mercoledì 7 dicembre 2011

Luoghi comuni in psichiatria - IV


4 - Più psicofarmaci sono meglio di uno solo. 

Dato che spesso non esistono disturbi 'puri' si parla di comorbilità con altri disturbi, magari provocati proprio dai farmaci. Allora diventa opportuno aggiungere altre sostanze. Ho notato spesso i pasticci che vengono fatti in questo modo. Con la scusa di trovare la giusta combinazione si procede per tentativi aggiungendo danno al danno. Spesso vengono completamente ignorate le sinergie note tra farmaci incompatibili. Inoltre si ignora quasi sistematicamente il danno dell'inevitabile effetto 'rimbalzo' dello scambio terapeutico, quando ad esempio si cambia classe di farmaco.

Dalle mie osservazioni, il danno risulta direttamente proporzionale al numero dei farmaci assunti. I pochi fortunati che riescono a stare meglio più a lungo, generalmente assumono un solo farmaco o una sola classe. Queste osservazioni, basate su situazioni reali, sembra che contrastino fortemente con la letteratura psichiatrica.
Un'altra ragione per cui vengono prescritte combinazioni di farmaci è che a fronte di uno stesso disturbo, ciascuno presenta una risposta chimica individuale al farmaco, che sarà sempre diversa da individuo a individuo.
Più semplicemente, penso che in definitiva le opzioni farmacologiche, rispetto alla casistica delle presunte malattie mentali siano relativamente poche. Il numero delle classi farmacologiche è abbastanza limitato, perciò diventa lecito considerare le appropriate combinazioni di classi rispetto a un determinato problema. Così come un abile musicista riesce a produrre una melodia diversa fra miriadi di melodie possibili con l'ausilio di sole 7 note, un abile medico riuscirà a trovare la corretta combinazione di molecole, tagliata su misura sulla pelle del paziente.
L'operare in tal modo diventa così una sfida appassionante e gratificante quando si vedono miglioramenti a breve termine. In caso contrario, si può essere completamente esenti da sensi di colpa in quanto i problemi si possono sempre ricondurre alla presunta malattia, non certo alla siffatta cura.

Nella realtà dei fatti purtroppo le cose vanno in ben altro modo. Lo dimostra la presenza nei gruppi di discussione della maggioranza di persone 'malate' che sono costrette a lottare continuamente con disturbi di varia natura. Lo si legge continuamente nei forum. Si osserva una interminabile sequenza di lamentele, persone in una spirale di sofferenza continua e atroce senza apparente via di uscita.
La cosa assurda è vedere come i pochi che riescono a stare meglio, magari sotto una terapia minima si prodigano ad incoraggiare altri, sottoposti a maldestri tentativi in multi-terapia con frasi del tipo “ non preoccuparti, vedrai che troveranno la giusta combinazione per te”.
Si certo, quando? Ci sono persone che per anni e anni non vedono alcun miglioramento.
Come qualcuno ogni tanto esce fuori dal coro, mettendo in dubbio l'efficacia delle cure, immediatamente viene ricondotto alla ragione con argomentazioni dello stesso tenore: “ devi fidarti del medico, lui sa come fare” oppure se un altro osa criticare una terapia viene subito zittito : “cosa vuoi saperne tu, non sei un medico” e via discorrendo.
Inoltre occorre considerare questo:
L' assunzione di molti farmaci allo stesso tempo è per definizione non basata sull'evidenza. Tutti i farmaci sono stati testati separatamente in studi solo a breve termine, e pochissimi sono stati testati in combinazione. Quindi, né il trattamento a lungo termine, né la poli-farmacia si basano sulla ricerca. I medici che prescrivono più farmaci allo stesso tempo, non stanno dando un trattamento basato sull'evidenza.
Il presupposto principale è l'assunto incontestabile che gli  'esperti della salute mentale' sanno esattamente cosa serve, e come si curano queste presunte malattie, mentre anche una persona non competente ma dotata di buon senso riesce a capire che più sostanze tossiche si immettono e più complicato diventa trovare un equilibrio decente.
Un amico 'virtuale', purtroppo scomparso prematuramente di propria mano, estremamente lucido e molto dotato nella scrittura, diceva dell'operato psichiatrico : “E' come sparare agli uccellini con un bazooka”. Non era tanto lontano dalla realtà.
Un'altra amica, che lo ha seguito poco dopo nell'insano gesto, era costretta ad una terapia assurda composta da farmaci complementari. Due antidepressivi e un neurolettico di prima generazione. Un bel colpo in basso e due in alto, poggio e buca fanno pianura. Prendi una cosa che ti butta giù insieme ad altre due che ti tirano su. La sua psichiatra sarà adesso sempre al suo posto e riuscirà a dormire sonni tranquilli, poiché il suicidio, purtroppo è previsto. E' da mettere in conto come conseguenza logica della malattia mentale. Ma difficilmente la sofferenza mentale estrema potrà essere considerata come una conseguenza logica di una terapia insensata.
Solo da poco tempo il suicidio è stato  inserito nei bugiardini tra gli effetti indesiderati di diversi farmaci, in particolare degli antidepressivi.

In conclusione, avanti così. Non importa se gli effetti collaterali si sommano, se si aggiungono gli effetti sinergici e di sospensione. Quello che conta è trovare la 'giusta e corretta combinazione' appropriata per il caso individuale. Non importa se nel frattempo il problema si complica, si ingrandisce a dismisura , tanto si può sempre dire che è la malattia che si aggrava.
Alla ricerca della mistura salvifica si può incappare pure nella combinazione letale. Peccato, abbiamo perso il paziente, questo è deplorevole. Eh, vedete quali conseguenze estreme può avere la malattia mentale?

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