Che cosa significa 'recupero'? Secondo l'istituzione psichiatrica, se una persona è conforme, accetta la diagnosi e soprattutto accetta di essere un consumatore a vita di farmaci tossici e nonostante questi fatti che già tolgono mediamente 25 anni di vita, riesce a mantenere un lavoro, ammesso che ce l'abbia, si dice recuperato.
La premessa è quella di avere un cervello disfunzionale in modo permanente a causa di una malattia cronica.
Gli psichiatri hanno spesso completamente frainteso cosa significa in reltà il termine recupero. La loro idea si basa sulla soppressione (dei sintomi) che porta all'oppressione. Oppressione formata dallo stigma incessante e dalla sensazione di essere inferiore agli altri, da dover dipendere per tutta la vita da sostanze che nel migliore dei casi causano apatia e indifferenza verso la vita, nel bene e nel male.
Questa secondo me non è una conquista in salute nè la sconfitta di un disagio. La mera soppressione dei sintomi, quando funziona, impedisce a chi sperimenta gli stati estremi di fare esperienza di comprensione, di riuscire a dare un significato e uno scopo a questi accadimenti , riuscire a passarci attraverso senza vernirne travolti e annientati. Purtroppo è molto difficile realizzare una cosa del genere perchè la società e l'istituzione psichiatrica non ti permettono di smaltire in santa pace la tua crisi, magari in un ambiente tranquillo e protetto senza bisogno di venire stuprati da gravi insulti chimici contro la propria volontà.
L'esperienza del TSO è stata per molti (me compreso) infinitamente umiliante e devastante, molto più devastante della supposta malattia trattata a colpi di veleni chimici.
Tuttavia bisogna dire che per molti il lavaggio del cervello degli psichiatri ha funzionato bene e con notevole successo, tale che indubbiamente la maggior parte dei 'pazienti' psichiatrici non osa mettere in dubbio le argomentazioni molto convincenti dei loro 'carnefici', e accettano anche di buon grado di dover dipendere a vita dalle loro sostanze chimiche tossiche, considerando questo come il male minore rispetto al terribile impatto devastante della propria 'malattia'.
In effetti molti hanno provato sulla loro pelle cosa significa abbandonare i farmaci: la temuta malattia ritorna prepotentemente fuori senza possibilità di appello. Anche se non immaginano che questi farmaci hanno proprio questa caratteristica quando sono dismessi improvvisamente, vengono comunque convinti dai loro medici e da tutti che è sempre la presunta malattia che ritorna. Come ampiamente discusso in passato viene nascosta una verità troppo scomoda: gli stessi farmaci che dovrebbero 'guarire' o stabilizzare servono a mantenere e cronicizzare la presunta malattia mentale. Questo è un quesito che il famoso giornalista investigativo Robert Whitaker si è posto nel suo libro scioccante "Anatomia di un epidemia" e quello che ha trovato sta risultando assai scomodo all'intera istituzione psichiatrica americana.
Parallelamente alle miriadi di utenti psichiatrici loro malgrado, che lottano contro il progressivo peggioramento iatrogeno dei loro sintomi, ovvero nuovi sintomi provocati da farmaci e nuovi farmaci per far fronte a questi ultimi, vi sono centinaia, forse migliaia di persone che hanno cominciato a risvegliarsi e a coalizzarsi almeno virtualmente per cercare di aiutarsi a vicenda. Persone che hanno capito quanto sia assurda la strada della tossiemia in una valanga di prescrizioni senza fine che provano da soli o con l'aiuto di medici compassionevoli quando si è più fortunati, a scalare con tutte le cautele del caso i propri farmaci psichiatrici, fino ad ottenere un progressivo recupero anche se raramente completo, dato il danno inflitto dalle cure tradizionali il quale può essere permanente.
Per chi come me ha avuto la fortuna di stare sui farmaci relativamente per poco tempo e avere sperimentato poche classi di farmaci il recupero completo è possibile (a parte i traumi conseguenti ai TSO) a patto di avere la pazienza di aspettare anche anni per lo smaltimento completo delle tossine introdotte con la forza nei ricoveri e anche a patto naturalmente di cercare di non cascare più nella trappola iatrogena né in quella serie di concause che sono capaci di produrre una crisi. E come ho già scritto in precedenza, recupero non significa necessariamente scongiurare per sempre delle future crisi, piuttosto imparare sempre meglio a prevenirle e non permettere di venirne travolti se dovessero insorgere di nuovo.
Il recupero implica un punto di svolta conseguente a un 'guasto' una volta che si sono comprese le dinamiche che portano alla crisi. Se il processo ha un suo sbocco naturale vi sarà un guadagno complessivo in consapevolezza. Se altrimenti il processo viene soffocato (bloccarlo completamente non è possibile) non vi sarà comprensione di nulla e rimarrà solo il trauma. Non vi sarà nessuna conoscenza aggiuntiva utile per prevenire future crisi.
Ecco le parole di una 'pentita' ora sopravvissuta psichiatrica:
Quando ero adolescente, ho abbracciato la diagnosi datami da uno psichiatra perché ero alla disperata ricerca di una risposta al dolore emotivo ed esistenziale che avevo sperimentato per diversi anni. Inizialmente, la diagnosi mi ha dato sollievo. Ma il sollievo è stato di breve durata, perché nell'interiorizzare la diagnosi, ho smesso di pensare alle mie emozioni come parte dello spettro dell'esperienza umana, cominciando a vederle come "sintomi" di una "malattia".
Tale diagnosi psichiatrica mi ha spogliato di un autentico senso di sé e di una connessione con quelli intorno a me, perché la mia "condizione" mi ha reso diversa. Solo lasciando la diagnosi psichiatrica e il trattamento ho trovato un percorso attraverso le mie lotte emotive verso l'altro lato, dove ho potuto accettarmi come io ero, ed essere di nuovo pienamente umana.
Tale è il potere della diagnosi: tutto può essere ricondotto all'etichetta specifica, qualunque manifestazione della propria personalità è oggetto di auto-analisi e se devìa anche leggermente da uno standard immaginario di normalità ecco incolpare subito la sottostante malattia mentale. Oggi sono infelice? E' colpa del disturbo. Ho litigato col mio compagno/a ? Colpa della malattia, e così via.
Recupero significa anche eliminare questa dipendenza psicologica, accettare che l'esperienza umana possa abbracciare un ampio range di possibili stati di umore e di consapevolezza, perfino di coscienza anzichè chiudersi dentro una diagnosi che di per sè non dice assolutamente nulla, fino ad arrivare ad accettarsi di nuovo per quello che siamo, ovvero semplicemente umani, con tutti i pregi e i difetti propri della razza umana.
Il recupero è più una trasformazione piuttosto che un ripristino delle condizioni precedenti la crisi. Una trasformazione in meglio, ovvero diventare una persona migliore, più forte e con maggiore comprensione rispetto a quello che si era prima. Le famiglie che hanno affrontato un problema di salute mentale ed hanno avuto successo nel recupero possono diventare più resistenti, coraggiose , più sane di quelle famiglie che non hanno affrontato simili problemi.
"Il vostro compito non è quello di diventare 'normali'. Il compito è quello di intraprendere il vostro cammino di recupero e diventare ciò che si è chiamati ad essere. "
8 PUNTI IMPORTANTI SUL RECUPERO (di Ron Coleman)
1. Il recupero di ogni persona è diverso.
2. Il recupero richiede che altre persone ci credano e stiano dalla parte delle persona. Altre persone / opportunità svolgono un ruolo importante per consentire alla persona di fare questo cammino di recupero.
3. Il recupero non significa guarigione. Ciò non significa completa scomparsa di difficoltà.
4. Il recupero può avvenire senza un aiuto professionale.
Gli utenti del servizio sono la chiave per il recupero.
5. Il recupero è un processo continuo. Durante il viaggio di recupero ci saranno la crescita e battute d'arresto, tempi di cambiamento e dei tempi in cui poco cambia.
6. Recuperare dagli effetti del disagio mentale (stigma, disoccupazione, condizioni abitative, perdita di diritti, ecc), a volte può essere più difficile che recuperare dal disagio stesso e dalla confusione.
7. Le persone che hanno o si stanno riprendendo da confusione e malessere acquisiscono preziose conoscenze sul recupero e possono aiutare gli altri che a loro volta sono in recupero.
8. Una visione di recupero non richiede una particolare visione di problemi di salute mentale.
Questi sono invece un elenco di 6 fattori di particolare importanza sul recupero che sono emersi in una ricerca fatta da Paris Williams:
(1) Ricercare un senso nella vita.
Che significa essenzialmente coltivare una o più occupazioni che consentono di incanalare la passione e l'energia in modo divertente e significativo.
(2) Collegamento con la propria vitalità.
Che significa essenzialmente il collegamento con i propri sentimenti e bisogni, che comprende lo sviluppo di un maggiore controllo interno.
(3) Trovare la speranza.
La speranza che il recupero vero e proprio è possibile
(4) Arrivare ad una comprensione più positiva della propria esperienza. Nel senso di sviluppare una comprensione alternativa delle esperienze anomale che da più speranza rispetto alla teoria prevalente di avere una malattia degenerativa nel cervello. Ad ognuno di noi è stato fortemente inculcato il concetto di malattia del cervello e per uscire dal sistema tradizionale di salute mentale è stato fondamentale liberare se stessi da questa teoria molto dannosa e priva di fondamento.
(5) Relazioni sane vs insalubre. Significa coltivare relazioni sane con le persone che hanno creduto in noi e prendere le distanze sia da relazioni malsane o fare il duro lavoro di trasformarle. Ciò include stare lontano dal personale che può avere potere su di noi come gli psichiatri e gli operatori sanitari.
(6) E infine, il fattore che tutti i partecipanti hanno trovato come un ostacolo nel loro recupero è stato ... avete indovinato ... il danno del sistema psichiatrico (compreso l'uso di antipsicotici e l'inculcare pesantemente la teoria della malattia del cervello)
Ottime considerazioni.
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