Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

sabato 7 gennaio 2017

Guarire dalla schizofrenia

Introduzione

La Schizofrenia è sempre stata considerata la malattia simbolo, il baluardo della psichiatria. Per gli psichiatri è una malattia del cervello a tutti gli effetti, cronica e gravemente invalidante, si ipotizza che sia causata da un insieme di fattori tra cui una indiscussa predisposizione genetica e un fattore organico come ad esempio l'eccesso di dopamina, un neurotrasmettitore del cervello. Vi sarebbe quindi uno squilibrio chimico all'origine di detta patologia. La terapia di elezione naturalmente è farmacologica basata essenzialmente su farmaci neurolettici chiamati (impropriamente) antipsicotici. 
Purtroppo data la gravità dei sintomi che possono comprendere deliri, terrore, allucinazioni e ansia ai massimi livelli il solo modo conosciuto per tenerli a bada è tramite questi farmaci,  potenti sedativi che hanno un effetto immediato sul SNC (Sistema Nervoso Centrale) al pari di una randellata in testa o un bagno ghiacciato.
Benedetti fin dalla loro introduzione, i neurolettici sono diventati la cura per eccellenza della cosiddetta schizofrenia non solo per sedare i sintomi psicotici acuti ma soprattutto come trattamento a lungo termine di questa 'malattia' e altre condizioni psichiatriche. 

Sarebbe tutto perfetto se non vi fosse da considerare che: 

1 - Questi farmaci non guariscono nulla, sopprimono soltanto i sintomi facendo recedere ma non scomparire la psicosi o la predisposizione per la suddetta condizione. Anzi ci sono prove che addirittura favorirebbero l'insorgere della psicosi a chi non l'ha mai avuta.

2 - Hanno tutti gravissimi effetti collaterali che incidono sul lato fisico e cognitivo tra cui una condizione altamente invalidante chiamata Discinesia tardiva. Oltre al grave rischio di morte per un'altra condizione chiamata Sindrome neurolettica maligna. 

3 - Le versioni depot, ovvero le iniezioni intramuscolo mensili  o quindicinali a rilascio prolungato sono una condanna in caso di forte intolleranza al farmaco in quanto non è possibile far cessare la loro azione.

4 - Il trattamento a lungo termine provoca invariabilmente grandi scompensi tra cui aumento ponderale con tutti i rischi annessi, problemi al cuore, alla circolazione, al fegato, ecc ecc tale che è stato calcolato una riduzione di circa 25 anni dell'aspettativa di vita nelle persone così 'trattate'. 

5 - Le persone trattate con antipsicotici recuperano molto di meno rispetto a quelle non trattate. Questo diventa evidente se si osservano ad esempio i risultati di trattamenti alternativi quali Soteria o Dialogo aperto. Di fatto la 'cura' chimica impedisce alle persone coinvolte di lavorare su sè stesse in modo efficace a causa di deficit cognitivi prodotti dal trattamento stesso. 

6 - Invariabilmente le persone sotto neurolettici sono nella quasi totalità incapaci di mantenere buoni propositi salutistici come l'attenzione alla dieta, alle sostanze di abuso ad es. tabacco, all'igiene e al regolare esercizio fisico. Di fatto questi farmaci spesso minano la volontà di riuscire nei buoni propositi,  nel senso che a volte anche lavarsi o prendersi cura del proprio aspetto può risultare difficile o faticoso.

7 - I neurolettici possono provocare Acatisia, una forma di agitazione interiore difficile da individuare ma altamente pericolosa per chi la subisce. Acatisia grave può portare a psicosi e a commettere suicidio o atti violenti contro sé stessi o terzi.  

Dunque nonostante tutti questi problemi e anche oltre, la lista può essere aggiornata praticamente all'infinito,  gli psichiatri tutti sono assolutamente convinti della necessità di prescrivere questi veleni tossici (non medicine) così come una volta erano convinti che distruggere parti del cervello con un rompighiaccio fosse una cosa talmente buona e corretta,  da assegnare il premio nobel all'inventore di questa tecnica. Ecco, i neurolettici sono da considerarsi parenti prossimi della lobotomia, che realizzano ma in forma più blanda e meno traumatica, infatti provocano un'atrofia del cervello riducendone le dimensioni a lungo andare. In sostanza tale cura viene chiamata dai suoi critici anche 'lobotomia chimica'. 

Tutto perché per la cosiddetta Schizofrenia non esiste cura risolutiva, da tale presunta malattia non si guarisce mai, ci si porta dietro tutta la vita e può essere messa a bada solo e soltanto con questi farmaci miracolosi. 

Questo è vero ? 

Da molte esperienze di sopravvissuti si intuisce che tutto quello che si senti dire e si legge sulla Schizofrenia è per la maggior parte una falsità. Questa condizione aveva storicamente un indice di remissione spontanea del 50% vale a dire che senza alcun intervento medico la metà dei pazienti recuperavano alla vita normale.
Oggi la percentuale di 'recupero' si attesta a valori assai inferiori,e comunque recupero si intende solamente la mancanza di sintomi non viene presa affatto in considerazione la pessima qualità della vita delle persone così trattate. 

Secondo lo psichiatra canadese Abram Hoffer, pioniere del trattamento ortomolecolare della condizione chiamata Schizofrenia si poteva ottenere un recupero del 90 % grazie all'attenzione alla dieta e all'utilizzo di micronutrienti in particolare alti dosaggi di vitamine (C e B3)  e  opportuni minerali. 

Secondo altri studi, vi sarebbe una componente importante psicologica (per circa l'80% dovuta a traumi infantili) che può causare questa condizione e tale ipotesi sarà oggetto di questo articolo. 

Prima di introdurre lo specialista che cura la schizofrenia grave tramite la parola vorrei fare qualche domanda agli psichiatri. 

C'è ancora bisogno di utilizzare questi veleni quando esistono opzioni di trattamento migliori anche per condizioni così gravi?
Gli psichiatri sono sempre tutti in buona fede convinti di lavorare per il bene dei loro pazienti quando prescrivono questi farmaci? 
Possibile che non riescono a vedere il danno che stanno facendo? 

Gli psichiatri moderni hanno ormai accettato l'idea mai dimostrata che la cosiddetta Schizofrenia sia una malattia prettamente di origine organica perciò la natura del contenuto dei deliri è del tutto insignificante ai fini della cura. Non è di questo avviso lo psichiatra Ira Steinman il quale da ben 40 anni cura con discreto successo la  Schizofrenia grave, tramite sessioni intensive di psicoterapia. 

Questa che segue è una storia emblematica di un caso di guarigione completa e verificata da una condizione così grave e invalidante.  
Questa paziente non è stata la sola trattata con successo dal dott. Steinman il che dimostra che vi è sempre una possibilità di recupero e questo può essere da una parte fonte di speranza per tante persone ormai intrappolate dentro un sistema di cura sbagliato, dall'altra fonte di preoccupazione e indignazione per l'operato dei nostri moderni medici. Non sarebbe ora di cambiare sistema?

Una storia di guarigione 


Citazione: 
"Dal mio punto di vista, con oltre 45 anni di pratica psichiatrica ambulatoriale,  penso che la maggior parte dei fenomeni psicotici sono comprensibili all'interno della storia della persona. Il nostro compito terapeutico è quello di coinvolgere i nostri pazienti al fine di cercare di chiarire le loro preoccupazioni interne e impegnarsi in una psicoterapia dinamica finalizzata alla guarigione e una possibile cura della schizofrenia. "
"... proprio come c'è un senso ai sogni, esiste un  significato simbolico per il paziente  per le sue allucinazioni e i suoi deliri, come se fossero fantasie auto-indotte e fiabe; il nostro lavoro consiste nell'aiutare il paziente a capire la propria metafora e il simbolismo che hanno assunto la forma concretizzata dei deliri psicotici e delle allucinazioni..."



Tre Ratti e l'Extraterrestre

Lois era una donna di circa 35 anniche appariva  depressa e ritirata quando si consultò con me la prima volta. Aveva una precedente diagnosi di schizofrenia paranoide cronica, era stata ricoverata più volte, e gli ultimi sette anni era stata trattata  con alte dosi di farmaci "antipsicotici". Aveva vissuto in una casa di accoglienza per quasi un anno, aveva avuto vari ricoveri diurni e altre terapie ausiliarie di supporto. Ora viveva da sola in una pensione. Incolta, spettinata, chiaramente preoccupata e in preda ad allucinazioni.

Era stata sposata, ma poi si era divorziata dal marito. Aveva abbandonato la custodia dei suoi figli, e aveva da anni una  fissazione persistente di tre topi che la stavano rosicchiando. Aveva avuto pochi contatti tranne una sua vecchia amica la quale l'ha mandata da me. Per tutti gli altri - i sui amici, la sua famiglia, gli psichiatri e il personale ausiliario - lei era ormai bruciata, un caso senza speranza.

La diagnosi di schizofrenia paranoide cronica era stata fatta durante una delle sue prime ospedalizzazioni, quando disse a uno psichiatra dei tre ratti che la stavano rosicchiando. Evitando  di aiutarla a cercare di capire il significato di tre ratti, si perse l'opportunità di aprire un percorso per una comprensione dell'immaginazione proiettata di Lois.

Le persone con deliri sono gravate da immagini e una concatenazione di sensazioni impossibili per loro da sopportare - almeno a tenere a loro testa di continuo. Da qui la delusione; all'esterno proiettano su di sé problemi che non possono gestire. Come il concetto di Freud del ritorno del rimosso, hanno a che fare con problemi che riaffiorano  alla coscienza, che tornano a tormentarli, forse a causa di una maggiore qualità fantasiosa, forse una capacità più povera di sintesi, forse maggiore dolore e trauma per problemi di progetto di vita al di fuori di sé stessi.

I problemi proiettati, però, sono proprio questo. Come una palla di gomma legata su una pagaia, continuano a tornare al punto in cui hanno iniziato. La paura, l'isolamento, la solitudine paranoica favoriscono l'interesse e il coinvolgimento, ma in misura molto più accentuata e intensa di quanto si possa mai desiderare. Nel deliri o nelle allucinazioni, però, potrebbe trovarsi la chiave per il codice del pensiero della persona. A volte, possono occorrere anni per decifrare il significato di delusioni; in questo caso specifico però  era molto più semplice e si risolse abbastanza velocemente.

Lois si presentò ritirata, apatica e abbastanza non comunicativa. Per fortuna, la sua amica aveva portato con sé i suoi registri ospedalieri. Cercando di farla parlare, sfogliavo l'inizio della sua abbondante cartella clinica quando mi sono imbattuto nella sua strana affernmazione al primo ricovero in ospedale: "tre ratti che mi rodono il cuore". Questa è stata l'apertura di cui avevo bisogno, così chiesi a Lois: "Questi tre ratti che rodono significano qualcosa?" Inutile dire, che non le era mai stata fatta in precedenza questa domanda dagli psichiatri o anche solo riflettuto un po sul significato di tale potente immagine. Come al solito, dal momento che questo succedeva  nei miei primi anni di lavoro nel trattare le persone, ero sbalordito che non gli era mai stato chiesto il significato della sua immagine. Purtroppo, però, stavo cominciando ad aspettarmi una risposta a questa mia perplessità, che riguarda la nostra professione e il modo in cui la maggior parte di noi trattano i cosiddetti schizofrenici e le persone deliranti. Stavo solo iniziando a sospettare.

Ho sempre trovato strano che una persona può essere completamente immersa in una serie terrificante o comunque molto sconvolgente di pensieri o deliri, e nessuno si chiede nulla sul perché stanno avendo tali pensieri o viene chiesto dal loro psichiatra quale sia il loro significato. Come si può ottenere il controllo sul materiale psicotico se non si può fare un passo indietro e capire? Come può un paziente o uno psichiatra dare un senso ai deliri bizzarri se non ne hanno mai discusso il contenuto e l'eventuale significato?

Se si chiede a un laico quello che dovrebbe fare un terapeuta psicologo, dirà qualcosa del tipo: "aiutare le persone a dare un senso ai loro sogni, la loro vita e le fantasie; forse, potrà aiutare la persona a dare un significato ai simboli delle sue creazioni". Ma non è così con la psicosi. Qui siamo portati a credere che la malattia del cervello trionfi su tutto e che sia impossibile scovare il significato dei fenomeni psicotici e quindi aiutare un paziente a calmarsi e guarire quando il materiale interno verrà compreso.

Così, sette anni e mezzo dopo, Lois era rimasta al punto dove era quando venne  ricoverata per la prima volta, in gran parte perché i suoi psichiatri e gli altri terapisti non l'avevano impegnata facendogli le giuste domande che avrebbero potuto sollevarla dalla sua schiavitù delirante.

Che cosa significavano i tre ratti? Non lo sapeva. Ho avuto un certo collegamento nell'immediato, perché aveva tre figli. Quando è cominciata questa immagine? E' stato prima del lungo ricovero in ospedale (sei mesi), dopo la nascita del suo figlio più piccolo, quando lei non poteva sopportare di vedere i suoi figli, si sentiva terribilmente in colpa di essere lontano da loro, ma non era in grado di gestire qualsiasi interazione con loro. Frustrato per la mancanza di qualsiasi trattamento psicologico precedente per Lois ed essendo un giovanissimo medico-ho subito chiesto: "Può il numero tre riferisi ai suoi tre figli? Scavare a fondo dentro ai suoi  sentimenti di perdita e di colpa per non essere coinvolta con i suoi tre bambini?" Non aveva mai pensato a questa possibilità.

Questo non averci pensato è una parte importante della difficoltà di una persona delirante. Se la facessero pensare a questo proposito, il significato molto probabilmente diventerebbe chiaro, così come il significato dei tre ratti. Ma le questioni in gioco sono, per qualsiasi motivo troppo  idiosincratiche (vi è troppa avversione ndt). Una tale persona ha bisogno di aiuto per comprendere il significato delle sue produzioni, i meccanismi psicologici coinvolti e, soprattutto, avere a che fare con i sentimenti di fondo che hanno portato alla formazione dei deliri. Questo è il motivo per cui è essenziale che il trattamento tenti di  contribuire a chiarire le conseguenze di illusioni, delusioni e allucinazioni. Non facendolo,  diagnosticare e curare solamente, lascia spesso un paziente senza un canale per la  comprensione dei suoi problemi.

Lois accettò che i ratti potessero rappresentare i suoi tre figli che rosicchiavano i suoi sentimenti. Sembrava confortata da questa possibilità, e molto più disposta a far emergere la sua storia. A poco a poco, in un periodo di diversi mesi di psicoterapia due volte a settimana, emerse il materiale intra-psichico ed emotivo che aveva resistito per molti anni. Lois era figlia unica di una madre critica e negativa e un amorevole, padre indulgente. Suo padre l'amava incondizionatamente e servì come un cuscinetto contro le strambate costanti e i commenti denigratori della madre. Sua madre la martoriava; suo padre la esaltava.

Quando aveva sette anni, a lei e suo padre fu detto dal suo vecchio, intimidatorio ed estremamente impressionante insegnante di balletto russo, che: "balla come se venisse da un altro pianeta." Ciò è servito come un seme di una forte fantasia di credere di essere venuta dallo spazio. Se lei è venuta dallo spazio esterno, questo poteva spiegare le critiche di sua madre e i suoi commenti caustici. E 'stata protetta e innamorata di suo padre, perché anche lui doveva venire dallo spazio; la madre invece doveva essere una terrestre, gelosa della sua origine extraterrestre. Una tale convinzione la confortò, sembrava abbastanza innocua, ma carica di difficoltà impreviste.

Quando aveva tredici anni, suo padre morì improvvisamente. Lois venne colpita così dolorosamente che dovette essere ricoverata in ospedale per un certo numero di mesi. Durante questi mesi lei si creò l'aspettativa per rompere i confini della realtà. Non creò una fantasia, ma un delirio, quello di avere suo padre sempre con lei. Non aveva mai parlato di questo a nessuno prima, né quando venne ricoverata da adolescente né durante i ricoveri successivi e altri periodi di psicoterapia. Si sentiva abbastanza sicura di dirmi questo, forse perché era stata così spaventata dai tre ratti che avevamo decifrato, forse perché sentiva che entrambi potevamo parlare la stessa lingua: la lingua di comprendere il significato del suo immaginario delirante.

Dopo la  morte di suo padre, più di venti anni prima, lui era stato al suo fianco per tutta la vita di veglia. Quando passava a qualcuno una tazza di caffè, lei ne passava una di troppo. Quando andava in bicicletta, lui era  davanti a lei per conto suo in bicicletta. Qualunque cosa facesse veniva  accompagnata dal padre tanto amato. Nella sua realtà delirante il padre è stato  tenuto in buona salute, rimase vibrante e vivo, non fatiscente e decadente nel terreno.

I lunghi giorni e le notti, quando era a quanto pare da sola, sono stati spesi immergendosi e deliziandosi in conversazioni con il padre perduto e protettivo. Ha mantenuto il suo segreto, probabilmente perché una parte di lei sapeva che suo padre era morto e lei non voleva interrompere il suo mondo interno con la dura realtà che consistreva nel sopportare gli atteggiamenti taglienti di una madre depressa, e il fatto che suo padre era morto . Appariva  al mondo come avesse recuperato il grave scompenso che aveva portato al suo ricovero in ospedale da adolescente, ma internamente mantenne una ricca e  vivace vita delirante e una costante attività con il padre. 

Esternamente, Lois appariva tranquilla, tanto che si sposò nella sua tarda adolescenza. Poco più che ventenne, entrando ulteriormente nei suoi deliri confortanti con il padre, quando il suo primo marito si  impiccò, senza alcuna ragione apparente. Un'altra morte improvvisa e inaspettata rinforzò il suo ritiro nella realtà delirante. 

Diversi anni dopo si sposò con un uomo solido, molto comprensivo, che si occupò di lei fino a quando divenne scompensata nel periodo post-partum dopo la nascita del loro terzo figlio.

Una realtà delirante è allo stesso tempo fragile e rigida. I pazienti si aggrappano alle delusioni con tenacia e una volta che le hanno create, hanno una propensione a diventare deliranti in ogni caso. Lois aveva avuto due perdite molto importanti che ha tentato di affrontare creando la realtà delirante del padre confortante. Ora, con la sua ripartizione sulla trentina, aveva sviluppato deliri paranoici che la terrorizzavano, oltre alla delusione dei ratti che stavano rosicchiando il suo cuore. Che male c'è nel delirio di protezione del padre per aiutare un adolescente a far fronte alla sua morte? Le bugie danno crescente impulso alla propensione a sviluppare tutti i tipi di deliri, essi vanno da quelli di protezione al gioco a quelli  distruttivi e quelli terrorizzanti. Il processo del sé reale viene sepolto sotto uno strato di fenomeni di auto-offuscamento contenuti nel delirio.

Nel racconto dei suoi deliri e la sua storia, con un po' di sollecitazione da parte mia su quanto fosse difficile accettare la morte del padre, la negligenza di sua madre, l'abusivismo, e gli altri dolori della vita, incominciò  a lavorare sulle sue delusioni. Ha riconosciuto che la credenza che fosse un extraterrestre era un modo di sembrare importante e speciale, come lei era sembrata speciale per il suo maestro di ballo, e sicuramente era speciale per suo padre. E 'stato un modo per proteggerla da sua madre, e dare importanza alla sua esistenza. Il delirio di essere costantemente con suo padre è evaporato in un periodo di circa tre mesi, in modo graduale con qualche ricovero per impedirle di danneggiare sé stessa. 
Questo è stato un momento pericoloso, così ho mantenuto una frequenza molto stretta su di lei, per vederla più spesso per alcune settimane, cercando di essere attenti a qualsiasi potenziale suicida; da qui i brevi ricoveri durante questo periodo critico.

Rinunciare a questo delirio era rischioso. Non solo era confortante, ma non aveva mai pianto la morte del padre vent'anni prima. Inoltre, l'intensità delirante era tale  che lei teneva più a suo padre come una figura delirante che non come una persona reale e amorevole. La mia esperienza con le persone  deliranti è che sono molto creative. Di conseguenza, non sono rimasto sorpreso quando Lois ha trovato il modo di rinunciare al suo delirio di lunga data col padre. Ciò è stato realizzato con lo sviluppo di una transizione, un'illusione di breve termine dei suoi tre figli costantemente al suo fianco. In breve, ha sostituito il padre con i suoi figli nel regno dell'illusione. (Una volta aperti all'illusione, non c'è fine per essa fino a quando ci si rende conto di ciò che si sta facendo.)

Piuttosto che essere un ostacolo, però, questo nuovo delirio fu un lampo di ispirazione e un aiuto terapeutico. Siamo stati in grado di parlare del suo desiderio di rivedere coloro che amava, suo padre o i bambini allontanati da lei. Ha usato i deliri come un modo di credere che era in contatto con i propri cari per tutto il tempo senza sentirsi impotente di non essere effettivamente in contatto con loro. I deliri sono stati visti come il suo desiderio di stare con le persone che amava. 

Gli suggerii di cercare di entrare in contatto con il suo ex-marito e diventare una parte della vita dei suoi figli. Con questo cambiamento di attenzione verso il mondo, e l'accento sui mezzi di conciliazione con i suoi figli, una possibilità concreta,  contrariamente all'essere in contatto con padre defunto, la paziente ha mollato tutte le delusioni e messo a fuoco la sua notevole energia sui suoi bambini. Senza illusioni interne e con la sua amorevole energia vitale, è stata in grado di relazionarsi con il suo ex marito e ristabilire un rapporto molto buono e continuativo con i suoi figli. Inoltre, ha avuto un discreto successo in due diverse carriere, nessuna dei quali però era il balletto.

Il suo ventennale orientamento delirante si sciolse nel corso di un periodo di sei - otto mesi. Avevamo parlato il suo linguaggio in modo tale che la sua energia psichica poteva viaggiare verso l'esterno, verso la vita, invece di andare in bicicletta incessantemente all'interno dentro le illusioni, il blocco e la morte. Ha finito la terapia, nel corso dei successivi due anni - ha mollato tutti i  farmaci "antipsicotici" - e conseguito guadagni che non aveva mai osato sperare. 

Nel corso di alcuni anni, ci siamo tenuti in contatto via e-mail, e a quanto pare dopo aver mantenuto i guadagni di una psicoterapia esplorativa dei deliri, non aveva più dovuto ricorrere a rappresentazioni drammatiche e deliranti di stati emotivi.

Più di trent'anni dopo l'ultimo incontro con Lois, stavo partecipando a un talk show alla radio, discutevamo di come "Trattare il 'non accessibile con coadiuvanti'." Il personale mi inoltrò una email di una ex paziente, dicendo che il nostro lavoro gli aveva salvato la vita. Era Lois, ritrovata dopo tutti questi anni. Abbiamo parlato. Era stata molto bene nella vita, aveva ristabilito il contatto con i suoi figli ed ora era diventata una nonna felice. Si era risposata e aveva avuto una vita piena con il suo terzo marito. Da più di venti anni era sopravvissuta alla sua morte senza ritirarsi nella psicosi. Aveva avuto una carriera di grande successo nel suo campo. Ancora più importante, non c'erano stati ulteriori allucinazioni o deliri e niente  più farmaci "antipsicotici". Aveva imparato bene che la comprensione suoi fenomeni interni e fantasie potevano prendere il posto di una realtà psicotica delirante. La sua vita le è stata restituita grazie a una psicoterapia psicodinamica intensiva.

Dal mio punto di vista, essendo stata priva di deliri e allucinazioni e fuori farmaci antipsicotici per più di trenta anni, lei è una illustrazione principale che la  Psicoterapia intensiva può guarire la schizofrenia. Quindi che cosa abbiamo imparato qui? Possiamo vedere come una psicoterapia dinamica ha prodotto non solo la comprensione, ma la guarigione - la rinuncia a sistemi di credenze di lunga durata - e la Cura dei fenomeni che appaiono psicotici in precedenza intrattabili. Abbiamo visto che l'esplorazione del significato che il paziente da delle sue allucinazioni, deliri e strani pensieri conduce ad una comprensione dell'origine di queste distorsioni psicotiche della realtà. Con tale approccio, Lois e molti altri sono tornati ad una vita normale di relazioni e funzioni.


Cinque cose importanti.

In primo luogo è sbagliato dire al paziente che non c'è significato psicologico  dei suoi deliri o allucinazioni; abbiamo bisogno di  esplorarli in  modo che possa permettere al paziente di integrare le informazioni e sviluppare una efficace osservazione di Sé.

In secondo luogo, altrettanto importante, è la necessità di arrivare a quello che Harry Guntrip chiama "il cuore perduto del sé." Stare seduti lì con una persona in questo stato vulnerabile permette a sentimenti rudimentali di salire in superficie. La fiducia si sviluppa gradualmente, e presto le basi di un orientamento psicotica delirante, allucinatorio, o altro diventato chiare.

In terzo luogo, è fondamentale che il terapeuta capisca che è possibile 'sbucciare la cipolla' e raggiungere l'origine dei fenomeni psicotici più bizzarri ed estremi. Certamente aiuta se uno ha già avuto esperienza con i pazienti a guarirli da deliri schizoidi e paranoie, tramite l'uso di una psicoterapia psicodinamica.

In quarto luogo, noi, come terapeuti di pazienti in preda a stati psicotici dobbiamo raccogliere una storia completa sia del paziente che delle sue produzioni psicotiche. Nell'esplorazione, di una storia psicologica su come questi strani avvenimenti hanno avuto inizio, cominciamo a stabilire una testa di ponte da cui il paziente può cominciare a osservare e capire le proprie distorsioni e le bizzarre preoccupazioni.

Infine, non dobbiamo rifuggire da quelli più disturbati che offrono poco. Dobbiamo coinvolgere il paziente nel punto dove si trova la loro attenzione, nel mondo del pensiero psicotico. Ancora più importante, dobbiamo imparare a parlare schizofrenese; per capire e lavorare con le  metafore e il simbolismo del paziente, ovunque ci porta. Non solo la comprensione dello sviluppo, ma l'isolamento e alienazione dorebbero soccombere ai nostri sforzi terapeutici per raggiungere la persona che utilizza il proprio linguaggio e significato. 

Invece di essere un allucinato, isolato, terrorizzato schizofrenica, lui o lei si sentirà capito e curato, non sarà più solo. Come ci impegniamo con la psicoterapia muovendoci verso il nucleo della persona e l'isolato sé ritirato, le barriere difensive schizofreniche si fondono e una nuova persona emerge. Una persona  perfettamente in grado di grande  comprensione e possibilità di cambiamento.

Spesso, i medici cercano di curare i pazienti come Lois con l'uso a lungo termine di farmaci "antipsicotici", con il loro ottundimento non permettono al paziente di esplorare pienamente le basi emotive e psicologiche delle distorsioni psicotiche. Il campo della psichiatria si rivolge verso i pazienti psicotici come affetti da malattie cerebrali, prescrive quindi dei farmaci in un modo troppo facile come una ricetta da  libro di cucina.

Io preferisco la possibilità di una psicoterapia psicodinamica, con l'uso giudizioso di farmaci, nel tentativo di aiutare i pazienti a capire l'origine dei loro sintomi psicotici e dere un  significato alle loro allucinazioni e deliri. Un tale approccio spesso conduce alla cessazione totale dei farmaci "antipsicotici", la cura e la guarigione da un'insondabile dilemmae psicotico. Tale era stato il caso di Lois.

Conclusioni mie

Nonostante l'evidenza di successi e tutte le storie di recupero da tali gravi condizioni, l'estabilsment psichiatrico considera questi accadimenti delle rare eccezioni, dovute a errate diagnosi o remissioni spontanee di condizioni temporanee generate da fattori estranei alla 'vera e genuina' condizione diagnosticata come Schizofrenia. Insomma possono rigirare la frittata a loro piacimento per giustificare le loro false credenze, molto dure a morire e continuare così con il loro trattamento fallimentare. Quanti anni ci vorranno ancora prima di considerare primitive e obsolete tutte queste assurde teorie psichiatriche?  

Il dibattito sulla reale possibilità di cura verte su più fronti. C'è chi dice che la psicoterapia può essere dannosa al pari della farmacoterapia quando chi la pratica non è bravissimo. 
C'è chi dice che il problema è essenzialmente organico e con la dieta igienista si può risolvere in modo definitivo (si veda ad es.  il blog antipsichiatrico di Pietro Bisanti) oppure seguire il trattamento proposto dal dott. Hoffer basato sulla medicina ortomolecolare. 
C'è ancora chi è riuscito a risolvere frequentando gruppi come gli uditori di voci o metodi come il dialogo aperto o altri modi di recupero olistico.

Io sono propenso a credere, che anche se la cosiddetta Schizofrenia non esiste come malattia a sé stante, la sofferenza è comunque reale e vale la pena fare un tentativo senza disdegnare alcun approccio olistico anche per i casi più gravi sempre che non siano ormai altamente compromessi a causa del trattamento convenzionale. 
Consiglierei ai familiari e pazienti che hanno questo tipo di problema di valutare, guardarsi in giro, leggere molto e studiare l'enorme contributo della guarigione olistica senza tuttavia perdersi e scegliere la soluzione più in sintonia con il proprio vissuto e le proprie esperienze.  

Fonte dell'esperienza: madinamerica.com

3 commenti:

  1. Buongiorno,
    il mio non è un commento ma un forte grido d’aiuto.
    Ho una figlia acquisita trentenne in cura per schizofrenia da una decina d’anni.
    Vive una vita piatta: quando non ci sarò più che fine farà?
    Ho letto alcuni libri del Dr. Hoffer nei quali affermava di migliorare la salute dei suoi pazienti schizofrenici fino all’80% ed anche di guarirne. Usava soprattutto vitamine in determinate quantità.
    Siccome dove abito non trovo specialisti che conoscano alternative ai farmaci, chiedo cortesemente a lei se mi può aiutare, ovviamente non gratis. Grazie.
    La saluto /Carlo Colombo colombocarlogiulio@gmail.com

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  2. Ho un figlio di 23 anni da 2 mesi prende amtipsicotici sente voci...ma sono convinta che questa nn é la strada giusta ....da sempre tranquillo é diventato nervoso e depresso..vorrei provare strade diverse ma nn so a chi affidarmi ...psicoterapeuti psicoanalisi ...ma trovare quello giusto nn so come fare ...

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  3. Ho una figlia di 37 anni a 19 anni le hanno diagnosticato la schizofrenia Ha seguito tutte le cure che le hanno offerto al centro di salute mentale ma è ancora chiusa piena di paura porta gli occhiali scuri sempre e pur avendo preso coscienza della sua malattia soffre soffre soffre Io come mamma non posso che soffrire in più ha un marito che è contro i medici e la tiene sotto una campana di vetro Io non so' come comportarmianche perché non vorrei contrariare il marito che non lavora e sta' tutto il giorno con lei Lei si fida solo di lui!!! Aiuto!!! Lunga storia di altissima sofferenza come per tutti i famigliari che hanno avuto modo di scontrarsi con questa subdola malattia ci vorrebbe un miracolo... Grazie per lo sfogo

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