Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

giovedì 16 gennaio 2014

La migliore terapia è la non-terapia



Terapie corrette  e sbagliate. 

Uno psichiatra bravo per definizione sa azzeccare sin da subito la giusta diagnosi e di conseguenza la corretta terapia farmacologica.

D'altra parte la mia esperienza relativamente all'essere in contatto e avere osservato numerosi casi  mi racconta uno scenario in cui le terapie sbagliate sembrano pressoché la norma, quasi quanto le diagnosi errate. 
La classica escalation iatrogena parte ad esempio da una diagnosi di depressione maggiore. L'errore che viene fatto in questo caso è quello di errata diagnosi iniziale. Si prescrivono subito antidepressivi che (come è noto) possono provocare al pari di sostanze di abuso quali ad esempio il THC della cannabis un 'viraggio' verso uno stato maniacale. Da questo tipo di risposta lo psichiatra deduce che il suo paziente ha il disturbo bipolare, anche se prima di allora la persona non aveva mai dato segni di squilibrio mentale tali da essere identificati con certezza come 'mania' o psicosi. 
Ma non è tutto qui. Naturalmente la cosiddetta mania viene trattata a sua volta con antipsicotici che fra gli innumerevoli effetti indesiderati tendono proprio a promuovere la psicosi, così come è ben documentato dal Dott. Abram Hoffer che ricordiamolo, ha seguito migliaia di casi di 'schizofrenia':  

"I tranquillanti maggiori (antipsicotici o neurolettici), non importa quanto utili, creano un dilemma importante per i pazienti ed i loro psichiatri. Somministrati ai pazienti, aiutano a ridurre la frequenza e l'intensità dei sintomi, ma dati alle persone normali li fanno ammalare. Sotto il regime comunista in Russia, ai dissidenti rinchiusi negli ospedali psichiatrici, gli venivano dati tranquillanti. Stavano usando la loro definizione peculiare della malattia mentale, cioè una persona in disaccordo con il sistema. Queste persone sono diventate psicotiche grazie ai tranquillanti. Quando ai pazienti vengono dati gli stessi farmaci e iniziano a stare meglio, i loro sintomi sono alleviati in qualche misura, sono più disponibili e i loro familiari fiduciosi di sentire ancora una volta che si riprenderanno. Ma man mano che migliorano  o diventano più 'normali', cominciano a rispondere a questi farmaci come se fossero normali, vale a dire si ammalano."

Quindi come già affermato in precedenza, sappiamo che gli psicofarmaci sono quella classe particolare di medicinali che, agendo esclusivamente sulla sintomatologia, senza sapere esattamente cosa mettono in moto nell'organismo,  promuovono le stesse malattie che dovrebbero curare. 

Si noti bene che lo stesso Hoffer non era completamente contrario all'impiego degli antipsicotici. Come molti altri psichiatri anche lui pensava che questi farmaci fossero molto utili nei casi di emergenza, dove apparentemente non può essere fatto niente altro per placare un episodio psicotico oppure maniacale di una certa gravità. C'è comunque una grande differenza tra un uso accorto e molto limitato di queste sostanze tossiche e il loro utilizzo vita natural durante come l'insulina per il diabete. 

Ho tuttavia conosciuto molte persone anche piuttosto convinte che il loro trattamento si sarebbe dimostrato adeguato e provvidenziale per il loro status di 'malati mentali'. Gente che nonostante la continua sofferenza a seguito dello stigma perpetuo e della supposta malattia mentale è piena di gratitudine per il loro psichiatra perché casualmente, è riuscito a placare temporaneamente le loro sofferenze grazie ad un appropriato intruglio chimico. Magari dopo anni di sofferenze e tentativi falliti sono approdati a quello che sembra il giusto miscuglio per loro. 
Sarebbe ingiusto affermare che i farmaci psichiatrici non funzionano mai. A volte 'lavorano' come si può dire che lavorino sostanze come l'alcool e le droghe di strada.  Ma non per questo motivo queste ultime si possono chiamare medicine, come diceva lo psicologo nell'articolo precedente. Il fatto è che questi miglioramenti, se vi sono, sono per lo più temporanei e di breve durata, perché solitamente a lungo andare sia la salute fisica che quella mentale viene gravemente e irrimediabilmente compromessa dal continuo apporto di psicofarmaci. 

Peter Gøtzsche, MD, co-fondatore della Cochrane Collaboration, uno degli scienziati indipendenti più qualificati del settore salute mentale ha recentemente affermato: 

"I miei studi in questo campo mi portano a una conclusione che mi mette molto a disagio: I cittadini starebbero molto meglio se fossero rimossi tutti i farmaci psicotropi dal mercato e  i medici che sono in grado di gestirli. E' inevitabile che la loro disponibilità crea più male che bene." 

Quindi la questione non si pone in termini di cure farmacologiche corrette e sbagliate. Fra l'altro cosa significa cura corretta? Quali sono le cure farmacologiche oggi? Provate ad entrare in certi reparti psichiatrici. A prescindere dal tipo di disturbo e diagnosi è molto facile che la cura sia la stessa per tutti, in base a quello che hanno a disposizione, tipicamente antipsicotici di nuova generazione i quali oggi sono molto di moda. Così un depresso avrà la sua razione di antipsicotici al pari di un maniaco o uno schizofrenico. Potrà variare qualcosa nella composizione dei rispettivi coktails: benzodiazepine se c'è  ansia, uno o più stabilizzatori se c'è agitazione o mania e così via. Non è neppure raro trovare gli stessi identici miscugli di sostanze somministrati per diagnosi completamente diverse.    
Più che parlare di cura corretta allora si dovrebbe parlare di 'combinazione arbitraria fortuita di sostanze psicotrope'. Sarebbe più appropiato e perfino più onesto.

Potendo scegliere forse allora quasi quasi potrebbe essere meglio una non-terapia. Questo non significa però tenersi la sofferenza, significa credere nella natura episodica di certi problemi e nel potere di auto-guarigione che il nostro corpo possiede. Da qui l'assunto, non fare nulla è comunque meglio. E' ovvio che qualora vi fosse una causa nota alla radice dei nostri problemi (ad esempio abuso di sostanze) e non viene rimossa i problemi si ripeteranno se non cambiamo radicalmente stile di vita. Nonostante questa ovvietà, c'è tanta gente che preferisce diventare dipendente anche dai farmaci piuttosto che mollare o almeno limitare le altre dipendenze in una escalation tossica senza fine.   

Ecco qui illustrato molto bene da un medico 'vero' e coscienzioso quale perverso meccanismo si può instaurare, nella frenesia della cura chimica a tutti i costi, fatta anche in buona fede da 'ben intenzionati' medici di famiglia. 

"Ho visto un giovane donna di appena 30 anni, che voleva un aiuto per scalare le benzodiazepine.Aveva assunto dosi crescenti di Xanax per due anni. Lo Xanax era stato prescritto per gli attacchi di panico che avevano avuto inizio dopo che aveva assunto  Wellbutrin. Il Wellbutrin era stato prescritto quando è diventata depressa mentre assumeva alte dosi di antidolorifici. E i narcotici erano stati prescritti quattro anni prima per un dolore alla schiena sul posto di lavoro.Non aveva storia psichiatrica prima della lesione alla schiena. In quattro anni, gli sono stati dati, tolti e ridati, psicofarmaci da parte di ben intenzionati medici di base. 
E 'facile vedere in retrospettiva che ogni farmaco è stato il trattamento, almeno in parte, dell'effetto collaterale di un altro farmaco, ed ha costruito una tolleranza di ciascuno fino a raggiungere una dose massima.Ed ecco il punto: lei ora assume tutti questi farmaci, ed ha ancora il mal di schiena, anche  peggio di prima. Ha ancora la depressione, anche peggiore di prima. Ha ancora attacchi di panico, anche  peggiori.Non riesce a mantenere un lavoro, non può impegnarsi nel suo matrimonio, non può funzionare nella sua vita. E ' diventata dipendente dai farmaci e lei lo sa."

D'accordo queste sono le affermazioni di un medico di base, una persona che osserva comunque i problemi dal di fuori. Vediamo allora un punto di vista più diretto, sentiamo cosa pensano i membri di un forum appositamente creato per aiutarsi vicendevolmente nella dismissione di psicofarmaci, nella fattispecie antidepressivi: 

"Molti di noi su questo forum hanno, in un momento o in un altro, perso la pazienza con il lungo e lento processo attraverso l'anedonia e hanno pensato di tornare a prendere di nuovo farmaci. Fate un respiro profondo e ricordate che non solo più farmaci prolungano l'anedonia, gli effetti collaterali a lungo termine di antidepressivi e antipsicotici sono spaventosi: ridotta durata della vita, aumento di peso, diabete, problemi cardiaci, insufficienza renale, aumento del rischio di demenza negli anni successivi, e probabilmente alcune cose di cui non siamo nemmeno a conoscenza  al momento attuale. Non vale la gratificazione immediata di (forse) sentirsi meglio per un breve periodo."

Forum di questo tipo purtroppo ancora non ne esistono qui in Italia, si potrebbe dire che grazie al'opera incessante di  qualche nostro famoso psichiatra,  siamo un paese molto arretrato nel campo della dismissione da psicofarmaci. Da diversi mesi tento di aiutare in questa impresa titanica una persona (T.) che sta soffrendo atrocemente da un paio di anni, ma con l'irremovibile determinazione di evitare di rivolgersi al suo medico di base il quale la farebbe ricoverare seduta stante in un reparto psichiatrico. T. è convinta che il ricovero la danneggerebbe irrimediabilmente come ha avuto occasione di osservare in altre persone. Nonostante l'enorme disagio e la sofferenza, tale da non lasciarle nessuno spazio per fare alcunché si aggrappa ad ogni informazione che possa provenire dai miei studi e le mie conoscenze, dai medici olistici consultati, da ex pazienti psichiatrici , da esponenti dell'anti-psichiatria ecc ecc. E nonostante questo nessuno è stato finora in grado di aiutarla per i suoi problemi specifici di dismissione. Ogni volta che la sento mi si stringe il cuore, e solitamente dopo un paio d'ore al telefono riesce a distrarsi un po e tranquillizzarsi un minimo. La cosa raccapricciante è che alcuni professionisti cosiddetti 'alternativi' gli hanno chiesto cifre da capogiro per un loro consulto.  Riuscirà T. a vincere questa battaglia per la vita? 

Ripeto, meglio allora non fare nulla fin dal'inizio, probabilmente  nella maggioranza dei casi di problemi mentali. Questa non è una conclusione che ho tratto in modo arbitrario. E' la cruda realtà. 

"... Le regioni del mondo con il maggior numero di risorse  dedicate alla salute mentale - la migliore tecnologia, i farmaci d'avanguardia e il miglior finanziamento accademico e istituti di ricerca privati - hanno i pazienti più difficili e socialmente emarginati." - Ethan Watters 

mercoledì 15 gennaio 2014

La psichiatria non è scienza

Che la psichiatria si sia impunemente impossessata di un falso manto di scientificità è un fatto ormai noto e assodato negli ambianti antipsichiatrici, cosi come è noto l'aver chiamato arbitrariamente i problemi mentali malattie in senso medico, senza uno straccio di prova scientifica. Ma se ad affermarlo non è un antipsichiatra militante ma uno psicologo in pensione con una lunghissima carriera e innumerevoli casi alle spalle diventa difficile dargli torto. E specialmente se usa argomentazioni così semplici e inoppugnabili. 
Ecco il vero volto della psichiatria. 



La psichiatria non è basata sulla Scienza

di Philip Hickey 



L'uso  del termine "malattia" in Psichiatria

Il principio fondamentale della psichiatria è che praticamente tutti i problemi significativi del pensiero, del sentire, e / o  del comportamento sono malattie che devono essere studiate e trattate da un punto di vista medico. Quello che di solito non è riconosciuto, tuttavia, è che questa è una supposizione arbitraria.

Nel linguaggio comune e all'interno della professione medica, la parola "malattia", indica la presenza di una patologia organica; ad esempio danni o malfunzionamenti in un organo. Storicamente, le malattie mentali sono comparse, non perché qualche scienziato o gruppo di scienziati hanno riconosciuto e stabilito che i problemi del pensiero, del sentire, e / o del comportamento sono causati da un malfunzionamento organico, ma piuttosto perché l'APA (Associazione Psichiatrica Americana ndt) ha semplicemente deciso di estendere il concetto di malattia, per abbracciare questi tipi di problemi. Per la cronaca, alcuni problemi del pensiero, del sentire, e / o del comportamento sono noti per essere causati da patologie organiche, perciò li  escludo  dalla presente discussione.

Non è superficialmente ovvio che altri problemi del  pensiero, del sentire, e / o del comportamento sono in realtà malattie e c'è un forte onere della prova per coloro che adottano questa posizione. La psichiatria, tuttavia, non ha mai dimostrato questa affermazione, ma comunque continua ad espandere la sua rete diagnostica nello stesso modo in cui ha cominciato:  dal nulla. Un particolare modello di pensiero, del sentire e / o comportamento diventa una malattia / disturbo mentale perché l'APA dice così!

Ovviamente non posso imporre agli psichiatri come dovrebbero e non dovrebbero usare le parole. Se scelgono di chiamare i problemi di questo tipo malattie, allora questo è affare loro. Ma dovrebbero anche riconoscere che stanno utilizzando la parola malattia in un senso distorto e fuorviante del termine.

Hanno pure deviato dalle norme e procedure della scienza medica ordinaria. Nel 1930, un patologo tedesco di nome Friedrich Wegener ha scoperto una malattia "nuova", che ora è chiamata granulomatosi di Wegener. Ha scoperto questa malattia alla vecchia maniera: anni di diligenti esami post mortem e centinaia (migliaia?) Di ore al microscopio. La storia del progresso medico è la storia di questi tipi di scoperte.

Al contrario, la psichiatria produce le loro "diagnosi", (ad esempio, ADHD, disturbo di disregolazione dell'umore, disturbo della condotta, ecc.), semplicemente tramite votazione. Si aggrappano al misconosciuto ed esteso uso del termine malattia in questi tipi di deliberazioni e decisioni, pur mantenendo la pretesa nelle loro pratiche e nel materiale promozionale che la parola viene usata nel suo senso classico della patologia organica.

La ragione per cui molti psicofarmaci sono diventati film di successo negli ultimi anni è che la psichiatria ha il vantaggio, unico in campo medico, che può inventare malattie, e definire i criteri per queste malattie, più o meno a volontà. La psichiatria, a differenza di altre specialità mediche, non ha limiti naturali al suo potenziale di crescita. Possono continuare ad espandere la rete diagnostica finché tutti nel mondo avranno una diagnosi. Ma non c'è nemmeno bisogno di fermarsi lì. Possono arrivare a dare a tutti due, tre, quattro, ecc, diagnosi. Se la psichiatria organizzata vota una nuova malattia, non c'è realtà che può agire come un freno o un controllo su questa attività.


Psichiatria e Scienza

Nonostante questa confusione nella terminologia, la psichiatria sostiene di routine che le sue diagnosi sono basate sulla scienza. Nell'Introduzione al DSM-IV, l'APA ha scritto:

"Più di ogni altra nomenclatura dei disturbi mentali, il DSM-IV è fondato sull'evidenza empirica." (P xvi)

E, ovviamente, un numero enorme di studi era stato fatto. Ma, per quanto fosse a mia conoscenza, non c'era un singolo studio su una qualsiasi "diagnosi" che aveva affrontato la questione fondamentale: vi è una ragione logica per cui questo particolare problema del pensiero, del sentire, e / o del comportamento deve essere concettualizzato come un malattia? Questo, in ogni caso, era semplicemente assunto, nonostante il fatto che ci sono modi migliori, più produttivi, più parsimoniosi e più logici per concettualizzare questi problemi.

Come compendio del DSM-IV, l'APA ha pubblicato cinque volumi di riferimenti. Contengono studi di prevalenza, studi di correlazione, ri-analisi dei dati, prove sul campo, ecc ... Tutto questo è stato meraviglioso. Ma sulla domanda fondamentale:  se vi è una ragione razionale per concettualizzare queste condizioni come malattie, non c'era nulla. La cosa non mi sorprende, perché non c'era stato niente del genere nenche nei manuali precedenti.

Il passaggio dal DSM-I al DSM-II

E parlando dei manuali precedenti, occorre rilevare che un importante cambiamento nella teoria di fondo si è verificato tra il DSM-I e DSM-II. Nel DSM-I, la maggior parte dei termini diagnostici conteneva la parola "reazione" (ad es  reazione schizofrenica ), ciò implicava che il problema in questione doveva essere concepito come una reazione a qualcosa. Nel DSM-II, la parola reazione  è stata abbandonata. Nella Prefazione al DSM-II, il comitato di redazione ha dichiarato che lo scopo di questo cambiamento è stato quello di evitare termini che implicassero una  particolare teoria causale. Questo concetto è stato ripetuto nell'Introduzione al DSM-III-R:

"L'uso del termine reazione in tutta la classifica [nel DSM-I] riflette l'influenza della visione psicobiologica di Adolf Meyer per cui i  disturbi mentali rappresentano le reazioni della personalità a fattori psicologici, sociali e biologici. "(Adolf Meyer fu un eminente psichiatra Svizzero-americano, 1866-1950)

E

"La classificazione del DSM-II non ha usato il termine  reazione; fatta eccezione per l'uso del termine nevrosi, ha usato i termini diagnostici che, in generale, non implicano un particolare quadro teorico per la comprensione dei disturbi mentali non organici ". (p xviii)

Tutto questo sembra abbastanza ragionevole, ma ignora il fatto che l'omissione del termine "reazione" trasmette inevitabilmente l'impressione che le categorie elencate devono essere concettualizzate come entità di malattie primarie.   Nonostante la loro giustificazione addotta per la richiesta, è più plausibile che il termine sia stato abbandonato in un deliberato tentativo di spodestare la nozione di Adolf Meyer sui disturbi mentali come reazioni a stress biopsicosociale, soprattutto la sua riformulazione della schizofrenia come un insieme di abitudini disadattive acquisite in risposta a tali fattori di stress. E 'anche plausibile che si trattava di un tentativo di ritorno della psichiatria a una nosologia Kraepeliniana di malattie biologicamente specificabili. In ogni caso, questo è esattamente ciò che è accaduto.

La "Nosologia" psichiatrica 

Molti psichiatri eminenti oggi si riferiscono al DSM come una nosologia psichiatrica.
Con la parola nosologia (dal nosos parola greca, che ignifica malattia) si intende la classificazione delle malattie , e usando questo termine in questo contesto, gli psichiatri stanno implicando, senza una ragione valida, che tutti i problemi significativi del pensiero, del sentire, e / o del comportamento sono malattie, anche se non ci sono prove che questo è un atteggiamento valido o utile. In realtà, come abbiamo visto sopra, la prospettiva alternativa ("reazioni" di Adolf Meyer) in realtà ha costituito l'ortodossia psichiatrica nel periodo 1952-1968. Ciò che è chiaro e che si caratterizza in questa faccenda è che i concetti esplicativi teorici di Adolf Meyer non sono stati abbandonati per il fatto che erano stati scientificamente screditati o smentiti.  Sono stati abbandonati come parte di una decisione arbitraria dal comitato DSM-II per medicalizzare i problemi del pensiero, del sentire, e / o del comportamento.

La decisione di  eliminare la parola "reazione" nel DSM-II  non fu, come rivendicato, una mossa per una classificazione ateoretica. Piuttosto, ha sostituito un quadro causale veramente biopsicosociale con uno che era puramente biologico: vale a dire  tutti i problemi del pensiero, del sentire, e / o del comportamento sono per definizione entità della malattia primaria. Con il sistema attuale del DSM, la psichiatria non ha bisogno di dimostrare che un problema è una malattia, perché tale affermazione è integrata nelle loro definizioni. Se il DSM è una nosologia , allora ogni voce elencata deve essere una malattia. Questa non è scienza. E ciarlataneria intellettuale.

Dopo aver dimostrato di poter fare questo senza molta opposizione nel DSM-II, l'APA ha solidificato l'accordo nel DSM-III, e ampliato al punto di parodia nel DSM-IV e 5. Infatti, nel DSM-5, la nozione di malattia viene iniettata ancora più esplicitamente e più chiaramente rispetto ai manuali precedenti. Nel capitolo Introduzione, in seguito a una discussione sul valore della valutazione dimensionale, l'APA afferma:

"Questi risultati indicano che il DSM, come altri tipi   di classificazioni di malattie mediche , dovrebbe ospitare modi per introdurre approcci dimensionali ... "(p 5) 

Valore esplicativo della diagnosi psichiatrica

L'idea che tutti i problemi del pensiero, del sentire, e / o del comportamento sono malattie non ha alcun valore esplicativo. Si consideri la seguente conversazione:

Figlia: "Perché mia madre è così depressa?" 
Psichiatra: "Perché lei ha una malattia chiamata depressione maggiore." 
Figlia: "Come fa a sapere che lei ha questa malattia? 
Psichiatra: ". Perché lei è così depressa"

L'unica prova per la malattia è il comportamento, dal quale  molto si pretende di spiegare . A differenza delle diagnosi in medicina vera, non c'è malattia reale dietro gli elenchi dei sintomi del DSM per fornire un reale valore esplicativo. Quelli di noi da questa parte del dibattito hanno sottolineato questo tipo di ragionamento circolare per decenni, ma non ho mai visto o sentito una risposta convincente dalla psichiatria. Invece, continuano a promuovere le loro "diagnosi" per i loro clienti, i media e il pubblico in generale, come se avessero un valore esplicativo, quando in realtà non ne hanno.

La Psichiatria a volte contrasta questa particolare critica negando di avere mai promosso malattie mentali come cause o spiegazioni dei sintomi. Ma in realtà, un linguaggio causale permea il DSM-III, IV, e 5. In quasi ogni sezione del DSM-5, si possono trovare clausole di esclusione del tipo: "Il disturbo non è meglio spiegato da un altro disturbo mentale", la chiara implicazione è che i disturbi mentali sono stati presentati come spiegazioni dei problemi elencati nella serie dei criteri. Inoltre, il concetto di disturbo / malattia come la causa dei suoi sintomi è una cosa standard in medicina generale. Per esempio, la malattia polmonite provoca i sintomi della tosse, debolezza, ecc. Utilizzando questo tipo di linguaggio nel DSM, l'APA sta promuovendo l'idea che le loro malattie sono infatti le cause dei sintomi. 
Ad esempio, il comportamento di correre per la classe e non riuscire a prestare attenzione al docente è regolarmente presentato dalla psichiatria come essere causato dalla  "malattia" ADHD, e questo è proprio come la nozione di "malattia mentale" è percepito dai clienti, i media e il pubblico in generale. Se non vi è l'intenzione della psichiatria di creare questa impressione, allora hanno bisogno di fare uno sforzo concertato per correggere l'equivoco. Non sono a conoscenza di eventuali mosse in questa direzione da parte dell'APA o da opinion leader psichiatrici.

L'importanza di valide teorie

La psichiatria organizzata tende a liquidare l'intera questione dello status ontologico delle "malattie mentali" come accademico o filosofico, e a non avere alcuna reale incidenza sulla pratica. Ma immaginate quanto sarebbe diversa la psichiatria oggi se avesse mantenuto le formulazioni di Adolf Meyer. La ricerca probabilmente non sarebbe stata dirottata da pharma, e sarebbe focalizzata sui fattori sociali e ambientali piuttosto che sulla risposta ai farmaci. Gli psichiatri prenderebbero storie dettagliate nel tentativo di capire i loro clienti, piuttosto che raccogliere abbastanza informazioni sufficenti per aggiudicarsi la "diagnosi". La formazione  delle competenze sociali sarebbe la modalità di trattamento dominante.

Le teorie causali non sono astrazioni in torri d'avorio. In ogni attività umana sistematica, sono i pilastri che sostengono e guidano la pratica. E quando sono spuri, come nel caso della psichiatria, pratiche e procedure inevitabilmente cadono in errore. La legittimità di una professione dipende dalla validità e l'adeguatezza delle sue teorie causali sottostanti. Infatti, le teorie sono l'espressione formale della conoscenza accumulata dalla scienza in un determinato punto nel tempo. Ciò vale soprattutto per quei concetti che sono molto basilari e fondamentali. Un settore dei trasporti marittimi, per esempio, che lavorasse sul presupposto che la Terra è piatta, a parità di altri, non sarebbe probabilmente notato per l'eccellenza del servizio. Allo stesso modo, una astronomia geo-centrica sarebbe una base traballante per lo sviluppo dei viaggi spaziali.  Gli sforzi umani che si basano su teorie non valide sono più propensi a cedere il passo a quelli basati su valide teorie.

Per evitare equivoci, io sto non dicendo che le buone teorie sono sufficienti. Occorrono  anche tecniche, strumenti, competenze, ecc . Ma lavorare senza teorie valide, o, peggio, in collaborazione con teorie non valide, porta inevitabilmente i praticanti fuori strada. Che è esattamente ciò che è accaduto nel caso della psichiatria. Assumendo che tutti i problemi significativi del pensiero, del sentire, e / o del comportamento sono malattie, essi hanno, molto naturalmente, elaborato questi problemi come entità che essi (i medici) devono affrontare mediante tecniche di tipo medico, e vedere i proprietari dei problemi come "pazienti" - cioè le persone che devono essere trattate. La teoria della malattia inoltre, trasmettendo la falsa impressione che la questione è stata spiegata, ha un effetto frenante sulla curiosità dei praticanti per spiegazioni più genuine.

La psichiatria moderna ha sgobbato sulla sua cosiddetta nosologia per più di 100 anni, e l'APA, nelle loro successive revisioni del DSM, ci assicura che le classificazioni saranno scientifiche. Leader di pensiero e singoli psichiatri, con poche eccezioni, ci assicurano che le "malattie" di cui i manuali sono scientificamente stabiliti, sono entità ontologicamente valide che forniscono il quadro per la comprensione e il trattamento dei problemi del pensiero, del sentire, e / o del comportamento. Ma raramente si è riconosciuto che questa posizione non è altro che una supposizione, il cui scopo era quello di stabilire un tappeto erboso psichiatrico in un campo non medico.

" La psichiatria è valida perché i suoi trattamenti funzionano "

Si sostiene talvolta che la  validità e la legittimità della psichiatria deriva dal fatto che i suoi trattamenti ( ad esempio i farmaci ) funzionano.   Contrariamente, molti scrittori su questo lato del dibattito hanno sottolineato che piccole quantità di alcool aiutano una persona a superare la timidezza, ma che nessuno potrebbe concludere da questo  che la timidezza è una malattia, o che l'alcool è una medicina per la timidezza. I Farmaci, che  siano droghe di strada, al negozio di liquori, o varietà farmaceutiche, alterano i pensieri della gente, sentimenti, e / o comportamenti. In alcuni casi, gli utenti di questi prodotti e le loro famiglie esprimono soddisfazione per questa alterazione.

Ho conosciuto un buon numero di consumatori di marijuana che hanno mantenuto, penso, con una buona credibilità, quella dose che li ha aiutati a controllare la loro rabbia,  li ha resi più calmi. Nel corso degli anni ho lavorato con diverse donne che hanno mantenuto sempre dodici lattine di birra in frigo nel caso in cui i loro mariti si fossero arrabbiati o turbati. In questi casi, l'erba e l'alcool hanno "lavorato" nel senso che hanno attenuato la rabbia. E gli psicofarmaci a volte "lavorano" in questo stesso uso pragmatico del termine. Ma non vi è alcuna prova che qualsiasi prodotto psicofarmaceutico risolve o allevia qualsiasi processo patologico. Infatti, quello che sembra essere il caso è che questi farmaci "operano" producendo anormali stati neurologici. Da un punto di vista pragmatico lo stato anormale può sembrare migliore al cliente, e / o alla sua famiglia, e / o alle autorità. Ma questo non dimostra che la condizione originale era una malattia o che lo psicofarmaco  è una medicina.  

Chiarimenti

Ovviamente i problemi elencati nel DSM sono reali. Non è questo il problema.  Ciò che viene messo in discussione qui è la tesi che i gruppi di problemi indicati nel manuale possono essere validamente concettualizzati come sintomi di entità patologiche mediche.   La mia posizione è che una tale concettualizzazione fa violenza alla materia, e ha portato la psichiatria seriamente fuori strada.

Ad esempio, in questo momento c'è una grande preoccupazione negli ambienti professionali e ufficiali sul rapido e crescente uso di farmaci neurolettici per "trattare" la collera e l'aggressività nell'infanzia. Quello che di solito non è riconosciuto, tuttavia, è che queste pratiche sono una conseguenza diretta della nozione spuria che tutti i problemi del pensiero, del sentire, e / o del comportamento sono malattie che giustificano l'intervento medico.   Una volta ai genitori che portavano un bambino dal un medico per accessi di rabbia o aggressione sarebbe stato detto che questo, in assenza di alcune indicazioni molto evidenti e convincenti del contrario, non era un problema medico . Oggi è un problema di salute, non perché c'è stato qualche scoperta medica rivoluzionaria, ma semplicemente perché l'APA dice così, e perché gli psichiatri prescrivono farmaci neurotossici che agiscono come camicie di forza chimiche e smorzano il problema di comportamento. 

Una seconda precisazione

Ancora una volta, per premunirmi contro equivoci, lasciatemi dire molto chiaramente che se la psichiatria producesse prove convincenti che la miriade di problemi del pensiero, del sentire, e / o del comportamento elencati nel DSM sono dovuti a particolari malattie / malattie del cervello o di altri organi, le mie obiezioni sarebbero discutibili. E se quel giorno arriverà, come ho detto tante volte, io piegherò la mia tenda, chiederò scusa a tutti gli interessati, e finirò i miei giorni a scrivere poesie, coltivare ortaggi, e giocare con i miei nipoti. Nel frattempo, continuerò a precisare vigorosamente e frequentemente come posso, il principio fondamentale che la psichiatria non è altro che una supposizione self-service, nonostante decenni di ricerca altamente motivati, numerose premature affermazioni di fiducia , esultazioni, e promesse praticamente infinite che la prova definitiva è proprio dietro l'angolo, non rimane nient'altro che un presupposto falso e distruttivo.

Fonte: madinamerica.com