mercoledì 8 marzo 2017

Sopravvivere e prosperare dopo una diagnosi di schizofrenia

Ecco un'altra storia di recupero molto bella. Per quanto possibile, cerco di scegliere storie di cui si possa documentare, più che  un buon 'lieto fine' un recupero davvero duraturo. Evito per quanto possibile ad esempio storie con un epilogo  troppo recente.
Ma al di la di questo, queste storie hanno in comune la grande e meravigliosa sensazione di benessere dopo un miglioramento costante da una condizione non ulteriormente sostenibile. Si potrebbe obbiettare che queste storie  in realtà si basano su diagnosi errate, e che queste persone avrebbero recuperato comunque, ma una cosa sembra evidente: continuando il loro trattamento la loro situazione sarebbe senza ombra di dubbio peggiorata sempre di più. 
Come ho avuto modo di dire altre volte, recupero non significa semplicemente assenza di sintomi della 'malattia', quello si ottiene anche con le droghe psichiatriche, il vero recupero comporta il riappropriarsi di tutte le peculiari funzionalità in modo da ottenere una vita attiva, essere in grado come diceva il compianto Abram Hoffer, di pagare le tasse per reddito da lavoro. Mentre al contrario, normalmente chi ha una diagnosi di questo tipo ha davanti a sè una vita grama di basso profilo,  senza nessuna speranza di miglioramento. 
Queste storie invece sono capaci a mio avviso di dare quella speranza anche a quelli che si considerano oramai perduti per sempre, intrappolati in un sistema di diagnosi e trattamento che non fa altro che perpetrare e aggravare le loro condizioni.     



Sopravvivere e prosperare dopo una diagnosi di schizofrenia
Di Margaret Fong
22 gen 2017

La mia vita sembra essere divisa in 'prima' e 'dopo' il punto più cruciale:  un giorno di tarda primavera nel 1994, quando uno psichiatra mi spiegò che, come schizofrenica, probabilmente avrei dovuto assumere farmaci e stare sotto la cura di uno psichiatra per il resto della mia vita.

Ero sotto shock. Pensavo che gli schizofrenici fossero alcolisti o tossicodipendenti o persone senza fissa dimora. Non qualcuno che lavora come analista nel settore petrolifero e del gas. Non io: onorata studentessa  per la maggior parte della mia vita, e vincitrice di un premio per il miglior rendimento scolastico,  laureata in Finanza presso l'Università di Calgary nel 1980. Non ho mai preso droghe ricreative e raramente ho bevuto alcol. Ero fondamentalmente una figlia di immigrati che si sforzava di ottenere risultati oltre le aspettative.

Eppure non potevo negare di avere perso il contatto con la realtà nel corso dell'ultimo anno di scuola e l'anno precedente. Alle prese con un matrimonio in crisi ed eventuale divorzio,  avevo cercato aiuto nella psicoterapia per oltre sei anni, lottando con la mia ansia e le incessanti crisi di pianto. Ho fatto appuntamenti di consulenza privati, sessioni di terapia di gruppo e un ritiro di terapia di gruppo in alloggio residenziale. Gli psicoterapeuti mi hanno etichettata  "co-dipendente," e anche se non ho avuto problemi di alcol o di droga, hanno ossessivamente cercato di etichettarmi come avente problemi di dipendenza. Sono cresciuta sempre più frustrata con la mia resistenza ad ammettere di essere stata abusata da piccola e che il trattamento che ho ricevuto nella mia famiglia di origine fosse la fonte di tutti i miei problemi.

Nonostante i diversi antidepressivi che il mio medico mi aveva prescritto stavo sempre peggio. Infine caddi in uno stato psicotico che durò abbastanza a lungo e di tale gravità da venire diagnosticata come schizofrenica. Nel luglio dell'anno precedente avevo la consapevolezza di essere guardata. Mi convinsi subito che il mio telefono era sotto  controllo. Lo dissi a mio fratello, e il suo consiglio fu di andare a parlare con il mio psicoterapeuta. Lo accontentai. Nonostante la mia crescente ossessione per considerarlo responsabile del monitoraggio delle conversazioni sul mio cellulare, lo psicoterapeuta mi fece parlare dei dettagli della mia infanzia e di come ero  relazionata  con i miei genitori e fratelli.

Il mio comportamento diventò ancora più bizzarro. Iniziai a seguire gli uomini nel cuore della città perché credevo mi stessero spiando, iniziai a visitare gli uffici legali per vedere se avrei riconosciuto qualche cospiratore. Incominciai a dubitare delle persone vicine che viaggiavano sullo stesso bus per andare al  lavoro che potrebbero essere coinvolti. Quando condividevo le mie preoccupazioni con gli amici e la famiglia, la loro solita risposta allarmata era: "Vai ancora a farti visitare da quella bella signora?" Tuttavia, la psicoterapeuta non era interessata nei miei pensieri distorti, voleva solo portare  portare la discussione sulla mia infanzia.

Le cose raggiunsero un punto critico  quando invitai più di una mezza dozzina di manager della mai ditta (una grande compagnia petrolifera e del gas) ad un incontro privato in un bar locale perché sospettavo che vi fosse  una cospirazione per far cadere l'azienda. Anche se ero in uno stato di psicosi, apparsi convincente e coerente. tanto che i manager invitarono altri responsabili a questo incontro.

Tuttavia, mia sorella decise che la famiglia aveva bisogno di un secondo parere e organizzò un incontro con uno psicologo, che per caso era anche il direttore della gestione delle crisi di un ospedale di Calgary. Lui, a sua volta, scelse uno psichiatra per verificare la sua analisi e mi dette da assumere antipsicotici. Questo richiese un po' di tempo e pertanto fui posta in congedo medico dal lavoro e non mi fu permesso di tornare al lavoro dopo il mio ritorno. In qualche modo, attraverso la stordimento degli antipsicotici (Orap e poi Risperdal), riuscii a trovare una posizione a contratto e quindi un nuovo lavoro permanente. Lo psichiatra mise in dubbio la diagnosi originale e decise che forse ero solo incline a episodi psicotici sotto stress.

Lo psicologo non fu d'accordo per via della durata della mia psicosi, e mantenne la diagnosi iniziale di schizofrenia. Ero disperata perché volevo cercare di smettere i farmaci. Stavano consumando ogni fonte di forza di volontà necessaria per lavorare e per vivere. Ero una tale zombie che mi toccava bere grandi quantità di caffè per stare in piedi tutto il giorno, e poi non riuscivo a dormire la notte a causa della caffeina. A quel punto ero sotto la cura del mio medico regolare e decidemmo di seguire la raccomandazione dello psichiatra di provare a stare senza farmaci  dopo un periodo di graduale riduzione.

Subito dopo la sospensione del farmaco,  entrai in un negozio di alimenti biologici per avere un aiuto per gli effetti di astinenza. Il mio aspetto fisico era dimagrito in modo sostanziale, il bianco degli occhi era diventato giallo ed ebbi il peggior caso di acne della mia vita. Il commesso tirò giù una mezza dozzina di scatole di pillole dallo scaffale e non sapevo quale acquistare. Decise allora  di mandarmi dal suo medico olistico, un erborista, che mi consigliò di scoprire quale fosse la causa principale del problema, e non di concentrarmi sui sintomi evidenti che mostravo sul mio viso.

Non dissi all'erborista che avevo appena smesso gli antipsicotici o che ero schizofrenica. Gli dissi però che volevo  stare meglio. Entro sei mesi mi sentivo meglio di quanto ero mai stata in sei anni di psicoterapia e antidepressivi. Un giorno mi sono  svegliata e mi sono resa conto che le crisi di pianto apparentemente senza fine erano terminate. Per la prima volta da quando avevo iniziato a cercare  aiuto, ho sentito che avevo davvero trovato sollievo nel trattare le mie emozioni dolorose.

Il mio erborista elaborò un piano di recupero individualizzato in base a vari indicatori fisici che avrebbe ricontrollato  ad ogni visita. In principio, si concentrò sul disintossicare il fegato e migliorare la mia qualità del sonno, la mia digestione e la salute del mio sistema di eliminazione. Può apparire come un modo indiretto e tortuoso di guarire la malattia mentale, ma la nebbia nel mio cervello si diradò. O forse era dovuto alla mancanza di farmaci che non potevano più impedire il mio recupero? 
Non sono sicura, ma sono riuscita a tenermi il mio lavoro di analista di petrolio e di gas mentre lentamente e sicuramente rafforzavo la mia salute fisica a livello sottile.

Anche se non avevo più alcun segno esteriore di psicosi, dovevo ora affrontare il fatto che ero stata diagnosticata schizofrenica; la cosa che ha dimostrato essere più difficile da recuperare. Ero così solitaria e pieno di vergogna. Ogni volta che leggevo un articolo di giornale su un assassino di massa considerato schizofrenico,  potevo scoppiare in lacrime chiedendomi se sarei potuta mai diventare così pericolosa. Anche se ho sentito che avevo fatto enormi miglioramenti con il mio erborista e priva di antipsicotici, mi sentivo ancora come un essere umano danneggiato, come se ci fosse qualcosa di sbagliato in me.

Pensavo di aver raggiunto un equilibrio con l'erborista, intervallata a lavorare con un agopuntore, ripulendo i blocchi energetici per un tempo prolungato. Ho anche sperimentato  la terapia di massaggio, Qi Gong, e un medico omeopatico. Tutto questo ha avuto un effetto positivo e sembrava meno costoso rispetto ai tradizionali trattamenti per la malattia mentale che avevo provato. Sono arrivata ad apprezzare veramente e rispettare la saggezza che tutti questi guaritori olistici possedevano per quanto riguarda gli effetti dello stress e delle emozioni sul corpo. Tutti avevano il loro modo di aiutare i processi di guarigione naturali del corpo di guarire se stesso. Con il loro calore, l'immediatezza e la praticità hanno anche fatto appello alla mia personalità. Tuttavia, ero ancora ossessionata dalla diagnosi di schizofrenia.

Nel 2003 lasciai il mio lavoro  per giocare in borsa - una cosa che non consiglierei a chiunque. Tuttavia, mi ha dato l'opportunità di concentrarmi sulla meditazione. Quando iniziai una seria pratica di meditazione con sessioni di gruppo quasi quotidianamente con il mio maestro, finalmente sentii di guarire dal trauma di essere diagnosticata schizofrenica. Smisi di vedere tutti gli altri operatori olistici. La meditazione è qualcosa che potevo fare da sola per aiutare me stessa tanto quanto avrei voluto, senza il costo aggiunto di uno specialista esterno. Ho amato la sensazione di controllo.

I benefici della meditazione sono così sottili che ci sono state molte volte che ho messo in discussione perché passavo così tanto tempo a farla. Tuttavia, negli anni successivi ho continuato a notare che il Natale stava diventando un periodo più felice, più calmo e più pacifico. Nel corso degli anni mi sono meravigliata di quanto me la cavassi meglio in situazioni avverse rispetto al passato. Prima della diagnosi, avevo trovato così difficile cambiare la mia personalità attraverso la lettura di libri di auto-aiuto, frequentando corsi di auto-sviluppo e  parteciparee a sedute di psicoterapia, ed ora tutto era diventato naturale con la meditazione.

Sono rimasta sconvolta e impreparata di quanta incredulità, opposizione, e gelosia  ho incontrato con la mia storia di recupero. Ho ingenuamente pensato che tutti sarebbero stati felici per me di sapere che avevo recuperato senza farmaci. Tuttavia, non solo avevo lo stigma di una diagnosi di schizofrenia, ma anche quello  supplementare di non prendere farmaci. Ci è stato insegnato dalle case farmaceutiche che qualsiasi  schizofrenico senza farmaci è pericoloso. Beh, credo che qualsiasi schizofrenico sul farmaco è una bomba ambulante, perché ogni volta che possono smettere di prendere le loro medicine - in segreto, per disperazione -  tutte quelle emozioni e pensieri repressi sarebbero  esplosi in una rabbia incontrollabile con tempismo imprevedibile. Io non sono un medico, ma il rilascio di emozioni profondamente sepolte è stato un obiettivo comune da realizzare con i miei guaritori olistici.

Ho sempre voluto rendere pubblica la mia storia da quando ho iniziato a ricevere aiuto in modo così drammatico per via olistica, ma mi sono sempre tirata indietro. Non è stato fino a quando sono salita su un aereo a Boston per incontrare altri sopravvissuti psichiatrici presso il Mad in America Film Festival nel 2014, dove  ho trovato la comunità e il forum. Dopo il mio ritorno, ho chiesto l'aiuto di un guaritore olistico, qualcuno che aveva fatto l'apprendistato con il mio erborista originale, per aiutarmi a raccogliere il coraggio di cui avevo bisogno. La pubblicazione di questa storia pone fine alla vergogna e il segreto di quella parte della mia vita.

Sì, nel corso degli anni, ho sofferto un sacco di dolore emotivo, ma sono cresciuta in compassione e saggezza. Sono più fiduciosa, più felice e ho più amici di quanto avessi mai pensato che si possa immaginare. C'è una forza interiore in me che non ho mai avuto quando ero più giovane, e la ciliegina sulla torta è che sto godendo di una relazione con un uomo molto piacevole da oltre un anno.

Quando prendevo antipsicotici, mi sentivo scollegata, emotivamente stordita e travolta rispetto a quando ero in uno stato psicotico. In un certo senso, li ho lasciati con facilità come se non li avessi presi  per molto tempo. Si sente di persone che soffrono problemi di astinenza prolungata che realmente guadagnano la nostra compassione, o quelli con cervello permanentemente danneggiato dal prolungato consumo di droghe psichiatriche e ECT, che non si rendono nemmeno conto del danno. Anche loro sono fortunati rispetto a quelle povere anime che hanno commesso violenza verso se stessi o gli altri. Non a causa della loro storia di malattia mentale, ma a causa della loro storia di uso di droghe psichiatriche.

Fonte: madinamerica.com

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