Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

lunedì 12 giugno 2017

Psicofarmaci e violenza

Nonostante le prove evidenti, la psichiatria continua a negare il nesso tra l'uso di psicofarmaci e gli atti di violenza. Tanto tutto può essere ricondotto ai sintomi di una ipotetica 'malattia' mentale,  ottimo capro espiatorio, naturalmente credendo al concetto che i 'malati mentali' sono individui più inclini di altri a commettere atti violenti. 
La psichiatra Kelly però presenta varie prove che dipingerebbero uno scenario diverso: gli psicofarmaci inducono alla violenza anche le persone sane di mente. Gli effetti indesiderati di queste molecole (oggi sempre dispensate a piene mani) arrivano a coinvolgere e alterare fortemente le basi del giudizio critico, del self-control, e dunque delle remore etiche e morali per il compimento di atti violenti contro la stessa natura umana. 
Le persone così coinvolte infatti, spesso affermano di avere agito come automi privi di coscienza, come se quello che stava accadendo non li coinvolgesse, come spettatori di sé stessi.
Ora io mi chiedo, come se lo chiede Kelly,  che senso ha continuare a prescrivere queste sostanze tossiche, dato che possono avere tali effetti nefasti? 
Il rischio vale la candela? 
Anche se una minima parte di pazienti così 'curati' ha una predisposizione (genetica o altro) per tali effetti occorre considerare che di questi farmaci ne vengono prescritti a milioni e milioni ogni giorno. 
Se veramente fossero farmaci efficaci 'salvavita' come dicono tanti sostenitori, si potrebbe anche tollerare qualche omicidio di massa, o tragedia familiare ogni tanto, giusto? Ma proprio perché non migliorano affatto, anzi la salute mentale è in costante peggioramento, si arriva all'ovvia conclusione di Kelly, la stessa di altri ricercatori: queste sostanze fanno più male che bene e sarebbe molto meglio che non esistessero affatto.   



Gli effetti dei farmaci psichiatrici che inducono alla violenza 
di Kelly Brogan, MD, ABIHM 
21 maggio 2017


Il 17 maggio, 2017, abbiamo appreso del suicidio di Chris Cornell dei Soundgarden per impiccagione. I suoi rapporti familiari facevano emergere un diverso Chris rispetto a uno che avrebbe preso questa decisione fatale, e si sospetta che la causa possa essere la sua ricetta anti-ansia che lo ho portato in uno stato alterato come è stato testimoniato nella notte in cui morì. Forse si è trattato di un “tossicodipendente trasformato in paziente psichiatrico”,  come tanti, Chris Cornell sembrava aver lasciato la padella di abuso di sostanze per la brace dei rischi dei farmaci psichiatrici.

Per ragioni che rimangono misteriose, quelli sotto l'influenza di farmaci psichiatrici spesso specificamente scelgono di impiccarsi nel loro momento di picco dell'impulsività. Alcuni, come il marito di Kim Woody che non era mai stato depresso un solo giorno nella sua vita, gli venne prescritto Zoloft dal suo internista, descrisse poi  un'esperienza sentita nella sua testa che indicava il suo distaccamento dal corpo alcuni  giorni prima di essere trovato impiccato nel suo garage.

Poi c'è  Naika di 14 anni, una bimba adottiva della Florida che si è impiccata in diretta livestream su Facebook dopo essere stata trattata con 50 mg di Vyvanse, un farmaco per l'ADHD che conduce ad un effetto domino di diagnosi e psicofarmaci, tra cui un aumento di 13 volte la probabilità di vedersi  prescrivere un farmaco antipsicotico e un incremento di 4 volte dei farmaci antidepressivi.

Sono abbastanza rari questi aneddoti? Questo è solo il costo da pagare per un trattamento che è utile per la maggior parte? Stiamo incolpando farmaco per quello che invece avrebbe potuto essere un effetto della malattia mentale grave che non è stata adeguatamente trattata e / o  diagnosticata?

Il consenso informato: la premessa di una medicina etica.

Credo che prima di tutto serva il consenso informato. Se siete stati informati dei rischi, i benefici e le alternative a un determinato trattamento, si ha il potere di prendere la decisione migliore in base alla vostra vita personale, familiare, filosofica e religiosa. Ma la verità è che i medici non sono in grado di condividere i rischi noti dei farmaci perché imparano solo i loro presunti benefici con un breve slogan dei rari rischi da dismissione che si pensa essere sempre compensati dalla preoccupazione per la malattia.

Ma per quanto riguarda i rischi gravi - tra cui il suicidio impulsivo e l'omicidio - sicuramente stiamo informando i pazienti di questa possibilità, giusto?

Sbagliato.

Infatti, la FDA e l'industria farmaceutica hanno fatto di tutto per nascondere il più possibile le segnalazioni dei danni in modo tale che  non possiamo certo aspettarci che il medico medio abbia fatto il lavoro investigativo necessario per arrivare alla verità.

Infatti, dal 1999 al 2013, le prescrizioni di farmaci psichiatrici sono aumentate di un enorme 117% in concomitanza con un aumento del 240% del tasso di mortalità da questi farmaci. Quindi cerchiamo di rivedere alcune delle prove che suggeriscono che non può essere nel vostro interesse o l'interesse di chi ci circonda intraprendere il percorso della psichiatria farmacologica. Perché, dopo tutto, se non esistono screening per i fattori di rischio - se non sappiamo chi sarà la prossima vittima di violenza farmaco-indotta  - allora come possiamo giustificare ogni singola prescrizione? Siamo ad un punto nella storia della medicina, dove atti casuali di violenza personale e pubblica sono diventati rischi dovuti al trattamento per lo stress, l'ansia, la depressione, la disattenzione, il disagio psicosociale, la sindrome del colon irritabile, la stanchezza cronica, e perfino lo stress da incontinenza.

Lasciamo  parlare la scienza

Suicidio

Prescritti specificamente per “prevenire” i suicidi, gli antidepressivi ora sono dotati dal 2010 di una black box warning label (etichetta di avvertimento come nelle sigarette ndt) del rischio di suicidio. 

Multi-miliardi di dollari in azioni legali, come l'insediamento dello Studio 329 sono stati necessari per sbloccare i cassetti dell'armadio di un settore che si preoccupa più del profitto che delle vite umane. Una rianalisi dello studio 329  che inizialmente è servito nel 2001 come studio fondamentale a sostegno della prescrizione di antidepressivi per i bambini, ha ora dimostrato che questi farmaci sono inefficaci in questa popolazione e inoltre svolgono un ruolo causale nel comportamento suicidario. L' occultamento e la  manipolazione dei  dati che mostrano queste segnalazioni di danno, compreso un raddoppio del rischio di suicidio con trattamento antidepressivo,  hanno generato apparente confusione per risolvere questo profilo di rischio incomprensibile e inaccettabile. In realtà, una rianalisi di un influente studio del 2007 della National Institute of Mental Health, ha rivelato un aumento di quattro volte nel suicidio, nonostante il fatto che la pubblicazione iniziale non abbia rivendicato alcun aumento del rischio rispetto al placebo.

Secondo i dati disponibili - su 3 grandi meta-analisi - un trattamento psichiatrico in più significa un fattore in più di rischio suicidio. Beh,  potrebbe sembrare un controsenso, giusto? Incolpare questi farmaci per il suicidio sarebbe come dire che gli ombrelli provocano la pioggia.

Ecco perché gli studi condotti su soggetti non-suicidi  e anche su volontari sani che hanno continuato a sperimentare suicidalità dopo l'assunzione di antidepressivi sono così convincenti.

Le benzodiazepine (come quelle che la Cornell stava prendendo) e gli ipnotici (farmaci per sonno e ansia) hanno pure loro un potenziale documentato per aumentare il rischio di suicidio sia tentato che completato e sono stati implicati nell'autolesionismo  impulsivo  tra cui le coltellate auto-inflitte durante i cambi di dosaggio. Troviamo anche la possibilità documentata che la suicidalità potrebbe emergere nei pazienti  trattati con questa classe di farmaci, anche quando non manifestavano tale tendenza, come  recenti ricerche affermano: “le benzodiazepine e gli ipnotici possono causare 'parasomnias' (disturbi del sonno ndt) , che in rari casi possono portare alla ideazione suicidaria o a comportamenti suicidi in persone che non erano noti per essere suicidali”. E, naturalmente, con questi farmaci si forniscono i mezzi e il metodo con un noto profilo di avvelenamento letale.
[in altri termini, ti mettono in mano le armi per ucciderti ndt]


Omicidio

Chiaramente gli assassini sono malati di mente, giusto? Che cosa succederebbe se ti dicessi che la scienza sostiene la preoccupazione che stiamo medicando civili innocenti trasformandoli in individui con stati di impulsività omicida?

Quando Andrew Thibault fece ricerche sulla sicurezza di un farmaco stimolante raccomandato al figlio, entrò in un buco di coniglio dal quale  deve ancora riemergere. Da autodidatta si è imparato il codice per decifrare i dati sul sito web dell' Adverse Event FDA (segnalazioni di eventi avversi dei farmaci all'ente di controllo americano FDA ndt), ed è stato in grado di scovare 2000 decessi pediatrici da farmaci psicotropi, e 700 omicidi. Dopo una causa e un Freedom of Information Act, continua a lottare contro la depennazione delle informazioni e la loro soppressione  scoprendo altri 24 omicidi collegati direttamente l'uso di farmaci psicotropi, tra cui l'omicidio di un neonato da parte di un bimbo di 10 anni trattato con Vyvanse. Un altro caso, l'ultimo che ha analizzato,  ha recuperato le dichiarazioni di un paziente di 35 anni, che ha ucciso sua figlia:  “Quando ho preso la nortriptilina, ho subito voluto uccidermi. Non avevo mai avuto pensieri del genere prima d'ora.”

Per iniziare ad esplorare scientificamente il rischio di violenza indotta da farmaci psicotropi, ci deve essere un campione di studio rappresentativo, deve essere presa in considerazione la ragione dell'assunzione del farmaco, e deve essere controllato l'effetto come si fa per tutte le altre sostanze intossicanti. Il gruppo di ricerca del professor Jari Tiihonen ha analizzato l'uso di farmaci da prescrizione di 959 persone condannate per un omicidio in Finlandia e ha scoperto che la prescrizione di benzodiazepine e oppiacei ha provocato il più alto rischio (aumento 223%) di commettere un omicidio.

Undici antidepressivi, sei sedativi / ipnotici e tre tipi di farmaci per il disturbo da deficit di attenzione rappresentano il grosso dei 31 farmaci associati con la violenza segnalati alla FDA. Ora,  uno studio di registro svedese ha identificato un aumento statisticamente significativo della violenza nei maschi e femmine sotto i 25 anni a cui sono stati prescritti antidepressivi.

Con i farmaci implicati nelle sparatorie nelle scuole, accoltellamenti, e anche il crollo del volo Germanwings , la prescrizione di psicofarmaci prima di questi episodi è stata catalogata su https://ssristories.org/ portandomi a sospettare che la prescrizione psichiatrica fosse la causa più probabile in tutti i rapporti di comportamento insolitamente violento nella sfera pubblica.

È davvero un nesso causale?

Al di là dei casi in cui la violenza a se stessi o agli altri è stata indotta in maniera non violenta, non da individui depressi o  psicotici, quali altre prove ci sono che indicano come questo potrebbe accadere?

Il documento più rilevante in questo senso, a mio parere, è stato pubblicato nel 2011 da Lucire e Crotty. Dieci casi di estrema violenza sono stati commessi da parte di pazienti a cui  sono stati prescritti antidepressivi - non per grave malattia mentale o per la depressione - ma per disagio psicosociale (ad esempio  stress da lavoro, morte del cane, divorzio). Ciò che questi autori hanno identificato era che questi dieci soggetti avevano varianti di enzimi epatici responsabili del metabolismo dei farmaci aggravata dalla co-somministrazione di altri farmaci e sostanze. Tutti sono tornati alla loro personalità di base, quando l'antidepressivo è stato interrotto.

Ora possiamo definire l'impulsività come acatisia indotta, i fattori di rischio genetici per questa roulette russa della violenza non sono sottoposti a screening nella prima prescrizione di psicotropi. L' acatisia è uno stato di irrequietezza grave associata a pensieri di suicidio e omicidio. Molti pazienti lo descrivono come uno sentimento di apatia con quello che  descriverei come un distacco dalla propria anima, la propria esperienza di connessione umana, e ogni misura di auto-riflessione.

Le basi genetiche di questo tipo di vulnerabilità farmaco-indotta stanno appena iniziando a essere esplorate con l'identificazione dei sintomi precursori alla violenza, tra cui grave agitazione. In uno studio randomizzato, controllato con placebo, su volontari sani si è evidenziato un aumento del rischio di quasi 2 volte dei sintomi che possono portare alla violenza. Un aumento del rischio di 4-5 volte è stato osservato in pazienti a cui è stato prescritto  una versione generica dell'antidepressivo Cymbalta, off-label, per l'incontinenza urinaria da sforzo (una condizione non psichiatrica).

C'è un altro modo

Forse è come se offrissimo il filo della lama di un coltello a quelli che rientrano dalla scogliera di lotta e sofferenza. L'idea di gestire uno squilibrio chimico con sostanze chimiche sembra avere senso. Ma a quale costo? La lunga lista di effetti collaterali acuti e cronici è in crescita, e il rischio di violenza imprevedibile farmaco-indotta dovrebbe portare ad una cessazione urgente di tutti i farmaci  psicotropi. Abbiamo bisogno di condividere informazioni a livello di base. Abbiamo bisogno di informarci prima di acconsentire a coinvolgere le persone in un sistema che le considera come una statistica impersonale .

Viviamo in un contesto culturale che non ha spazio per la rilevanza, il significato, e lo scopo dei sintomi - i sintomi sono semplicemente il male, sono spaventosi e devono essere gestiti. Non abbiamo spazio per chiedere ai nostri pazienti il motivo per cui essi non stanno bene.

Se si sapesse che i sintomi sono reversibili, sanabili, trasformabili, si potrebbe considerare di intraprendere  un diverso percorso invece di assumere questo livello di rischio per l'efficacia di farmaci psicotropi. Se siamo convinti che  la loro condizione sia permanente e incessante, allora per il “malato mentale” resterebbe soltanto l'eutanasia . In realtà, ogni donna alla quale io abbia diminuito gradualmente gli psicofarmaci, tornata a esprimere una  vitalità totale, una volta credeva che sarebbe stata una paziente psichiatrica medicata per tutta la vita. 

Se si sapesse che un radicale potenziale di auto guarigione si trova all'interno di ognuno di noi, se si sapesse che è possibile, si potrebbe iniziare quel  cammino oggi. Ed effetti collaterali nessuno ...

fonte: madinamerica.com

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