO DI CONSENSO INFORMATO PER TRATTAMENTI PSICHIATRICI FARMACOLOGICI


Io sottoscritto/a, _________________ sono consapevole del fatto che sto per ricevere una prescrizione per uno o più psicofarmaci dal Dr. __________________.

Il/I farmaco/i  che mi vengono  prescritti è/sono i/l seguenti:
____________________.
____________________.
____________________.
____________________.

Sono consapevole che mi è stata assegnata un'etichetta diagnostica del DSM (Manuale Statistico Diagnostico), sulla base del giudizio soggettivo del mio medico (o anche di altre persone), in base a quanto ho espresso e agli atteggiamenti e comportamenti tenuti durante il nostro colloquio, che è durato circa _____ minuti. Sono consapevole che non sarò mai in grado di rimuovere questa diagnosi, o qualsiasi altra diagnosi che sarà aggiunta in futuro, dalla mia cartella clinica.

Capisco che, anche se il mio medico dice che sono malato o che ho una malattia curabile, sta solo utilizzando una metafora e non può stabilire con nessun esame clinico o procedura nota alla scienza medica, che di fatto “ho” la malattia descritta dall’etichetta diagnostica.

Anzi, mi rendo conto che, anche se l'opinione medica può ora ritenere che un “squilibrio chimico”, una “anomalia del cervello”, o qualche problema fisico “sottende” o “produce” la mia angoscia o sofferenza, nessuna informazione oggettiva (attraverso test di laboratorio, scansioni , ecc) per quanto riguarda lo stato del mio corpo è stata raccolta al fine di arrivare alla diagnosi psichiatrica. Se, invece, hanno raccolto queste informazioni, comprendo che non giocano alcun ruolo nel soddisfare tutti i criteri per le diagnosi del DSM datemi dal mio medico, tranne forse per le diagnosi relative all'uso di stupefacenti o disturbi indotti quali la discinesia tardiva.

Sono stato informato/a che gli psicofarmaci che il mio medico sta per prescrivermi non possono curare alcuna “malattia” o “squilibrio chimico” che secondo il parere medico dovrei avere, ma possono interessare solo le manifestazioni della mia angoscia o sofferenza.

Capisco che il farmaco che sto per prendere non intende ripristinare nessuna delle mie funzioni fisiche o psicologiche, ovvero un “ritorno alla normalità”. Piuttosto, si prevede che il farmaco possa produrre altri nuovi sintomi mentali e fisici, che potrebbero contribuire a rendere per un po’ di tempo meno fastidiosi i miei disturbi originari.

Capisco che sia estremamente difficile determinare le possibili conseguenze (sia volute o non volute) di una droga psicoattiva (chiamata psicofarmaco) che ha effetti ampi e diversificati sul cervello e sugli altri organi. Capisco, inoltre, che il problema di come raggiungere questo obiettivo è una questione controversa all'interno della psichiatria e dell'agenzia per il controllo e l'approvazione dei farmaci.

Mi rendo conto che l'approvazione del farmaco che sto per prendere si basa su studi di brevissimo termine (di solito da 6 a 8 settimane) che sono progettati, pagati e controllati dal produttore del farmaco. Mi rendo conto, inoltre, che l'agenzia per il controllo e l'approvazione dei farmaci non richiede né si aspetta che la gamma completa di effetti avversi sia nota prima della commercializzazione e prima della lunga esposizione a tale farmaco dei pazienti ordinari.

Sono anche consapevole che la conoscenza di tale organizzazione degli effetti negativi dei farmaci dopo la commercializzazione proviene soprattutto da segnalazioni spontanee dei medici; lo stesso ente riconosce che questi rapporti sono solo “la punta dell'iceberg” della vera frequenza degli effetti avversi. So che la formulazione nel foglietto illustrativo e nel manuale di riferimento del medico è il risultato di un negoziato complesso tra il produttore e la suddetta agenzia. Mi rendo anche conto che a volte si verifica che l'agenzia apprenda tardivamente che il produttore non ha rivelato tutto ciò che sa sugli effetti negativi di un farmaco. Infine, ho capito che, nonostante l'approvazione per farmaci psichiatrici sia concessa sulla base di studi a breve termine, le conseguenze a lungo raggio dell'uso tossico continuo non vengono studiate sistematicamente da alcuna organizzazione di responsabilità o agenzia governativa.

Se sto acconsentendo a prendere il farmaco come parte di uno studio di ricerca, sono consapevole che l'interesse primario del ricercatore e la sua lealtà non sono diretti a me come paziente né alle mie esigenze o al mio benessere personale. Capisco che le “esigenze del progetto di ricerca” vengono prima e hanno la priorità rispetto alle mie esigenze personali.

Mi sembra di capire che il farmaco avrà una vasta gamma di effetti sul mio cervello, corpo, coscienza, emozioni e azioni. Il mio sonno, la mia memoria, il mio giudizio, il mio coordinamento, la mia resistenza, la mia sessualità sono aspetti che con molta probabilità verranno colpiti.

Capisco, in particolare, che gli effetti di una droga psicoattiva (alias psicofarmaco) possono minare la mia capacità di monitorare con precisione e riferire in che misura  il farmaco  ha colpito o anche compromesso, magari in una direzione pericolosa, la mia capacità di giudizio, percezione sociale, controllo degli impulsi, ecc. Capisco inoltre che le cose da fare per proteggermi, come paziente o soggetto, contro questa eventualità sono un problema sostanzialmente senza risposta nel trattamento farmacologico psichiatrico e di ricerca.

Capisco che gli effetti che hanno l'uno per cento la possibilità di verificarsi sono in realtà considerati effetti “frequenti” che dovrebbero essere menzionati a un potenziale paziente adulto e competente come me. Il mio medico (o il ricercatore) mi ha espressamente avvertito che possono verificarsi le seguenti reazioni tossiche o negative, e ha fornito queste stime della frequenza del loro verificarsi nei pazienti come me: 
______________________________ ____

______________________________ ____.

Capisco che potrei sperimentare un effetto negativo che potrebbe poi scomparire dopo pochi giorni o settimane. Questa scomparsa di solito significa che il mio corpo ha sviluppato una tolleranza alla presenza del farmaco, ciò non significa che l'effetto non tornerà a essere fonte di preoccupazione in futuro.

Capisco che, se comunico al mio medico il verificarsi di effetti avversi, lui o lei avrà cinque opzioni di base: (a) cessare il farmaco, (b) diminuire la dose, (c) aumentare la dose, (d) sostituirlo con un altro farmaco,  (e) aggiungere un altro farmaco. Mi rendo conto che non esistono regole per determinare quale opzione sia meglio seguire nei singoli casi, ed è probabile che più opzioni saranno eseguite contemporaneamente. Capisco anche che la maggior parte dei medici non sono propensi a riferire all'agenzia di controllo alcun effetto avverso sospetto o osservato, contribuendo al quadro generalmente inadeguato del vero impatto di un farmaco sui pazienti come me.

Sono stato informato/a, che se mi viene prescritto un farmaco neurolettico, come Haldol o Risperdal, da assumere regolarmente per alcuni anni, ho una probabilità del 30% nei prossimi 5 anni di sviluppare discinesia tardiva, un disturbo forse irreversibile caratterizzato da movimenti involontari anomali del viso o di altre parti del corpo. Sono stato informato che potrei anche soffrire di altri problemi di movimento acuti o cronici, come parkinsonismo, acatisia e distonia, e degli spiacevoli stati mentali associati.

Sono stato informato/a che, se mi viene prescritto un tranquillante come ad esempio Xanax, En, Valium, Tavor, Klonopin e lo assumo regolarmente per più di tre o quattro settimane, corro il rischio di diventarne fisicamente dipendente. Inoltre, quando proverò a sospendere il farmaco o anche mentre continuo a prenderlo, avrò una buona possibilità di sperimentare l'insonnia da “rimbalzo”, l'ansia, e tante altre sensazioni sgradevoli. Capisco che questi farmaci perdono la loro efficacia dopo poche settimane di utilizzo. Mi rendo conto che alcune persone non sono in grado di dismetterli e devono quindi sopportare in modo permanente le conseguenze dovute al loro uso quotidiano.

Sono stato informato/a che, se mi verrà prescritto il litio carbonato, non ho una “mancanza” di litio nel mio corpo, né una tale “mancanza” potrà essere dimostrata da alcuna prova. Capisco che gli esami del sangue a cui sarò sottoposto/a regolarmente saranno al solo scopo di determinare quanto litio è stato introdotto nel mio sangue, e se questa quantità  potrebbe produrre sintomi tossici, dal momento che la dose terapeutica del litio carbonato risulta molto vicina alla sua tossicità e, in seguito all'ottundimento mentale prodotto dal litio, non sarò in condizione tale da riconoscere questi sintomi tossici.

Capisco che, con molta probabilità, gli psicofarmaci provocano vari effetti sgradevoli quando si  smette di prenderli, soprattutto se vengono sospesi troppo all'improvviso. Capisco che, anche se le reazioni da ritiro vengono sistematicamente ignorate nel trattamento farmacologico psichiatrico o di ricerca, potrebbero rappresentare la parte peggiore di tutto il mio percorso terapeutico. Capisco inoltre che queste reazioni spesso sono molto simili ai sintomi originari per i quali il farmaco mi è stato prescritto, e sono suscettibili di essere confusi per una  “ricaduta” della malattia, piuttosto che per gli effetti dell’astinenza. Mi rendo conto che il mio medico o il ricercatore rischia di interpretare queste reazioni come un segno che la mia “malattia” è cronica e che il farmaco è “efficace”.

Capisco anche che, una volta che ho preso farmaci per mesi o anni, avrò molta difficoltà a trovare un professionista sanitario in grado di aiutarmi a dismettere i farmaci scalandoli con prudenza e in modo sicuro.

Avendo compreso quanto sopra, mi rendo conto che il trattamento farmacologico può causare grave dolore o fastidio, peggiorare il mio problema esistente in modo significativo, o addirittura danneggiarmi in modo permanente. Tuttavia, la maggior parte dei medici o esperti non potranno mai riconoscere formalmente o informalmente che il farmaco mi ha danneggiato  in tal modo. Non avrò praticamente nessuna possibilità di dimostrare che il farmaco ha causato il danno e ottenere un risarcimento.

Mi rendo conto che nessun corpo di ricerca mostra chiaramente che i problemi relativi alla mia diagnosi richiedono o rispondono in modo più favorevole al trattamento farmacologico rispetto a una forma di trattamento non farmacologico. È ovvio per me che il trattamento non farmacologico mi avrebbe permesso di evitare del tutto qualunque pericolo o rischio associati all'assunzione del farmaco o dei farmaci che sto accettando di prendere. Il mio medico (o il ricercatore) ha chiarito che le prove esistenti non indicano che è nel mio interesse optare per il trattamento farmacologico come prima scelta.

Ho scelto di essere trattato con (scrivere i nomi del farmaco/i) per i seguenti motivi: 

(fornire un ampio spazio, questa sezione deve essere compilata dal paziente o soggetto):

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Firma: _______________________________.

giovedì 1 giugno 2017

Gli psicofarmaci sono la terza causa di morte dopo le malattie cardiache e il cancro

Da sempre lo sto scrivendo su questo blog, in ogni modo cerco di avvicinare le persone a ragionare con la propria testa. E' un lavoro difficile, perché purtroppo l'opera di convincimento della psichiatria con la complicità dei medici di famiglia è enorme e capillare. Ma il succo della questione si può riassumere come questa semplice frase del medico ricercatore Peter Gøtzsche, autore di questo articolo.  
"Le idee sbagliate dei medici sui farmaci che prescrivono stanno trasformando dei problemi temporanei in malattie croniche."
E' indubbio che egli sia una persona informata sui fatti e dotata di una certa autorevolezza in materia. Ma  sono pronto a scommettere che nessun medico o psichiatra che lo leggerà avrà il benché minimo rimorso o almeno un legittimo dubbio sul proprio operato. 

Voglio dedicare questa ennesima denuncia, questa volta molto autorevole a tutti gli amici che sono stati convinti a intraprendere un percorso di 'malattia' (che io chiamo iatrogena, cioè farmaco-indotta) e costretti con le buone o con le cattive ad assumere veleni per il resto delle loro misere vite, e pure a quelli convinti che la psichiatria abbia 'salvato loro la vita'. 

Altri modi non farmacologici per risolvere problemi di questo tipo esistono, lasciamo i farmaci al loro compito corretto: salvavita nelle situazioni di vera emergenza e pericolo imminente di morte.  



INIZIARE UNA GUERRA AGLI PSICOFARMACI

Prof. Peter Gøtzsche per il Daily Mail

Pubblicato il 15 settembre 2015 


Articolo originale:
http://www.dailymail.co.uk/health/article-3234334/Prescription-pills-Britain-s-biggest-killer-effects-drugs-taken-insomnia-anxiety-kill-thousands-doctors-hand-like- Smarties.html

Abstract

Le pillole da prescrizione sono il terzo più grande assassino in Gran Bretagna: gli effetti collaterali dei farmaci presi per l'insonnia e l'ansia uccidono migliaia di persone. Perché allora i medici li distribuiscono come se fossero caramelle?
Nel Regno Unito ogni anno vengono scritte 80 milioni di ricette per i farmaci psichiatrici.   
Gli psicofarmaci sono al terzo posto tra i principali killer dopo le malattie cardiache e il cancro. 
Il professor Gøtzsche rivela la portata del problema in un nuovo libro.
A Luke Montagu, 45 anni, erede del conte di Sandwich, è stato erroneamente prescritto antidepressivi e gli sono voluti sette anni per disintossicarsi.

***

Un' impennata di (ab) uso di droga, un crescente numero di tossicodipendenti, pochissime cliniche per il trattamento disintossicante e un numero di vittime in crescente aumento. Questo potrebbe sembrare lo scenario di un paese impoverito, gestito dai cartelli della droga - ma è, di fatto, la realtà giornaliera per i pazienti del NHS (National Health Service, sistema sanitario britannico ndt)  ai quali  vengono prescritti psicofarmaci per trattare l'ansia, l'insonnia e la depressione.

Più di 80 milioni di prescrizioni per farmaci psichiatrici ogni anno vengono fatte nel Regno Unito. Non solo questi farmaci spesso sono del tutto inutili e inefficaci, ma possono anche trasformare i pazienti in tossicodipendenti, causare invalidanti effetti collaterali  e infine, uccidere.

Per esempio, gli antipsicotici, comunemente somministrati ai pazienti affetti da demenza per tenerli buoni, aumentano il rischio di malattie cardiache, diabete e ictus. Gli psicofarmaci rendono anche le cadute più probabili, e la rottura di un anca può abbreviare la vita in modo significativo, mentre alcuni antidepressivi sono collegati a un battito cardiaco irregolare potenzialmente mortale.

E il numero di morti causati da queste pillole è stato grossolanamente sottovalutato. Come rivelo in un nuovo libro:  Psichiatria mortale  e crimine organizzato, la cifra reale è terrificante: secondo i miei calcoli, basati su dati provenienti da fonti edite e inedite,  i farmaci psichiatrici sarebbero il terzo killer dopo le malattie cardiache e il cancro.

Come investigatore indipendente per la Cochrane Collaboration - un organismo internazionale che valuta la ricerca medica - il mio ruolo è quello di controllare  le prove forensi sui trattamenti.
In precedenza questo mi ha portato a sfidare l'ipotesi largamente diffusa sui benefici dello screening preventivo del cancro al seno (Ho calcolato che ogni anno nel Regno Unito, migliaia di donne subiscono un trattamento non necessario a causa di overdiagnosi), dei Check up medici, dei consulti per diagnosticare gli attacchi di asma utilizzando speciali coperture.
Tutto questo è sicuramente scandaloso, ma quello che ho scoperto sui danni causati dai farmaci psichiatrici supera di gran lunga qualsiasi altra cosa che ho identificato.

In realtà, i dati su questo problema sono disponibili se si sa dove guardare, ma io sono la prima persona che ha tirato le somme mettendo tutto insieme - per esempio, ho trovato  che il numero di suicidi tra adulti e bambini che assumono farmaci antidepressivi è in realtà 15 volte maggiore del numero calcolato dall'osservatorio dei farmaci degli Stati Uniti, la Food and Drug Administration.
Eppure, gli psichiatri e i medici in generale ignorano o negano la scala spaventosa di questo danno da farmaci che vengono troppo spesso usati senza una giustificazione medica.
Proprio questo mese, per esempio, uno studio pubblicato nel BMJ (Giornale Medico Britannico ndt) ha scoperto che a migliaia di persone in Inghilterra con difficoltà di apprendimento vengono regolarmente prescritti farmaci antipsicotici: questi farmaci non fanno nulla per aiutare questi pazienti, ma sono usati come un manganello chimico.

Sono stato avvisato sui problemi  degli psicofarmaci otto anni fa, quando uno dei miei studenti post-laurea mi suggerì un'idea per la sua tesi di dottorato: 'Perché la storia si ripete? Uno studio sulle benzodiazepine e gli antidepressivi '.
Il mio studente spiegò che aveva scoperto che i tranquillanti popolari come il Valium (la benzodiazepina più  conosciuta popolarmente come 'il piccolo aiutante della mamma'), proprio come  era successo prima con i barbiturici, vennero descritti come molto sicuri alla loro introduzione, ma poi si sono  rivelati capaci di produrre forte dipendenza.
Quando gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (gli antidepressivi conosciuti come SSRI) arrivarono ​​sul mercato 20 anni fa, il loro grande punto di forza nella vendita era che non provocavano dipendenza. Cosa che si è rivelata altrettanto sbagliata.

Ho deciso di scavare a fondo in questo settore, e attualmente ho tre studenti di dottorato che stanno indagando cosa fanno realmente alle persone questi farmaci psichiatrici.
Quello che abbiamo trovato è davvero sorprendente. I medici li dispensano in gran numero perché credono, guardando i report sulle sperimentazioni di questi farmaci,  che siano sicuri ed efficaci, ma le prove si basano su di una cattiva scienza.
Gli scheletri nell'armadio delle compagnie farmaceutiche stanno cadendo fuori ad un ritmo allarmante. I sonniferi, per esempio, smettono di essere utili, dopo un paio di settimane, ma i pazienti sono lasciati su di loro per anni, mentre gli antipsicotici sono concessi in licenza se mostrano un effetto in due studi placebo, non importa quanto questo effetto sia piccolo.

Una ragione per cui i medici hanno avuto rapporti così sbagliati è un difetto fatale nel modo in cui sono fatti questi test. Nessuno è tenuto a sapere a quale gruppo viene dato il farmaco  e a quale il placebo.
Ma nelle prove sono ampiamente noti quelli che prendono il farmaco psichiatrico perché accusano  precisi effetti collaterali come nausea e secchezza delle fauci. I medici designati  a registrare le risposte dei pazienti  per valutare l'efficacia del trattamento, tenderanno a riportare risultati migliori dal gruppo che ha preso il farmaco, ma questi risultati sono falsati dal fatto che sapevano che avevano preso il farmaco e non il placebo.
Sappiamo che questo accade perché l'analisi di studi del Cochrane Collaboration ha trovato che quando il placebo è stato progettato per provocare effetti collaterali simili a quelli del farmaco, gli psichiatri hanno riportato buoni risultati in entrambi i gruppi!

In altre parole, con questo sistema il farmaco risulta essere più efficace rispetto al placebo.

1 SU 11

E' la percentuale di adulti che si ritiene assumino un antidepressivo.

Sulla base dello stesso tipo di prove difettose (manipolate direi ndt), gli antidepressivi vengono anche distribuiti per condizioni come alimentazione incontrollata, disturbo di panico, disturbo ossessivo compulsivo e sintomi della menopausa.
I benefici dichiarati possono essere ridicolmente piccoli, per esempio, nella menopausa hanno tagliato il tasso di vampate di calore da 10 a 9 al giorno.
Eppure, nonostante la mancanza di prove valide per i loro benefici, 57 milioni di prescrizioni di antidepressivi sono distribuite un anno nella sola Inghilterra - ed i pazienti vengono lasciati su di loro per anni.

Un motivo per cui l'uso di psicofarmaci è in costante espansione è che non v'è alcun indicatore chimico per le diagnosi di depressione o ansia. Così cambiare umore tutti i giorni, come la sensazione di essere meno felice o più ansiosi, può essere un motivo per ottenere una diagnosi e quindi un trattamento farmacologico.
La maggior parte di noi potrebbe avere uno o più diagnosi psichiatriche se consultiamo uno psichiatra o un medico generico.

Un trattamento efficace per la depressione dovrebbe permettere alle persone di condurre una vita normale, di  tornare al lavoro, di salvare relazioni. Ma in tutte le migliaia di prove che ho visionato, non ho mai visto la prova che gli antidepressivi possono realizzarlo.
Alcuni pazienti possono diventare un po 'euforici o addirittura maniacali se prendono antidepressivi, ma nelle indagini sui pazienti molti riferiscono di sentirsi peggio, dicendo che le pillole cambiano la loro personalità, e non in senso buono; possono mostrare meno interesse per le altre persone e nei rapporti, sentirsi emotivamente insensibili. 'E' come vivere sotto una copertura piatta di formaggio,' è una descrizione tipica che pazienti utilizzano.
La funzione sessuale svanisce; la libido cala nella metà dei pazienti e l'altra metà non può raggiungere l'orgasmo o l'eiaculazione. Quindi gli antidepressivi non sono suscettibili di salvare relazioni intime - sono piuttosto più propensi a distruggerle.

Una volta ho tenuto una conferenza a psichiatri pediatrici australiani, uno di loro mi disse che sapeva di tre adolescenti che assumendo antidepressivi avevano tentato il suicidio perché non poterono avere un'erezione la prima volta che cercarono di avere rapporti sessuali.
Questi ragazzi non sapevano che fosse colpa delle pillole - avranno pensato che c'era qualcosa di sbagliato in loro. Anche se molti psichiatri credono ancora che gli SSRI hanno ridotto il rischio di suicidio che può avvenire con la depressione, è ben stabilito che questi farmaci effettivamente aumentano il rischio nei bambini e negli adolescenti, e molto probabilmente negli adulti.

Nonostante la mancanza di un marker chimico per qualsiasi disturbo psichiatrico, gli psichiatri sostengono spesso che i farmaci funzionano correggendo uno squilibrio chimico nel cervello.
Dicono che è come l'insulina per il diabete - i pazienti non possono produrre abbastanza serotonina. Mi è stato detto da un professore di psichiatria che fermare un antidepressivo sarebbe come rubare l'insulina da un diabetico.
Ma è una sciocchezza: nessuno ha mai trovato che le persone depresse hanno meno serotonina nel cervello,  in effetti, la serotonina con alcuni antidepressivi in ​​realtà diminuisce.
Questa fiaba si è dimostrata molto dannosa e può portare i pazienti a diventare dipendenti. Gli vengono date più pillole o una dose più forte, nella speranza che lo 'squilibrio' si aggiusti, lasciandoli così per anni.

Quando poi cercano di smettere di prendere queste  pillole diventa un'esperienza molto spiacevole, con  inevitabili effetti collaterali, allora ai pazienti gli viene detto che loro sintomi sono il risultato della loro malattia che ritorna.
Questo tiene conto del fatto che gli effetti di astinenza dei farmaci sono  in grado di simulare i sintomi dei disturbi psichiatrici. Inoltre non è in sintonia con ciò che accade quando i pazienti in preda alla disperazione riprendono i farmaci di nuovo: nel giro di poche ore si possono sentire meglio. La depressione vera e propria non svanisce così in fretta.
Le idee sbagliate dei medici sui farmaci che prescrivono stanno trasformando problemi temporanei in 'malattie' croniche.

Secondo il gruppo parlamentare  sulla  tossicodipendenza involontaria da tranquillanti, più di un milione di persone nel Regno Unito sono diventate dipendenti da sonniferi e ansiolitici, anche se per anni il parere ufficiale è stato quello di non prescriverli per più di quattro settimane.
Le indagini sui pazienti rivelano che in modo simile, grandi numeri di persone hanno problemi a dismettere gli antidepressivi. Il caso di Luke Montagu, descritto di seguito, è un vivido esempio sconvolgente della distruzione che antidepressivi e benzodiazepine possono causare.
Luke soffre ancora degli effetti invalidanti sette anni dopo la dismissione di farmaci, che non avrebbero mai dovuto essere prescritti in primo luogo.
Eppure il NHS non fa quasi nulla per aiutare queste vittime. Ci sono disgraziatamente poche strutture per un trattamento disintossicante - meno di dieci in tutto il paese, e tutte sono gestite da piccoli enti di beneficenza, alcuni dei quali stanno chiudendo a causa della mancanza di fondi.

Abbiamo bisogno di educare i medici in modo che sappiano come questi farmaci funzionano davvero, e mostrare loro come aiutare i pazienti a smettere di prenderli in modo corretto (riducendo molto delicatamente la dose).
Secondo i miei calcoli, se gli psicofarmaci venissero prescritti solo per poche settimane in situazioni acute, avremmo bisogno solo del 2 per cento delle prescrizioni scritte in questo momento per l'insonnia, depressione e ansia. Il risparmio in termini umani e finanziari sarebbe enorme.

Alla fine di questa settimana, parlerò in una grande conferenza su come possiamo ridurre l'uso di questi farmaci, che fanno più male che bene: "Affrontare L'epidemia di farmaci psichiatrici", organizzata dal Consiglio per la Psichiatria Evidence-based (basata sull'evidenza ndt) presso l'Università di Roehampton a Londra.
La mia proposta è quella di avviare una campagna per dire no, per dire che è giunto il momento per fare la guerra agli psicofarmaci.


Note sull'autore:

Peter Gøtzsche è uno specialista in medicina interna e professore nel design di ricerca clinica e di analisi presso l'Università di Copenhagen. Il suo nuovo libro, Deadly Psychiatry and Organised Denial, è pubblicato dalla stampa popolare. Visitare www.deadlymedicines.dk. Il link consigliato per l'Evidence-based Psychiatry è www.cepuk.org.