mercoledì 3 aprile 2013

Io non credo nella malattia mentale, e voi?



Nel novembre 2000, ansioso, davanti a 450 professionisti della salute mentale, amministratori, colleghi e accademici dissi: "Ciao, sono Michael Cornwall e non credo nella malattia mentale!".
Sono stato il primo oratore in una tavola rotonda plenaria a una grande conferenza tenutasi a San Francisco. Io non credo nella malattia mentale, né allora né quando ero nella mia follia 46 anni fa, o negli ultimi 30 anni al servizio dei cittadini sempre sulla follia. Jay Mahler era l'unica persona che è venuta da me a ringraziarmi per avere detto che io non credo nella malattia mentale. Moltissime persone mi hanno considerato come se fossi radioattivo quel giorno.

Mi accingo a scrivere questo blog perché ho appena letto un articolo di Marianne Farkas pubblicato dal Centro per la Riabilitazione Psichiatrica presso la Boston University dal titolo "La visione del recupero oggi: cosa è e cosa significa per i servizi". Lei si riferisce a persone che hanno bisogno di tali servizi in quanto "gravi malati mentali". L'articolo è stato scritto nel 2007, ma è ancora consigliato dai leader presso il Centro per la sua approfondita analisi del movimento di recupero, in base alla visione che le persone hanno di gravi malattie mentali.

Quello in cui crediamo motiva gran parte di ciò che facciamo con le nostre vite. Poiché io non credo nella malattia mentale, ho trascorso la mia vita fin da quando ero un giovane che ha attraversato la follia senza farmaci o trattamenti chiedendomi: "Se la follia non è quello che la bio-psichiatria dice che è, allora cos'é?" Sono arrivato a questa conclusione in base alla mia esperienza personale, esperienza di terapeuta di lavoro e di studio come ricercatore a livello di dottorato. Ho condiviso questo pensiero nei miei blog precedenti.

Se avessi creduto che la follia fosse una malattia genetica basata su un disordine del cervello, potevo diventare un bio-psichiatra oppure accettare l'assunzione di farmaci per la mia follia.

Poiché la malattia mentale è il modo con cui la bio-psichiatria si riferisce alla follia con ogni formulazione diagnostica nel loro DSM, non dico mai alle persone che vedo, che hanno una malattia mentale. Io non li vedo attraverso quella lente del DSM.
Io li vedo come mi vedo io, una persona che può avere varie esperienze di umana sofferenza emotiva che a volte prende la forma di follia.

Recentemente sono stato criticato da un leader nazionale di recupero tra pari, nel descrivere me stesso e gli altri come in grado di provare sofferenza emotiva umana. Lui ha detto che sofferenza è la parola sbagliata - disagio è più appropriata. Io non lo credo, perché non riflette la mia esperienza personale o come vorrei descrivere il dolore altrui, quando si è in preda al terrore, disperazione o follia. Distress (disagio) è una forma lieve di sofferenza nella mia comprensione; un tipo di indigestione che forse un paio di Tums allevierebbero. Ma questo sono solo io, quello in cui credo.

La nostra cultura e il mondo è pieno di convinzioni - politiche, religiose, ecc. In una riunione ho sentito qualcuno pubblicamente chiamare un leader nazionale del movimento di recupero tra pari un nazista, perché quel leader aveva detto che il pieno recupero è possibile. La persona che lo ha chiamato un nazista temeva che se la gente gli avesse creduto, e di conseguenza non avessero più preso farmaci, ci sarebbe stato un olocausto di morti che sarebbero tutti sulle sue mani. Ho sentito pure colleghi chiamare nazisti i bio-psichiatri.



Fino a che punto possiamo andare avanti nel rispetto e opposizione a sistemi di credenze molto diversi gli uni degli altri, prima di cadere in una etichetta e vedere l'altro come il male?


Immagino che alcune persone credevano che Bob Whitaker avesse varcato la linea quando scrisse il suo blog, "La macchia della Eugenetica NIMH, ricerca finanziata". Secondo le mie convinzioni non credo che abbia tagliato il traguardo.

Credo che alcune pratiche, come ad esempio i farmaci forzati, la reclusione in vincoli, ECT (1) per i bambini e i ragazzi, ECT forzato per gli adulti, psicofarmaci ai bambini, sono tutte violazioni dei diritti umani. Pensate che ho attraversato la linea di confine dicendo così?
C'è un terreno comune che ci può sostenere anche con le nostre credenze polarizzate? Quel pezzo di terreno comune varia in dimensione. A volte non esiste.

Non credo nella malattia mentale. Credo che siamo anime sovrane che non dovrebbero essere imprigionate, ricevere trattamenti forzati o gli eventuali trattamenti offerti che ci fanno male quando la sofferenza umana, la sofferenza emotiva e la follia convivono insieme. Credo che dovremmo dare rispetto, amore e compassione.
E voi che cosa credete?

Pubblicato il 19 marzo 2012 da Michael Cornwall, Ph.D.



NOTE

(1) ECT  =  Electro Convulsive Therapy   =  Elettroshock

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