Quando dico che le cosiddette malattie mentali sono per la maggior parte profezie auto-realizzanti cosa intendo?
Intendo semplicemente dire che viene messo in atto tutto un insieme di cose per cui il problema che in origine poteva essere circoscritto e soprattutto a carattere episodico, diventa una vera e propria malattia che ti starà attaccata addosso per tutta la vita, senza possibilità di scampo.
Qui non nego affatto che vi sia in atto un problema concreto, piuttosto vi è un modo di vedere detto problema che rispecchia l'abitudine acquisita dei medici psichiatri di considerare ogni problema del sentire, pensare, agire una vera e propria malattia biologica. Inoltre il trattamento di elezione per questo tipo di problemi, lungi dal correggerli alla radice come in effetti dovrebbe essere, tende a prorogare all'infinito lo stato di cronicità del disagio.
Quindi si cerca di risolvere o meglio, tamponare i sintomi di un problema iniziale ad esempio di insonnia o di ansia con delle sostanze che quando va molto bene hanno un effetto benefico iniziale, seguito poi a lungo andare da effetti nocivi che vengono prontamente interpretati come sintomi di aggravamento del problema iniziale, o di ulteriori malattie che si aggiungono dall'oggi al domani, così dal nulla senza minimamente metterle in relazione agli insulti chimici che si stanno attuando, si insiste fornendo altri insulti chimici nella cosiddetta 'cascata da prescrizione', il circolo vizioso infernale del trattamento psichiatrico.
Come è possibile allora uscire da questa trappola?
Un modo è quello che questa breve esperienza racconta: il problema non è tanto uscire quanto 'riuscire' a non entrare. O comunque se siamo già dentro, riuscire a sgattaiolare fuori dalle maglie di una istituzione, quella della moderna salute mentale, allorquando vengono allentate.
Facile a dirsi ma credo molto difficile a farsi secondo le situazioni,e sopratutto si si è già schedati e immessi nel circuito psichiatrico.
A questa persona capitò quello che capitava almeno al 50% delle persone con una simile diagnosi prima dell'introduzione dei farmaci psichiatrici, cioè che la cosiddetta condizione di schizofrenia si risolvesse da sola una volta elaborata in condizioni di vita tranquilla e protetta. In questo caso specifico gli è andata assai bene perché gli furono somministrati subito i peggiori insulti possibili.
Io stesso posso confermare la validità del non sapere. Quando tanti anni fa venni diagnosticato per la prima volta con l'etichetta 'maniaco depressivo' ora chiamata "disturbo bipolare di tipo I", non sapevo che era una condizione cronica, il neurologo che me la diagnosticò, non mi disse nulla sul fatto che avrei dovuto prendere litio e/o altri farmaci per il resto della mia vita. Dopo un paio di mesi di litio smisi qualunque farmaco e successivamente sono stato senza crisi, senza farmaci e asintomatico per oltre 13 anni. Se al contrario avessi seguito fin da allora i consigli di uno psichiatra, o peggio se fossi stato fin da allora schedato e monitorato come paziente psichiatrico, molto probabilmente la mia vita avrebbe preso una strada diversa e ora non sarei qui a scrivere su questo blog.
Beata ignoranza
Quarant'anni fa, la mia vita stava per essere cancellata perché affetto da schizofrenia cronica. Come molte persone che alla fine ricevono una diagnosi di malattia mentale, avevo avuto anni di abusi prima di entrare nel sistema psichiatrico dove non mi sono più sentito la stessa persona. Venni sottomesso in silenzio, la mia mente intorpidita dall'elettro-shock e pesantemente drogata. Essere etichettato come schizofrenico cronico, soprattutto allora, significava non avere alcuna speranza di vivere una vita piena e produttiva. Significava dover prendere farmaci debilitanti per tutta la vita. Significava dimenticare i sogni e le aspirazioni di un tempo, perdere la mia identità precedente e assumerne una nuova ed estremamente limitante.
Ma forse sono stato fortunato in quanto non conoscevo la mia diagnosi. Non l'ho fatto sapere fino a quando ho letto il mio caso nella mia cartella clinica, molto tempo dopo che ero saltato fuori dalla rete e, dopo molti anni senza farmaci e mantenendo un lavoro di responsabilità.
Durante gli anni di matrimonio felice, e pur condividendo molti momenti preziosi con amici più stretti, non sapevo che avevo una malattia incurabile che provoca isolamento sociale.
Nemmeno quando sono tornato a studiare e ho ottenuto una laurea di prima classe non sapevo che avevo avuto una malattia irreversibile del cervello che porta a grave deterioramento cognitivo.
Non sapevo che non avrei dovuto realizzare tutto quello che ho fatto da allora.
Non sapevo, fino a quando ho guardato in un manuale psichiatrico, che le persone con la rara forma di schizofrenia con cui ero stato diagnosticato, è probabile che finiscono come vagabondi (beh, credo ci sia ancora tempo per questo. Meglio non spingere troppo la mia fortuna!)
Non sapevo che non potevo andare a vivere la piena, felice, vita produttiva che ho vissuto e sto vivendo da allora.
Quindi suppongo che il mio viaggio di 'recupero' (qualunque cosa significa la parola 'recupero') fu un po' come il volo del calabrone in un versetto che ricordo di aver letto una volta (temo che non riesco a riconoscere l'autore o cercare il permesso di copyright per riprodurlo perché non so chi l'ha scritto):
Gli scienziati hanno ampie prove
E nessuno lo può negare
Che dalle teorie fisiche accettate
Il calabrone non possa volare.
Con la fusoliera grassa e rotonda
Con queste piccole, fragili ali
Non riesce nemmeno a staccarsi da terra
Le api non fanno altro che strisciare sulle cose.
E se questi fatti possono essere tutti veri
E dimostrati da persone sagge
Il calabrone, non conoscendo questa verità
Continua a volare e se ne frega.
buongiorno, sarebbe interessante poter avereun contatto per uno spazio di discussione, e qualche link ai progetti che lei cura.
RispondiEliminaSalve, può contattarmi utilizzando l'apposito gadget posto nella colonna a destra del blog nella versione PC.
EliminaComunque a parte questo blog e un paio di siti non curo progetti di sorta sul tema.