Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

martedì 23 aprile 2013

I matti preferiscono le "bionde"




Oggi vorrei affrontare un argomento importante ma di cui non si parla mai, nel campo della salute mentale. 
Una cosa che mi sono sempre chiesto da anni è per quale motivo tra i cosiddetti 'malati psichiatrici' ci sia una larghissima percentuale di fumatori , tra questi anche molto incalliti. Si stima che sia circa dell'80% la percentuale di fumatori tra i pazienti psichiatrici. 
Leggiamo cosa dicono esperti che hanno trattato il fenomeno: 

Nella nostra esperienza, il motivo principale per cui la gente continuerà ad utilizzare sostanze che creano dipendenza è perché questo è diventato il loro meccanismo di coping per affrontare lo stress, traumi, ansia, rabbia, dolore, paura o qualsiasi altra emozione che guida la condizione umana. Purtroppo, l'uso del tabacco è stato così "normalizzato" da parte dei fornitori di trattamento che di solito è ignorato o dimenticato e non è riconosciuto capace di giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo o esacerbazione dei sintomi della malattia mentale.

Quindi la sigaretta diventa come un farmaco in grado di alleviare l'ansia o altre emozioni negative con effetto immediato. Qualsiasi medico psichiatra mai cercherà di scoraggiare il suo paziente sull'uso del tabacco perché sa che funziona da calmante o nel peggiore dei casi di effetto inconsistente o comunque non dannoso.
In realtà come spiega in modo molto convincente Alan Carr, l'autore del famoso libro di successo “E' facile smettere di fumare se sai come farlo”, la pseudo soddisfazione che ci da la sigaretta è un inganno culturale, dovuto ad un lavaggio del cervello. “Fumare”, spiega Carr, “da la stessa soddisfazione che si ha togliendosi un paio di scarpe strette che abbiamo portato tutto il giorno” . Certo è una soddisfazione reale ma è molto relativa allo stato di dipendenza che avevamo. La vera soddisfazione si ha cessando una volta per tutte questo assurdo e dannoso vizio, una grande soddisfazione in termini di salute fisica e mentale.

Non prestare attenzione all'uso di tabacco comporta nei pazienti l'aumento di dosi di farmaci psichiatrici. Le persone nei reparti chiusi sono in grado di sperimentare significative astinenze da nicotina. I sintomi della depressione maggiore e di astinenza da nicotina sono praticamente identici. 

Solitamente nei reparti psichiatrici è permesso fumare ad intervalli prestabiliti. Questo per fumatori incalliti è fonte di ulteriore ansia che porta inevitabilmente a ricevere un maggiore dosaggio di psicofarmaci. Personalmente ho assistito a episodi significativi e verificato sulla mia pelle quanto sia deleterio imporre le sofferenze da astinenza da nicotina ad intervalli regolari.
Io sono stato un fumatore per oltre 30 anni, non molto accanito , negli ultimi anni fumavo in tabacco sfuso l'equivalente di 15-20 sigarette al giorno.
Quando mi è capitato di ricoverarmi per un motivo fisico (esempio per un'operazione di a appendicectomia) in quel caso era molto diverso perché partivo già da un presupposto di totale astinenza.
Non è molto tempo che ho deciso di smettere completamente con questo vizio deleterio. E' stato questa fine estate nel periodo più nero a seguito di una ospedalizzazione forzata avvenuta in Aprile e poi a fine Maggio dell'anno scorso. La fase depressiva è stata improvvisa, inattesa e senza precedenti, acuita dai veleni che purtroppo mi hanno somministrato durante e dopo i due ricoveri coatti. 
Mi sono reso conto che fumare non migliorava affatto la mia condizione, anzi sembrava che la peggiorasse. Quindi, forte anche delle 'rivelazioni' acquisite dal libro di Carr ho deciso di darci un taglio netto e nonostante abbia accanto una donna che fuma quasi 3 pacchetti al giorno ad oggi ho resistito relativamente con poco sacrificio e conto di rimanere ancora a lungo non fumatore con indubbi vantaggi in termini di salute generale e di energia vitale. 

I nostri pazienti cominciano a notare dopo un mese di non fumo che in realtà si sentono meglio. Per chi non prende farmaci, non c'è bisogno di fare nulla e per gli altri che li prendono già siamo in grado di cominciare a ridurli. 

Altri studi sulla malattia psichiatrica stanno cominciando a guardare al tabacco, ma è raro trovarne uno con controlli per l'uso del tabacco. La maggior parte delle persone che fumano, iniziano ad usare il tabacco prima dei 18 anni quando il loro cervello è nelle sue grandi fasi di sviluppo e di ricostruzione. Mentre fino al 80% delle persone con diagnosi di schizofrenia usano il tabacco, la maggior parte ha iniziato ad usare il tabacco prima di sviluppare sintomi di psicosi. Molte persone trovano che i loro sintomi di ansia e depressione migliorano quando smettono di usare tabacco.

Se siamo in grado di convincere i pazienti a stare lontano dal tabacco ci sono maggiori probabilità di essere in grado di togliere i loro farmaci psichiatrici.

Una volta, anni or sono una persona molto giovane mi scrisse chiedendomi se c'erano pericoli di avere una malattia mentale se avesse cominciato a fumare la pipa. Ricordo che la mia risposta gli dette poca soddisfazione; gli dissi che già che c'era poteva risparmiarsi di cominciare e avrebbe così guadagnato 14 anni di vita che mediamente perdono i fumatori. Aggiunsi che anche se non vi era una correlazione diretta fumo-problemi mentali, si poteva fare la considerazione inversa che la maggior parte dei 'malati mentali' sono fumatori, pertanto il tabagismo può essere una concausa per lo sviluppo di problemi mentali. Le considerazioni che ho riportato sopra per le persone con diagnosi di schizofrenia sembrano confermare quello che a suo tempo senza saperlo con certezza avevo detto al ragazzo. 

Esiste quindi un' associazione tra il fumo di sigaretta e i sintomi psicotici? 
I risultati di uno studio di ricerca pubblicati in bjp.rcpsych.org in Ottobre 2012 indicano che:

“Un legame tra fumo e psicosi esiste nel disturbo affettivo bipolare e può essere indipendente dalla diagnosi categoriale”.
Una relazione significativa è stata rilevata tra il fumo / fumo pesante e la storia di psicosi (68,7%, n = 44). Il fumo era meno frequente nei pazienti che erano meno sintomatici (56,5%, n = 13) rispetto ai pazienti con una psicosi più grave (75,7, n = 31). Prevalenza e la gravità del fumo hanno predetto la gravità dei sintomi psicotici ( P = 0.001), un rapporto indipendente da altre variabili ( P = 0,0272).

Quindi, sembra che il tabacco sia un fattore importante, ed è estremamente consigliato trovare il modo di smettere una volta per tutte con questa abitudine così stupida. Ricordo bene la rabbia che provavo da fumatore quando leggevo queste cose. Vi sono stati grandi fumatori , anche persone per niente stupide! D'accordo ma senz'altro schiavi di una sostanza subdola come la nicotina di cui il fumatore ha una paura esagerata e immotivata per gli effetti dell'astinenza fisica che in realtà durano pochissimo. Tutto il resto è dipendenza psicologica dovuta al lavaggio del cervello che la cultura del tabacco ci ha propinato.

Il doppio premio nobel dottor. Linus Pauling, nel suo famosissimo libro sulle vitamine, in particolare sui miracoli della vitamina C fa pochissime raccomandazioni sul cibo ma è intransigente riguardo al fumo che condanna senza appello. 

In conclusione, date retta a un ex fumatore (speriamo per sempre) , smettere di fumare fa bene alla salute e anche al portafoglio. La gioia di sentirsi finalmente liberi, senza quel costante cerchio alla testa, capaci di nuovo di sentire meglio gli odori, i sapori e tutto il resto vale 100 – 1000 volte questo piccolo, grande sacrificio. La difficoltà per la riuscita dipenderà dall'entità del lavaggio del cervello che ci hanno fatto. Non serve una volontà di ferro come ci hanno sempre fatto credere, ma soltanto riuscire finalmente a capire come siamo stati abilmente ingannati dalla cultura del tabacco.

lunedì 8 aprile 2013

Il peso terribile dello stigma e della diagnosi psichiatrica



Lo stigma perpetuo 

Lo stigma rappresenta in modo forte il legame che abbiamo con il giudizio. In effetti lo stigma, come credenza ferrea ed immutabile nasce dal giudicare. A quanto pare non possiamo fare a meno di giudicare, qualunque cosa facciamo, sentiamo o vediamo. Giudichiamo così perfino i nostri stessi pensieri, provocandoci emozioni che a loro volta generano sensazioni spiacevoli o piacevoli a seconda della natura e dell'oggetto del nostro pensare. 
Lo stigma è un giudizio definitivo e irreversibile dato in modo arbitrario in base ad una diagnosi psichiatrica. Giudizi di questo tipo riguardano per esempio l’omosessualità, un difetto congenito o una malattia inguaribile. Ma mentre un problema fisico è comunemente accettato dalla comunità, la follia non è tollerata come potrebbe essere l’eccentricità perché la follia col suo carico di dolore ed emozioni forti fa paura, in special modo fa paura la sensazione di diventare folli che avvolge inevitabilmente chi avvicina qualcuno considerato tale. 
Ecco come l'etichetta psichiatrica ribalta completamente la percezione che si ha del soggetto stigmatizzato/diagnosticato:
«Oltre alla tendenza a chiamare malato chi è sano - una tendenza che appare più chiaramente nel comportamento diagnostico al momento dell'ammissione in ospedale che non dopo un periodo sufficientemente esteso - i dati stanno ad indicare il ruolo massiccio dell'etichettamento nelle diagnosi psichiatriche. Una volta etichettato come schizofrenico, lo pseudopaziente non può far più nulla per far dimenticare la sua etichetta: questo influenza in modo profondo la percezione che gli altri hanno di lui e del suo comportamento».

La schizofrenia è senza dubbio lo stigma della peggior specie. Oggi, ‘disturbo bipolare’ fa rima con genio e sregolatezza pertanto molto più accettabile ma comunque sia, viene sempre considerato patologia mentale. L’articolo continua:

(...) Oggi sappiamo che non siamo in grado di distinguere la salute dalla malattia mentale. È deprimente pensare in che modo questa affermazione sarà utilizzata. Non solo deprimente, ma anche spaventoso: quante persone, viene da chiedersi, sono sane di mente ma non sono riconosciute tali nelle nostre istituzioni psichiatriche? Quante sono state stigmatizzate da diagnosi ben intenzionate, ma ciononostante errate? A proposito di quest'ultimo punto, si ricordi ancora una volte che l'errore di secondo tipo nelle diagnosi psichiatriche non ha le stesse conseguenze che nelle diagnosi mediche. Una diagnosi di cancro che si scopre errata provoca molto scalpore. Ma raramente si scopre che diagnosi psichiatriche sono errate: l'etichetta resta attaccata, eterno marchio di inferiorità.

"Non conti più nulla, niente di ciò che fai, che pensi, che senti è uguale agli altri 'normali', sarai sempre una fonte di delusione per te e per gli altri". Questa è una delle più grandi menzogne raccontate direttamente o indirettamente ai cosiddetti malati di mente. E' il messaggio implicito che sta al centro dello stigma, una delle esperienze più paralizzanti che si possa avere.E' quasi impossibile che la vita abbia un senso se nessuno nutre speranze su di te.




Ecco una citazione dal saggio di M. Cardano: “E poi ricominciare a sentire le voci - narrazione del male mentale”:
“... io difatti mi nascondevo, mi nascondevo e avevo paura di, di far capire che avevo questi problemi (...). Però io ero sempre con l’angoscia, con la paura che… che comunque questa cosa potesse venir fuori, che qualcuno si potesse accorgere di questi miei problemi (...). Però deve essere ben chiaro, questa non è vita! Non è proprio vita!. Cioè, vivere con l’angoscia di doversi nascondere e… di pensare di essere una persona falsa perché si nasconde... “(Ilaria)

Da più parti si sente dire che considerare malattie mediche i disturbi mentali contribuisce a combattere lo stigma che ha sempre accompagnato il 'diverso' nella cultura popolare. Ma è veramente così?
Whitaker, premiato giornalista investigativo americano, scrive sullo stigma:

«Ma - e questo non dovrebbe essere una sorpresa - la diffusione di questa falsa convinzione (cioè che si tratta di una malattia dovuta ad uno squilibrio chimico) non ha portato a una diminuzione dello stigma sociale verso le persone con diagnosi psichiatriche. Se non altro, lo ha aumentato.Altrettanto rivelatore è stato questo: in entrambi i sondaggi del 1996 e 2006, quelli che credevano in una "concezione neurobiologica della malattia mentale" - vale a dire, la storia dello squilibrio chimico - avevano una maggiore probabilità di avere un atteggiamento negativo verso le persone con disturbi mentali rispetto a quelli che non li avevano...Anche se questo risultato ha confuso le aspettative dei ricercatori, è facile capire perché l'ipotesi dello squilibrio chimico induce ad atteggiamenti negativi su persone che lottano con la malattia mentale. In sostanza dice alla gente che le persone con una diagnosi psichiatrica sono "cervelli rotti", e che i loro stati d'animo e comportamenti sono regolati dalla chimica del cervello difettoso. Si tratta di una comprensione che separa i "malati mentali" dal resto della società. Il "malato mentale" sarebbe così un individuo diverso da "noi"».
Uno studio della Auburn University, ha scoperto che lo stigma aumenta se la gente pensa di avere una malattia mentale causata da uno squilibrio biochimico al contrario di una malattia mentale derivante da eventi comprensibili nella vita di una persona. Le persone ti trattano più duramente se pensi di avere uno squilibrio biochimico del cervello. Pensano che lo fanno "per il tuo bene." Le persone sono i genitori, anche con le più buone intenzioni e gentilezza. Lo stigma praticato dai genitori aumenta il senso di isolamento e di ansia nel bambino.




Il danno delle diagnosi

Un'attiva riformatrice, Paula Caplan, ha 'scoperto' l'enorme danno delle diagnosi. La sua prima di 5 regole sarebbe utopistica purché banale: evitare di dare una diagnosi.
Non intendendo però, con questo, evitare di esaminare e interpretare i sintomi e individuare un trattamento.
Secondo lei le diagnosi psichiatriche contribuiscono in modo determinante ad aggravare sia la supposta malattia, sia a decretare il fallimento di ogni speranza di vita 'normale' a livello relazionale, lavorativo e affettivo, giacché tutti questi elementi vengono inquinati e debilitati dalle diagnosi psichiatriche.
Lo strumento a cui tutti i professionisti sono tenacemente attaccati si dimostra insomma, oltre che di scarsa utilità per i pazienti, dannoso nella maggior parte dei casi.
Queste le sue 5 proposte in sintesi:
  1. Non dare mai una diagnosi, concentrarsi solo su quello che prova la persona 
  2. Sensibilizzare il governo sul problema delle diagnosi psichiatriche 
  3. Intentare cause per danni dovuti a diagnosi psichiatriche 
  4. Affinare il bias nella diagnostica, ovvero personalizzare i sintomi 
  5. Informare la gente comune sugli effetti di una diagnosi psichiatrica. 
L'attaccamento alle diagnosi è duro a morire. Ecco il parere di uno dei tanti ex utenti/sopravvisuti:
“Secondo me, per essere di qualche utilità, le etichette psichiatriche dovrebbero essere una sola: "essere umano", o altrimenti dovrebbero essere una per ogni individuo, cioè un'etichetta individuale per ogni singolo abitante di questa terra. Tuttavia, la questione è se sia effettivamente utile per l'individuo, così come per l'umanità nel suo complesso, la loro ricerca del proprio sé etichetta come disturbo, un difetto, qualcosa che è sbagliato in loro, che necessita di "trattamento" o se forse sarebbe di maggiore aiuto concentrarsi su ciò che è giusto per favorire questa ricerca. So che per me è stato sicuramente il secondo punto, mentre il primo regolarmente mi ha fatto sentire del tutto impotente e indifeso”.


In definitiva si può dire che diagnosi psichiatrica è una soluzione duratura verso un problema temporaneo.

Ecco parte della traduzione  di un documento redatto dall'organizzazione Uditori di Voci, il quale spiega molto bene in sintesi il danno delle diagnosi:

Le diagnosi psichiatriche sono scientificamente infondate:

Nessun test oggettivo : A differenza di molti campi della medicina, le diagnosi psichiatriche non sono fatte sulla base di prove oggettive o misure.
Sono artificiali : C'è una forte evidenza che le diagnosi non rappresentano raggruppamenti significativi di problemi o puntano ad anomalie biologiche conosciute. Le diagnosi sono votate a maggioranza dal comitato, in rappresentanza di opinioni piuttosto che un fatto scientifico.
Coinvolgimento delle aziende farmaceutiche : Vi è una crescente preoccupazione che le nuove diagnosi sono suggerite e modellate da società di ricerca farmacologica, le quali hanno interessi finanziari. (Nuove malattie = nuovi farmaci da vendere n.d.t.)

Inaffidabili : La diagnosi che si riceve da uno psichiatra si basa sulla sua opinione su ciò che gli è stato detto. Diversi psichiatri spesso hanno opinioni diverse sulla stessa persona, che porta a diagnosi multiple. Due persone con la stessa diagnosi  possono non avere nulla in comune.

Spiegazione limitata : La diagnosi sembra fornire una spiegazione per i problemi della gente, in realtà questo non succede. Alla gente viene detto che hanno 'schizofrenia' sulla base dei loro pensieri insoliti, esperienze, sentimenti e comportamenti. Se poi chiedono perché stanno avendo queste esperienze insolite, gli viene detto che è perché hanno la 'schizofrenia'. Questo argomento circolare non spiega nulla.

Uso limitato : Le questioni sollevate sopra indicano che le diagnosi sono una base errata per decidere un trattamento, prevedere gli esiti e la realizzazione di ricerche.


Le diagnosi psichiatriche hanno conseguenze dannose:


Non colgono il punto : una crescente evidenza dimostra che il disagio mentale è una comprensibile reazione alle avversità, tra cui: lutto, perdita, povertà, discriminazione, traumi, abusi e vittimizzazione. Focalizzando l'attenzione su 'che cosa c'è che non va', le diagnosi possono impedire ai professionisti di chiedere 'cosa ti è successo'.

Occasione mancata : le diagnosi psichiatriche possono impedire alle  persone di affrontare i legami tra la politica economica e sociale e il disagio mentale. Fondi essenziali sono utilizzati nella  futile ricerca di marcatori genetici, invece di affrontare i problemi sociali che sappiamo portano a problemi di salute mentale.

Disempowers : la diagnosi psichiatrica ignora le spiegazioni della gente per la loro angoscia e li incoraggia a demandare ad un 'esperto' per il trattamento. Avere la vostra realtà ridefinita in termini di malattia e di biologia è un incredibilmente potente esperienza che può creare le premesse per una carriera psichiatrica permanente.

Farmaco-concentrata : in diagnosi come 'schizofrenia' il trattamento consiste principalmente in farmaci, che sono  sempre più criticati per i loro effetti nocivi e la mancanza di efficacia. I farmaci non fanno nulla per risolvere le difficoltà di fondo.

Diritti umani : Le persone sono tenute ad accettare le diagnosi per paura di essere etichettati come 'privi di insight'. Con il trattamento forzato vengono violati i loro diritti umani fondamentali. Altri possono, comprensibilmente, nascondere le loro voci o visioni per fuggire dal trattamento forzato, il che impedisce di ricevere aiuto per affrontare le loro esperienze.

Toglie la speranza : diagnosi come la schizofrenia e il disturbo di personalità, visti come una condizione permanente, possono inutilmente togliere la speranza della gente per una ripresa significativa.

Discriminazione : Le persone con diagnosi di "malattie mentali gravi e persistenti" sono spesso oggetto di stigma,  discriminazione ed esclusione. Possono avere difficoltà a ottenere l'assicurazione, il nulla osta di sicurezza per viaggiare all'estero, e  difficoltà per  programmare o adottare bambini.



Malattia mentale o crisi evolutiva?

Supponiamo di avere la febbre. Come abbiamo visto prima, la febbre il più delle volte è una risposta dell'organismo ad uno stato infiammatorio. Ora, se ci viene spesso la febbre, diciamo una volta ogni 2, 3 mesi, qualcuno fa una diagnosi della febbre e dice: “eh, purtroppo hai la febbre cronica, non è guaribile ma curabile con farmaci ogni volta che ti si presenta, puoi inoltre prendere dei vaccini, uno all'anno per cercare di renderla meno frequente”.
Al di là dei rimedi proposti, questa diagnosi ha un senso e non comporta gravi ripercussioni nella sfera emotiva e mentale.
Ma se spostiamo la febbre dal corpo al cervello (il cervello è super-protetto ma anche lui purtroppo può cedere ogni tanto) allora si tratta di una malattia cronica grave, di origine sconosciuta che deve essere necessariamente trattata con tutti i mezzi possibili, compresi quelli violenti. Ma se l'influenza che viene a episodi anche raramente una volta ogni tot anni si può tollerare, ecco che la stessa cosa non si può tollerare nel cervello.

Così mentre la febbre nel corpo ha una sua utilità, quella della mente nell'immaginario comune è solo dannosa perché è sintomo della follia.
Sebbene Il substrato organico non cambi, cambia la zona di competenza. In tal caso questa febbre, che viene a tutti prima o poi nella vita, scaturita dalle vicissitudini dal karma e dalle nostre abitudini sbagliate, dai nostri pensieri distorti ecc ecc viene inquadrata e bollata come malattia inguaribile.
Ci sono persone più o meno fortunate: i primi riescono a trovare il loro personale rimedio alle crisi esistenziali, riescono così o a mascherare bene, soffocare il disagio con l'ausilio di droghe oppure a conformarsi verso un mondo cinico e disumanizzato, gettandosi nell'affannosa ricerca del profitto ad ogni costo anche se questo necessita di esercitare costrizione o oppressione verso gli altri. Dall'altra parte ci sono quelli che soffrono costantemente e altri che hanno compreso (il che non significa necessariamente capito) a cosa serve la loro personale follia. Quello che hanno in comune è la consapevolezza della loro condizione e lo scopo insito nella condizione patologica. I primi si dichiarano malati mentali mentre gli altri non si dichiarano tali e soffrono di meno. 
Una crisi si perpetua se non viene risolta; l'unico modo per risolverla è raggiungere una diversa consapevolezza, capire la crisi e contestualizzala.
Per fare un esempio consideriamo i medium. Queste persone, sebbene possano manifestare sintomi psicotici, perché hanno allucinazioni sensoriali, non sono solitamente costretti a prendere farmaci e non vengono ospedalizzati con le buone o con le cattive. Sanno che il loro dono, la loro capacità di trascendere la realtà non è dovuta ad alcuna malattia. In altri termini, hanno trovato una collocazione precisa (contestualizzazione) al loro 'sentire' diverso dagli altri. Questa comprensione li salva dallo stigma e da una diagnosi psichiatrica.

Io credo che sia sbagliato fare una distinzione netta tra fenomeni di questo tipo e le cosiddette malattie mentali. 
Questi fenomeni potrebbero avere una loro utilità, che è quella di permettere un passaggio evolutivo. Oggi chiunque di noi tende ad essere relegato dentro una realtà che non è l'unica possibile. E ogni tentativo che il nostro essere compie per trasferirci verso il nuovo livello di consapevolezza allo scopo di affrontare correttamente l'invecchiamento e la morte, viene interpretato come un sintomo da debellare anziché comprendere. In sostanza la nostra idiozia si è spinta fino al punto di medicalizzare la vita tutta, dentro ogni possibile aspetto grazie allo stigma insito nella diagnosi psichiatrica.

mercoledì 3 aprile 2013

Io non credo nella malattia mentale, e voi?



Nel novembre 2000, ansioso, davanti a 450 professionisti della salute mentale, amministratori, colleghi e accademici dissi: "Ciao, sono Michael Cornwall e non credo nella malattia mentale!".
Sono stato il primo oratore in una tavola rotonda plenaria a una grande conferenza tenutasi a San Francisco. Io non credo nella malattia mentale, né allora né quando ero nella mia follia 46 anni fa, o negli ultimi 30 anni al servizio dei cittadini sempre sulla follia. Jay Mahler era l'unica persona che è venuta da me a ringraziarmi per avere detto che io non credo nella malattia mentale. Moltissime persone mi hanno considerato come se fossi radioattivo quel giorno.

Mi accingo a scrivere questo blog perché ho appena letto un articolo di Marianne Farkas pubblicato dal Centro per la Riabilitazione Psichiatrica presso la Boston University dal titolo "La visione del recupero oggi: cosa è e cosa significa per i servizi". Lei si riferisce a persone che hanno bisogno di tali servizi in quanto "gravi malati mentali". L'articolo è stato scritto nel 2007, ma è ancora consigliato dai leader presso il Centro per la sua approfondita analisi del movimento di recupero, in base alla visione che le persone hanno di gravi malattie mentali.

Quello in cui crediamo motiva gran parte di ciò che facciamo con le nostre vite. Poiché io non credo nella malattia mentale, ho trascorso la mia vita fin da quando ero un giovane che ha attraversato la follia senza farmaci o trattamenti chiedendomi: "Se la follia non è quello che la bio-psichiatria dice che è, allora cos'é?" Sono arrivato a questa conclusione in base alla mia esperienza personale, esperienza di terapeuta di lavoro e di studio come ricercatore a livello di dottorato. Ho condiviso questo pensiero nei miei blog precedenti.

Se avessi creduto che la follia fosse una malattia genetica basata su un disordine del cervello, potevo diventare un bio-psichiatra oppure accettare l'assunzione di farmaci per la mia follia.

Poiché la malattia mentale è il modo con cui la bio-psichiatria si riferisce alla follia con ogni formulazione diagnostica nel loro DSM, non dico mai alle persone che vedo, che hanno una malattia mentale. Io non li vedo attraverso quella lente del DSM.
Io li vedo come mi vedo io, una persona che può avere varie esperienze di umana sofferenza emotiva che a volte prende la forma di follia.

Recentemente sono stato criticato da un leader nazionale di recupero tra pari, nel descrivere me stesso e gli altri come in grado di provare sofferenza emotiva umana. Lui ha detto che sofferenza è la parola sbagliata - disagio è più appropriata. Io non lo credo, perché non riflette la mia esperienza personale o come vorrei descrivere il dolore altrui, quando si è in preda al terrore, disperazione o follia. Distress (disagio) è una forma lieve di sofferenza nella mia comprensione; un tipo di indigestione che forse un paio di Tums allevierebbero. Ma questo sono solo io, quello in cui credo.

La nostra cultura e il mondo è pieno di convinzioni - politiche, religiose, ecc. In una riunione ho sentito qualcuno pubblicamente chiamare un leader nazionale del movimento di recupero tra pari un nazista, perché quel leader aveva detto che il pieno recupero è possibile. La persona che lo ha chiamato un nazista temeva che se la gente gli avesse creduto, e di conseguenza non avessero più preso farmaci, ci sarebbe stato un olocausto di morti che sarebbero tutti sulle sue mani. Ho sentito pure colleghi chiamare nazisti i bio-psichiatri.



Fino a che punto possiamo andare avanti nel rispetto e opposizione a sistemi di credenze molto diversi gli uni degli altri, prima di cadere in una etichetta e vedere l'altro come il male?


Immagino che alcune persone credevano che Bob Whitaker avesse varcato la linea quando scrisse il suo blog, "La macchia della Eugenetica NIMH, ricerca finanziata". Secondo le mie convinzioni non credo che abbia tagliato il traguardo.

Credo che alcune pratiche, come ad esempio i farmaci forzati, la reclusione in vincoli, ECT (1) per i bambini e i ragazzi, ECT forzato per gli adulti, psicofarmaci ai bambini, sono tutte violazioni dei diritti umani. Pensate che ho attraversato la linea di confine dicendo così?
C'è un terreno comune che ci può sostenere anche con le nostre credenze polarizzate? Quel pezzo di terreno comune varia in dimensione. A volte non esiste.

Non credo nella malattia mentale. Credo che siamo anime sovrane che non dovrebbero essere imprigionate, ricevere trattamenti forzati o gli eventuali trattamenti offerti che ci fanno male quando la sofferenza umana, la sofferenza emotiva e la follia convivono insieme. Credo che dovremmo dare rispetto, amore e compassione.
E voi che cosa credete?

Pubblicato il 19 marzo 2012 da Michael Cornwall, Ph.D.



NOTE

(1) ECT  =  Electro Convulsive Therapy   =  Elettroshock