Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

martedì 16 luglio 2013

Pensieri suicidi , perché reprimerli?



Ricordo una giovane psichiatra , molto carina fra l'altro, che durante un mio day hospital ove andai per un controllo dopo una crisi nell'estate 2000 mi disse: “Per essere più felici dovremmo essere meno intelligenti”. 

In altre parole, le persone stupide sarebbero esenti dalla depressione, qui intesa non solo come momento acuto in cui è difficile riuscire a fare qualunque cosa per uscire dal buco nero in cui siamo piombati, ma anche come modalità di pensiero standard. In effetti, non sono il solo ad affermare qualcosa di simile: tanti pensatori ritenuti sensibili e intelligenti ammettono che la nostra società odierna è fortemente 'depressogena', perché promuove stili di vita che non appartengono più alla razza umana, ovvero non sono più umanamente tollerabili. Dalle performance richieste fin da piccoli, è uno stress continuo per cercare di avere sempre di più e quindi apparire il più possibile. Accumulare beni materiali e averne la disponibilità è l'obbiettivo primario nella vita di tutti. I media spingono continuamente a paragonare la felicità al raggiungimento di uno status sociale economico o al possesso di un bene materiale. 

Essendo matematicamente impossibile accontentare ogni essere umano, dato che non c'è lavoro per tutti e chi possiede 100, 1000 volte di più degli altri si tiene ben stretti i suoi averi, si avrà un certa percentuale di individui che costantemente lotteranno intorno alla soglia della povertà e soffriranno per la mancanza di cose, opportunità di lavoro e avere alcuni desideri soddisfatti. 

La mancata soddisfazione dei desideri è una delle cause storiche di sofferenza, insieme a quella di perdere qualcuno che si ama (lutto o abbandono) o dover stare accanto a chi si odia (es. mobbing , bullismo). Ma queste sono anche le principali cause della cosiddetta depressione. C'è pure chi afferma che ogni depressione nasconde sempre una causa fra queste, anche se io credo che vi possano essere anche dei casi in cui determinate condizioni organiche producono i sintomi della depressione clinica. 

Insomma per farla breve , non dovrebbe sorprendere che persone dotate di sensibilità e intelligenza soffrano di tanto in tanto di depressione o che in certi periodi di tempo abbiano pensieri suicidi. Nella letteratura psichiatrica, avere pensieri suicidi è sintomo inconfutabile di depressione o comunque un periodo di grave crisi. Inoltre, si cerca di nascondere questi pensieri perché siamo sempre stati abituati a considerali un tabù, perciò vengono repressi e spesso più si cerca di reprimerli, maggiormente tornano alla ribalta diventando vere e proprie ossessioni. 

La Suicidalità è una risposta molto umana al sentirsi intrappolati in quelle che sembrano essere circostanze impossibili. Aver paura di questi sentimenti o cercare di fermarli isola semplicemente la persona suicida ancora di più e rafforza la sua opinione che è senza speranza. 

Perciò, l'opzione suicidio è solitamente contemplata quando ci si sente intrappolati e senza scampo, come chi ad esempio ha una malattia incurabile con prognosi mortale. Ma in alcuni casi invece può essere paradossalmente una ragione di vita, uno scopo pur non avendo , almeno apparentemente nessuna patologia fisica o mentale grave. 

Non è la tristezza ma l'essere senza speranza , l'anticamera del suicidio.

Questo sembra essere il caso di Ciro Milani, un giovane suicida di 25 anni che annunciò il suo proposito 3 mesi prima in un blog su internet. Ricordo che mi interessai a questa persona e lessi tutto il suo blog prima che venisse cancellato, probabilmente su richiesta della famiglia. La cosa che mi colpì erano le sue argomentazioni, inoppugnabili con cui rispondeva pacatamente ad ogni insulto o supplica che le persone gli rivolgevano nei commenti del blog, per farlo desistere dai suoi propositi. C'erano quelli che non gli credevano, che lo insultavano, che di davano del megalomane, esibizionista, e quelli invece che erano perfettamente in sintonia con lui e l'ammiravano per la sua determinazione. 

Ecco quello che scriveva a proposito dei suoi sentimenti , una volta pianificato l'atto.

C’è qualcosa di leggero, nel progettare il proprio suicidio.
Sapendo che la mia vita è a termine, che tutto quanto avrà una fine e che sarò io a decidere quando, tutti i problemi vengono ridimensionati.
I problemi economici per esempio: so per certo che le mie finanze saranno più che sufficienti per sostentarmi nei prossimi 3 mesi esatti che mi separano dalla partenza… quindi perché preoccuparmi se non lavoro?
La certezza della morte da anche un senso di impunità. Virtualmente, potrei commettere atti illegali… perché in ogni caso non arriverei mai al processo.
Cercherò di non approfittarmene.
La tensione di tutti i giorni, lo stress, i rospi da ingoiare diminuiscono: è ancora per poco. O riassumendo in una semplice frase: “Smetto quando voglio”.
Smetto quando voglio di vivere, smetto quando voglio di soffrire, smetto quando voglio di amare, smetto quando voglio di esistere.
Anche la salute assume un aspetto secondario. Potrei fumare tre pacchetti di sigarette al giorno: in tre mesi non farei in tempo a schiattare di tumore. Ammettendo per assurdo che sia una malattia virale, non potrei mai ammalarmi di AIDS! In tre mesi mica si sviluppa… 
Considerando che il mio orizzonte temporale è di 90 giorni, e che dopo non ci sarà più nulla per me, tutto quello che necessita di più di 90 giorni di sviluppo per me non accadrà mai. 
La mia vista non peggiorerà mai. Non mi ammalerò mai di tumore. 
In un certo senso, la certezza delle fine è l’inizio dell’immortalità. 

Tutto ciò è veramente triste, tuttavia vi è lucidità di pensiero nonostante tutto. Al giorno d'oggi numerosi sono i seguaci silenziosi di Ciro, quelli che lo prendono come esempio da imitare e quelli che sono perfettamente in sintonia con il suo pensiero ma non se la sentono di imitarlo, perché in fondo per compiere un gesto del genere serve una forte dose di coraggio. 
Rispetto a molte storie che sento, io non ho mai attuato un tentativo di suicidio (TS). Anche se ho passato lunghi periodi con questo pensiero ricorrente, non l'ho mai messo in pratica né pianificato nei dettagli. 

Perciò spesso tra il solo pensiero e la pianificazione o messa in opera c'è un abisso. Già fantasticare sul mio suicidio poteva essere per me motivo di sollievo in certi momenti particolarmente critici. Persone particolarmente a rischio sono quelle che hanno già avuto dei tentativi falliti alle spalle, da non confondersi però con quelli che attuano spesso dei tentativi incompleti e grossolani allo scopo di attirare attenzione su di sé o quelli che compiono azioni autolesive.

Ho scelto di vivere con i miei pensieri suicidi, a volte sto lavorando su di loro, a volte ne ho di meno. Non li vedo come un segno di malattia o di recidiva, ma come un messaggio. Ho un profondo impegno, un impegno spirituale, di non perdere la mia vita, ma non vedo i pensieri suicidi come un segno che qualcuno o qualcosa sta minacciando la mia vita.

Penso che sia importante credere in qualcosa di trascendente, avere un tipo di fede spirituale ma non di tipo punitivo. Quasi tutte le religioni condannano il suicidio, a meno che non sia un gesto nobile come quello di un martire che intenzionalmente sacrifica la propria vita per uno scopo più grande, oppure quando ci si trova nelle condizioni di scegliere tra la nostra sopravvivenza e quella di numerosi altri. Di gesta eroiche sono piene le pagine di storia, per non parlare delle persone votate alla morte per salvarne altre durante disastri e catastrofi naturali. E che dire poi del 'vento divino'? I piloti giapponesi della seconda guerra mondiale e i moderni Kamikaze di fede Islamica? anche se a noi occidentali ci ripugna il pensiero, così non è affatto per loro e per quelli che li incitano e li convincono con argomentazioni di fede. Nel Giappone feudale era pratica usuale fare Harakiri per seguire nella morte il proprio signore, ciò era considerato estremo segno di devozione. E le mogli indiane che dovevano seguire il destino dei loro mariti e gettarsi nelle fiamme della nella loro pira funebre? 

Questo a indicare che storicamente il valore della vita umana per determinati individui è sempre stato relativamente basso e anche se oggi la vita è generalmente considerata sacra, in realtà molte cose fanno pensare il contrario, a cominciare dall'enfasi con cui tutti i media sono propensi ad informarci per la morte di un personaggio famoso o di un omicidio particolarmente efferato mentre dall'altra parte del mondo meno civilizzato si assiste impotenti alla morte per denutrizione, stupide guerre di potere e stupidità , di migliaia e migliaia di vite di serie B. 
Che cosa mi rende diverso da queste vite? Chi mi da il diritto di affermare che la mia vita vale più di una di queste altre vite più sfortunate di me? Solo il fatto di risiedere in una cosiddetta civiltà evoluta?
E l'importanza della sacralità della vita? Quale sacralità se un bambino di 10 anni ha assistito mediamente a 8000 finti omicidi in TV e al cinema? Che idea ce ne potremmo fare, se abbiamo continuamente sotto gli occhi queste contraddizioni?

Poi ci si stupisce se la gente va fuori di testa, imbraccia un fucile mitragliatore e fa piazza pulita intorno a sé. Che tipo di educazione al rispetto della vita avranno avuto tali individui? 
Ecco perché è importante avere un credo, una filosofia di vita che sia basata sul rispetto della dignità dell'esistenza umana e di tutte le creature viventi che popolano il nostro pianeta. Se poi non facciamo nostro profondamente questo credo, se non siamo coerenti con quello che si professa , allora pace, significa che la stupidità, la collera e l'animalità hanno preso il sopravvento, che ha vinto la natura oscurata sulla nostra natura illuminata. 

Disperato bisogno di cambiare

Rinunciare alla vita, significa andare a lavorare la mattina, tornare a casa, sedersi davanti alla televisione, rimanere svegli fino a tardi a guardare David Letterman Show, svegliarsi, andare a lavorare la mattina. Questo è rinunciare alla vita. 
Non esiste un' etichetta psichiatrica per questo. Si chiama essere "normale". Giusto?
I sentimenti suicidi sono un disperato bisogno di cambiamento. Hai avuto modo di fare un cambiamento nella tua vita e ne hai bisogno così disperatamente che tu non sei disposto a continuare a vivere così a meno che il cambiamento non avvenga. 
Abbiamo un disperato bisogno di cambiamento, ma ci si sente totalmente impotenti davanti alla prospettiva che un vero cambiamento si verifichi. Così, quando ho questi sentimenti, è così che li vedo. Li considero come un messaggio. Mi chiedo, "che cosa è che ho bisogno di cambiare? Come posso ottenere un po' di potere per cambiare?"

E come se non bastasse, in rete girano svariati testi che mettono il dito sulla piaga, puntando sull'inutilità dell'esistenza, così come noi la concepiamo , la futilità dell'esistenza della persona media. Ormai non siamo più capaci di apprezzare il valore di un'esistenza ordinaria , ammesso che ci sia del valore lì dentro. Tutti i media spingono verso un paradigma dove la persona è al centro dell'attenzione , perché “io valgo.” Quindi mi merito il meglio di ogni cosa a cominciare dall'automobile e una comoda casa in cui stare. A patto che sia un consumatore, ovvero abbia la possibilità di acquistare beni. Chi non ha questa possibilità per i motivi più svariati, finanche ad essere un lavativo per natura, magari una persona che sogna di vivere di solo amore in un'isola deserta o come facevano i nativi delle isole Samoa nell' 800 e detesta le imposizioni del capo, gli orari, il fiato sul collo, il mobbing, lo stress infinito molto comune in tante situazioni lavorative, può pensare anche di essere dentro una sorta di trappola e considerare il suicidio come una valida opzione per uscirne. 

Lo stesso pensiero può venire a chi come Ciro, non ha particolari ambizioni o aspettative per il futuro e si trascina per anni ed anni a sopravvivere precariamente e con pochissimi momenti di gioia o tranquillità a fronte di una vita piena di giorni vuoti, insignificanti , di rabbia, noia e apatia. 

Quindi la molla che spinge al gesto estremo può scattare in modo improvviso e inaspettato, per esempio in un momento particolare di disperazione, magari sotto l'effetto di qualche farmaco appropriato , come gli antidepressivi SSRI, oppure nel bel mezzo di una forte crisi di Acatisia (estrema agitazione interiore) caratteristica dei neurolettici o ancora a causa di una dismissione troppo rapida di psicofarmaci. Questa situazione è assi diversa dalla meticolosa pianificazione anno dopo anno con un desiderio sempre crescente di farla finita. Anche se poi, dal punto di vista di chi rimane intorno al malcapitato il risultato è lo stesso: sentimenti infiniti di disperazione, sensi di colpa e vergogna. 

In conclusione, vorrei sottolineare che alla fine i pensieri e sentimenti suicidi non necessariamente sono sintomo di una patologia mentale, ma piuttosto di una opzione ben ponderata in determinate circostanze, anche se non auspicabile. Ne consegue che non bisogna farne un tabù ma piuttosto cercare di esternarli parlandone liberamente con qualcuno di nostra fiducia (possibilmente non un psichiatra o un medico). In questo modo avremo la possibilità di vedere aspetti che non avevamo preso in considerazione perché magari ci fissavamo ostinatamente su un solo aspetto (per esempio quello economico). 

Personalmente ho affrontato i miei pensieri suicidi in modo alquanto singolare: 

Se consideriamo che la sopravvivenza può essere definita un vero miracolo di fronte alle migliaia di minacce che abbiamo intorno fin da piccoli, dalle malattie dovute al nostro stile di vita malsano, ai pericoli insiti nell'ambiente in cui viviamo dall'aria che respiriamo, alle medicine e al cibo che mangiamo, all'acqua che beviamo ecc ecc., mi sono ripromesso di mantenere uno stile di vita sano, per quanto possibile, ovvero di non sgarrare o darmi alle droghe e simili, rinunciando però ad ogni medicina per eventuali malattie croniche mi potessero capitare. Questo è il mio patto con la nera signora con la falce. Un altro patto più scellerato poteva essere il contrario, ovvero condurre una vita più dissoluta possibile: droga, farmaci, alcool, rock & roll … si ottiene forse un migliore risultato ma al prezzo di sacrificare troppo il corpo. Il mio corpo preferisco rispettarlo, anche con i pensieri distruttivi. Questione di gusti. 

Se stai contemplando il suicidio, il mio consiglio è andare avanti e ucciderti. Ma non lo fare con una corda, una pistola, un coltello o una manciata di pillole. Non farlo distruggendo il tuo corpo. Fallo tagliando la tua vita precedente e andando in una nuova direzione, completamente. So che non è facile. So che potrebbe anche sembrare impossibile. Se mi avresti chiesto prima di quel giorno di primavera del 1992 avrei detto che era assolutamente impossibile per me fare una delle cose che ho fatto da quel giorno. Brad Warner

venerdì 12 luglio 2013

DSM-5 : Saremo tutti malati mentali

Ecco quali sono in sintesi alcune delle novità introdotte dal DSM-5 ovvero l'ultima versione del manuale chiamato la 'bibbia' degli psichiatri che rappresenta la 'summa' della conoscenza in questo ambito. 
Uscito a Maggio 2013, è stato preceduto da aspre critiche non soltanto dalla parte avversa (organizzazioni anti-psichiatria) ma anche dagli stessi fautori tra cui un'esponente della versione precedente. 

Tra le critiche che vengono mosse, c'è naturalmente la denuncia del forte connubio degli autori con le compagnie farmaceutiche, così come si è visto vi era stato nella stesura del DSM-4.
Inoltre il ventaglio delle cosiddette malattie mentali si è notevolmente allargato sia in quantità che in 'qualità' per cui da ora in poi sarà molto più facile essere diagnosticati con una malattia mentale cronica. Attualmente si stima che circa il 40% della popolazione nei paesi 'evoluti', soffra di un qualche grado di malattia mentale, ovvero quasi una persona su due ha preso psicofarmaci per qualche motivo. L'obbiettivo non dichiarato degli spacciatori di farmaci è naturalmente quello di rendere schiavi delle loro pillole magiche il 100% della popolazione, bambini compresi.
Quello che segue è un articolo scritto da un medico psicologo, il dottor Leonard Sax. 



L'American Psychiatric Association ha pubblicato una revisione della sua bibbia diagnostica a Maggio, la prima grande riscrittura in due decenni. "La quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali", o DSM-5, è la guida ufficiale per la diagnosi di ogni disturbo psichiatrico concepibile. Questa nuova edizione allenta le regole in modo inquietante.

Nelle edizioni precedenti, il paziente doveva rispondere a determinati criteri specifici al fine di essere diagnosticato in qualsiasi condizione particolare. Per esempio, se volevamo diagnosticare la schizofrenia,  si doveva avere sintomi specifici, come deliri o allucinazioni. Se non si disponeva di tali sintomi, non si poteva fare la diagnosi di schizofrenia.

Questo non più. Il mese scorso, il DSM-5 ha introdotto una nuova diagnosi, "Disturbo dello Spettro della Schizofrenia non specificato ". L'unico criterio richiesto è di avere un po ' di disagio da sintomi non specificati, ma che "non soddisfano i criteri per uno dei disturbi dello spettro della schizofrenia e altri disturbi psicotici nella classe diagnostica." Non fatevi illusioni. Non è necessario avere allucinazioni. In realtà se si hanno deliri e allucinazioni, allora probabilmente non si qualificano per la schizofrenia non specificata. (Troverete la nuova diagnosi in un breve paragrafo in fondo a pagina 122 del DSM-5.)

Allo stesso modo per ogni altra categoria diagnostica, tra cui, ad esempio, il disturbo di iperattività da deficit di attenzione. Supponiamo che di tanto in tanto non prestate attenzione a vostra moglie. Non soddisfa i criteri  vecchio stile per l'ADHD, che includeva svalutazioni in diversi contesti, come il lavoro o durante la guida. Siete distratti solo quando vostra moglie sta parlando, mentre prestate attenzione a tutti gli altri. Hey, non c'è problema. Ora siete qualificati per un "disturbo dell'attenzione non specificato".

Questo rende più facile che mai  andare dal vostro medico locale, dirgli che si ha l'ADHD non specificato, e chiedere la prescrizione di un potente stimolante, come Adderall o Vyvanse. Se il medico esita, tirate fuori la vostra copia del DSM-5 e leggete ad alta voce il relativo passaggio (è a pagina 66), che indica specificamente che i criteri devono essere soddisfatti se non almeno sintomi occasionali di disattenzione che causano "disagio significativo o menomazione ".

Ma cosa succede se i sintomi sono ancora troppo vaghi  per spingere la bussola, lentamente, in qualsiasi direzione, verso una particolare diagnosi di sorta? Che cosa succede se siete solo un po' giù perché non state "vivendo la vostra vita migliore", per prendere in prestito una frase di Oprah, e volete che il vostro medico risolva il problema? Nessun problema. Il DSM-5 offre una nuova categoria diagnostica "disturbo mentale non specificato" (vedi pagina 708). L'unico requisito è che "non soddisfi i criteri completi per qualsiasi altro disturbo mentale."

Gli autori del DSM-5 come giustificano tale confusione? Essi invocano l'analogia della pressione alta e del colesterolo alto. Come il dottor David Kupfer, presidente del DSM-5 Task Force della American Psychiatric Association, e due suoi colleghi hanno scritto il 24 aprile nel Journal of American Medical Association, non vi è alcuna netta linea di demarcazione tra la pressione alta e la pressione normale o tra il colesterolo normale e il colesterolo alto, vi è solo un "continuum di normalità." Un simile continuum, secondo loro, esiste per la salute mentale. "Così il DSM-5 fornisce un modello che dovrebbe essere riconoscibile per chi non è psichiatra."

In altre parole, tutti sono un po 'matti, dipende solo dove sei sul "continuum di normalità."

Purtroppo, queste chiacchiere rischiano di contribuire ad un continuo aumento nelle diagnosi di malattia mentale negli Stati Uniti. Negli ultimi due decenni, la cultura americana ha fatto quasi di ogni deviazione da una faccina sorridente continua in una psicopatologia, soprattutto per i bambini.

Nel 1994, era raro che un bambino o adolescente negli Stati Uniti sotto i 20 anni di età fosse diagnosticato come bipolare. Ma entro il 2003, era molto più comune. C'è stato un aumento di 40 volte della diagnosi di disturbo bipolare tra i bambini americani e gli adolescenti solo tra il 1994 e il 2003, anche se i criteri diagnostici ufficiali per il disturbo bipolare non sono cambiati di una virgola nel corso di tale intervallo. La maggior parte delle nuove diagnosi erano per i bambini sotto i 15 anni di età.

Questo fenomeno è peculiare per il Nord America. Durante più o meno lo stesso periodo di tempo in cui la diagnosi di disturbo bipolare stava esplodendo per i bambini negli Stati Uniti, la percentuale di bambini sotto i 15 anni con diagnosi di disturbo bipolare, in Germania è diminuita.

Nel mese di maggio, ho parlato con il pubblico in Svizzera e in Scozia, confrontando pubblicamente gli Stati Uniti al Regno Unito e l'Europa su temi di sviluppo del bambino e dell'adolescente. E 'stato umiliante. Nel Regno Unito e in Europa continentale, il disturbo bipolare è ancora riconosciuto come una condizione che non può essere attendibilmente diagnosticata nell'infanzia. I bambini hanno sbalzi d'umore. Sbalzi di umore in un bambino di 8 anni non significano disturbo bipolare; sbalzi d'umore sono una parte normale di avere 8 anni di età. A meno che non vi capita di vivere negli Stati Uniti, nel qual caso il vostro bambino ha più probabilità che mai di essere messo su potenti farmaci antipsicotici.

Per i pazienti americani, e soprattutto per i genitori dei bambini che sono pazienti, vedo due opzioni: 1) trasferirsi in Europa, oppure 2) estrema cautela quando si prende visita da un medico di salute mentale negli Stati Uniti. Rendetevi conto che le linee guida ufficiali attualmente in vigore sono una licenza per diagnosticare chiunque con qualsiasi cosa.

Il dottor Sax, medico e psicologo, è l'autore di "Girls on the Edge" (Il Saggiatore, 2011).

mercoledì 10 luglio 2013

Infondatezza della psichiatria biologica

E' notizia relativamente recente, in concomitanza con l'uscita dell'ultima versione del DSM (Manuale Statistico Diagnostico) versione 5, che il capo del NIMH (Ente nazionale americano per la salute mentale)  prende le distanze dal DSM e afferma:"I pazienti mentali meritano di meglio". Pertanto il NIMH riorienterà le sue ricerche fuori dai criteri specifici elencati dal DSM con un massiccio investimento a lungo periodo in un suo progetto chiamato RDOC che consisterà in un deciso sforzo per considerare l'intero paradigma della salute mentale  di origine biologica, ovvero tipi diversi  di patologia celebrale. Secondo loro, utilizzando gli strumenti più avanzati sarà possibile in futuro scoprire i marcatori specifici per ogni disturbo mentale.
Questo grande sforzo del HIMH si basa però su un assunto che si regge sul nulla: mentre i ricercatori e gli studiosi si comportano come più o meno tutti gli psichiatri concordi nell'affermare le origini biologiche dei disturbi psichici, scopriamo attraverso l'accurata analisi della letteratura scientifica  che non esistono prove certe per questo dogma impropriamente consolidato. 



Di Niall McLaren

è uno psichiatra australiano che ha lavorato per 25 anni nel remoto nord  del paese. Si occupa personalmente di approfondire la base filosofica della psichiatria, solo per scoprire che non c'è. Questo non ha favorito la sua popolarità tra i suoi colleghi..



[..]

Per ogni campo che pretende di essere scientifico, ci sono alcune regole fondamentali e inviolabili da seguire. Ci dicono dove possiamo guardare, ciò che conta come prova, quali procedure sono accettabili, e così via. E una delle regole più importanti di tutti è questa: Nella scienza, non esiste una cosa come una autorità finale. In caso di incertezza, si può dire che il peso dell'opinione scientifica favorisce questa o quella conclusione, ma la base incrollabile della scienza empirica è che ogni opinione può essere ribaltata da ulteriori prove. Questo è il significato di 'empirica'. Quindi, in una questione così importante, per la direzione futura dei prossimi trenta o quaranta anni di ricerca psichiatrica, ci si aspetterebbe che nulla verrebbe lasciato al caso. Dovrebbe essere fatto ogni sforzo per assicurare che, dato il nostro stato attuale delle conoscenze, la validità del percorso scelto è fuori discussione. Purtroppo, questo non è il caso.

La mia indagine preliminare ha mostrato che nessuno dei molti autori, ha citato niente che possa costituire una giustificazione della richiesta biologica di base. Questo mi ha colpito come bizzarro, così ho ricontrollato la dozzina di giornali NIMH, poi ho seguito ogni autore attraverso la letteratura per circa dieci anni indietro, ma ancora non c'era niente. Sembra che, tra i nostri 'opinion leader', la questione della natura ultima di disturbo mentale è considerata risolta: è biologica, e i comuni "... strumenti di neuroscienze cliniche, tra cui l'elettrofisiologia, il neuroimaging funzionale, e ... i dati genetici ..." ci diranno tutto quello che dobbiamo sapere. Ma dove sono le prove?

Forse dovremmo semplicemente accettare questo e andare con il flusso, come si dice, ma ho avuto esperienza di qualcosa di simile in passato. Nel 1998, ho pubblicato un articolo che ha dimostrato che il cosiddetto 'modello biopsicosociale,'  di George Engel, amato dagli psichiatri britannici, canadesi e australiani, non esisteva. Allertati dal modo in cui ognuno ha usato il termine, ma nessuno ha mai fornito riferimenti appropriati, ho controllato attraverso praticamente tutto ciò che Engel aveva mai scritto, oltre a decine di giornali che lo citavano, per scoprire che non aveva mai scritto  tale modello. E 'una leggenda metropolitana così, come una giustificazione per quello che gli psichiatri fanno, che ha tutta l'autorità di affezionarsi a un sogno. Forse le affermazioni degli psichiatri biologici erano dello stesso ordine; una credenza auto-rafforzante che  è semplicemente diventata parte della carta da parati nel mondo della psichiatria, che ha passato di generazione in generazione la mano sulla nostra nozione di ciò che è la migliore squadra di calcio . Ho deciso di cercare la letteratura metodicamente per vedere se qualcuno avesse mai offerto nulla per giustificare la presa di posizione del NIMH.

Una ricerca su PubMed non ha prodotto nulla di interessante, così ho cercato il contenuto delle principali riviste di lingua inglese per undici anni dal gennaio 2001 al dicembre 2011, alla ricerca di documenti che potrebbero fornire una giustificazione formale delle rivendicazioni della psichiatria biologica. Il compito di cercare sistematicamente ogni articolo pubblicato in questo periodo è al di là delle capacità di un individuo, e costituirebbe una grave perdita di risorse anche per un centinaio di persone. Ho iniziato con tredici riviste ma dispensato da subito di due (le riviste canadesi e Australasiane), sapendo che non pubblicano questo tipo di materiale. Attraverso un amico, sono stato in grado di ottenere copia di qualcosa di interessante che non era in quelle riviste così la mia copertura, pur non del tutto sistematica, era esauriente - e faticosa. Alla fine, stavo facendo poco più che fissare con occhi vitrei le migliaia di pagine di ricerca biologica di base.

In undici anni, queste riviste hanno pubblicato qualcosa come 19.234 articoli originali di ricerca, recensioni, sondaggi, editoriali, opinioni e commenti, riempiendo 154.000 pagine di 1465 problemi. Questo non include la corrispondenza, articoli storici o altri argomenti che sembravano improbabili  portatori di notizie monumentali. E fuori da ogni dubbio, una prova della pretesa che la biologia è la sola responsabile nel disordine mentale sarebbe monumentale, al pari di ogni grande scoperta scientifica nel corso degli ultimi secoli. Il problema è che non ho trovato nulla in questa ampia ricerca della letteratura che potrebbe essere presa come una giustificazione della nozione che il disturbo mentale è fondamentalmente di natura biologica. A partire dal 2013, l'intero edificio della psichiatria ortodossa o corrente principale poggia su un mantra, qualcosa che ha la forma di una dichiarazione scientifica, ma di fatto è vuota, priva di contenuti. Anziché secondo l'affermazione di Insel (capo del NIMH) il disturbo mentale può essere visto come una forma di patologia cerebrale, solo questo fatto è stato stabilito: Non c'è nulla nella recente letteratura psichiatrica che equivale a un, articolato,  formale modello biologico testato e provato del disordine mentale, a disposizione del pubblico.

Ho quindi concluso che il concetto di psichiatria biologica non è altro che una ideologia, sostenuta da persone che credono fermamente nella sua verità, ma che non possono dimostrare le proprie convinzioni: "Così come sono, queste carte rappresentano opinioni molto partigiane senza alcun fondamento convincente. Essi usano il linguaggio retorico per presentare una visione eccessivamente semplificata e unilaterale di una questione complessa in modo tale da indurre la gente a pensare che la questione sia stata risolta quando, in realtà, non è così. Cioè, mentre manca di criteri per la letteratura scientifica, soddisfa la definizione per la propaganda" . In sostanza, la psichiatria biologica è una leggenda metropolitana.

Tutto questo dove ci porta? In tutto il mondo, centinaia di milioni di persone vengono "trattate", secondo un modello di disturbo mentale che non esiste. Inoltre, l'istituzione psichiatrica che controlla il flusso di denaro di ricerca ha deciso di impegnarsi in una direzione che manca di una cosa come un mandato scientifico. Possiamo essere sicuri che i giovani ricercatori potranno ballare in sintonia sulla base del fatto che qualcosa di così importante come la natura del disturbo mentale sicuramente sarà stato ordinato dai loro colleghi anziani e scommettitori. Essi possono fre il punto sui pareri, come fa per esempio, il neurofisiologo, Eric Kandel, ma niente potrebbe essere più lontano dalla verità. 

L'onere della prova delle affermazioni della psichiatria biologica spetta chi le compie. In assenza di prove,possiamo dire che la psichiatria tradizionale ha fallito il suo compito scientifico di base. Ho seri dubbi che ci sia mai stato niente di simile nella storia della scienza occidentale.

Fonte: madinamerica.com