ATTENZIONE
Smettere di prendere psicofarmaci di botto può essere molto pericoloso. Inoltre sconsiglio vivamente la dismissione fai da te, senza un controllo costante di un medico di fiducia che appoggi il vostro desiderio di liberarvi da queste sostanze.
Dismissione perché
Sembra superflua questa domanda, ma purtroppo molti psichiatri non capiscono questa eventualità, perché ci dicono che i farmaci vanno presi vita natural durante, proprio come l'insulina per i diabetici o le pillole per l'ipertensione.
Non capiscono che assumere a vita farmaci normalmente tossici per il corpo non può che peggiorare le condizioni di salute sia fisica che mentale, o se lo capiscono credono che sia sempre un male minore rispetto alla terribile malattia mentale che affligge il loro paziente. Come ho già scritto in precedenza, è stato dimostrato, cifre alla mano, che un trattamento psico-farmacologico a vita è in grado di accorciare di circa 25 anni l'aspettativa di vita media.
Mi si stringe il cuore quando vedo persone nel fiore degli anni 20-30 già sottoposte a pesanti coktails di quasi tutti i principi attivi usati in psichiatria. Alcuni sono anche contenti dei risultati che hanno avuto e benedicono queste sostanze e gli psichiatri che gliel'hanno prescritte; salvo poi attendere qualche mese o qualche anno se si è molto fortunati prima di cascare dentro un'inferno inimmaginabile, peggiore della stessa presunta malattia che si voleva curare. E allora i medici diranno furbescamente che la malattia si è aggravata perché è il suo normale decorso anche se magari prima dicevano che è sempre meglio intervenire precocemente onde evitare peggioramenti. Quindi si cambia terapia bruscamente senza scalare quella vecchia o si aggiungono altre sostanze al cocktail in un'escalation senza fine di sofferenza e invalidità.
Allora io sono solito dire a queste persone: avete presente, avete mai visto o sentito di qualcuno che assume diligentemente questi vostri miscugli tutti i giorni da 20 - 30 - 40 anni? No? Probabilmente perché è già morta prima o non è più in condizioni tali di fare alcunché. Avete mai letto esperienze di persone felicemente appagate e contente di assumere psicofarmaci da decenni senza accusare alcun problema?
E' facile mostrare entusiasmo , perfino arroganza quando si è giovani, nel pieno delle forze che però saranno presto minate pesantemente da una terapia farmacologica continuativa.
Non occorre leggere siti anti-psichiatrici per conoscere i danni degli psicofarmaci, gli anti-psichiatri si sa, sono infarciti di ideologia e non propongono niente di veramente terapeutico, fissati come sono sulla libertà individuale, anche quella di stare male quanto ci pare e piace. (sto scherzando non me ne vogliano gli antipsichiatri)
Leggiamo piuttosto i siti medici con occhio critico, quelli dove gli utenti possono fare domande agli psichiatri, c'è veramente da rabbrividire, a vedere con quanta naturalezza e superficialità liquidano qualunque problema derivante dai farmaci anche palese spacciandolo per 'malattia'. Ci sono alcuni thread che durano anni degni di essere inseriti in un libro. Non capisco con che faccia li tengono aperti al pubblico.
Ogni tanto qualcuno gli chiede consiglio per scalare un farmaco, l'avessero mai fatto! Giammai, non esiste proprio semmai si cambia dosaggio o si cambia farmaco, figuriamoci. Questi 'dottori' non hanno generalmente la più pallida idea di cosa significhi dismissione da psicofarmaci e l'inferno che può significare intraprendere questa strada senza cognizione di causa. Sono sicuro che se lo sapessero veramente starebbero più attenti a prescrivere simili molecole fin dall'inizio.
Eppure basterebbe che si facessero un giro nei forum appositi, dove centinaia di persone sono costrette a fare da soli senza l'aiuto di nessuno psichiatra o esperto della salute mentale. Imparano dalle loro esperienze e dai loro errori, imparano a distinguere gli effetti della dismissione dai sintomi di una vera malattia. Imparano a riconoscere l'importanza di uno stile di vita sano, cominciando dall'eliminare sostanze problematiche dalla propria dieta, rinunciando a vizi deleteri, come abuso di alcool, caffè, e droghe più meno leggere, di zuccheri raffinati, talvolta di latticini e glutine, di cibi industrializzati o fast-food e via discorrendo. Tutte cose che mai si sentirebbero dire dal proprio psichiatra, il quale generalmente non è mai stato istruito in merito alla dismissione dei veleni che prescrive.
Quanto e quando scalare
Ci sono sul web diversi consigli sulla quantità di sostanza da eliminare e sui tempi di scalaggio, tuttavia uno dei metodi più interessanti e sensati che ho trovato è quello adottato nel gruppo privato yahoo "Withdrawal and Recovery" il quale attualmente conta circa 6200 iscritti.
Per prima cosa non fissarsi sui tempi, non fare programmi di settimane , giorni o mesi ma concentrarsi esclusivamente sulle risposte del corpo.
In caso di politerapia, scalare un farmaco per volta cominciando da quello che presumibilmente causa gli effetti collaterali peggiori. Per capire quale farmaco scalare per primo occorre rifarsi all'esperienza di altri e anche in tal caso non è detto che sia sempre uguale per tutti allo stesso modo. A grandi linee da quello che ho capito io ma non prendetela per buona, si dovrebbe iniziare dagli antidepressivi quindi le benzodiazepine, seguite dai neurolettici, e infine gli anticolvunsivanti e gli stabilizzatori dell'umore. Il problema è capire quando un farmaco vine dato per coprire l'effetto indesiderato di un'altro. Questo non è un caso raro quando si parla di politerapia.
La quantità da togliere di volta in volta dal dosaggio varia secondo il tipo di farmaco e secondo il tempo di assunzione: si va da una molto bassa 2-5% per gli antipsicotici fino al 10% nel caso degli stabilizzatori. Togliere il 5% per cominciare potrebbe essere un buon inizio.
Con questo sistema il tempo che intercorre tra uno scalaggio e l'altro dipende dalla risposta del corpo. Se si sta molto peggio di prima allora conviene tornare al dosaggio precedente lo scalaggio fintanto che non si sta meglio. Si effettuerà la diminuzione del dosaggio soltanto quando si starà meglio rispetto all'ultima riduzione.
Per fare ciò occorre imparare bene ad ascoltare le risposte del nostro corpo e posso capire però che in diverse situazioni non sia cosa facile. Ecco perché è sempre consigliabile farsi seguire da una persona esperta, meglio un medico consenziente.
Così, occorre chiedersi: "Mi sento bene come o meglio di quanto mi sentivo prima di iniziare questa riduzione ?"
Se sì, allora possiamo andare avanti e fare un'altra riduzione, altrimenti, è necessario attendere più a lungo. Non importa se passa una settimana o un mese. Fino a quando non saremo in crisi, va benissimo. Se saremo in crisi, significa che la riduzione è stata troppo grande.
Si vedrà così che in certi momenti possono passare anche mesi prima di effettuare un ulteriore step di diminuzione. NON BISOGNA AVERE FRETTA questo è tassativo, non farsi prendere dalla frenesia e dalla voglia di tornare puliti anche se ciò è molto comprensibile.
Ignorare quelli che dicono di andare avanti sulla riduzione anche se siamo ancora in astinenza dalla riduzione precedente. Non c'è alcun motivo di fare qualcosa che il corpo non è ancora pronto a fare. Sarebbe come nel caso di un'ingessatura, togliere il gesso prima del tempo senza dare modo alle ossa di risaldarsi.
Durante la fase di dismissione (ma anche dopo) è molto importante seguire una dieta più 'pulita' possibile, con alimenti freschi e biologici. Da evitare cibo spazzatura, e sostanze problematiche quali caffè, the, eccitanti , sostanze psicotrope ecc.
Ricordarsi che durante la fase di dismissione si può diventare estremamente sensibili anche a cose che prima non ci davano fastidio.
Riduzione in pratica
Una domanda a questo punto sorge spontanea: come è possibile fare riduzioni sui farmaci di una così piccola entità?
Supponendo di prendere 10 mg di un medicinale, la prima riduzione del 5 % corrisponderebbe a 0,5 mg, una quantità infinitesima da togliere. Come fare?
La cosa migliore sarebbe quella di avere il medicinale nella forma liquida, allora disponendo di un misurino graduato supponiamo da 100 ml mescoliamo le gocce in acqua e successivamente togliamo 5 ml dai 100 totali, alla riduzione successiva toglieremo 10 ml dal totale e così via. La stessa cosa si può fare con una siringa orale nelle rispettive proporzioni. Per togliere con precisione l'acqua dal misurino ci si può avvalere di una siringa o di una pipetta.
Se il medicinale è una compressa divisibile e riducibile in polvere si può provare prima a diluirla intera. Se non si scioglie allora si può ridurre in polvere con un piccolo mortaio o con il bordo rotondo di un cucchiaio su carta oleata. Se la sostanza non è idrosolubile occorrerà agitare bene il contenuto in modo da avere una distribuzione uniforme delle particelle di polvere.
Se il farmaco è una capsula (es. litio), prendere delicatamente la capsula alle estremità, torcendola si dovrebbe rompere a metà o aprire. Fare questa operazione sopra un contenitore per evitare dispersioni della sostanza.
Attenzione che il sapore del liquido ottenuto può risultare molto sgradevole, perciò in tal caso sarebbe consigliabile mescolare con succo di frutta o meglio ancora spremuta di frutta fresca.
Logicamente nel caso di farmaci a lento rilascio o quelli gastro-resistenti non è possibile affusolarli e meno che mai se assumiamo il farmaco nella forma iniettabile depot. In questi casi occorrerà cercare da ottenere la stessa sostanza in un'altra forma.
Consiglio tuttavia di cercare su google se esistono suggerimenti per una specifica medicina scrivendo il nome del farmaco, la forma e il termine 'tapering'. Esistono anche video 'didattici' su youtube.
Cose da non fare mai
- - Smettere di botto di prendere farmaci. Specialmente se si stanno assumendo da lungo tempo è la cosa peggiore da fare. Raramente può capitare che vada bene ma generalmente si ricade in una crisi peggiore spesso scambiata per il ritorno della presunta malattia mentale.
- - Credere che si possa scalare un farmaco prendendolo una volta ogni 2 giorni, ogni 3 ecc. Ciò equivale a giocare a ping-pong col proprio cervello. Assolutamente da evitare!
- - Dividere o ridurre in polvere un farmaco con il rivestimento gastro-resistente. In tal modo si annullerebbero le ragioni della gastro resistenza e la sostanza attiva verrebbe compromessa dagli acidi gastrici.
- - Continuare a scalare un farmaco mentre si è in crisi di astinenza o comunque mentre si sta male. Come abbiamo visto, si procede con il cono solo quando sentiamo di essere pronti e a volte è necessario riprendere la dose precedente se il passo di scalaggio è stato troppo ripido.
RISORSE SU INTERNET
Siti web generici
beyondmeds.com : uno dei blog più popolari gestito da una sopravvissuta alla psichiatria.
madinamerica.com : la più autorevole voce critica della psichiatria
rxisk.org : un enorme database sulle caratteristiche e sugli effetti avversi dei medicinali comunicati anche dagli stessi utilizzatori. Per sapere veramente cosa si riskia..
Altri siti più specifici
http://recovery-road.org
http://www.comingoff.com/
Forum di auto-aiuto per dismissione psicofarmaci
survivingantidepressant.org
paxilprogress.org
benzobuddies.org
benzowithdrawal.org
Libri ebook gratuiti in italiano:
Icarus project: Manuale riduzione del danno
Le benzodiazepine: come agiscono e come sospenderne l’assunzione
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