venerdì 23 settembre 2011

La consapevolezza


Dobbiamo imparare ad osservarci a pensare a noi stessi in modo diverso. Dobbiamo allontanarci dalla visione egocentrica che abbiamo per spostare l'attenzione al di fuori di noi.
Purtroppo sappiamo bene che quando siamo in depressione è molto difficile che qualcosa al di fuori di noi ci catturi l'attenzione. Questo meccanismo in altre parole si traduce in 'distrazione' nel senso che quando siamo distratti da qualcosa di piacevole o che ci interessa, anche la depressione più nera viene 'momentaneamente' dimentica. La stessa cosa succede per esempio durante il sonno. A quanti di voi che l'avete sperimentata è capitato di soffermarsi sulla sensazione di benessere qualche attimo dopo un risveglio notturno? La depressione magicamente scompare.
Purtroppo si tratta generalmente di brevi attimi, ma la somma di tante piccole attenzioni può a lungo andare cambiare la nostra tendenza negativa.


La consapevolezza insegna a guardare dentro di noi con neutralità, senza giudicare: come osservatori esterni riusciamo a cogliere più aspetti del problema.

Fai affidamento sugli altri per sapere quando sei in stato depressivo o maniacale perché non presti attenzione a te stesso e pertanto non hai consapevolezza di questi sintomi?
Oppure magari eviti di proposito di riconoscerli nella speranza che essi si dissolvano...
Inveisci sugli altri quando provi rabbia perché senti di non avere controllo sulle tue emozioni, e reagisci prima ancora di capire cosa sta succedendo?
Ti sorprendi a pensare a quanto la vita sia orrenda, magari ricordando cose fatte in passato di cui ti penti o cose terribili che ti sono capitate?
Tutte queste cose succedono soprattutto perché trascorri molto tempo in uno stato di non consapevolezza delle tue emozioni, dei tuoi pensieri, delle tue sensazioni fisiche e dei tuoi comportamenti.



La mindfulness è stata definita come la capacità di prestare attenzione, nel momento presente e senza giudicare. Per dirla in un altro modo, la mindfulness consiste nel diventare intenzionalmente più consapevoli del momento presente e nel non giudicare qualunque cosa faccia parte di quel momento; nell'osservare il presente senza porvi delle etichette.

Se osserviamo le storie di recupero più significative, ovvero quelle di persone che riescono a mantenere per molto tempo uno stato non solo privo di crisi ma equilibrato e attivo di benessere psicofisico, vediamo che il fattore comune è seguire una pratica meditativa.
Il fine ultimo di queste pratiche è infatti il raggiungimento di una maggiore consapevolezza.
In ogni caso può essere necessario un aiuto di chi già è avanti con una tale pratica il quale ci possa 'guidare' più velocemente verso la meta anziché a fare tutto da soli.

Personalmente mi sono affidato alla religione Buddista, perchè condivido pienamente lo spirito del Sutra quando afferma che tutti indistintamente possiediamo la natura illuminata.
Non è comunque necessario diventare seguaci di una religione per praticare la consapevolezza.
Tuttavia per chi ha questo genere di problemi che interessano la mente, è estremamente difficile seguire correttamente una pratica di qualunque tipo, in quanto siamo minacciati dall'incostanza. Il tal caso abbiamo bisogno di incoraggiamento continuo da parte di altri a perseverare.

Credo che il mio lungo periodo di equilibrio sia in gran parte merito della pratica. Avere una maggiore consapevolezza durante le crisi mi ha protetto da un lato durante le fasi di mania e risollevato dall'altro da quelle depressive.
Seguire correttamente questa 'filosofia' ha comportato un ribaltamento dei mie valori, unito alla consapevolezza di essere l'unico responsabile di me stesso e di influenzare l'ambiente che mi circonda.
Noi abbiamo un karma o meglio una tendenza karmica da cambiare.
Normalmente tutto ciò che fa parte del nostro carattere sono tendenze innate (Karma, DNA) e tendenze acquisite dopo la nascita. Cambiare una tendenza è possibile sono quando riusciamo a prestare attenzione alle sue cause. Spesso questo compito è estremamente difficile.
Per fare un esempio, pensiamo ad una persona che tende a vedere tutto negativo. Egli manifesta questo disagio con l'ossessione della paura di fallire, di ammalarsi, di morire.
Potrà impegnarsi quanto vuole a riconoscere che la sua sofferenza ha origine da tali pensieri ma finché non si sarà liberato dalla paura, sarà incapace di pensare in modo diverso, più positivo.
Il Buddismo è nato per liberare le persone dalle 4 sofferenze di : nascita, vecchiaia, malattia e morte. L'essenza della paura è quella della morte, questo indica la via maestra da perseguire.
Non si tratta solo di accettare l'impermanenza di tutte le cose, ma piuttosto di capire il significato evolutivo della nostra esistenza.

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