venerdì 7 novembre 2014

Miti sull'antipsichiatria

Dopo i miti sulla psichiatria (vedi luoghi comuni in psichiatria) è il turno dei miti sull'antipsichiatria. Ovvero quello che la gente comune è portata a credere sugli antipsichiatri, con le principali critiche verso le convinzioni di queste persone. Sono critiche fatte dagli esponenti della psichiatria e da quei simpatizzanti pro-biopsichiatria a cui appartengono gli 'utenti' psichiatrici soddisfatti. 

Io ho dato delle risposte a questi 'miti' per sfatarli secondo il mio personale pensiero ma sentitevi liberi di replicare a modo vostro. 



Mito:  I teorici dell'antipsichiatria negano o minimizzano l'enormità del disagio personale / emotivo in cui le persone possono sprofondare.

Risposta:  Non mi risulta che gli antipsichiatri neghino le sofferenze o i disagi che spesso fanno parte delle esperienze estreme della mente umana. Piuttosto negano che simili condizioni siano da considerare una malattia e che di conseguenza vadano trattate come condizioni mediche tramite sostanze psicotrope chiamate psicofarmaci. Vi è una netta distinzione tra una condizione di malattia reale e la mancanza di conformità nel pensiero e nel comportamento secondo me.

Mito:  Gli attivisti dell'antipsichiatria  non hanno alcun interesse che le persone ricevano l'aiuto di cui hanno bisogno.

Risposta:  Credo che la maggior parte degli attivisti antipsichiatrici sia disposto a voler aiutare le persone in questo genere di difficoltà. La differenza sta nel tipo di aiuto offerto, sicuramente secondo loro non è dell'aiuto psichiatrico che le persone in difficoltà hanno bisogno, specialmente quello imposto con la forza. La persona dovrebbe almeno avere la possibilità  di scegliere il tipo di aiuto desiderato. E come ho già scritto in precedenza, spesso anche nessun intervento può essere  sempre meglio del trattamento psichiatrico. 

Mito:  Gli attivisti antipsichiatrici sono anti-farmaco.

Risposta:  Più esattamente dovrebbo essere pro-scelta. Non vi è alcuna ragione per impedire a chiunque di scegliere come curarsi, anche con i farmaci psichiatrici se lo desiderano, così come con sostanze più o meno lecite se tale scelta è pienamente consapevole, informata di tutti i possibili rischi e consensuale. Poi, l'essere anti-farmaco o in generale anti-droga (come me) è una scelta personale che esula dall'antipsichitria. Da oltre 4 anni ho scelto consapevolmente di non assumere alcun farmaco, nemmeno un antidolorifico o un anti-infiammatorio o una banale aspirina per il mal di testa. Sono esclusi i medicinali salvavita qualora ve ne fosse bisogno e quelli a cui purtroppo non posso sottrarmi perché imposti con la forza in caso di TSO.

Mito:  I teorici dell'antipsichiatria si oppongono ai servizi professionali.

Risposta:  Non mi risulta che se qualcuno si oppone ai servizi psichiatrici nella fattispecie trattamento coatto, medicalizzazione, diagnosi e stigma perpetuo, si debba opporre a tutti i servizi professionali di altro tipo. 

Mito:  Se io sono critico della psichiatria, allora io sono antipsichiatra.

Risposta:  Io critico molto la psichiatria però nonostante ciò non mi ritengo anti-qualcosa. Certo tendenzialmente sono anti-violenza ma preferisco dire non-violento quindi non-psichiatria. Negare l'utilità della psichiatria non significa necessariamente opporvisi. Tuttavia ci sono degli aspetti della psichiatria a cui mi oppongo con forza e sono quelli coercitivi e distruttivi delle persone e della loro dignità. 

Mito:  Gli antipsichiatri  guardano dall'alto in basso le persone che prendono psicofarmaci.

Risposta:  Ma quando mai? 
Come ho detto prima agli antipsichiatri non interessa cosa si sceglie per curarsi, piuttosto interessa che chiunque sia libero di farlo come preferisce senza imposizioni. Quello che contestano è il sistema di trattamento, non la persona trattata.

Mito:  I teorici dell'antipsichiatria sono iper-critici verso le famiglie dei 'malati mentali'.

Risposta:   Semmai la famiglia potrebbe essere vista come ulteriore vittima della psichiatria, insieme al suo membro/i psichiatrizzato.
Comunque, se non vi fossero in tutto il mondo gli attivisti che si sforzano, non ci sarebbe un maggiore sostegno a disposizione delle famiglie in difficoltà. 

Mito:  Essere antipsichiatra significa essere un seguace di Thomas Szasz.

Risposta: Non credo proprio. Anche se possono condividere molte delle idee di questo personaggio. Lui stesso non si autodefiniva anti-psichiatra.
Non si può negare che molti antipsichiatri siano stati influenzati da questa persona, tuttavia l'idea stessa di essere un seguace di qualcuno va contro il modo di pensare di molti attivisti. Inoltre Szasz non era un abolizionista. 

Mito : Gli antipsichiatri sono tutti intellettuali nella loro torre d'avorio.

Risposta:  Vi immaginate gli antipsichiatri come una elite di teorici intellettuali con la puzza sotto il naso e che parlano tutti con la 'evve' moscia?
Oppure un gruppo di noglobal, che sono sempre disposti a fare casino? 
Più in generale, persone provenienti da tutti i ceti sociali gravitano e trovano una base nella comunità antipsichiatrica. Questi includono: i sopravvissuti, gli attivisti, i professionisti, gli accademici, gli artisti e i familiari.

Mito:  Essere antipsichiatra è irragionevole e poco pratico.

Risposta:  Lottare per eliminare gradualmente un'istituzione che funziona male e costituisce una minaccia per tutti non mi sembra tanto irragionevole. 
Per contro, le posizioni fondate sul continuare ad legittimare la psichiatria, quando, probabilmente, tali posizioni hanno contribuito allo stato attuale delle cose, sono minimamente messe in discussione.

Mito:  Gli antipsichiatri pensano che tutti gli psichiatri sono cattivi e negano che alcune persone vengono aiutate dai loro psichiatri.

Risposta:  Penso che l'antipsichiatria sia contro l'istituzione psichiatrica e non direttamente contro gli individui anche se non si può negare l'astio verso certi rappresentanti più intransigenti, i quali tuttavia non vanno in giro con la scorta per paura degli antipsichiatri. 
Se ho uno psichiatra con cui sono in perfetta sintonia e che mi aiuta buon per me, sarebbe come avere un buon amico, uno psicologo  o un sacerdote o chicchessia.

Mito:  I  teorici dell'antipsichiatria si oppongono ad ogni riforma psichiatrica.

Risposta:  Gli antipsichiatri sostengono che ogni riforma non può mai essere sufficente dato che i principi di base sono 'marci'. Ciò implica che ogni tentativo in tal senso venga visto come un rafforzamento dello status quo. Comunque una distinzione deve essere fatta tra "non sostenere attivamente" e "opporsi." 

Mito:  L' antipsichiatria negherebbe alle persone il diritto di proteggere se stessi contro "gli altri violenti."

Risposta:  Niente affatto. A parte che essere in una situazione di grave stress emotivo non implica necessariamente violenza, le statistiche ci dicono che non vi è differenza anzi che gli atti violenti sono attribuiti in maggior parte ai cosidetti sani rispetto a quelli considerati 'fuori di testa'. 
La violenza quando c'è è secondo me una risposta più che legittima ad una violenza istituzionale ben più grave. Qui si tratta semmai di opporsi a soluzioni che sono intrinsecamente violente. 

Mito:  L' antipsichiatra è  anti-scelta.

Risposta:  Da un punto di vista radicale, è la psichiatria istituzionale che  priva le persone di una scelta, non l' antipsichiatria. 
L'antipsichiatria è piuttosto pro-libera scelta dove questa non è influenzata da nessuno. 
Piuttosto gli attivisti dell'antipsichiatria dovrebbero  lavorare verso la creazione di una  società in cui le persone hanno molte più scelte, di conseguenza, dove i servizi nascono organicamente da esigenze sentite e desideri e non dalle vicissitudini del profitto dell'industria farmaceutica come adesso.

Mito:  Se gli attivisti dell'antipsichiatria vincessero, tutti coloro che usano psicofarmaci si ritroverebbero  privati del loro sostentamento.

Risposta:  Magari ! Scherzi a parte, non credo che a nessuno verrebbe in mente una simile situazione. Privare di colpo le persone dagli psicofarmaci potrebbe essere molto pericoloso. Sarebbe comunque auspicabile semmai una maggiore attenzione e preparazione professionale sulla dismissione degli psicofarmaci se lo si desidera. 

Mito:  I teorici dell'antipsichiatria  ignorano ciò che la storia ci insegna, cioè che se ci libereremo della psichiatria, qualche altra tirannia prenderà il suo posto.

Risposta:  I teorici dell'antipsichiatria sono ben consapevoli della storia della follia e di come un tipo di oppressione è venuto fuori da un'altra. 
Gli attivisti si  concentrano sulla psichiatria perché per secoli, è stata responsabile del trattamento della follia, inoltre perché ha ampliato enormemente senza precedenti il suo terreno di intervento. Allo stesso tempo, sono  persone che non vedono accettabile alcuna forma di tirannia, né la tirannia stessa come inevitabile, e semmai lavorano verso la creazione di una società più egualitaria.

Mito:  Gli attivisti dell'antipsichiatria sono bloccati nel passato.

Risposta:  I problemi legati alla psichiatria sono sempre più pressanti e numerosi ad ogni edizione rivista e corretta del Manuale Diagnostico Statistico (DSM) come aumentano il numero delle patologie diagnosticabili. Se tuttavia c'è qualcuno legato al passato sono proprio gli psichiatri. Non ci sono ricerche di nuovi farmaci, ogni tanto ripropognono le stesse inutili e dannose molecole in una nuova formula e una nuova veste. 
Quello che gli attivisti dell'antipsichiatria stanno facendo, in sostanza, è  invitare la gente a pensare oltre, a vedere al di là delle strutture e le concezioni che sono ora prese come "dati di fatto", e avere il coraggio di diventare più tolleranti, in modo radicalmente diverso, più umani, più rispettosi nei confronti degli altri nostri simili in difficoltà.  

Domande riprese da un articolo in madinamerica.com

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