Questo blog non è rivolto a chi difetta di spirito di ricerca, a chi pende dalle labbra dei medici e subisce acriticamente tutto ciò che gli viene imposto.
A chi, incurante
del rispetto del proprio corpo, crede di essere una macchina da
spingere sempre al massimo delle possibilità per sentirsi vivo.
A chi persevera
nei propri errori, blocchi e abitudini radicate con la scusa di
crederle immutabili.
A chi difetta
dell'umiltà e del desiderio di autodeterminazione, di
consapevolezza.
A chi crede alle
soluzioni 'facili' che non richiedono alcuno sforzo tranne quello di
ricordarsi di prendere costantemente le proprie pillole.
A chi è
profondamente convinto di avere una malattia cronica, piuttosto che
una possibile condizione umana temporanea di disagio.
A chi per niente al
mondo rinuncerebbe ai propri vizi deleteri.
A chi è convinto
di essere sbagliato, di non contare più nulla, ovvero niente di ciò
che fa, che pensia , che sente è uguale agli altri
'normali'.
NOTA
La mia posizione
avversa sui farmaci in generale ed in particolare verso quelli
psicoattivi non nasce da una posizione ideologica, antipsichiatrica o
altro. Nasce dalla semplice constatazione della loro tossicità.
Credo sia molto ambiguo l'atteggiamento dei medici psichiatri quando
condannando l'uso delle droghe di strada ed evidenziando la
comorbilità nei disturbi mentali, propongono altre droghe legalizzate.
Una droga di abuso
per definizione è una sostanza psicotropa, tossica per l'organismo
che può creare dipendenza, esattamente come gli psicofarmaci.
Ripararsi nel
concetto del 'male minore' è un atteggiamento ipocrita: squalificare
a vita le persone intossicandogli la mente e il corpo non è il male
minore, è una delle cose peggiori che un essere umano può fare ai
suoi simili.
Qualcuno potrebbe
obbiettare che la medicina è utile in casi gravi, un salvavita.
Molti affermano di essere rinati dopo l'introduzione della terapia,
di avere ottenuto quella stabilità che desideravano, anche se con
effetti collaterali comunque sopportabili.
Purtroppo nessuno
di loro ha fatto i conti con il lungo periodo. Forse non hanno mai
conosciuto psichiatrizzati di lunga data, valutato i loro problemi
fisici e psichici.
Questa 'rinascita'
si dimostra illusoria nella maggioranza dei casi, la sua durata può
variare da pochi mesi a qualche anno o più in casi particolari.
I casi particolari
che ho osservato possono essere comunque interpretati a livello
olistico, ovvero in realtà più che il farmaco è stato determinante
il cambiamento dello stile di vita, l'attenzione verso le sostanze di
abuso e l'alimentazione. Inoltre si tratta quasi esclusivamente di
persone in monoterapia, ovvero sembra che il numero dei problemi
sia direttamente collegato al numero di farmaci assunti, ai loro
effetti sinergici e collaterali.
Detto questo,
ritengo importante lasciare libertà di scelta. Chi desidera
intossicarsi per guarire da un malessere dovrebbe essere libero di
farlo, conoscendo i rischi a cui va incontro. Ma non esiste una
valida ragione per costringere gli altri a fare questa scelta; gli
psicofarmaci vengono sempre più spesso imposti anche contro la
propria volontà, esiste una pressione e una cultura medica che
opprime chiunque abbia a che fare con problemi mentali e non solo.
Nessuno si chiede come mai la malattia mentale è in aumento
nonostante le medicine. Eppure la buona medicina dovrebbe per
definizione debellare la malattia come probabilmente ha fatto con la
peste il colera, il vaiolo e altre malattie una volta incurabili.
Un altro luogo
comune è sentire da questi presunti luminari, parole colme di
presunzione tipo: “La malattia mentale semplicemente una volta non
veniva riconosciuta ma era egualmente diffusa. “
Certo, una volta ci
si arrangiava con altri rimedi per affrontare un disagio, ma questo
generalmente non diventava cronico. Si pensi all' 80 % dei casi di
remissione rispetto al 10% scarso di oggi nella depressione.
Inoltre la
civiltà moderna, lo stress, la lotta per il sostentamento è
alienante e concorre a peggiorare la situazione, ma dovrebbere essere vista
non come la causa primaria del disagio psichico, bensì un fattore
importante in più nel ventaglio delle possibilità.
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