Recupero

Guarire dalla malattia mentale si può? Come si può 'guarire' da se stessi?

Ma la malattia mentale esiste? Si può definire malattia un carattere, una diversa attitudine, un'emozione intensa? Purtroppo secondo la psichiatria organicista, la malattia mentale esiste ed è inguaribile, tuttavia curabile necessariamente con i farmaci, anche se non è mai stato dimostrato alcuno squilibrio chimico alla fonte né che gli psicofarmaci curino qualcosa. Numerose esperienze di 'sopravvissuti' e indagini indipendenti dimostrano invece l'esistenza di una 'trappola farmacologica' molto subdola che, lungi dal 'guarire', favorisce il mantenimento o la cronicizzazione della supposta malattia.
Questo spazio vuole dare la possibilità ai cosiddetti malati mentali di conoscere le reali implicazioni dei farmaci , di cui spesso ne abusano, di riflettere sulla propria condizione, di acquisire nuove conoscenze diventando capaci di riprendersi il controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Si potrà 'guarire' soltanto quando ci allontaneremo dal nostro punto di vista limitato per abbracciare il problema nella sua globalità, con un approccio di tipo olistico.

Attenzione: È potenzialmente pericoloso dismettere psicofarmaci senza un'attenta pianificazione. È importante essere bene istruiti prima di intraprendere qualsiasi tipo di interruzione di farmaci. Se il vostro psichiatra accetta di aiutarvi a farlo, non date per scontato che sappia come farlo al meglio, anche se dice di avere esperienza. Gli psichiatri non sono generalmente addestrati sulla sospensione e non possono sapere come riconoscere i problemi di astinenza. Numerosi problemi di astinenza sono mal diagnosticati come problemi psichiatrici. Questo è il motivo per cui è bene educare se stessi e trovare un medico che sia disposto ad imparare con voi. In realtà tutti i medici dovrebbero essere sempre disposti a fare questo ai loro pazienti che lo desiderano.

mercoledì 2 novembre 2011

La medicalizzazione della personalità

Si può dire che la personalità sia una malattia?
Eppure alla fine è questo che la psichiatria pretende di curare: una personalità non conforme ad uno standard sempre più labile e sfumato.Una nuova malattia (IED) sta per essere introdotta nella categoria assai dubbia del "disturbo della personalità" che identifica tutti quegli individui con un carattere difficile: ribelli, violenti e dediti all'uso di sostanze psicotrope. Questo anche perché per esempio  c'è molta riluttanza a diagnosticare i  bambini troppo sensibili o vivaci, come bipolari o borderline (1) . E il mercato dell'infanzia deve essere esteso. La scusa è che bisogna intervenire presto con la medicalizzazione perchè altrimenti da adulti sarà molto peggio. Quindi meglio drogarli fin da piccoli con conseguenze inimmaginabili sul loro cervello in fase di sviluppo.

C'era una volta 

Tutto ciò che un tempo erano normali momenti di crisi, dovuti a cause psicologiche, ambientali o conseguenze di malattie organiche, spesso risolti tramite l'empatia, l'accoglienza e il sostegno della comunità, adesso vengono alimentati, resi cronici proprio da quelle medicine che dovrebbero curarli.
Queste non sono fantasie. Una volta la malattia mentale era generalmente guaribile. Persino la schizofrenia, mostro sacro della psichiatria, aveva una naturale percentuale di remissione del 50%.
Andava ancora meglio per il disturbo bipolare:

"Prima del 1955, il disturbo bipolare era una malattia rara. Ci sono stati negli USA solo 12.750 persone ricoverate con quel disordine nel 1955. Inoltre, c'erano solo circa 2.400 "primi ricoveri" per disturbo bipolare annualmente negli ospedali psichiatrici del paese.
I risultati erano abbastanza buoni. Il 75% per cento o giù di lì dei pazienti con primo ricovero avrebbe recuperato entro 12 mesi.
Nel lungo termine, solo circa il 15% di tutti i pazienti al primo ricovero sarebbero diventati malati cronici, e dal 70% al 85% dei pazienti avrebbero avuto risultati positivi, il che significava che lavoravano e avevano una vita sociale attiva." (2)

Infine la depressione: 
 
Prima della diffusione degli antidepressivi, i pazienti depressi regolarmente ne uscivano bene, e molti non subivano un secondo periodo di depressione maggiore. Oggi, la stragrande maggioranza dei pazienti con diagnosi di depressione maggiore e trattati con antidepressivi soffrire di ricorrenti attacchi della malattia. Ma cosa significa guardare la depressione non medicata oggi? Ha un decorso a più lungo termine rispetto a una depressione medicata? Ricercatori in Europa, Canada e Stati Uniti hanno condotto una serie di studi che aiutano a rispondere a questa domanda.
In uno studio NIMH di "depressione non trattata", il 23% dei pazienti non-medicati recupererebbe in un mese, il 67% in sei mesi, e l'85% entro un anno. Questo moderno studio ha mostrato che il consiglio dato dal NIMH alla fine del 1960 era corretto: La maggior parte delle persone colpite da un attacco di depressione maggiore, naturalmente recupera. "Se ben l'85% degli individui depressi senza trattamenti recuperano spontaneamente entro un anno, sarebbe estremamente difficile dimostrare un risultato superiore con qualsiasi intervento farmacologico". (2)

Anche un bambino capirebbe che è palese una relazione diretta tra cronicità e  cure psichiatriche, nonostante ciò, viene comunemente detto che tali malattie  tendono a peggiorare e cronicizzarsi se non vengono trattate con farmaci..
Dal momento che la personalità è cronica, è probabile che se una persona non trova il modo di correggersi tenderà sempre a cadere negli stessi schemi. Questo si chiama coazione a ripetere o tendenza karmica.
Per esempio, una personalità intelligente e sensibile, è per forza di cose soggetta a sperimentare anche momenti durissimi di crisi esistenziale in un contesto sociale alienante come il nostro. I tanti fortunati di una volta trovavano la forza di vivere grazie alle loro capacità espressive in un ambiente più favorevole ai rapporti umani e inoltre vi erano minori problemi di intossicazione ambientale e alimentare.
Oggi invece si parla di un terzo dei malati che soffrono non medicati perchè inconsapevoli o refrattari ai farmaci. Una spina nel fianco per i mancati guadagni .
Tra non molto, all'uscita del nuovo DSM V le vittime potenziali cresceranno enormemente. Infatti si stanno aggiungendo altre caratteristiche 'patologiche' della personalità, tali da includere tutte le persone indistintamente.
Ecco per concludere l'unica malattia che rimarrà esclusa da tutte le future revisioni del DSM, forse l'unica che invece ci dovrebbe stare:



  1. Psi-Personality (successivamente abbreviato in PP), ricerca sempre ambiti privati o nascosti dove agire.
  2. PP ha tendenza a nascondere le reali finalità del proprio agire.
  3. PP inganna sistematicamente, anche se non sempre consapevolmente, sugli effetti del suo agire.
  4. PP manifesta grande disagio quando deve agire pubblicamente e si serve, per questo, di persone che gli ubbidiscono in maniera acritica.
  5. PP agisce spesso in modo illogico, mai su base razionale.
  6. L'espressione di un punto di vista diverso dal suo, provoca sistematicamente in PP profonde alterazioni disforiche del tono dell'umore (s'incazza).
  7. Allorché viene messo in luce e dimostrato un suo comportamento gravemente lesivo nei confronti del prossimo, anziché riconoscere il proprio errore e fare promessa di ravvedimento o semplicemente stare in silenzio, PP prolude in una serie di affermazioni illogiche: dice di essere nel giusto, di agire razionalmente, di avere basi scientifiche, di essere una sorta di benefattore, arriva perfino ad accusare la propria vittima di ingratitudine.
  8. PP ha estremo bisogno di mezzi di potere: persone ubbidienti, una posizione che gli consente il ricatto, connivenze e/o appoggi istituzionali.
  9. Un tratto molto caratteristico di PP è quello di non agire quasi mai di propria iniziativa, ma su richiesta di persone con sindrome simile alla sua e portate ad abusare nei confronti di soggetti deboli: bambini, adolescenti, anziani, carcerati, malati.
  10. Come triste tratto finale, PP è estremamente difficile da aiutare, sia per le caratteristiche proprie della sua patologia per cui difficilmente riconoscerà tratti erronei in sé, sia perché, nei rari casi in cui PP richiede aiuto, la tendenza sarà quella di rivolgersi proprio a quelle persone che in gran maggioranza soffrono della stessa sindrome: psichiatri, psicologi, psicoanalisti.

    NOTE
    (1) Phd. Nial Mclaren
    (2) R.Whitaker - Mad in America

     

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