Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

lunedì 12 maggio 2014

Anosognosia

L'effetto 'incantatore' degli psicofarmaci

Riflessioni ed estratti dal saggio omonimo di Peter Breggin Md

L'Anosognosia è un disturbo neuropsicologico che consiste nell'incapacità del paziente di riconoscere e riferire di avere un deficit neurologico o neuropsicologico. Più precisamente, il paziente non è consapevole del suo stato di malattia, manifestando invece la ferma convinzione di possedere ancora le capacità che in realtà ha perso in seguito a lesione cerebrale. (da wikipedia)

Qui invece si parla di Anosognosia in un contesto diverso, cioè l'inconsapevolezza di un eventuale danno cerebrale provocato dagli psicofarmaci. La vittima dirà che i farmaci la stanno aiutando mentre l'evidenza rivela tutto l'opposto.
Perché molte persone continuano ad assumere  psicofarmaci e sostanze psicoattive nonostante l'evidenza che non ottengono alcun beneficio e anzi, vengono ulteriormente danneggiati da essi? 
Una prima risposta che mi viene spontanea è che la pratica psichiatrica ha un funzionamento talmente insensato che pure gli evidenti effetti iatrogeni dei farmaci vengono considerati sintomi della presunta malattia mentale. Perciò le persone vengono convinte della necessità sempre crescente di assumere queste sostanze psicoattive.
Ma ci sono altre spiegazioni, tra cui la tendenza innata degli esseri umani ad assumere sostanze che alterano la mente, per avere l'illusione di stare meglio, per fuggire così ad uno stato altrimenti insopportabile ecc.
Un'altra spiegazione potrebbe essere che gli psicofarmaci, al pari delle droghe ricreative posseggono in sé  il potere di favorire , facilitare, o costringere le persone al loro utilizzo. Questa è la tesi che in questo saggio verrà portata avanti. I farmaci avrebbero un potere 'incantatore' intrinseco.

"Alcuni farmaci psichiatrici , come gli stimolanti e le benzodiazepine , causano alterazioni nel cervello che portano a problemi di dipendenza e astinenza . C'è una crescente evidenza che la maggior parte o tutti gli psicofarmaci causano problemi di astinenza sufficienti a interferire con gli sforzi per smettere di prenderli. Dipendenza e problemi ritiro in sé , tuttavia , non giustificano pienamente l' uso diffuso di una vasta gamma di farmaci psicoattivi, compresi i farmaci psichiatrici non addictive (che non danno dipendenza ndt), come gli antidepressivi, il litio, e i neurolettici".  

Revisione dei casi

Breggin elenca una serie di casi limite da lui stesso osservati, ovvero persone in preda a crisi maniacali farmaco-indotte che compiono degli atti per loro insoliti, anche criminali senza rendersene assolutamente conto. Persone conosciute per avere un carattere mite che improvvisamente diventano violenti, suicidi o compiono atti criminali.  
Breggin dice: "Una delle cause più frequenti e gravi, è stata la combinazione di antidepressivi della classe SSRI,  e benzodiazepine, in particolare alprazolam (Xanax), ma sono state coinvolte tutte le categorie di psicofarmaci, compresi gli stabilizzatori dell'umore e i neurolettici".
Nella mia personale revisione dei casi di cui sono a conoscenza, a parte un paio di episodi di suicidio, non ho mai riscontrato particolari atti di violenza se non quelli legati direttamente alle crisi, ma anche in questo caso non si può discernere con certezza se la crisi sia dovuta alla presunta malattia mentale piuttosto che ad un uso irresponsabile di farmaci psicoattivi, magari mescolati ad altre sostanze psicotrope come alcool o droghe illegali. 
Un fatto abbastanza sconcertante tuttavia è che molte persone riferisicono (nei momenti in cui sono asintomatici) di stare bene grazie ai farmaci, salvo poi scoprire conoscendoli meglio che hanno tutta una serie di problemi fisici e congitivi più o meno gravi. Alcuni arrivano a non poter mantenere un lavoro oppure guidare una macchina e a volte neanche riuscire a prendere un mezzo pubblico. Naturalmente poi queste difficoltà vengono imputate alla presunta malattia piuttosto che l'effetto debilitante della 'cura'.
Anche se apparentemente Tizio che assume un neurolettico da 10 anni in dosi minime dice di stare bene, di non avere manifestato più alcun disturbo mentale, di poter lavorare per conto proprio ecc. come si approfondisce il rapporto si scopre che fisicamente  è in grave sovrappeso, a rischio diabete e cognitivamente la sua memoria sembra quella di un alcoolista maturo. Nonostante ciò egli non ammetterà mai di avere determinati problemi oppure anche qualora se ne rendesse conto non li collegherà all'uso continuativo del farmaco antipsicotico. 

Ma leggiamo come Breggin continua:

"In primo luogo, le persone non riescono a percepire che agiscono in modo irrazionale, insolito e pericoloso. In secondo luogo, non riescono a identificare il farmaco come possibile causa del drastico  cambiamento dei loro processi e attività mentali. In terzo luogo,  spesso pensano che il farmaco li sta aiutando, anche se a volte credono che sia inefficace, e continuano a prenderlo mentre si deteriorano mentalmente. In quarto luogo, nell'estremo questi individui diventano compulsivamente spinti a perpretare violenza (indipendentemente dal loro carattere)  contro se stessi o altri, spesso in uno stato maniacale  farmaco - indotto." 

Le persone sotto l'effetto di sostanze psicotrope ricreative non sono in grado di riconoscere i loro effetti negativi. Questo lo si può notare molto bene ad esempio in quelli che fanno uso frequente di THC (cannabis e derivati) quando si rendono poco conto della confusione mentale, della distraibilità eccessiva e della scarsità della loro memoria. Allo stesso tempo tendono a sopravvalutare gli effetti positivi, ovvero credere per esempio di essere particolarmente spiritosi, acuti  o creativi, di eseguire un certo compito alla perfezione mentre in realtà introducono un sacco di errori ecc.
Per chi fa uso di queste sostanze  diventa  più importante come  soggettivamente uno si sente e di conseguenza esprime un giudizio falsato sul mondo circostante. I problemi che prima provocavano  angoscia diventano più sfocati e lontani, l'attenzione è diretta verso altre cose che altrimenti sarebbero meno importanti. 
Questo per certi versi può essere anche positivo, tuttavia il grosso guaio è che i problemi ritornano peggio di prima una volta che l'effetto inebriante della droga svanisce. 
Per questo e altri motivi, sarebbe meglio raggiungere quello stato mentale desiderato, in cui i problemi diventano solo una piccola parte di un  tutto dove sono aperte migliaia di possibilità in modo naturale attraverso tecniche meditative per esempio, sfruttando così le endorfine autoprodotte. 
Tale stato è riconoscibile perché vi è lucidità e manca di tutti quei fastidiosi effetti collaterali che provocano le droghe ricreative o gli psicofarmaci.  
Naturalmente si preferisce di gran lunga drogarsi perché è molto più facile ingoiare una pillola, sniffare cocaina o fumarsi una canna piuttosto che sforzarsi in una pratica  molto più impegnativa che richiede una disciplina costante. 
Detto ciò non voglio apparire un bacchettone intransigente; io non sono categoricamente contro l'uso responsabile ed informato di sostanze psicoattive, compresi gli psicofarmaci al bisogno (sempre che ve ne sia effettivamente un giustificato bisogno) e per quando riguarda le 'canne' penso che se (per assurdo) venissero usate al posto dell'alcool molte vite perse sulle strade verrebbero risparmiate, anche se forse al prezzo di qualche psicosi in più.

Principio di disabilitazione cerebrale

Breggin afferma che "tutti i trattamenti psichiatrici causano disfunzioni cerebrali" e che "tale effetto è l'effetto primario terapeutico". Cioè l'effetto debilitante dei farmaci psichiatrici è proprio ciò che 'serve' ed è utile. Fantastico!
Questa cosa la si può osservare molto bene per esempio nelle pratiche psichiatriche più coinvolgenti quali la lobotomia e l'elettroshock. L'effetto debilitante più marcato è tipico dei neurolettici ed  infatti non è fuorviante l'appellativo di 'lobotomia chimica' che viene dato a questa classe di farmaci.
Sembra quindi che in psichiatria sia necessario fare del male alle persone per curarle, contrariamente a quanto sarebbe auspicabile per la medicina tutta secondo il detto Ippocratico di 'Non nuocere'. 

Ecco i primi 4 degli 11 principi cerebrali invalidanti che sono stati formulati da Breggin: 

1 . Tutti i trattamenti biopsichiatrici condividono un modo comune di azione - l'interruzione della normale funzione del cervello. Nessuno di loro migliora la funzione cerebrale. 
2 . Tutti gli interventi biopsichiatrici efficaci funzionano causando disfunzioni cerebrali generalizzate, che interessano entrambe le funzioni emotive e cognitive. In un modo alquanto dose-dipendente, tutti gli interventi biopsichiatrici compromettono la funzione mentale in generale. 
3 . I trattamenti biopsichiatrici producono i loro effetti "terapeutici" danneggiando le funzioni umane superiori, tra cui reattività emozionale,  sensibilità sociale, auto- consapevolezza o selfinsight, autonomia e autodeterminazione.
Effetti più drastici possono essere apatia, euforia, lobotomia e indifferenza. Quando l'interruzione di una funzione normale viene interpretata come vantaggiosa, il trattamento viene considerato corretto. Un'interpretazione positiva è spesso fatta dal medico o il familiare, ma non dal paziente. A volte i pazienti preferiscono stare in uno stato mentale ridotto perché offusca la loro consapevolezza di sé e quindi la sofferenza o provoca un'euforia artificiale. 
4 . Ogni trattamento biopsichiatrico produce il suo effetto essenziale o primario nel cervello su tutte le persone, compresi sia i volontari sani che pazienti con varie diagnosi psichiatriche.

Qualsiasi agente psicoattivo può causare disfunzioni mentali, portare Anosognosia e diventare 'incantatore'. Anche se in misura minore, altri tipi di farmaci non psichiatrici possono concorrere a causare disfunzioni mentali: tra questi, farmaci per problemi  cardiovascolari, antipertensivi, steroidi, contraccettivi orali e anche alcuni antibiotici. 

"L'individuo che diventa agitato su un antibiotico, per esempio, esattamente come un individuo che diventa agitato su un antidepressivo, non rischia di percepire la gravità del cambiamento mentale, non è in grado di associarlo  con il farmaco, e, se gravemente colpito, può pensare che lui (o lei) sta facendo meglio che mai. Una persona resa agitata da un antidepressivo, può incolpare della sua agitazione  un amico, un familiare, o un estraneo, con risultati potenzialmente dannosi ."

Il paradigma dell'alcool

Prima ho fatto l'esempio delle droghe leggere, ma l'effetto Anosognosia è altrettanto vero nel caso dell'alcool,  probabilmente 
la prima volta è stato storicamente  scoperto così. 
Chi è leggermente intossicato dall'alcool tipicamente sopravvaluta gli effetti positivi e ignora la propria 'menomazione'. Così ad esempio qualcuno può essere convinto di poter guidare senza problemi con spiacevoli conseguenze. 
Posso testimoniare di avere fatto un viaggio allucinante di 60 km andata e ritorno con un amico in condizioni di ebrezza nemmeno eccessivamente gravi. Da allora però ho giurato di non andare mai più con lui anche perché dopo pochi mesi, trovato alla guida in stato di ebrezza dalla polizia gli è stata revocata la patente a vita. 
Rispetto alle persone che prendono psicofarmaci però chi beve ad un certo punto ha maggiori probabilità di riconoscere di essere sotto gli effetti dell'alcool e quindi di regolarsi di conseguenza. E' anche più facilmente riconoscibile da chi gli sta intorno. Per chi prende gli psicofarmaci, a parte alcune eccezioni spesso non vi è modo di capirlo da chi gli sta accanto.

"Le persone in contatto con una persona ubriaca sono suscettibili di ricordargli che ha bevuto troppo; ma le persone in contatto con una persona intossicata da uno psicofarmaco non sono suscettibili di identificare i sintomi quali agitazione, irritabilità, instabilità dell'umore come potenziali effetti negativi del farmaco. Molto probabilmente, non potranno  nemmeno sapere che la persona ha recentemente assunto un farmaco psichiatrico."

Il rinforzo sociale 

"Quando le persone cominciano a sentirsi peggio dopo avere iniziato ad assumere un farmaco psichiatrico, di solito attribuiscono il loro declino alla presunta malattia mentale. Quando il farmaco non funziona, possono diventare disperati nella loro convinzione che "nulla mi può aiutare", quando in realtà è il farmaco che sta peggiorando le loro condizioni."

Questa convinzione è universalemnte portata avanti dagli psichiatri che raramente avvertono i loro pazienti sui potenziali effetti indesiderati di questi farmaci. E comunque c'è sempre pronto l'alibi della presunta malattia mentale sottostante che giustifica una grande varietà di ulteriori sintomi tra cui ansia, irrequitezza, agitazione , depressione ecc. 
I medici raramente attribuiscono il peggioramento dei loro pazienti come risultato del trattamento . Gli effetti iatrogeni più evidenti sono più frequenti quando questi farmaci vengono iniziati o interrotti oppure viene regolato il loro dosaggio. 


Anosognosia cronica

"E' possibile usare psicofarmaci per mesi o addirittura anni, senza riconoscere  di essere mentalmente compromessi, senza accorgersi che i farmaci stanno causando perdita di valore, che non si hanno benefici reali, e in casi estremi che siamo diventati compulsivamente distruttivi per noi stessi e per gli altri. Tutto questo è familiare a chiunque abbia affrontato gli alcolisti cronici. Tuttavia, nella mia esperienza, questa inconsapevolezza è una conseguenza inevitabile dell'uso cronico di qualsiasi agente psicoattivo.
In psichiatria, questo effetto 'incantatore' è comunemente riconosciuto in individui ai quali sono prescritte benzodiazepine  nel lungo termine. Spesso l'individuo diventa dipendente e alterato senza rendersene conto."
 

Conosco personalmente un uomo sopra i 55 anni ormai diventato schiavo da diverso tempo del suo sonnifero, tutto questo senza avere mai avuto alcuna diagnosi psichiatrica. Gli è stato prescritto la prima volta dal suo medico di famiglia per far fronte ad una situazione stressante dovuta a cause esterne ben precise. 
Dopo anni di uso continuativo di questa sostanza, ha ancora problemi di ansia che si sono aggravati notevolmente fino a sfociare in forti attacchi di panico di intensità tale che richiedono l'invio al pronto soccorso per una notte in monitoraggio. Altri problemi cardiovascolari,tra cui ipertensione, anomalie del battito cardiaco, una fobia sociale  che non gli permette facilmente di fare ad esempio dei viaggi, una ridotta capacità di sopportare lo stress, un'ansia quasi costante. Tutti sintomi che ha sono ben documentati tra i possibili effetti dovuti ad un uso continuativo di tali farmaci.
Eppure se gli si parla mai ammetterebbe che la causa di molti dei suoi problemi sia il calmante che anzi, benedice ogni volta per il suo effetto tranquillizzante e assume regolarmente ogni giorno consumandone una boccetta a settimana.
E'curioso quanto questa stessa persona che per esempio assolutamente non fa uso di alcool, abbia nei confronti di chi fa uso di sostanze di svago un atteggiamento fortemente critico, di assoluto rifiuto, inconsapevole di essere diventato esso stesso un tossico-dipendente ad un livello assai più preoccupante per la salute rispetto per esempio a chi ama fumarsi un 'tranquillante' in forma di canapa indiana.
Infatti nel caso della canapa, non vi è alcun problema dovuto all'astinenza contrariamente a quanto succede con le benzodiazepine che stando a quanto dicono i sopravvissuti psichiatrici sono più problematiche e difficili da mollare addirittura dell'eroina!
Difficili perché i sintomi prodotti dall'astinenza sono tra i peggiori che si possa provare, un vero inferno in terra a quanto dicono.

"Anche gli antidepressivi hanno effetti negativi a lungo termine che i pazienti non riescono a rilevare. Pazienti che ho valutato di volta in volta hanno assunto antidepressivi per anni senza rendersi conto che le loro emozioni sono diventate insensibili, che il farmaco sta causando il loro intorpidimento, e non stanno funzionando così come potrebbero in tutta una serie di attività."


Effetti variabili degli psicofarmaci

"Gli antidepressivi, come già osservato, comunemente producono un continuum di stimolazione che la persona non riconosce come effetto del farmaco. In casi estremi, subiscono una mania farmaco indotta, una condizione in cui l'individuo è estaticamente incantato e crede di stare magnificamente bene, a un fantastico livello. Gli antidepressivi possono anche produrre un ottundimento o un effetto stupefacente, in particolare con l'uso cronico. Ancora una volta, l'individuo non riconosce la gravità della condizione o della sua relazione con il farmaco, e può sentire dei miglioramenti. 
Le benzodiazepine producono una serie di effetti piacevoli che sono molto simili agli effetti dell'alcol ma spesso senza l'ubriachezza evidente con cattiva articolazione della parola e inciampo che avvisa l'individuo di una intossicazione. 
Gli stimolanti producono un continuum di stimolazione simile a quella prodotto dagli antidepressivi, ma producono anche un fenomeno specifico di ridotta spontaneità. Il figlio medicato reso più apatico, e quindi più docile,  può essere percepito come  migliorato dai genitori e gli insegnanti, e anche da lui stesso nel suo desiderio di rimanere fuori di guai.
I neurolettici producono una devastante disfunzione del lobo frontale bloccando la neurotrasmissione della dopamina, producendo una lobotomia chimica virtuale (Breggin , 1997). In molti modi la forma di incantamento, può diventare uno stato  simil-zombie. In casi estremi, i pazienti intossicati con neurolettici diventano interamente sotto la  schiavitù della droga, robotici, e incapaci di pensare e agire per sé stessi."

Come ho avuto modo di ripetere altre volte qui, quanti di noi hanno potuto constatare questi effetti invalidanti nelle persone diagnosticate con la più terribile delle malattie psichiatriche, la schizofrenia e sottoposti ad anni e anni di 'cure' a suon di neurolettici. Tanto che questi effetti vengono confusi e spacciati dai medici come la conseguenza di questa terribile malattia degenerativa mentre non sono altro che le 'normali' conseguenze della cura. 
La controprova la si può osservare nelle (purtroppo) poche esperienze di recupero, veri e propri miracoli, quando qualcuno si rende conto del danno inflitto e trova il modo di ricorrere ad un altro tipo di trattamento magari semplicemente riuscire a scalare correttamente questi veleni e riappropriarsi della propria vita, sempre che il danno non sia ormai tale da invalidare qualunque tentativo in tal senso.  

"Questo fenomeno clinico generale di Anosognosia si trova praticamente in ogni forma di disfunzione cerebrale. Può anche essere notato in individui che sono stanchi o esauriti a causa di mancanza di sonno, di sforzi eccessivi, o malattie. Comunemente non afferrano il loro grado di invalidità e non riescono a percepire eventuali connessioni tra come si sentono e la loro mancanza di sonno, sforzi eccessivi, o malattie. In alcuni casi, questi individui sviluppano un falso senso di benessere e di aumentate capacità.
Qualsiasi trauma al cervello e alla funzione mentale può avere un impatto simile sull'individuo. Vittime di incidenti acuti con trauma cranico spesso non riescono ad apprezzare che sono gravemente feriti e tenteranno di rifiutare le cure mediche, anche se stanno visibilmente male da non poter muoversi."

Pare che l'Anosognosia sia anche associata alla perdita di memoria: 

"Nel discutere la sindrome amnesica che segue un trauma al cervello, Bourgeois, Seaman, e Servis (2003,p. 294) confermano che "La maggior parte dei pazienti con disturbi amnesici mancano di riconoscere i loro deficit e possono con veemenza negare la presenza di compromissione della memoria nonostante la chiara evidenza del contrario."

Risulta anche nei casi di discinesia tardiva: 

"La discinesia tardiva è un disturbo del movimento comune e di solito irreversibile provocato dai farmaci neurolettici. Molti individui con discinesia tardiva possono identificare evidenti contrazioni muscolari e spasmi in altri pazienti, ma non in sé stessi. L'effetto è principalmente osservato nei detenuti psichiatrici ospedalieri e può essere dovuto ad una combinazione di danni cerebrali cronici e intossicazione acuta causata da farmaci neurolettici.
Con la lobotomia, l'individuo diventa un robot incantato. Il senso del sè è così obliterato che gli individui in precedenza fluenti non possono scrivere alcune frasi semplici su se stessi.
Di solito non riescono a riconoscere di essere enormemente compromessi. Derubati della loro capacità di motivazione o di autodeterminazione, non perpetrano crimini bizzarri, ma possono essere facilmente guidati da altri. Una reazione simile ai robot è osservata nei pazienti o i detenuti a cui vengono dati  neurolettici  e nei bambini a cui vengono prescritti stimolanti. Anche in questo caso a causa dell'interruzione del lobo frontale, diventano più docili e gestibili. Spesso (ma non sempre) non riescono a percepire il loro grado di compromissione e non si rendono conto  che i farmaci li fanno comportare in modi inusuali.
Lesioni traumatiche ai lobi frontali, lobotomia, farmaci neurolettici e farmaci stimolanti influenzano gli animali nello stesso modo come colpiscono gli esseri umani. Naturalmente, nell'animale, non potendo parlare è difficile valutare il  grado di anosognosia. Tuttavia il comportamento esteriore dell'animale è identico a quello umano."

L' Anosognosia  o intossicazione 'incantatrice' colpisce probabilmente la maggior parte delle persone che assumono droghe psicoattive, tra cui la maggior parte dei pazienti a cui vengono prescritti psicofarmaci. Essa ci aiuta a spiegare perché tante persone prendono farmaci  psichiatrici, nonostante l'evidenza che gli stanno facendo più male che bene.

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